Premessa
In questa
esposizione, a volte un po’ romanzata, mi avvalgo più che mai,
dello scindente valore della parola “verità”. Come sappiamo
esistono cinque verità: la mia, la tua, quella degli altri (sua e
loro), quella presunta e la verità vera.
Le prime tre sono di
parte, quella presunta può essere simile ad una di parte o
l’insieme di due o tre di queste, mentre la quinta, quella vera,
difficilmente la si trova.
Non ho la pretesa
della verità vera, quindi esprimerò i miei concetti e conclusioni
sulla base di quanto fino ad oggi ho appreso documentandomi,
comparando e ragionando sulle letture e gli eventi, formulandomi
dei perché e dandomi delle risposte e quindi asserendo la mia
verità che in sintesi non è altro che il mio pensiero.
Da sottolineare pure, sebbene non ce ne sia bisogno, del termine
leggenda e storia poiché mentre la prima è principalmente frutto
dell’immaginazione, la storia è documentata, confutabile quanto
vogliamo, criticabile ma non sostituibile.
Nella mia parte di
leggenda ho però tenuto conto di diverse documentazioni, derivanti
a loro volta dal pensiero di altri scrittori. Intendiamoci, con
questo non voglio dire che sono uno scrittore nel senso in cui si
pensa, ma uno scrittore poiché scrivo, non altro. Mi ritengo
invece uno scolaro attempato, abbastanza diligente che ha voglia
di apprendere, con la certezza che il tutto apprendibile è mera
illusione.
Questa “leggenda e storia delle sette sorelle” riguarda la morte
di Yesuha ben Joseph detto Gesù, assassinato per mano romana su
condanna del Sinedrio (nomenklatura clericale giudaica di quel
tempo), con un successivo salto temporale a circa il 1115 quando
alcuni cavalieri della Champagne scavarono sotto il Tempio di
Salomone a Gerusalemme. Quegli stessi cavalieri che istituirono
nel 1118 il più grande e potente ordine che la storia abbia mai
conosciuto: i Templari.
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Indice:
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Gli
antefatti |
Per capire le ragioni
per le quali Yesuha fu condannato a morte c’è da dire che lo
stesso era un esseno-nazoreo. Faceva parte di quella religione che
in un certo senso osteggiava i vecchi dogmi della religione
tradizionale ebraica e non accettava che un popolo, una religione
o un potere politico potesse sopraffare un altro popolo, religione
o potere politico.
Come principio gli
esseni non accettavano e contrastavano duramente la prevaricazione
dell’uomo sull’uomo. Addirittura, mentre l’antica religione
mosaica permetteva che si potessero possedere gli schiavi, gli
esseni invece li acquistavano per dar loro la libertà.
Yesuha fra le genti
predicava questi insegnamenti, l’uguaglianza fra gli uomini, la
semplicità nel vivere, la libertà degli schiavi e dei popoli. In
pratica sia per il sinedrio (la congrega dei preti giudaici,
capeggiata da Caifa) che per i Romani (potere politico ed
invasore), Yesuha era considerato un sovversivo e quindi doveva
essere eliminato. E così fu.
Con un processo
farsa, Caifa, a nome del sinedrio, condannò a morte Gesù e lo pose
nelle mani dei romani affinché eseguissero la pena.
Pur non ritenendo i
vangeli, specialmente quelli canonici, rispecchianti la realtà del
tempo, se non altro per le diverse manipolazioni avute nei secoli,
mi riferirò egualmente agli stessi perché poi non si dica che non
è stata ascoltata la voce “ufficiale” evangelica. Mi soffermo
quindi un attimo sul principale motivo della condanna e cioè sulla
domanda che Caifa fece a Gesù. Prendo spunto dal vangelo di
Matteo:
- Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio
vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.
-
“Tu l’hai
detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il
Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi
del cielo ”.
-
Allora il
sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato!
Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito
la bestemmia”.
Questo il punto
principale dell’interrogatorio, sulla base del quale Gesù fu
condannato. Ma è sbagliato, almeno nell’espressione dei vangeli.
Nelle prime stesure dei vangeli in aramaico e greco,
l’interrogatorio avviene in questo senso. Quando Caifa in pratica
gli chiede:”allora tu saresti il figlio di Dio?”. Gesù non
risponde “tu l’hai detto!”, ma risponde “lo dici tu?”. “Tu l’hai
detto” è un’ammissione, mentre “lo dici tu” è una disapprovazione.
Sta di fatto poi che nei passi del vangelo di Matteo riportati
sopra, come del resto negli altri vangeli canonici, c’è una
contraddizione. Perché se Gesù avesse ammesso di essere il figlio
di Dio avrebbe poi detto:” ... d’ora innanzi vedrete il Figlio
dell’uomo seduto alla destra di Dio”. Perché parla del figlio
dell’uomo se avesse veramente asserito in precedenza di essere
figlio di Dio?
Se così fosse stato,
avrebbe invece detto. “d’ora innanzi vedrete il figlio di Dio
seduto alla destra del Padre”. Ma non lo ha detto. Infatti non ho
trovato alcun punto della Bibbia in cui Gesù asserisca di essere
il figlio di Dio, ma sempre figlio dell’uomo o figlio del Padre,
dove Padre era il padre di tutti gli esseri viventi e quindi tutti
erano figli del padre. Figlio di Dio gli è stato attribuito da
altri, ma non per sua ammissione specifica e cioè “si io sono il
figlio di Dio”. E perché allora se fu condannato per quella frase
ritenuta blasfema nei confronti della religione, ma io ritengo
invece irriverente nei confronti di Caifa, fu indicato come re dei
giudei e non come figlio di Dio? Riprendo i passi del vangelo di
Matteo “Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta
della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. E quindi
perché non hanno scritto: “Questi è Gesù, il figlio di Dio” ?.
Agli storici e ricercatori questo compito. |
La morte di Gesù |
Ritorniamo
all’argomento a quando dopo la condanna Gesù venne crocifisso sul
monte calvario e sulla croce muore, probabilmente per arresto
cardiaco dovuto al soffocamento del peso del corpo che “tirava”
sulle braccia. Scompariva così il primo grande rivoluzionario
della storia. La data probabile della morte di Gesù viene indicata
nel venerdì 7 aprile dell’anno 30 (Parascevé di Pasqua) quando lo
stesso aveva circa 35 anni.
E’ improbabile, come
molti sostengono che la sua età fosse di 33 anni, poiché nacque
prima del 4 a.C. quando ancora era vivente Erode il Grande. Anche
la chiesa indica in 33 anni la vita di Gesù, ma come visto le date
non collimano. L’ufficialità ecclesiastica della nascita di Gesù
deriva dallo studio fatto nel VI secolo da Dionigi il piccolo,
monaco della Dubrigia, che venne incaricato da papa Giovanni I di
mettere ordine nelle cronologie storiche. Dionigi asserì che Gesù
era nato nell’anno 753 di Roma, che sarebbe il punto zero
dell’attuale nostro calendario, ovvero l’anno 1. Ci si riferisce
ad uno studio avvenuto oltre 500 anni dopo la morte di Gesù.
Matteo colloca la nascita di Gesù “al tempo di re Erode” e quindi
sarebbe nato prima dell’anno 4 a.C. poiché è in quell’anno che re
Erode muore. Ricercatori e storici asseriscono che Gesù morì un
anno prima di re Erode, e così si deduce la data di nascita almeno
nell’anno 5 a.C.. Ad inconfusionare le date c’è poi il cronista
del tempo, Giuseppe Flavio, che indica la morte di Erode nell’anno
750 di Roma (quindi nel 3 a.C. e non nel 4) e anche per Giuseppe
Flavio, se Gesù morì nel 30, avrebbe avuto 34 anni. Comunque, poca
importanza hanno queste date che differenziano in uno o due anni
nell’età di Gesù ed in tre-quattro anni dal punto zero del nostro
calendario, ma saranno tema di discussione più avanti. |
Le pie
donne |
Matteo cita il nome
delle donne che erano presenti vicino alla croce al momento della
morte di Gesù:
“…..C’erano anche
là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano
seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di
Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei
figli di Zebedèo.”.
Giovanni invece nel
suo vangelo dice: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre,
la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.”
Marco asserisce: “..anche
alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali
Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e
Salomé.”
Mentre Luca, cita le
donne solo nel capitolo successivo però senza indicarne i nomi.
Su questo evento personalmente ritengo che il vangelo di Matteo
sia quello più vicino alla realtà. Facciamo peraltro una analisi
delle tre indicazioni. Vediamo che i tre evangelisti riportano un
nome in comune che è quello di Maria Maddalena, mentre in tre modi
diversi indicano un’altra Maria:
- madre di Giacomo e
di Giuseppe (in Matteo), sua madre (in Giovanni),
- Maria
Madre di Giacomo il minore e Joses (in Marco).
Questa Maria è la madre di Gesù poiché Giacomo e Giuseppe (in
Matteo) sono i suoi fratelli, e Giacomo il minore e Joses (in
Marco) sono sempre Giacomo e Giuseppe fratelli di Gesù, mentre
Giovanni la indica chiaramente come: sua madre.
- La
terza Maria presente era Maria di Cleofa, sorella di Maria madre
di Gesù e quindi zia di Gesù.
Salomé, madre di Giacomo il maggiore, da alcuni chiamata pure
Maria Salomé ebbe pur essa un ruolo, come indicherò di più avanti.
