Non solo non
esiste nessun Vangelo nel testo originario - anche se fino al
XVIII secolo si è affermato di possedere l'originale del
Vangelo di Marco, e precisamente a Venezia e a Praga - ma anzi non
si è conservato nessun libro neotestamentario, e neppure alcun
libro della Bibbia, nella sua originaria stesura autografa. Di
più, non esistono nemmeno le prime trascrizioni. Ci sono soltanto
copie di copie di copie: trascrizioni di manoscritti greci, di
vecchie traduzioni latine, siriane, copte, nonché da citazioni
neotestamentarie fatte da Padri della chiesa, riferite sovente a
memoria... all'incirca 18.000 in un autore come Origene! (50)
Senza contare che le opere degli stessi Padri della chiesa sono
state a loro volta tramandate con livelli di attendibilità assai
differenti.
La
riproduzione scritta dei Vangeli non avvenne comunque senza
errori. Per più di due secoli, infatti, essi furono esposti agli
interventi intenzionali o involontari dei copisti. Nel corso della
loro diffusione, attraverso l'uso pratico cui erano sottoposti, i
testi subirono per dirla coi teologi Feine e Behm - «molteplici
mutamenti, del tutto spontanei, e però anche ampliamenti e
accorciamenti premeditati. «Redattori, commentatori e glossatori
ecclesiastici - come dimostra il teologo Hirsch - hanno seguitato
a lavorarci, ovvero hanno limato», «completato», «armonizzato»,
«ripianato» e «migliorato», di modo che in ultima analisi - come
scrive il teologo Lietzmann - «ne risulta una giungla di varianti,
di aggiunte e omissioni in contraddizione le une con le altre. Di
conseguenza noi, spiega il teologo Knopf, «in molti luoghi non
possiamo determinare con certezza, ma neanche solo con
probabilità, il testo primigenio»(51). Il quale è oltretutto
scarsamente originale, come tante altre cose nel Cristianesimo.
Perché nella stessa maniera già gli antichi Egizi avevano
migliorato le loro sacre scritture (52)
Ciò nondimeno,
il teologo cattolico Alexander Zwettler afferma (con licenza di
stampa dell'Ordinariato arcivescovile di Vienna) che «nessun libro
della letteratura mondiale fu tramandato ai posteri con tanta
accuratezza quanto la Sacra Scrittura: illusione o inganno ne
rimasero esclusi»(53). Alois Stiefvater, presidente della Società
Kolping, giunge a stimare una percentuale della credibilità
biblica: «Nella Bibbia tutto è in regola al 99 per cento» (54)
Il contrario è certamente più vicino al vero. Con una certa
impudenza, Stiefvater chiama in causa la moderna esegesi biblica,
per porre il problema: perché mai la Bibbia dovrebbe essere stata
mutilata d'un tratto? E risponde: «Ma la Bibbia è tramandata anche
più scrupolosamente e accuratamente di altri libri. E poi, la
critica biblica moderna ha fatto sì che la Bibbia fosse studiata
con precisione scientifica... Le si può senz'altro prestar fede»
(55).
In realtà, nel copiare i Vangeli, e specialmente nei primi
decenni, si procedette tanto più disinvoltamente in quanto - per
quasi un secolo - essi non vennero affatto considerati come testi
sacri e inviolabili. Difatti, non si possedeva ancora un Nuovo
Testamento, ma si faceva uso, in mancanza di una propria scrittura
sacra, di quella dell'ebraismo. Solo nella seconda metà del II
secolo - quando la tradizione orale assunse forme sempre più
inverosimili - i Vangeli vennero equiparati all'Antico Testamento,
finendo con l'esser preferiti ad esso.
Solo dalla
medesima epoca si cominciò inoltre a preferire i quattro Vangeli -
che in seguito verranno canonizzati - ai molti Vangeli «apocrifi»,
facendo di quei quattro il «Vangelo» per antonomasia. Per lungo
tempo, tuttavia, essi non vennero ritenuti ispirati. Infatti,
tranne l'autore dell'Apocalisse (peraltro assunta a stento nella
Bibbia), nessun autore neotestamentario ebbe a dichiarare la sua
produzione come divina o ispirata da Dio: né Paolo, né gli autori
delle altre epistole, né gli evangelisti medesimi. Al contrario,
la stessa assicurazione di Luca, di avere «accuratamente
indagato tutti i fatti fin dalle origini», dimostra, più e
meglio di altre considerazioni, quanto poco il compilatore si
ritenesse estasiato da divine illuminazioni. E neppure credeva di
fare qualcosa di eccezionale. Piuttosto, fin dal primo verso,
confessa che «già molti» prima di lui avevano compilato simili
narrazioni. Ma queste non lo avevano soddisfatto, per cui era sua
intenzione di migliorarle (56)
Quello di
migliorare i Vangeli fu pure - senza alcun dubbio - il proposito
dei loro innumerevoli copisti. I quali cancellarono e inserirono,
paragrafando e profondendosi nella coloritura di dettagli. In
generale, riassunsero e adattarono, più che fornire corrette
riproduzioni. «Il testo originale - spiegano i teologi Hoskyns e
Davey - scompare sempre di più; si rilevano le contraddizioni, che
diventano via via più numerose, tra i manoscritti di differente
derivazione, mentre si cerca di appianarle e di compensarle: il
risultato è il caos» (57)
Fino all'anno
200 circa, i testi del Nuovo Testamento soggiacquero - secondo il
teologo Julicher - «ad un parziale imbarbarimento formale»(58),
giacché si trattavano i Vangeli secondo i gusti o le necessità del
momento(59). Ma altri amanuensi, anche posteriori a quel l'epoca,
hanno incluso nuovi miracoli oppure hanno ingrandito quelli
preesistenti (60).
