Sei nel sito dell'architetto Pino De Nuzzo - You are in the site of architect Pino De Nuzzo - Vous êtes dans l'emplacement de l'architecte Pino De Nuzzo - usted está en el sitio del arquitecto Pino De Nuzzo - sie sind im aufstellungsort des architekten Pino De Nuzzo

 

Home page

generale

                                    

Home page controstoria

 

L'archeologia

Archeologia proibita

MU

La Sfinge di Gavea
Le leggi dei Sumeri

I Messapi

 

Religioni & Spiritualità

Come nacque la Bibbia

I Dieci Comandamenti

Il mito dei Magi

Come vennero tramandati i vangeli?

Maria nei Vangeli e nei Dogmi

il discepolo senza nome

Leggenda e storia delle 7 sorelle

 

Il Risorgimento

GIUSEPPE GARIBALDI

nascita di una colonia

I NOVANTA GIORNI

DI GARIBALDI IN SICILIA

I MILLE 

La banda del Matese

Storie di briganti salentini

 

Personaggi

Galileo Galilei

Giordano Bruno

Celestino V

Giuseppe da Copertino

Quintino  Venneri

Achille Starace

Nikola Tesla

Edgar Cayce

Silvio Berlusconi

Negroponte

 

La storia negata

L’Abbazia di San Nicola di  Casole

Gli Ottocento Martiri di Otranto

La Comune sconosciuta

Kronstadt

Protocolli dei savi di Sion

1964

Golpe in Italia

Piazza Fontana

Il golpe Borghese

Le origini occultiste del Partito Nazista

Agitazioni a Gallipoli dal 1880-1890

 

Misteri, oggetti & co.

Il mosaico pavimentale della cattedrale di Otranto

L'arca dell'Alleanza

I TEMPLARI

La Sindone

La storia del Graal  

La macchina del tempo
La famiglia Bush, la mafia cubana
e l’omicidio di Kennedy

L'isola che non c'è

 

Varie & modernità

GLI INDIANI D'AMERICA

Lettera di Capo Seathl

Guernica:

la verità e

le menzogne

Un secolo di aggressioni

IL P.N.A.C. USA

11 settembre 2001

Lo Tsunami asiatico

Fallujah:  la strage nascosta

Kankropoli

La donna e il femminismo

L'ipotesi B

Forza Mafia

Aviaria

La frottola degli attentati con l'esplosivo liquido

 

 

 

Leggenda e storia delle 7 sorelle

Dove è finito il corpo di Cristo?

di Ugo Cortesi

 

 

 

 

 Premessa
In questa esposizione, a volte un po’ romanzata, mi avvalgo più che mai, dello scindente valore della parola “verità”. Come sappiamo esistono cinque verità: la mia, la tua, quella degli altri (sua e loro), quella presunta e la verità vera.

Le prime tre sono di parte, quella presunta può essere simile ad una di parte o l’insieme di due o tre di queste, mentre la quinta, quella vera, difficilmente la si trova.

Non ho la pretesa della verità vera, quindi esprimerò i miei concetti e conclusioni sulla base di quanto fino ad oggi ho appreso documentandomi, comparando e ragionando sulle letture e gli eventi, formulandomi dei perché e dandomi delle risposte e quindi asserendo la mia verità che in sintesi non è altro che il mio pensiero.
Da sottolineare pure, sebbene non ce ne sia bisogno, del termine leggenda e storia poiché mentre la prima è principalmente frutto dell’immaginazione, la storia è documentata, confutabile quanto vogliamo, criticabile ma non sostituibile.

Nella mia parte di leggenda ho però tenuto conto di diverse documentazioni, derivanti a loro volta dal pensiero di altri scrittori. Intendiamoci, con questo non voglio dire che sono uno scrittore nel senso in cui si pensa, ma uno scrittore poiché scrivo, non altro. Mi ritengo invece uno scolaro attempato, abbastanza diligente che ha voglia di apprendere, con la certezza che il tutto apprendibile è mera illusione.


Questa “leggenda e storia delle sette sorelle” riguarda la morte di Yesuha ben Joseph detto Gesù, assassinato per mano romana su condanna del Sinedrio (nomenklatura clericale giudaica di quel tempo), con un successivo salto temporale a circa il 1115 quando alcuni cavalieri della Champagne scavarono sotto il Tempio di Salomone a Gerusalemme. Quegli stessi cavalieri che istituirono nel 1118 il più grande e potente ordine che la storia abbia mai conosciuto: i Templari.