Un amico di Gesù,
Giuseppe d’Arimatea, mise a disposizione, per la celebrazione del
rito funebre, una tomba nuova che aveva fatto costruire per se,
proprio nelle vicinanze del Golgota. Andò da Pilato e chiese il
corpo di Gesù, che gli venne consegnato verso sera. Gesù fu
portato nella tomba, fu svestito completamente, fu lavato,
cosparso di oli, avvolto in un lenzuolo, in attesa di ufficiare il
rito funebre nel giorno successivo, poiché la religione ebraica
vietava qualsiasi attività nel giorno del sabato. La tomba fu
chiusa e rimasero a vegliarla le stesse tre Marie che l’avevano
visto morire sulla croce.
Dato che vicino alla
tomba si aggiravano alcuni di quelli che durante l’ascesa al
calvario e successivamente sulla croce lo avevano deriso e gli
avevano volto segni di disprezzo, Pilato ordinò a due soldati di
vigilare affinché la gente non inveisse sul corpo del morto. Così
fu fin verso la mezzanotte quando rimasero solo le tre Marie a
vegliare la tomba e visto che non c’era più necessità, le guardie
tornarono al loro comando.
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Trafugamento e resurrezione del corpo di Gesù
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Maria Maddalena vista
la furia del popolo (aizzato dal sinedrio) nei confronti di Gesù e
pensando che il giorno dopo, durante il previsto rito funebre,
potessero succedere tumulti da parte di facinorosi, concorda con
le altre due Marie (la madre e la zia di Gesù) di spostarne il
corpo in un luogo più tranquillo e sicuro.
Mentre lei continua a vegliare la tomba la madre e la zia di Gesù
vanno a cercare le altre quattro pie donne che avevano assistito
alla crocifissione e dopo averle trovate si riuniscono tutte,
unitamente a Giuseppe d’Arimatea, presso la tomba dove il Nazareno
era stato collocato.
Le altre quattro pie
donne erano:
-
Salomè :
moglie di Zebedeo e madre di Giacomo il maggiore e di Giovanni,
una delle donne che, assieme alla Maddalena, aveva seguito Gesù
nel suo predicare alle genti;
-
Giovanna:
moglie di Chuza (sovrintendente del palazzo di Erode) che pure
essa aveva seguito Gesù;
-
Marta:
sorella di Maria Maddalena;
-
Rachele
di Tiro che anch’essa seguì Gesù nel suo predicare.
Queste erano le sette
sorelle.
Per completezza, ma
non erano presenti al momento della crocifissioni, le altre donne
che seguirono Gesù durante i suoi spostamenti in Galilea e
Palestina, erano: Giuditta e Susanna di Cesarea.
Le pie donne aprono la tomba, prelevano il corpo di Gesù, lo
caricano su di un carretto trainato a mano e si dileguano nella
notte portando quel corpo in un luogo lì vicino, ma molto più
sicuro, lasciando aperta la tomba.
Rimane solo Maria Maddalena a vegliare di fronte alla tomba, per
non dare nell’occhio, ma la tomba è vuota.
Di prima mattina del giorno successivo al sabato, Maria Maddalena
inizia ad urlare richiamando gente sul luogo che, constatano che
la tomba è aperta e vuota.
Allora la Maddalena
spiega agli intervenuti che poco dopo l’alba si era recata alla
tomba per preparare la funzione funebre, trovando il masso che
chiudeva l’ingresso, spostato di lato e all’interno anziché il
corpo di Gesù la presenza di un angelo che le comunicava la
resurrezione di Gesù, invitandola a portare la notizia agli altri
discepoli.
La gran parte degli intervenuti si inginocchia in preghiera e con
questo il trafugamento, da sparizione diventa resurrezione.
Temporalmente siamo
al secondo giorno dalla morte di Gesù.
Dell’evento e delle
parole dell’angelo, Luca ad un certo punto dice: “…Non è qui, è
risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in
Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse
consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e
risuscitasse il terzo giorno. Ed esse si ricordarono delle sue
parole.”
Cosa ha voluto dire
Luca con quel “ed esse si ricordarono delle sue parole”?
In pratica le sette
sorelle si attennero alle volontà di Gesù (ed esse si ricordarono
delle sue parole) e probabilmente nella nottata successiva fu
portato all’interno del Tempio, dove nessuno si sarebbe mai
immaginato di cercare.
Siamo quindi al terzo
giorno e Gesù ha trovato la sua giusta collocazione nel Sancta
Sanctorum (… isolato da una spessa cortina, il Santo dei Santi, un
locale cubico di nove metri di lato, spoglio e senza finestre, ove
solo il sommo sacerdote nel giorno delle espiazioni poteva
penetrare, vestito di semplice abito di lino bianco - Lev. 16,12).
Dopo l’ingiustizia
verso l’uomo era sta fatta giustizia per la sua salma. |
Il
segreto |
Che i resti mortali
di Gesù fossero nel Sancta Sanctorum doveva restare segreto anche
per alcuni degli apostoli, visto il cambiamento che certuni
avevano avuto durante il peregrinare. A ciò pensò Giuseppe d’Arimatea,
l’amico che mise a disposizione la sua tomba. Costituì un piccolo
gruppo di persone fidate che doveva vegliare su questo segreto e
quindi controllare che non vi fosse profanazione di quanto il
Sancta Sanctorum accoglieva. Questo piccolo gruppo di persone che
dapprima si pensa fossero in numero di sette e successivamente di
dodici, fu una delle prime confraternite gnostiche che più che
predicare aveva il compito di custodire e quindi non doveva
esporsi. Presero il nome di “Savi di Sion” e cioè i saggi
illuminati di Gerusalemme. Fra i primi che fecero parte dei “Savi”
oltre a Giuseppe d’Arimatea, c’erano pure due apostoli, Giacomo
figlio di Zebedeo e Simone lo zelota, e poi Gamaliele ed il
giovane Menahem figlio di Giuda il Galileo.
Questi dagli
insegnamenti di Gesù avevano appreso e condividevano il principio
che ogni popolo dovesse essere libero, che era inammissibile la
dominazione di popoli sugli altri e che gli schiavi, in quanto
uomini, dovevano essere liberati. Per il suo predicare e per
sostenere le libertà degli uomini, Giacomo, fu fatto decapitare da
Erode Agrippa, nel 42 d.C. perché considerato un sobillatore.
(Atti degli Apostoli: 12 - Persecuzione di Erode Agrippa - In
quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della
Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.
Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare
anche Pietro.).
Menahem e Simone,
facevano parte di quella frangia “estremista” esseno-nazorea e
furono fra i primi a partecipare alla guerra giudaica contro i
Romani nel 66 d.C. Di Menahem si sa che morì nello stesso anno 66,
ucciso da una sollevazione popolare. Di Simone si hanno meno
notizie, ma si sa che all’inizio della guerra combatté contro il
potere costituito dei nobili e del clero dominante, lo stesso che
aveva condannato Gesù. Simone morì in battaglia durante la presa
di Masada da parte dei Romani. Per quanto riguarda Gamaliele,
probabilmente è lo stesso Gamaliele che scrisse un vangelo
gnostico appunto chiamato “Vangelo di Gamaliele”, non
riconosciuto dalla chiesa. Gamaliele che aveva fatto parte dei
“legislatori” del Sinedrio, si convertì agli insegnamenti di Gesù
, su predicazioni di Paolo ed aveva pure difeso gli Apostoli di
fronte al Consiglio. Riporto anche per lui un passo degli Atti
degli Apostoli – Cap. 5 :
“Al momento i
cristiani possono soltanto ricevere il consenso di Gamaliele,
maestro di Paolo e rappresentante in vista dell’ala più
progressista dei farisei. La soluzione ch’egli propone ai membri
del sinedrio è semplice ma convincente:
-
se il Cristo predicato dagli apostoli è come i due messia Giuda
il Galileo e Teuda (che si ribellarono a Roma verso la fine del
regno di Erode il Grande), allora non c’è da preoccuparsene,
poiché come i discepoli di quelli, alla morte dei loro leader,
si sono dispersi, così accadrà dei cristiani;
-
se
invece Gesù è più grande dei due leader, sarà il tempo a
deciderlo, e se il tempo sarà a lui favorevole, allora significa
che il suo messaggio meriterà d’essere preso in considerazione,
ma anche in questo caso Israele non avrà nulla da temere, poiché
il messaggio degli apostoli non è contro le istituzioni del
paese.”
Questo passo, ci da
un’ulteriore indicazione. Se Gamaliele aveva due ruoli e cioè
quello di “legislatore” del Sinedrio (che in pratica è l’attuale
Avvocato) e componente dei “Savi di Sion”, vuol dire che la
confraternita aveva un carattere iniziatico.
Altra considerazione
che è una “conseguenza” sta nel fatto che i nomi Menahem e
Gamaliel li si troveranno successivamente legati alle parole sacre
e di passo di un’altra confraternita iniziatica: la Massoneria. |
Nel
frattempo dove erano andate le pie donne? |
Su ciò si conosce
poco anche perché la documentazione è scarsa; si riferisce e si
ferma al momento della morte di Gesù.
Quella più seguita è
stata Maria Maddalena, compagna di Gesù , ed alcuni ritengono che
assieme alle altre pie donne fuggisse per mare ed approdasse sulla
costa tirrenica della Gallia, nei pressi di Marsiglia. Oggi la
parte meridionale della Francia è quella che più di qualsiasi
altra parte del mondo, venera Maria Maddalena. Altri addirittura
asseriscono che la Maddalena quando fuggì dalla Palestina fosse
incinta e che appunto partorisse in Gallia e che dall’erede di
Gesù iniziasse la discendenza tramite il “sang real” della
dinastia dei Merovingi.
Sulla fuga e sulla
maternità della Maddalena, personalmente nutro forti dubbi poiché
se così fosse stato avremmo trovato una documentazione consistente
e diffusa, ma su quest’argomento non esiste alcuna documentazione
del tempo, ma solo mistificazioni nate circa un secolo e mezzo fa
con il cosiddetto e presunto “Priorato di Sion”, una delle più
grosse bufale che la storia possa ricordare.