Per por fine
all'inaudito imbarbarimento, il vescovo Damaso di Roma chiamò nel
383 il dalmata Girolamo, falsario e calunniatore privo di scrupoli
(tanto che il mondo cattolico lo elevò con sicuro istinto a
patrono delle facoltà teologiche), incaricandolo di stabilire un
testo unitario delle bibbie latine, delle quali non ce n'erano due
che concordassero in passi di una certa lunghezza. Di conseguenza,
il delegato papale tramutò la lezione del modello da lui usato
come base per la sua «rettifica» dei quattro Vangeli - in circa
3.500 punti. Questa traduzione di Girolamo, conosciuta col nome di
Vulgata, quella generalmente diffusa - benché rifiutata per
secoli dalla Chiesa stessa - fu dichiarata l'unica autentica solo
nel XVI secolo dal Concilio di Trento.
Tuttavia, come nessuno dei manoscritti latini della Bibbia
concorda pienamente con un altro, così anche tra quelli greci (nel
1933 si conoscevano ben 4.230, nel 1957 già 4.680 manoscritti
greci del Nuovo Testamento) non ce ne sono due con l'identico
testo. Una concordanza di tutti i codici si riscontra appena nella
metà delle parole. Ciò accade nonostante che, o piuttosto proprio
perché nella tradizione manoscritta si sono equiparati e allineati
i Vangeli tra di loro. Si stima il numero di queste varianti,
ovvero delle diverse lezioni e modi interpretativi, intorno a una
cifra di 250.000. E dunque, il testo della Bibbia - oggi diffusa
in più di 1.100 lingue e dialetti - risulta degenerato senza
speranza e mai più ripristinabile, nemmeno in maniera
approssimativa.
E non basta, dato che tuttora si continua a falsarlo e a
modificarlo. In piena ufficialità.
Lutero, ad esempio, nella sua traduzione relativa ai prigionieri
di guerra di Davide, aveva scritto: «Ma il popolo là rinchiuso/
ora egli fece uscire/ lo strinse sotto seghe/ ed ascie di ferro/ e
lo bruciò nelle fornaci di mattoni».
Orbene, dopo
la Seconda guerra mondiale, questo metodo del «divino Davide»
rammentava un po' troppo i metodi di Hitler. Ed ecco che la Bibbia
stampata nel 1971 «secondo la traduzione tedesca di Martin Lutero»
dal Consiglio della Chiesa evangelica dì Germania - in sintonia
con l'Unione delle Società bibliche evangeliche in Germania,
autorizzata nel 1956 e nel 1964 - trasforma così il passo citato
come segue: «Ma egli condusse fuori il popolo colà riunito,
collocandoli come servi alle seghe, ai picconi e alle asce di
ferro, e facendoli lavorare ai forni di mattoni» (63)
Oppure, dove Lutero aveva tradotto il corrispondente passo del
I Libro di Cronache, 20,3 «Fece uscire gli abitanti ch'erano nella
città, e li fece a pezzi con delle seghe, degli erpici di
ferro e delle scuri», ecco mutato il tenore del medesimo passo
nella Bibbia «secondo la traduzione di Martin Lutero» autorizzata
dal Consiglio delle Chiese evangeliche: «Fece uscire gli abitanti
e li adibì ai lavori forzati con seghe e scuri di ferro». E
ancora; se Lutero scrive di «cinquantamilasettecento» persone che
Dio fa morire perché avevano rimirato l'Arca dell'alleanza, la
Bibbia del suddetto Consiglio (Ekd) ne ricava la modica quantità
di «settanta uomini»(65).
La falsificazione è sistematica. Nella redazione revisionata nel
1975 della Bibbia di Lutero, appena due terzi risalgono
direttamente a Lutero stesso. Almeno una parola su tre è stata
cambiata, talvolta leggermente, talaltra pesantemente.
(66)
Note:
48) Rathgeber 66
49)
Lietsmann (1953) vol.2, 94
50)
Knopf (1930) 47 sg.
51)
Deschner (1962) 142
52)
Cfr Leipold/Morenz 53 sgg.
53)
Zwettler 195
54)
Stiefvater (1961) 16
55)
Ididem 15 sg.
56)
Luca 1,1 sgg.
57)
Hoskyns/Davey 29 sg.
58)
Jülicher 591
59)
Ibidem 581; Knopf (1930) 63
60) Karnetzki
180
61)
Dettagliatamente su Girolamo: Deschner (1986[2]) 169 sgg,
specialmente 179 sg.
62) Deschner
(1962) 142 sg.
63) Cfr La
Bibbia 368 con Lutero vol I, 591. Il corsivo è mio
64) Cfr La
Bibbia 484 con Lutero vol I, 773. Il corsivo è mio
65) Cfr La
Bibbia 321 con Lutero vol I, 517
66) L.
Schmidt 345 sgg.; inoltre Krause 75 sgg.
Tratto da:
http://www.disinformazione.it/vangeli2.htm
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