   

  Indice:

Gli antefatti

Per capire le ragioni per le quali Yesuha fu condannato a morte c’è da dire che lo stesso era un esseno-nazoreo. Faceva parte di quella religione che in un certo senso osteggiava i vecchi dogmi della religione tradizionale ebraica e non accettava che un popolo, una religione o un potere politico potesse sopraffare un altro popolo, religione o potere politico.

Come principio gli esseni non accettavano e contrastavano duramente la prevaricazione dell’uomo sull’uomo. Addirittura, mentre l’antica religione mosaica permetteva che si potessero possedere gli schiavi, gli esseni invece li acquistavano per dar loro la libertà.

Yesuha fra le genti predicava questi insegnamenti, l’uguaglianza fra gli uomini, la semplicità nel vivere, la libertà degli schiavi e dei popoli. In pratica sia per il sinedrio (la congrega dei preti giudaici, capeggiata da Caifa) che per i Romani (potere politico ed invasore), Yesuha era considerato un sovversivo e quindi doveva essere eliminato. E così fu.

Con un processo farsa, Caifa, a nome del sinedrio, condannò a morte Gesù e lo pose nelle mani dei romani affinché eseguissero la pena.

Pur non ritenendo i vangeli, specialmente quelli canonici, rispecchianti la realtà del tempo, se non altro per le diverse manipolazioni avute nei secoli, mi riferirò egualmente agli stessi perché poi non si dica che non è stata ascoltata la voce “ufficiale” evangelica. Mi soffermo quindi un attimo sul principale motivo della condanna e cioè sulla domanda che Caifa fece a Gesù. Prendo spunto dal vangelo di Matteo:
- Allora il sommo sacerdote gli disse: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”.

-          “Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo ”.

-          Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: “Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia”.

Questo il punto principale dell’interrogatorio, sulla base del quale Gesù fu condannato. Ma è sbagliato, almeno nell’espressione dei vangeli. Nelle prime stesure dei vangeli in aramaico e greco, l’interrogatorio avviene in questo senso. Quando Caifa in pratica gli chiede:”allora tu saresti il figlio di Dio?”. Gesù non risponde “tu l’hai detto!”, ma risponde “lo dici tu?”. “Tu l’hai detto” è un’ammissione, mentre “lo dici tu” è una disapprovazione. Sta di fatto poi che nei passi del vangelo di Matteo riportati sopra, come del resto negli altri vangeli canonici, c’è una contraddizione. Perché se Gesù avesse ammesso di essere il figlio di Dio avrebbe poi detto:” ... d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio”. Perché parla del figlio dell’uomo se avesse veramente asserito in precedenza di essere figlio di Dio?

Se così fosse stato, avrebbe invece detto. “d’ora innanzi vedrete il figlio di Dio seduto alla destra del Padre”. Ma non lo ha detto. Infatti non ho trovato alcun punto della Bibbia in cui Gesù asserisca di essere il figlio di Dio, ma sempre figlio dell’uomo o figlio del Padre, dove Padre era il padre di tutti gli esseri viventi e quindi tutti erano figli del padre. Figlio di Dio gli è stato attribuito da altri, ma non per sua ammissione specifica e cioè “si io sono il figlio di Dio”. E perché allora se fu condannato per quella frase ritenuta blasfema nei confronti della religione, ma io ritengo invece irriverente nei confronti di Caifa, fu indicato come re dei giudei e non come figlio di Dio? Riprendo i passi del vangelo di Matteo “Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: “ Questi è Gesù, il re dei Giudei”. E quindi perché non hanno scritto: “Questi è Gesù, il figlio di Dio” ?. Agli storici e ricercatori questo compito.

La morte di Gesù

Ritorniamo all’argomento a quando dopo la condanna Gesù venne crocifisso sul monte calvario e sulla croce muore, probabilmente per arresto cardiaco dovuto al soffocamento del peso del corpo che “tirava” sulle braccia. Scompariva così il primo grande rivoluzionario della storia. La data probabile della morte di Gesù viene indicata nel venerdì 7 aprile dell’anno 30 (Parascevé di Pasqua) quando lo stesso aveva circa 35 anni.