Per quanto riguarda
invece l’unione fra la Maddalena e Gesù , la cosa potrebbe essere
possibile e fattibile per diverse ragioni. Innanzitutto perché un
“Rabbi” predicatore, per la legge giudaica era quasi obbligato a
prendere moglie. Anche il Vangelo gnostico di Filippo, non
riconosciuto dalla chiesa, contiene indicazioni precise che vi
riporto:
“32.) Erano tre
(Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria,
sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era
"Maria": sua sorella, sua madre e la sua consorte.
55.) La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La
consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più
di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri
discepoli allora dissero: "Perché ami lei più di tutti noi? "Il
Salvatore rispose e disse loro: "Perché, non amo voi tutti come
lei?
56.) Un cieco e un
uomo che vede, quando sono tutti e due nelle tenebre, non sono
differenti l’uno dall’altro. Ma quando viene la luce, allora
quello che vede vedrà la luce e quello che è cieco rimarrà nelle
tenebre.”
Anche se non scontato, il fatto sembra abbastanza evidente.
D’altro canto, sia
dal punto di vista storico che religioso che importanza avrebbe se
Gesù fosse stato sposato o avesse convissuto con Maria Maddalena?
Ritengo che nulla sarebbe cambiato nei confronti della persona,
anche perché si sarebbe trattato di una cosa normale.
L’apprezzamento sulla
persona sia da parte dei credenti che dei laici non sarebbe
certamente cambiato in senso negativo, casomai in senso positivo
poiché la sua morte avrebbe provocato un dramma non solo per la
famiglia paterna, ma anche per la sua.
Ci sono altre due
cose da dire su questo argomento:
La prima: che una
parte degli esseni i più votati all’ascetismo praticavano il
celibato in quanto perseguivano un ideale di castità. Peraltro la
condizione matrimoniale non vietava l’accesso alla comunità.
La seconda: In nessuna parte della Bibbia (nuovo testamento) che
riguarda il cristianesimo, compreso quindi i Vangeli, viene mai
indicato di non praticare il matrimonio, anzi la parola casto o
castità non viene mai citata. |
Profanazioni del
Sancta Sanctorum |
Dal momento della sua
costruzione (circa 940 a.C.), il Tempio di Salomone è stato
saccheggiato e distrutto diverse volte, come diverse volte è stato
ricostruito.
Per quanto riguarda
l’argomento di questo “scritto” considererò le due profanazioni
avvenute prima della nascita e dopo la morte di Gesù, poiché le
ritengo di basilare importanza. Le cause di queste due distruzioni
furono sempre gli antagonismi fra giudei.
Comincio con la prima
distruzione del Tempio.
Nel 67 a.C. dopo la
morte della regina Alessandra Salomé, vedova del re e sommo
sacerdote Alessandro Janneo, della dinastia degli Asmonei, i figli
Arcano II e Aristobulo II si combatterono ed Aristobulo ebbe la
meglio impadronendosi del trono. Ci fu in seguito un periodo di
guerra civile ed ambedue i fratelli chiesero l’aiuto dei romani.
Nell’autunno del 63 a.C. intervenne nella disputa il generale Gneo
Pompeo, che ne approfittò per mettere le mani sulla Palestina.
Pompeo, una volta
entrato in Gerusalemme, massacrò i sacerdoti, saccheggiò il Tempio
e ne distrusse una parte, entrò nel Sancta Sanctorum, alla ricerca
dell’Arca dell’Alleanza, ma lo trovò vuoto.
Quindi, prendiamo
nota, che nel 63 a.C. il Sancta Sanctorum era vuoto.
Durante il regno di
Erode detto il Grande (37 – 4 a.C.) furono costruiti nuovi palazzi
e fu iniziata la ristrutturazione del Tempio (anno 20 a.C.), che
terminò nel 63 d.C sotto la dominazione romana.
Durante la prima
amministrazione romana della Giudea (6 – 41 d.C.) non si hanno
notizie particolari sugli accadimenti del Tempio se non un breve
cenno dello scrittore e storico Giuseppe Flavio che cita una
profanazione del Tempio da parte di alcuni samaritani che vi
introdussero delle ossa umane nel giorno di Pasqua. Di chi erano
queste ossa?
Ma andiamo avanti con
la storia e con la seconda distruzione del Tempio.
Siccome una gran
parte dei Giudei mal tollerava le prepotenze romane, cominciò a
metà dell’anno 66 ad attaccare dei capisaldi romani sì che, nello
stesso anno, il legato romano in Siria, Cestio Gallio, fu
costretto ad intervenire con una legione e si abbandonò a razzie e
saccheggi tentando pure un assalto al Tempio, ma venne respinto
dai Giudei i quali, durante la ritirata di Cestio, uccisero circa
seimila soldati romani.
Quando l’imperatore Nerone venne a conoscenza della disfatta
subita da Cestio, inviò, nel 67 Vespasiano coadiuvato da suo
figlio Tito, per sedare i rivoltosi e riportare la pace nella
regione. Ci furono due anni di lotte intestine fra i Giudei che si
scannarono fra di loro e mentre Vespasiano, nel 69 fu proclamato
imperatore e ritornò a Roma, il figlio Tito attaccò i contendenti
e nel luglio del 70 occupò Gerusalemme. Il Tempio fu saccheggiato,
devastato e bruciato mentre Tito entrava nel Sancta Sanctorum e
diversamente da Pompeo trovò in detto luogo la Menorah il sacro
candelabro d’oro a 7 braccia, simbolo dell’ebraismo, che fu
dapprima custodito, assieme all’Arca dell’Alleanza, nel Sancta
Sanctorum del Tempio di Re Salomone, ma che Pompeo nel 63 a.C. non
trovò. Della Menorah portata in trionfo a Roma, ne abbiamo
testimonianza visiva poiché è ancora oggi ben riconoscibile in un
bassorilievo sull’arco di Tito proprio a Roma . Tito non trovò
altro nel Sancta Sanctorum, altrimenti ne avremmo avuto conferma
sia dai bassorilievi che da Giuseppe Flavio.
Dove erano finite le
ossa che i samaritani avevano depositato precedentemente nel
Tempio?
C’è da dire che nel
70 prima dell’occupazione romana di Gerusalemme, diverse centinaia
di giudei esseni, zeloti e nazorei fuggirono portando con loro
diverse cose prelevate dal Tempio, e si rifugiarono nella fortezza
di Masada. Solamente nel 73 i romani riuscirono a espugnare la
fortezza di Masada dopo un lungo assedio. Un certo numero di
Zeloti fuggì, in parte ritornando a Gerusalemme, ed in parte in
Egitto.
Perché una parte di
Zeloti tornò a Gerusalemme col pericolo di essere uccisa? Cosa
dovevano fare a Gerusalemme e cosa portavano con loro? Perché
correre un simile rischio se non per qualcosa di molto importante
o sacro? |
Successivi eventi
a Gerusalemme |
Passano gli anni e di
Gerusalemme si sente parlare sempre meno, fino a quando nel 360,
Elena, madre di Costantino, si reca in Palestina a visitare i
luoghi santi ormai entrati nelle memorie del cristianesimo.
Arrivata a
Gerusalemme, Elena fa distruggere il tempio pagano di Venere,
costruito secoli prima dai Romani ed “abilita” il Tempio di
Salomone ai riti della cristianità ortodossa.
La leggenda dice poi
che Elena trovasse la croce sulla quale fu crocefisso Gesù,
assieme ad altre reliquie, si che Costantino iniziò la costruzione
della chiesa dell’Anastasia per contenervi le reliquie che sua
madre aveva portato da Gerusalemme.
Di queste reliquie e
del fatti si diffonde la notizia in tutto il mondo cristiano.
Gerusalemme (l’Aelia Capitolina dei romani) diventa meta di
pellegrinaggi, e Costantino la dichiara città santa del
cristianesimo greco-ortodosso.
L’anno successivo dopo aver occupato Costantinopoli, Giuliano si
proclama imperatore per conto del Senato Romano. Preoccupato dalla
potenza e dalla invadenza del Cristianesimo, Giuliano reintroduce
il paganesimo come religione di stato pur senza procedere a
persecuzioni contro i cristiani. I templi pagani sono riaperti ed
ordina pure che le chiese cristiane restituiscano, ai templi,
tutti i beni confiscati. Riedifica il tempio di Gerusalemme che
diventa anch’esso tempio pagano.
Nel maggio del 614
d.C. i persiani occupano Gerusalemme, ma nel marzo del 629
l’imperatore bizantino Eraclio riconquista la città santa.
Nel 638, Gerusalemme
viene assediata dall’esercito arabo del califfo Omar Ibn
al-Kahttab ed i bizantini sono costretti a chiedere la resa. Da
questo momento Gerusalemme diventa musulmana.
Passa ancora un
secolo e mezzo e Gerusalemme ritorna bizantina e quindi cristiana,
rafforzandosi con un accordo fatto, ai primi dell’800, dal
bizantino Niceforo con il Califfo d’Oriente.
Pure Carlomagno a
difesa del Santo Sepolcro e della Chiesa gerosolimitana,
sottoscrive un accordo con il Califfo Harun er-Rascid, con il
quale si stabilisce la salvaguardia dei beni della chiesa e dei
cristiani in Palestina. |
Il periodo intermedio
|
Arriviamo agli anni
che vanno dal 1070 al 1080 quando dopo diversi eventi precedenti,
Gerusalemme torna in mano ai Musulmani.
In particolare, a
seguito dei ripetuti attacchi dei Turchi Selgiuchidi alle città
dell’Armenia, interviene l’esercito dell’ Impero Bizantino, ma nel
1071, l’imperatore Romano Diogene, viene sconfitto a Manzinkert, a
seguito del tradimento da parte dei mercenari turchi ed anche da
una parte degli altri mercenari scandinavi, franchi e normanni.
Questa sconfitta fa
nascere nel mondo cristiano la volontà di porre sotto il dominio
della cristianità le terre del medio oriente.
Si cerca di
organizzare una crociata, quando l’imperatore Michele VII, che
rappresenta pure la chiesa bizantina, chiede aiuto al Papa
Gregorio VII affinché lo stesso affianchi le sue truppe per
scacciare dalla Siria gli Arabi Selgiuchidi.
Il Papa
immediatamente pensa ad una guerra santa scuotendo il mondo
cattolico. In questo modo avrebbe portato la chiesa greca in
grembo a quella romana, la Siria liberata dagli infedeli ed il
vessillo con la Croce di Cristo di nuovo sul Tempio di
Gerusalemme. Sarebbe stato anche per lui un passare alla storia.
Allora Gregorio cerca di convincere la nobiltà europea dicendo che
è necessaria e giusta una guerra santa "Non per spargere il sangue
dei Cristiani . Noi vogliamo radunare un numeroso esercito, ma
perché i nemici, temendo di affrontarlo, cedano più facilmente. E
nutriamo speranza che possa derivarne qualche altra utilità, che
cioè, pacificati i Normanni, possiamo noi recarci a Costantinopoli
a soccorrere i fedeli di Cristo, i quali, dilaniati dai morsi
ferocissimi dei Musulmani, ci chiedono con ansia di aiutarli".
Ma nulla si fa,
almeno in questo momento, mentre Turchi ed Arabi occupano
l’Anatolia e la quasi totalità del Medio Oriente e, con altri
gruppi Musulmani, premono ai confini di Bisanzio e dell’Europa
occidentale. |
La prima
crociata |
Fu durante il
Concilio di Clermont d’Auvergne, nel 1095, che Papa Urbano II
rivolge un’appello alla cristianità.
"...E’ impellente che vi affrettiate a marciare in soccorso dei
vostri fratelli che abitano in Oriente... I Turchi e gli Arabi si
sono scagliati contro di loro e hanno invaso le frontiere della
Romania (Impero bizantino) fino al luogo del Mar Mediterraneo
detto Braccio di S.Giorgio (stretto dei Dardanelli)... Hanno messo
a soqquadro tutte le chiese e devastato tutti i paesi sottoposti
alla dominazione cristiana.....A coloro che, partiti per questa
guerra santa, perderanno la vita sia durante il percorso di terra,
sia attraversando il mare, sia combattendo gli idolatri, saranno
rimessi per questo stesso fatto tutti i peccati..... Niente dunque
ritardi la partenza di quanti parteciperanno a questa spedizione:
diano in affitto le terre, raccolgano tutto il denaro necessario
al loro mantenimento e non appena l’inverno sarà finito e cederà
alla primavera, si mettano in cammino sotto la guida del
Signore..." (Testo riportato da Fulcherio di Chartres).
La crociata ha inizio
ufficialmente il 15 agosto 1096 dopo che Ademaro de Monteuil,
vescovo di Le Puy, viene nominato capo spirituale del
“pellegrinaggio in Terrasanta” (non viene nominata la Crociata) e
unico rappresentante del Papa e della Chiesa di Roma.
Vengono quindi
inviate in Terrasanta quattro armate:
◦ La prima: composta
da Normanni, è guidata da Roberto duca di Normandia, Stefano conte
di Blois e Roberto II conte di Fiandra.
◦ La seconda:
chiamata esercito dei crociati franchi (fra i quali c’erano pure
dei tedeschi), è guidata da Goffredo di Buglione, duca di Lorena.
Con lui partono pure i suoi fratelli Eustachio di Boulogne e
Baldovino di Boulogne, oltre ad altri suoi parenti e diversi
cavalieri dell’aristocrazia franca e tedesca.
◦ La terza: chiamata
esercito crociato di Provenza, è guidata da Raimondo di
Saint-Gilles, conte di Tolosa. Con lui parte pure il vescovo
Ademaro di Monteuil delegato della Chiesa.
◦ La quarta: chiamata
esercito crociato italo-normanno, è guidata da Boemondo I
d’Altavilla, conte di Taranto e di Bari, primogenito di Roberto il
Guiscardo.
Le quattro armate
crociate giungono separatamente a Costantinopoli.
L’imperatore
bizantino Alessio Comneno, mette a disposizione la sua flotta per
trasportare le armate in Terrasanta.
Una parte dell’armata crociata prosegue via terra occupando la
Cilicia (Armenia) e il Principato d’Antiochia.
Solo nel novembre 1098 il grosso dei crociati comincia a marciare
dall’interno verso Gerusalemme, mentre Goffredo di Buglione segue
un percorso lungo la costa.
Nel maggio 1099, i
crociati occupano Tripoli, Beyruth, Sidone, Acri e si fermano a
Cesarea. Dopo un riposo di una settimana riprendono la marcia
verso Gerusalemme che ben presto viene cinta d’assedio.
Il 13 giugno effettuano un primo attacco, ma vengono respinti
dagli Arabi comandati dal generale Iftikhar.
Nello stesso momento arriva una flotta genovese a dare manforte,
portando vettovaglie, attrezzature militari e macchine da guerra.
Dopo diversi attacchi
e tentativi di superare le mura di Gerusalemme, il 15 luglio,
Goffredo di Buglione riesce a penetrare nella città incalzando gli
arabi fino alla moschea di al-Aqsa dove vengono sopraffatti e si
arrendono per poi essere imprigionati, compreso il generale
Iftikhar.
Gli ebrei rifugiatisi
nella sinagoga sono incolpati di aver aiutato i musulmani e così
la sinagoga è data alle fiamme.
Il 22 luglio 1099 viene decretata la nascita del Regno di
Gerusalemme, come Stato cristiano e nominato "Advocatus Sancti
Sepulchri" Goffredo di Buglione. La presa di Gerusalemme fu un
vero e proprio massacro di cristiani, musulmani ed ebrei.
Fra la prima
crociata, terminata nel 1099 e l’inizio della seconda nel 1144,
assistiamo ad una serie di eventi e quella che fu chiamata la
Crociata di mezzo o Crociata ausiliaria del 1101, che in pratica
fu un rafforzamento di truppe con il rincalzo di soldati franchi e
tedeschi.
Quegli anni, fino al
momento che interessa questo scritto, possono così essere
sintetizzati:
◦ nel 1100 Baldovino
succede al fratello Goffredo di Buglione e prende il nome di
Baldovino I re di Gerusalemme.
◦ nel 1102 Baldovino riconquista Ramla e Cesarea che erano state
invase dai Turchi.
◦ nel 1103 i crociati
riconquistano Acri e Byblos mentre i Turchi occupano Harran.
◦ nel 1109 i crociati
occupano Tripoli e Beirut che erano cadute nelle mani dei
Musulmani e viene fondata la contea di Tripoli.
◦ nel 1110 Baldovino
I conquista Sidone.
◦ nel 1113 Baldovino
I viene sconfitto dai Turchi a Tiberiade.
◦ nel 1118 diventa re
di Gerusalemme Baldovino II, cugino di Baldovino I.
E’ sotto Baldovino II
che nel 1118 nasce l’Ordine dei templari. |
Il mistero dei nove
cavalieri |
La storia racconta……
che nell’anno 1118 nove cavalieri francesi di nobili origini,
lasciarono le loro terre per dirigersi verso la Terra Santa.
Giunti a Gerusalemme si presentarono al Re Baldovino II,
rivelandogli che avevano deciso di riunirsi in comunità per
proteggere i pellegrini e di custodire le strade pubbliche che
portavano al Santo Sepolcro. Il re li accoglie nella sua
residenza, come se già li conoscesse o avesse avuto credenziali
per dare loro assistenza e mette a loro disposizione una parte
dell’antico Tempio di Salomone. Da questo momento i cavalieri
prendono il nome di “Cavalieri del Tempio” o Cavalieri Templari.
Ma chi erano questi cavalieri?
1)
Il Conte
Hugues de Payns che diverrà poi il primo Gran Maestro dell’Ordine.
2)
2)
Geoffry de Saint-Omer di origine fiamminga.
3)
Andrè de
Mont Bard, zio (sembra più cugino) di Bernardo, abate di Clairvaux.
4)
Nivar de
Montdidier
5)
Archambaud
de Saint-Aignan
6)
Gondemar de
Savignac
7)
Rossal
(forse Timbaud)
8)
Jacques de Martignac (o Montignac)
9)
Philippe de
Bordeaux
Il fatto che si
fossero recati a Gerusalemme per proteggere i pellegrini è
alquanto improbabile poiché non erano uomini d’arme e risulterebbe
che mai hanno partecipato ad azioni militari.
Restarono nel Tempio
per alcuni anni ed intrapresero (o continuarono) dei lavori senza
che alcuno chiedesse loro più di tanto. Perché?
Probabilmente avevano
un compito segreto da svolgere (o dovevano continuare nello
svolgerlo) cercando in quel luogo qualcosa di molto importante.
C’è chi asserisce che
cercassero l’Arca dell’Alleanza ed altri il Santo Gral, ma era
proprio questo che cercavano? Si perché un qualcosa cercavano (o
forse in parte l’avevano già trovato).
Esiste anche un’altra
versione dei fatti che alla fine risulta la più plausibile.
Da quanto in
precedenza indicato, i primi europei a difesa dei pellegrini in
Terrasanta furono i Franchi Crociati che erano uomini d’arme e
quindi combattenti; diversamente dai famosi nove cavalieri.