E’ improbabile, come molti sostengono che la sua età fosse di 33 anni, poiché nacque prima del 4 a.C. quando ancora era vivente Erode il Grande. Anche la chiesa indica in 33 anni la vita di Gesù, ma come visto le date non collimano. L’ufficialità ecclesiastica della nascita di Gesù deriva dallo studio fatto nel VI secolo da Dionigi il piccolo, monaco della Dubrigia, che venne incaricato da papa Giovanni I di mettere ordine nelle cronologie storiche. Dionigi asserì che Gesù era nato nell’anno 753 di Roma, che sarebbe il punto zero dell’attuale nostro calendario, ovvero l’anno 1. Ci si riferisce ad uno studio avvenuto oltre 500 anni dopo la morte di Gesù. Matteo colloca la nascita di Gesù “al tempo di re Erode” e quindi sarebbe nato prima dell’anno 4 a.C. poiché è in quell’anno che re Erode muore. Ricercatori e storici asseriscono che Gesù morì un anno prima di re Erode, e così si deduce la data di nascita almeno nell’anno 5 a.C.. Ad inconfusionare le date c’è poi il cronista del tempo, Giuseppe Flavio, che indica la morte di Erode nell’anno 750 di Roma (quindi nel 3 a.C. e non nel 4) e anche per Giuseppe Flavio, se Gesù morì nel 30, avrebbe avuto 34 anni. Comunque, poca importanza hanno queste date che differenziano in uno o due anni nell’età di Gesù ed in tre-quattro anni dal punto zero del nostro calendario, ma saranno tema di discussione più avanti.

Le pie donne

Matteo cita il nome delle donne che erano presenti vicino alla croce al momento della morte di Gesù:

…..C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.”.

Giovanni invece nel suo vangelo dice: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala.

Marco asserisce: “..anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Salomé.

Mentre Luca, cita le donne solo nel capitolo successivo però senza indicarne i nomi.
Su questo evento personalmente ritengo che il vangelo di Matteo sia quello più vicino alla realtà. Facciamo peraltro una analisi delle tre indicazioni. Vediamo che i tre evangelisti riportano un nome in comune che è quello di Maria Maddalena, mentre in tre modi diversi indicano un’altra Maria:

- madre di Giacomo e di Giuseppe (in Matteo), sua madre (in Giovanni),

- Maria Madre di Giacomo il minore e Joses (in Marco).
Questa Maria è la madre di Gesù poiché Giacomo e Giuseppe (in Matteo) sono i suoi fratelli, e Giacomo il minore e Joses (in Marco) sono sempre Giacomo e Giuseppe fratelli di Gesù, mentre Giovanni la indica chiaramente come: sua madre.

-  La terza Maria presente era Maria di Cleofa, sorella di Maria madre di Gesù e quindi zia di Gesù.
Salomé, madre di Giacomo il maggiore, da alcuni chiamata pure Maria Salomé ebbe pur essa un ruolo, come indicherò di più avanti.

Un amico di Gesù, Giuseppe d’Arimatea, mise a disposizione, per la celebrazione del rito funebre, una tomba nuova che aveva fatto costruire per se, proprio nelle vicinanze del Golgota. Andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù, che gli venne consegnato verso sera. Gesù fu portato nella tomba, fu svestito completamente, fu lavato, cosparso di oli, avvolto in un lenzuolo, in attesa di ufficiare il rito funebre nel giorno successivo, poiché la religione ebraica vietava qualsiasi attività nel giorno del sabato. La tomba fu chiusa e rimasero a vegliarla le stesse tre Marie che l’avevano visto morire sulla croce.

Dato che vicino alla tomba si aggiravano alcuni di quelli che durante l’ascesa al calvario e successivamente sulla croce lo avevano deriso e gli avevano volto segni di disprezzo, Pilato ordinò a due soldati di vigilare affinché la gente non inveisse sul corpo del morto. Così fu fin verso la mezzanotte quando rimasero solo le tre Marie a vegliare la tomba e visto che non c’era più necessità, le guardie tornarono al loro comando.

 

Trafugamento e resurrezione del corpo di Gesù

 

Maria Maddalena vista la furia del popolo (aizzato dal sinedrio) nei confronti di Gesù e pensando che il giorno dopo, durante il previsto rito funebre, potessero succedere tumulti da parte di facinorosi, concorda con le altre due Marie (la madre e la zia di Gesù) di spostarne il corpo in un luogo più tranquillo e sicuro.
Mentre lei continua a vegliare la tomba la madre e la zia di Gesù vanno a cercare le altre quattro pie donne che avevano assistito alla crocifissione e dopo averle trovate si riuniscono tutte, unitamente a Giuseppe d’Arimatea, presso la tomba dove il Nazareno era stato collocato.

Le altre quattro pie donne erano:

  • Salomè : moglie di Zebedeo e madre di Giacomo il maggiore e di Giovanni, una delle donne che, assieme alla Maddalena, aveva seguito Gesù nel suo predicare alle genti;

  • Giovanna: moglie di Chuza (sovrintendente del palazzo di Erode) che pure essa aveva seguito Gesù;

  • Marta: sorella di Maria Maddalena;

  • Rachele di Tiro che anch’essa seguì Gesù nel suo predicare.