Nel 1118, quando Ugo
di Payns e gli altri 8 cavalieri decidono di fondare l’Ordine, con
l’accordo di Bernardo di Chiaravalle, le crociate erano in atto da
oltre 20 anni.
Perché la
costituzione dell’ordine avviene solamente dopo 20 anni e con un
riconoscimento ufficiale altri undici anni dopo? Qual è stato il
motivo che ha indotto i Cavalieri, con l’intermediazione di
Bernardo e la Chiesa Romana a darsi un regolamento? Perché anche
Baldovino II, re di Gerusalemme premeva affinché l’Ordine fosse
ufficializzato?
C’è da dire che
Baldovino I già nel 1114-1115, aveva messo a disposizione di
quattro Cavalieri francesi della Champagne, fra i quali Ugo di
Payns, una parte del suo palazzo: il Tempio di Salomone.
Questi cavalieri
francesi, inviati a Gerusalemme da Luigi VI re di Francia,
scoprirono che i sotterranei del palazzo rappresentavano un altro
palazzo pieno di cunicoli, camere, corridoi e labirinti che in
minima parte, fino ad allora, erano stati esplorati, anche perché
molti ingressi erano rimasti celati da pareti. Ottennero il
permesso di Baldovino per esplorare i sotterranei ed aprire i
cunicoli che fino ad allora erano rimasti segreti.
Dopo circa 3-4 anni
di “scavi”, rinvenirono, sotto il luogo indicato come Sancta
Sanctorum, un qualcosa che indicava Gesù quale IESUS NAZOREUS.
L’abate Sauniere
troverà poi a Rennes le Château non quel “qualcosa” rinvenuto dai
Templari (che nel momento del ritrovamento non si chiamavano
ancora così), ma la documentazione che dimostrava il ritrovamento
e l’esistenza di quel “qualcosa”.
Dopo questo
rinvenimento, i Saggi di Sion, consigliarono Ugo e gli altri di
trasferire il “tesoro” in Europa per paura che i musulmani lo
trovassero e lo distruggessero. Però tutto ciò doveva avvenire
come era avvenuto in principio, con la presenza delle sette pie
donne.
Ugo di Payns, alla
fine del 1117, rientra in Francia, rende edotto di ciò che è stato
ritrovato, Bernardo di Chiaravalle ed assieme (solo loro due), in
gran segreto, incontrano Papa Pasquale II, per riferire della loro
scoperta. Alcuni hanno asserito, ma io sono di diverso parere, che
Pasquale II, dopo aver appreso l’informazione, abbia subito uno
scossone tale, che il 21 gennaio del 1118 lo ha portato alla
morte.
Pochi giorni dopo, il
24 gennaio 1118, è eletto Papa, Gelasio II. Bernardo ed Ugo
riferiscono quindi a papa Gelasio, quanto ritrovato. Assieme viene
deciso di portare, in gran segreto, il rinvenimento, in terra
europea, per non farlo cadere nelle mani degli infedeli. Dapprima
si pensa di portarlo a Roma, ma considerando che il papato era in
lotta con Enrico V e la famiglia Frangipani, viene deciso di
portare il rinvenimento in Francia, a Cluny. Per non dare troppo
nell’occhio si dispone che la scorta sia formata da 4 cavalieri e
7 dame (le sette sorelle), così nessuno avrebbe fatto caso ad un
convoglio formato per lo più da donne. Ugo ed altri cavalieri
ripartono quindi per la Terra Santa portando con loro diverse dame
di origine franca. Altra cosa strana. Il Papa, a Roma, viene
aggredito da alcuni sicari e fugge in Francia, proprio a Cluny.
Perché? Il 17 gennaio 1119 sbarcano sul territorio francese i 4
Cavalieri e le 7 sorelle, portando quanto era stato rinvenuto nel
Tempio di Gerusalemme.
Sarà un altro caso,
ma anche Gelasio II muore, nello stesso mese, dopo aver verificato
quanto gli era stato mostrato. Cinque giorni dopo viene eletto
nell’abbazia di Cluny (e non a Roma) papa Callisto II, ovvero il
francese Guido di Borgogna. Si tratta di un altro caso, cioè che
venga eletto un francese e per di più a Cluny?
Per ragioni di
sicurezza e di segretezza, viene deciso, dal pontefice di
nascondere, quanto trovato a Gerusalemme, nella piccola chiesa di
Rennes le Château, luogo di venerazione di Santa Maria Maddalena.
Ripartono quindi i 4
cavalieri e le 7 dame alla volta di Rennes portando seco il
segreto, composto da più reperti, che viene posto in un incavo
all’interno della vecchia chiesuola (abbattuta e ricostruita a
metà del 1200) e protetto da una lastra di marmo: quella
(probabilmente) che poi sarà rinvenuta e chiamata “Dalle des
Chevaliers”. Vengono impartite disposizioni che prevedono che
almeno un cavaliere a turno con altri, vigili, in preghiera,
all’interno della chiesuola, durante tutte le ore di luce e che le
7 sorelle restino sempre disponibili, presso la loro famiglia, per
qualsiasi evento.
Per organizzare
queste ultime ed averne un ricambio, sempre disponibile, viene
fondato nel 1224, da Rodolfo di Worms (Cavaliere Templare),
l’Ordine delle sorelle di Maria Maddalena, chiamato pure “Notre
Dame du Refuge” ed un primo luogo monastico, guarda caso,
realizzato nei pressi di Rennes.
Le prime sorelle assumono lo stesso nome delle altre 7 dame che a
cavallo del 1118 e 1119 contribuirono al trasporto del “segreto”.
E poi perché “du Refuge” che vuol dire del nascondiglio? L’Ordine
delle Sorelle di Maria Maddalena era quindi nato per nascondere o
celare qualcosa?
Cosa molto strana che
la regola di un ordine para-religioso maschile quale era quello
Templare, prevedesse pure norme per le “sorores templi”. In questo
modo nessuno avrebbe fatto caso alle sorelle, non solo a quelle
che accudivano i monaci-guerrieri, ma che con loro facevano
carovana e si spostavano dall’Europa all’Oriente e viceversa.
Perché solo la regola templare prevedeva questo?
Fu fatto un giuramento fra Templari e Chiesa che prevedeva che mai
alcun Templare avrebbe rivelato il segreto, e qualora ciò fosse
stato fatto, spettava solo ed esclusivamente al papa. Quindi solo
i dignitari Templari ed il papa sapevano di cosa si trattasse. Da
questo si possono capire tante altre cose, quali: la potenza
economica dei Templari, l’esenzione degli stessi dal pagamento
delle decime ed il perché nei loro confronti, sebbene incriminati
(ingiustamente) per eresia, non sia mai stata pronunciata alcuna
scomunica. Il “segreto” resta a Rennes fino al 1241 e viene
spostato, in parte, in alcune grotte di Foix e di Niaux, per poi
riprendere (ancora in parte) la via di Gerusalemme nel 1243,
accompagnato da 6 Cavalieri e da 7 sorelle di quell’ordine fondato
appositamente nel 1224. Viene decisa la partenza per Gerusalemme,
perché il Sancta Sanctorum del Tempio della Città Santa è stato
destinato quale luogo finale dove il “segreto” deve restare per
l’eternità. Il convoglio si ferma a San Giovanni d’Acri, poiché
Gerusalemme è assediata dai musulmani, che poi l’occupano
(definitivamente) nel 1244. Visto che è difficile poter riprendere
Gerusalemme, Luigi IX di Francia decide, nell’Agosto del 1248, di
partire per una nuova crociata (la sesta), cercando l’appoggio dei
Mongoli per poter rioccupare la Città Santa. Non riuscendo nel suo
intento, Luigi IX, spinto anche dal Gran Maestro dei Templari,
Renaud de Vichiers, dispone, nel 1251, la fortificazione di San
Giovanni d’Acri per poter meglio difendere ciò che li era stato
portato e occultato otto anni prima.
Considerato che San
Giovanni d’Acri era continuamente presa d’assalto dai musulmani,
viene deciso, dopo il furioso assalto da parte dei mamelucchi, di
riportare in Europa il cosiddetto “tesoro” poiché l’oriente è
considerato luogo non più sicuro.
A quel tempo,
Patriarca di Gerusalemme è Jacques Pantaleon e Gran Maestro dei
Templari Thomas Berault. Il Patriarca Pantaleon ha un ruolo
importante in tutta la vicenda, non solo perché parte con la cassa
contenente il “tesoro” unitamente a cinque cavalieri ed alle
sempre presenti sette sorelle, ma anche per eventi successivi che
fra breve indicherò. Il Patriarca, i Cavalieri e le sette sorelle
approdano nella località di Fos, nei pressi di Marsiglia, nei
primi giorni dell’aprile 1261. Da questo momento il “tesoro” non
lascerà mai più L’Europa. Alcuni affermano che sia stato collocato
in una nicchia sotto il pavimento della chiesa di Rennes, altri
dicono invece che la chiesa sia quella di Rosslyn in Inghilterra,
altri ancora che raggiunse l’Italia per essere consegnato alla
Chiesa di Roma. |
Ma cosa avevano trovato
in realtà i Templari nel 1117 nel Sancta Sanctorum sotto il
Tempio di Gerusalemme? |
Che cosa trovò
successivamente Saunière? Molti studiosi affermano che "avrebbe
scoperto un segreto di tale gravità (io direi novità) da far
tremare le fondamenta del mondo cristiano…". In effetti,
Saunière, non aveva trovato il segreto, ma qualcosa che
documentava detto segreto.
Ritorno al Patriarca
di Gerusalemme Jacques Pantaleon che, dopo diverse peripezie,
raggiunge la Francia nei primi giorni d’Agosto del 1261 con la
cassa contenente il segreto dei Templari. Nel momento del suo
rientro sono in corso le elezioni per il nuovo Papa che deve
succedere ad Alessandro IV, morto a Viterbo il 25 maggio dello
stesso anno. I casi della vita e le coincidenze possono essere
molte in un lungo periodo, ma in un breve no. Che cosa successe?
Per eleggere il
successore di Alessandro IV, i cardinali litigano per tre mesi,
poi il 20 agosto 1261 compare a Viterbo Jacques Pantaleon che, non
è candidato al trono papale ed incontra i maggiori dignitari della
Chiesa per riferire di questioni che riguardavano la Terra Santa.
Pochi giorni dopo, il 29 agosto, è consacrato papa, a Viterbo,
Jacques Pantaleon che prende il nome di Urbano IV.
Perché i Cardinali
elessero lui Papa? Quali furono i termini dell’incontro avuto il
giorno prima? Di cosa si parlò? Sta di fatto che, come diciamo
oggi, in quattro e quattr’otto il Patriarca Pantaleon divenne
Papa.
Urbano IV rimase
sempre fra Viterbo, Orvieto e Perugia e mai andò a Roma. Ampliò
poi il collegio cardinalizio nominando sei francesi. Ma la cosa
più importante ed interessante per il nostro argomento è che nel
1264 introdusse nella liturgia ecclesiastica la festa del “Corpus
Domini”. Da allora il Corpus Domini non è la festa del Signore
Dio onnipotente, ma del Signore Gesù il cui simbolo risiede
nell’ostia consacrata come “corpo di Cristo”.
Il corpo di Cristo è
forse da attribuirsi a ciò che scoprirono i futuri Templari nel
1117? Stando a diverse opinioni di studiosi di gnosi cristiana e
templarismo, risulterebbe che i nobili cavalieri franchi comandati
da Ugo di Payns, scoprirono i resti mortali di Gesù e Urbano IV,
in un certo qual modo, lo rese pubblico nel 1264 con la festa del
“Corpus Domini”.
Secondo diversi
ricercatori ed autori, i futuri Templari trovarono nel Sancta
Sanctorum del Tempio di Gerusalemme, un’urna di granito,
contenente ossa umane con la scritta, in aramaico, su di un lato:
“Yehoshuah ben Joseph Maestro di Giustizia”, oltre ad altra
documentazione in rame e su pelle di capra che appunto documentava
che Gesù, Maestro di Giustizia dei Nazorei era stato condannato da
Hanna e Caifa ed ucciso dagli invasori Romani. Erano forse quelle
ossa di cui racconta lo storico Giuseppe Flavio quando dice che
durante la prima dominazione romana ci fu una profanazione del
Tempio da parte di alcuni samaritani che vi introdussero delle
ossa umane nel giorno di Pasqua?
Nei ritrovamenti dei
rotoli del Mar Morto di Qumran, mancano due rotoli in rame, ma ci
sono gli atti che descrivono la religione Esseno-nazirea. Questi
rotoli ed altra documentazione, probabilmente è ciò che trovò
l’Abate Saunière e che lo rese ricco, ma anche detestato ed
avversato dalla chiesa ufficiale.
Saunière però non
trovò l’urna con i resti mortali di Yeshua ben Joseph, anche dopo
aver scavato tutto il pavimento della chiesa di Rennes e
l’adiacente cimitero. Saunière trovò una parte dei documenti
scritti da Ugo de Payns e dagli altri cavalieri dove era descritta
tutta la storia (probabilmente dettata dai Saggi di Sion) di Maria
Maddalena, della morte di Gesù, della sua inumazione, della sua
esumazione e collocazione dei resti mortali nell’urna di granito.
Veniva così messo in dubbio la resurrezione materiale di Gesù, ma
non quella spirituale ritenendo ciò che lo stesso sia risorto con
la rinascita del credo esseno da parte dei suoi seguaci e del
successivo cristianesimo. Per dire e credere quanto da lui
scoperto, Saunière non ebbe mai l’assoluzione, anche in punto di
morte. |
Dove è finito il
corpo di Cristo ? |
Meglio sarebbe
chiedersi dove sono finiti i resti mortali di Gesù, contenuti
nell’urna di granito, celata dai samaritani nel Sancta Sanctorum
del Tempio di Gerusalemme durante la dominazione romana e
ritrovata dai Cavalieri Templari nel XII secolo, riportata in
Europa per la seconda volta nel 1261.
Come ho accennato in precedenza tre sono le congetture che però
potrebbero essere anche possibilità.
La prima che siano
stati sepolti in qualche luogo all’interno o nei pressi della
chiesa di Rennes le Château.
La seconda che siano
stati celati nei sotterranei della chiesa di Rosslyn vicino ad
Edimburgo.
La terza che siano
stati consegnati alla chiesa di Roma.
Per quanto riguarda
Rennes le Château da circa un secolo e mezzo si è scavato in ogni
parte ed in ogni luogo specialmente all’interno della chiesa, nei
pressi della stessa e nell’attiguo cimitero. Di urne, teche od
ossa con particolari indicazioni, nulla si è trovato.
Per quanto riguarda
Rosslyn in essa poco si è scavato, ma è molto improbabile la
presenza delle ossa di Gesù in quel luogo. Nel 1261 la cappella
non esisteva ancora e fu fatta costruire da William de Saint Clair
nel 1446. Alcuni dicono che Saint Clair la fece costruire sulle
rovine di una piccola chiesa di campagna, quindi sconosciuta ai
più ed ai Templari.
Rimane la terza
ipotesi e cioè che sia stata consegnata alla chiesa di Roma; ma in
che modo, dove e a chi?
In precedenza ho indicato che nell’agosto del 1261 è Jacques
Pantaleon, patriarca di Gerusalemme, che rientra in Europa con
quanto ritrovato dai Templari nel Sancta Sanctorum. Questi si reca
a Viterbo dove la massima prelatura della chiesa romana era
convenuta per eleggere un nuovo papa, e non trovava un accordo sul
nome da scegliere. Ufficialmente Pantaleon aveva chiesto di poter
essere ascoltato per questioni che riguardavano la Terra Santa.
Non si sa come, ma Pantaleon, dopo aver colloquiato con le massime
autorità della chiesa, viene scelto come nuovo papa e prende il
nome di Urbano IV. Perché una persona, sebbene ecclesiastica,
viene scelta per divenire papa, quando fino a quel momento il suo
nome non era mai comparso?
Cosa può essere
successo? Quale accadimento convinse i massimi esponenti della
chiesa a consacrare papa Pantaleon.
A questo punto la
storia si mischia alla supposizione e nasce l’ipotesi più
plausibile.
Nell’agosto 1261
l’urna in granito, contenete le ossa di Gesù, sbarca nel porto
francese di Fos (oggi Fos sur Mer) scortata da cinque Cavalieri
Templari, dalle sette sorelle dell’Ordine di Maria Maddalena e dal
patriarca di Gerusalemme Jacques Pantaleon.
Pantaleon,
considerato che la reliquia non potrà mai più ritornare a
Gerusalemme divenuta città instabile dal punto di vista politico e
militare, pensa che la giusta collocazione sia a Roma vicino alla
tomba di Pietro. Sarebbe come riunire i due massimi promotori del
cristianesimo, insieme nella vita e insieme nella morte. Pantaleon
attende sempre a Fos, la nomina del nuovo papa per potersi poi
recare da lui con la lettera ricevuta da Alessandro IV. Passano
due mesi ma il nuovo papa non è ancora eletto. Pantaleon allora
decide di mettersi in marcia verso Viterbo certo che in quel
frattempo sarà nominato il nuovo papa, poiché, come già detto,
Alessandro IV era morto il 25 maggio 1261.
Partono da Fos, a
fine luglio del 1261, dirigendosi verso l’Italia, tre carri con le
sette sorelle, il patriarca Pantaleon, le reliquie portate da
Gerusalemme ed una scorta di cinque cavalieri Templari. La
carovana raggiunge Viterbo il 20 agosto. Pantaleon incontra il
Cardinale Giovanni Gaetano Orsini, gli mostra le reliquie che i
Templari avevano trovato sotto il Tempio di Gerusalemme e gli
espone il suo progetto di collocare le ossa di Gesù vicino a
quelle di San Pietro.
Citano le cronache di
quel tempo: “Doppo la morte dunque del nostro Santo Pontefice
Alessandro, li Cardinali, doppo haverli celebrate le solite
solenni Esequie, et haverlo altresì sepellito nella Cattedrale di
S. Lorenzo, si ridussero in Conclave, per sostituirli un
Successore; ma come erano pochi di numero, perochè non erano più
che 19 e ciascheduno haveva forse la sua pretensione, né alcuno
voleva cedere al compagno, la suddetta Creatione però del nuovo
Papa, s’andava viè sempre più prologando, a segno, che essendo già
passati tre Mesi, e più, alla per fine Gio. Gaetano della
nobillissima Casa Orsini, che era di singolar prudenza dotato, e
molto zelo haveva dell’honore e dell’utile di S. Chiesa, si pose
in cuore, già che vedeva, che l’elettione difficilmente poteva
cadere sopra alcuno de’ Cardinali, di farla almeno cadere sopra
qualche gran Prelato della Chiesa; e perchè in questo tempo, per
gran fortuna, ritrovavasi nella Romana Corte il Patriarca di
Gierusalemme, che era Giacomo Pantaleone di natione Francese, nato
in Troies di basso Lignaggio in vero (come che dicono li Scrittori
della Chiesa, e del Secolo, che suo Padre fosse un povero
Rigattiero) ma però di nobili costumi, e di gran Dottrina, ricco,
e dovitioso; questo gran Soggetto, per tanto, cominciò il saggio
Cardinale, a proporre con molta destrezza a gli altri, e tanto
s’adoprò, che finalmente, come piacque a Sua Divina Maestà, cadde
la sospirata Elettione in esso lui, la quale fu da tutti approvata
con grande applauso fuori, che da esso medesimo, che ne pianse
amaramente; e ciò successe a’ 29 d’Agosto di quest’Anno.”