Queste erano le sette sorelle.

Per completezza, ma non erano presenti al momento della crocifissioni, le altre donne che seguirono Gesù durante i suoi spostamenti in Galilea e Palestina, erano: Giuditta e Susanna di Cesarea.
Le pie donne aprono la tomba, prelevano il corpo di Gesù, lo caricano su di un carretto trainato a mano e si dileguano nella notte portando quel corpo in un luogo lì vicino, ma molto più sicuro, lasciando aperta la tomba.
Rimane solo Maria Maddalena a vegliare di fronte alla tomba, per non dare nell’occhio, ma la tomba è vuota.
Di prima mattina del giorno successivo al sabato, Maria Maddalena inizia ad urlare richiamando gente sul luogo che, constatano che la tomba è aperta e vuota.

Allora la Maddalena spiega agli intervenuti che poco dopo l’alba si era recata alla tomba per preparare la funzione funebre, trovando il masso che chiudeva l’ingresso, spostato di lato e all’interno anziché il corpo di Gesù la presenza di un angelo che le comunicava la resurrezione di Gesù, invitandola a portare la notizia agli altri discepoli.
La gran parte degli intervenuti si inginocchia in preghiera e con questo il trafugamento, da sparizione diventa resurrezione.

Temporalmente siamo al secondo giorno dalla morte di Gesù.

Dell’evento e delle parole dell’angelo, Luca ad un certo punto dice: “…Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno. Ed esse si ricordarono delle sue parole.

Cosa ha voluto dire Luca con quel “ed esse si ricordarono delle sue parole”?

In pratica le sette sorelle si attennero alle volontà di Gesù (ed esse si ricordarono delle sue parole) e probabilmente nella nottata successiva fu portato all’interno del Tempio, dove nessuno si sarebbe mai immaginato di cercare.

Siamo quindi al terzo giorno e Gesù ha trovato la sua giusta collocazione nel Sancta Sanctorum (… isolato da una spessa cortina, il Santo dei Santi, un locale cubico di nove metri di lato, spoglio e senza finestre, ove solo il sommo sacerdote nel giorno delle espiazioni poteva penetrare, vestito di semplice abito di lino bianco - Lev. 16,12).

Dopo l’ingiustizia verso l’uomo era sta fatta giustizia per la sua salma.

Il segreto

Che i resti mortali di Gesù fossero nel Sancta Sanctorum doveva restare segreto anche per alcuni degli apostoli, visto il cambiamento che certuni avevano avuto durante il peregrinare. A ciò pensò Giuseppe d’Arimatea, l’amico che mise a disposizione la sua tomba. Costituì un piccolo gruppo di persone fidate che doveva vegliare su questo segreto e quindi controllare che non vi fosse profanazione di quanto il Sancta Sanctorum accoglieva. Questo piccolo gruppo di persone che dapprima si pensa fossero in numero di sette e successivamente di dodici, fu una delle prime confraternite gnostiche che più che predicare aveva il compito di custodire e quindi non doveva esporsi. Presero il nome di “Savi di Sion” e cioè i saggi illuminati di Gerusalemme. Fra i primi che fecero parte dei “Savi” oltre a Giuseppe d’Arimatea, c’erano pure due apostoli, Giacomo figlio di Zebedeo e Simone lo zelota, e poi Gamaliele ed il giovane Menahem figlio di Giuda il Galileo.

Questi dagli insegnamenti di Gesù avevano appreso e condividevano il principio che ogni popolo dovesse essere libero, che era inammissibile la dominazione di popoli sugli altri e che gli schiavi, in quanto uomini, dovevano essere liberati. Per il suo predicare e per sostenere le libertà degli uomini, Giacomo, fu fatto decapitare da Erode Agrippa, nel 42 d.C. perché considerato un sobillatore. (Atti degli Apostoli: 12 - Persecuzione di Erode Agrippa - In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro.).