Così Jacques
Pantaleon diventa papa prendendo il nome di Urbano IV.
Trattiene presso di
se le sette sorelle e lascia liberi i cinque cavalieri Templari di
ritornare in Francia.
Racchiude le reliquie
in un luogo sicuro del palazzo papale, nell’attesa di poterle fare
trasportare a Roma.
Nomina inquisitore
generale il cardinale Giovanni Gaetano Orsini in segno di
riconoscenza per aver convinto gli altri cardinali ad eleggerlo
papa.
Da notare che anche
il cardinale Orsini, che era venuto direttamente a conoscenza del
segreto Templare, sarà nominato papa, nella basilica di San
Pietro, il 26 dicembre dell’anno 1277 e prenderà il nome di
Niccolò III.
A quel tempo Roma era
nelle mani di Manfredi e quindi era quasi impossibile portare le
reliquie nella chiesa ove si trovava la tomba di San Pietro,
Urbano decide quindi di far ritornare in Francia le sette sorelle
presso il loro monastero.
Urbano pensa di
contattare Carlo d’Angiò che aveva conosciuto a Gerusalemme nel
1248 durante la spedizione comandata da Luigi IX.
Il Villani descrive
d’Angiò come: "Saggio, di sano consiglio e prode in arme, aspro
e molto temuto e riguardato da tutti i re del mondo, magnanimo e
d’alti intendimenti nel fare ogni grande impresa, sicuro, in ogni
avversità, fermo, e veritiero d’ogni sua promessa, poco parlante e
molto adoperante, non rideva quasi mai o pochissimo; onesto come
un religioso; cattolico ma aspro in giustizia e spesso feroce;
grande di persona, possente come corporatura, colore del viso
olivastro con un gran naso; e più che un signore nella sua
imponenza pareva proprio una maestà reale; molto vegliava e poco
dormiva, e usava ricordare che, dormendo si perdeva tanto tempo;
era largo con i cavalieri d’arme, ma sempre bramoso di conquistare
terre e signorie, oltre che essere avido di denaro necessario per
le sue imprese e le sue guerre; di gente di corte, di menestrelli
o giocolieri lui non si dilettò mai"
Carlo, era un
Templare provenzale e cioè di quella zona della Francia in cui era
(ed è tutt’oggi) venerata Maria Maddalena.
Papa Urbano, con la
complicità e l’astuzia dell’Arcivescovo Bartolomeo Pignatelli,
riesce a concludere con il d’Angiò un trattato che prevede che lo
stesso d’Angiò venga eletto senatore di Roma però dovrà
riconoscere alla Santa Sede l’alta sovranità sul regno di Sicilia.
In questo modo, il
papa, oltre ad avere sovranità sul regno di Sicilia ha la quasi
certezza che il d’Angiò riesca, in poco tempo, a liberare Roma dai
ghibellini, e quindi farvi ritorno portando le reliquie di Gesù .
Urbano si trasferisce ad Orvieto e lascia a Viterbo le reliquie
sotto la sorveglianza e responsabilità del Cardinale Giovanni
Gaetano Orsini, l’unico che a quel momento era a conoscenza
dell’evento.
Carlo d’Angiò non
prende possesso del senato, ma invia, quali suoi vicari, due suoi
fidati, anch’essi provenzali, Jacques Gaucelin (che morirà dopo
breve tempo) e Jacques Gantelme che diventerà un tenace oppositore
ai ghibellini.
Urbano IV muore il 2
ottobre 1262 senza poter attuare nessuna delle sue iniziative. Gli
succede, anche su pressioni di d’Angiò verso i cardinali riuniti a
Perugia, un altro francese di origine provenzale (guarda caso)
suddito di Carlo, anch’esso con un passato di Templare, che fu
pure sposato e padre di due figli, ma dopo la morte della moglie
si fece monaco fino a diventare vescovo. Si tratta di Guy Foulques
che, consacrato papa il 5 febbraio del 1265, prende il nome di
Clemente IV. Il Cardinale Orsini, dopo l’investitura di Clemente
IV, lo informa di quanto aveva portato dalla Terra Santa il suo
predecessore e che trovandosi le reliquie ancora nascoste a
Viterbo, sarebbe stato necessario recarle a Roma che però era
ancora pericolosa in quanto i ghibellini erano sempre presenti,
seminando tumulti.
Clemente contatta
Carlo d’Angiò invitandolo, secondo i patti sottoscritti con il suo
predecessore, a marciare su Roma e scacciare i ghibellini. D’Angiò,
dalla Francia, risponde che per organizzare una spedizione su Roma
servono molti soldi e che quindi attende i fondi per potersi
muovere. Il papa allora è costretto a chiedere contributi in
denaro a tutte le curie comprese quelle più ricche di Inghilterra
e Scozia.
Nell’aprile del 1265, Carlo d’Angiò, parte via mare ed approda a
Ostia il 21 maggio. Un paio di giorni dopo con l’aiuto dei guelfi
romani entra in Roma e si insedia in Laterano anziché in
Campidoglio, guadagnandosi l’ira papale che prende il gesto come
un affronto. Dopo di che, Carlo prima di partire verso la Sicilia,
il 6 gennaio del 1266 viene incoronato, in San Pietro, re di
Sicilia.
Mentre Carlo occupa
Benevento, Napoli ed il Regno di Sicilia, Corradino di Svevia
appoggiato dai ghibellini toscani marcia su Roma per occuparla. Il
23 agosto del 1268, a Tagliacozzo, nei pressi del lago Fucino, si
scontra l’esercito guelfo di Carlo d’Angiò con quello ghibellino
di Corradino di Svevia.
La battaglia è
cruenta, Carlo ha la meglio e Corradino è costretto a fuggire
verso Roma, ma non trova l’appoggio dei ghibellini e viene
catturato da Carlo ed imprigionato. Nello stesso anno, Clemente IV
muore a Viterbo senza aver potuto, anche lui, come Urbano IV,
reinsediarsi in Roma e portare le reliquie in San Pietro.
Prima
dell’insediamento del nuovo papa passano circa tre anni. La chiesa
viene gestita dai cardinali che nel palazzo papale a Viterbo hanno
continui litigi che innescano la sollevazione della città. Il
primo settembre 1271 viene nominato papa Tebaldo Visconti da
Piacenza che prenderà il nome di Gregorio X.
Sarà pure questo un
caso, ma Tebaldo Visconti, nel momento in cui viene eletto papa si
trova in Terra Santa ed è la guida spirituale dei Templari.
Il nuovo papa,
rientra in Italia il primo gennaio del 1272 e non ancora
consacrato, giunge a Viterbo. Il Cardinale Gaetano Orsini prende
immediatamente contatto con lui, facendogli presente il contenuto
di quanto era stato celato nel palazzo papale di Viterbo.
Tebaldo, essendo
profondamente e sentimentalmente Templare, avendo vissuto alcuni
anni a contatto diretto sia con i crociati che con i Templari ed
avendo pure udito quella che lui credeva leggenda, senza alcun
indugio chiama a se re Carlo.
Il 13 marzo dello
stesso anno, Tebaldo, scortato da re Carlo e dai suoi migliori
cavalieri, arriva a Roma, con un codazzo di cardinali, vescovi e
preti, portando con se diversi carri di documenti, suppellettili,
libri ed anche l’urna di granito che contiene il segreto templare.
Qualche giorno dopo,
Tebaldo, assieme al Cardinale Orsini, aprono la teca di granito
che contiene le ossa di Gesù, le avvolgono in un panno di porpora,
simile alla tunica che aveva al momento della crocifissione, e gli
danno una seconda sepoltura vicino alla tomba di San Pietro.
Il 27 marzo del 1272,
Tebaldo viene consacrato papa, in San Pietro, e prende il nome di
Gregorio X.
A questo punto faccio una piccola pausa, facendovi annotare l’anno
(1272) e la chiesa dove è avvenuta la consacrazione di papa
Gregorio X (San Pietro).
Qui finisce un pezzo
della storia. Da questa storia abbiamo rilevato che il segreto
templare, trovato nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme
era contenuto in un’urna di granito. L’urna di granito conteneva
le ossa di Gesù che nel 1272 furono sepolte vicino alla tomba di
San Pietro e cioè nel Sancta Sanctorum di Roma. Ma andiamo
oltre…………… |
La Basilica di San
Pietro |
A Roma già dal 35
d.C. era vigente un istituzione giuridica voluta da Tiberio,
denominata “senatoconsulto” in base alla quale il Senato Romano
era l’unico organismo preposto al riconoscimento della liceità del
culto di Cristo. L’imperatore poteva appellarsi a questa norma per
procedere contro i cristiani in quanto non riconosciuti dal
Senato. Nell’anno 63, Nerone, appellandosi al “senatoconsulto”
emette il cosiddetto “Editto di Nazareth” con il quale accusa i
discepoli di Gesù ed i cristiani di aver sottratto dal sepolcro,
il corpo di Cristo; incolpandoli pure dell’incendio di Roma e
quindi perseguitandoli.
Come faceva Nerone, già a quel tempo, asserire che i discepoli
avevano sottratto il corpo di Gesù ? Forse che i romani erano a
conoscenza di quell’evento sin dai tempi di Ponzio Pilato?
Della repressione ci
parla Tacito, nei suoi “Annali” : “Né gli sforzi umani, né le
largizioni dell’imperatore, né i sacrifici espiatori agli dei
poterono togliere la persuasione che l’incendio era stato
comandato. Per questo motivo Nerone presentò dei responsabili e
diede ai supplizi più raffinati, uomini odiosi per i loro crimini,
che il volgo denominava cristiani. Colui dal quale prendevano il
nome, un certo Cristo, era stato giustiziato sotto Tiberio dal
procuratore Ponzio Pilato. Dapprima soppressa, questa esecrabile
superstizione di nuovo irrompeva non soltanto in Giudea, culla di
questo flagello, ma anche a Roma, dove confluisce tutto quanto c’è
altrove di più atroce e vergognoso. Furono arrestati dapprima
quelli che confessano d’essere cristiani, poi, sulla loro
deposizione, un’ingente moltitudine accusata non più per il
crimine dell’incendio ma per il loro odio del genere umano” (Annales,
XV,44).
Durante questa
persecuzione (probabilmente avvenuta nel 64) trovano la morte
anche gli apostoli Pietro (Simone il pescatore) e Paolo. Il “Liber
Pontificalis”, scritto nel VI secolo, indica invece un’altra data:
“Pietro fu coronato con il martirio insieme a Paolo, nell’anno
trentottesimo dopo la passione del Signore. Venne sepolto sulla
via Aurelia, presso il tempio di Apollo, accanto al circo di
Nerone, in Vaticano, presso la località detta Trionfale, vicino al
luogo dove era stato crocifisso, il 29 giugno”.
Quindi secondo il
“Liber Pontificalis” la morte di Pietro sarebbe avvenuta nel 68
d.C. ma questa data non collima con gli eventi. Se consideriamo i
68 anni e cioè 30 (anno della crocifissione di Gesù) + 38 (dal
Liber pontificalis) è molto improbabile che il 29 giugno di quell’anno,
Nerone abbia fatto crocifiggere Pietro.
Tiberio Claudio Nerone Domiziano Cesare detto semplicemente Nerone
muore suicida a Roma il 6 giugno del 68 e quindi è impossibile che
venti giorni dopo abbia disposto la crocifissione di Pietro.
Documentazione di questi fatti avvenuti a Roma sono descritti nel
III secolo da Tertulliano: Pietro fu crocifisso, Paolo decapitato.
Nerone per primo insanguinò a Roma la fede nascente. Fu allora che
Pietro ebbe i fianchi cinti da altri e non da sé, quando fu messo
in croce, fu allora che Paolo ottenne, con il martirio, una nuova
nascita”.
Si dice che Pietro fu
crocifisso sul colle Vaticano, a testa in giù ed il suo corpo
gettato in una fossa anonima, che cominciò ad essere meta segreta
di pellegrinaggi da parte dei cristiani.
Papa Anacleto (76-88) fece erigere in quel luogo un primo
“trofeo”, invitando la comunità cristiana ad iniziare la
costruzione di quella che fu chiamata la “Fabbrica di San
Pietro”.
Solamente nel 315
l’imperatore Costantino, dopo aver riconosciuto la religione
cristiana quale religione ufficiale dell’impero romano, iniziò i
lavori della prima basilica di San Pietro che si conclusero nel
326 con la consacrazione del luogo da parte di papa Silvestro II.
La basilica composta da cinque navate, fu costruita sul colle
Vaticano e per poter eseguire i lavori fu necessario spianare una
buona parte di collina e quindi distruggere una parte della
vecchia necropoli.
Questa prima basilica
o nucleo comprendeva pure alcune catacombe e la parte residua
della necropoli risalente a due secoli prima.
La basilica diventò
il maggior luogo di culto della cristianità, venne ristrutturata
diverse volte, pian piano ampliata, vi si edificarono sopra due
altari, quello di Gregorio Magno (590-604) e quello di Callisto II
(1123), ma solamente nel 1506 cominciarono i lavori per una
riedificazione in termini moderni, che termineranno il 18 novembre
del 1626.
Sappiamo però che
quella Basilica era molto importante, infatti, come vi ho fatto
“annotare”, nel 1272 in essa viene consacrato papa Gregorio X,
oltre naturalmente ad altri papi in precedenza.
L’antica necropoli con la presunta tomba di Pietro, nonché le più
recenti aree cimiteriali, oggi, si trovano nelle cosiddette Grotte
vaticane e cioè tre metri sotto il pavimento della Basilica.
Le grotte hanno una
fitta diramazione (come era nel Tempio di Salomone) e sono
indicate come “Grotte vecchie” quelle relative alla necropoli e
“Grotte nuove” quelle disposte a raggiera che partono dalla tomba
di San Pietro.
Mi chiedo il perché
la tomba di San Pietro non è più nella parte vecchia e quindi
nella zona della necropoli, ma anche perché sia stata messa nella
parte nuova. Se come si dice i resti mortali di San Pietro non
hanno mai subito traslazioni non è che siamo di fronte a due tombe
importanti per la cristianità e cioè quella di San Pietro rimasta
nella parte vecchia e non più identificabile (semmai anche in
tempi antichi sia stata identificata) e quella di Gesù nella parte
nuova poiché avrebbe trovato collocazione solamente nel 1272?
Mai però si era
veramente scavato (almeno ufficialmente) nei “sotterranei” segreti
della Basilica ed i rinvenimenti e la documentazione di cui siamo
a conoscenza derivano da scavi effettuati fra il 1939 ed il 1949,
con la scoperta della necropoli, di urne cinerarie, di sarcofagi,
di tombe familiari e del luogo che si dice fosse la tomba di
Pietro.
Una delle più quotate
ricercatrici ed epigrafiste “vaticane” è stata Margherita
Guarducci, scomparsa nel 1999 a cui si devono ritrovamenti
eccezionali fra i quali numerosi graffiti invocanti San Pietro e
Gesù. Trovò pure, in una tomba chiamata “degli archeologi”, un
piccolo ossario con un’iscrizione in greco che indicava ”Pietro è
qui”, ma l’ossario era vuoto.
Nel 1953 furono
ritrovate alcune ossa umane avvolte in un panno di porpora
intessuto con fili d’oro. Dopo un primo esame fu specificato che
si trattava di un uomo di circa 60 anni e quindi furono indicate
come i resti mortali di Pietro. Questi resti, vennero chiusi in
una scatola di plexiglas insieme ad un documento che indica che,
“si pensa” siano dell’Apostolo Pietro.
Ma perché se si aveva
la certezza che il corpo di Pietro si trovava in quel luogo non lo
si era riesumato, in tempi precedenti, per dargli una più degna
sepoltura? Il panno di porpora che avvolgeva le ossa che è stato
ben indicato, ma non identificato temporalmente, a quale periodo
risale?
Non è che si tratta
di un panno ricavato da una cappa o mantello templare, di color
rosso porpora, con bordature in filo dorato, che veniva indossato
dai Cavalieri nelle grandi occasioni?
Stabilire poi che le
ossa sono di un uomo di 60 anni non ha molto rilevanza e
credibilità, non tanto nell’analisi del reperto, quanto nella
costituzione e formazione dello stesso. L’ossatura di persone
vissute nel primo secolo d.C. non è simile a quella di persone
vissute nel medioevo oppure a quelle vissute nel 2000. Ciò deriva
dai diversi tenori di vita ed in particolar modo
dall’alimentazione. La composizione ossea degli antichi è molto
più labile di quella delle persone del nostro tempo.
In altre ricerche
durante le quali sono stati rinvenuti scheletri umani, dove ben
evidentemente si trattava di fanciulli e la datazione li dava al
III – IV secolo, gli esami ne stabilivano l’età dai 30 ai 40 anni,
cosa impossibile per scheletri che non misuravano oltre il metro e
quaranta centimetri.
Del resto anche di quel tempo altri resti di adulti indicano delle
età dai 70 fin’anche a 90 anni, cosa quasi improbabile se si pensa
che la vita media non raggiungeva i 40 anni e l’età sperata era di
50, massimo 55 anni.
Quindi, a mio avviso, sempre parlando di resti umani di quei
tempi, hanno più certezza le datazioni, ma molto meno le presunte
età dei deceduti.
Non vi è certezza che
le ossa trovate sotto l’altare dei Papi e sulla perpendicolare del
“cupolone” siano quelle dell’apostolo Pietro e così è sancito
anche ufficialmente.
Allora quei resti se
non fossero di Pietro di chi sono? Perché da un certo momento quei
resti sono venerati ancor più di come fin ad allora erano venerati
i presunti resti di Pietro?
Cosa vogliono dirci i
Templari accennando che solo il primo papa franco eletto nel terzo
millennio svelerà il segreto?
Che messaggio avrà
voluto trasmetterci Malachia con le sue “Profezie” dove al motto
112 cita: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae
sedebit Petrus Romanus qui pascet oves in multis tribulationis,
quibus transactis septicolis diruentur et Judex tremendus
judicabat populum suum. Amen". (Durante la persecuzione
estrema della Santa Romana Chiesa, siederà (sul trono) Pietro il
Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni; passate
queste, la città dai sette colli verrà distrutta ed il tremendo
giudice giudicherà il suo popolo).
Questo ultimo Papa
dovrebbe quindi chiamarsi Pietro II.
Normalmente in un racconto, l’autore espone le conclusioni, in
questo no.
Voglio che sia il
lettore a trarre le sue conclusioni, rileggendosi questo scritto e
ponendosi sin dall’inizio la domanda: dov’è finito il corpo di
Cristo ?
Ugo Cortesi
XII-2005 |
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BIBLIOGRAFIA
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tratto da:
http://www.scrivi.com/pubblicazioni.asp?id_pub=219171
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