Menahem e Simone, facevano parte di quella frangia “estremista” esseno-nazorea e furono fra i primi a partecipare alla guerra giudaica contro i Romani nel 66 d.C. Di Menahem si sa che morì nello stesso anno 66, ucciso da una sollevazione popolare. Di Simone si hanno meno notizie, ma si sa che all’inizio della guerra combatté contro il potere costituito dei nobili e del clero dominante, lo stesso che aveva condannato Gesù. Simone morì in battaglia durante la presa di Masada da parte dei Romani. Per quanto riguarda Gamaliele, probabilmente è lo stesso Gamaliele che scrisse un vangelo gnostico appunto chiamato “Vangelo di Gamaliele”, non riconosciuto dalla chiesa. Gamaliele che aveva fatto parte dei “legislatori” del Sinedrio, si convertì agli insegnamenti di Gesù , su predicazioni di Paolo ed aveva pure difeso gli Apostoli di fronte al Consiglio. Riporto anche per lui un passo degli Atti degli Apostoli – Cap. 5 :

Al momento i cristiani possono soltanto ricevere il consenso di Gamaliele, maestro di Paolo e rappresentante in vista dell’ala più progressista dei farisei. La soluzione ch’egli propone ai membri del sinedrio è semplice ma convincente:

  • se il Cristo predicato dagli apostoli è come i due messia Giuda il Galileo e Teuda (che si ribellarono a Roma verso la fine del regno di Erode il Grande), allora non c’è da preoccuparsene, poiché come i discepoli di quelli, alla morte dei loro leader, si sono dispersi, così accadrà dei cristiani;

  • se invece Gesù è più grande dei due leader, sarà il tempo a deciderlo, e se il tempo sarà a lui favorevole, allora significa che il suo messaggio meriterà d’essere preso in considerazione, ma anche in questo caso Israele non avrà nulla da temere, poiché il messaggio degli apostoli non è contro le istituzioni del paese.

Questo passo, ci da un’ulteriore indicazione. Se Gamaliele aveva due ruoli e cioè quello di “legislatore” del Sinedrio (che in pratica è l’attuale Avvocato) e componente dei “Savi di Sion”, vuol dire che la confraternita aveva un carattere iniziatico.

Altra considerazione che è una “conseguenza” sta nel fatto che i nomi Menahem e Gamaliel li si troveranno successivamente legati alle parole sacre e di passo di un’altra confraternita iniziatica: la Massoneria.

Nel frattempo dove erano andate le pie donne?

Su ciò si conosce poco anche perché la documentazione è scarsa; si riferisce e si ferma al momento della morte di Gesù.

Quella più seguita è stata Maria Maddalena, compagna di Gesù , ed alcuni ritengono che assieme alle altre pie donne fuggisse per mare ed approdasse sulla costa tirrenica della Gallia, nei pressi di Marsiglia. Oggi la parte meridionale della Francia è quella che più di qualsiasi altra parte del mondo, venera Maria Maddalena. Altri addirittura asseriscono che la Maddalena quando fuggì dalla Palestina fosse incinta e che appunto partorisse in Gallia e che dall’erede di Gesù iniziasse la discendenza tramite il “sang real” della dinastia dei Merovingi.

Sulla fuga e sulla maternità della Maddalena, personalmente nutro forti dubbi poiché se così fosse stato avremmo trovato una documentazione consistente e diffusa, ma su quest’argomento non esiste alcuna documentazione del tempo, ma solo mistificazioni nate circa un secolo e mezzo fa con il cosiddetto e presunto “Priorato di Sion”, una delle più grosse bufale che la storia possa ricordare.

Per quanto riguarda invece l’unione fra la Maddalena e Gesù , la cosa potrebbe essere possibile e fattibile per diverse ragioni. Innanzitutto perché un “Rabbi” predicatore, per la legge giudaica era quasi obbligato a prendere moglie. Anche il Vangelo gnostico di Filippo, non riconosciuto dalla chiesa, contiene indicazioni precise che vi riporto:

32.) Erano tre (Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era "Maria": sua sorella, sua madre e la sua consorte.

55.) La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: "Perché ami lei più di tutti noi? "Il Salvatore rispose e disse loro: "Perché, non amo voi tutti come lei?

56.) Un cieco e un uomo che vede, quando sono tutti e due nelle tenebre, non sono differenti l’uno dall’altro. Ma quando viene la luce, allora quello che vede vedrà la luce e quello che è cieco rimarrà nelle tenebre.
Anche se non scontato, il fatto sembra abbastanza evidente.

D’altro canto, sia dal punto di vista storico che religioso che importanza avrebbe se Gesù fosse stato sposato o avesse convissuto con Maria Maddalena? Ritengo che nulla sarebbe cambiato nei confronti della persona, anche perché si sarebbe trattato di una cosa normale.

L’apprezzamento sulla persona sia da parte dei credenti che dei laici non sarebbe certamente cambiato in senso negativo, casomai in senso positivo poiché la sua morte avrebbe provocato un dramma non solo per la famiglia paterna, ma anche per la sua.

Ci sono altre due cose da dire su questo argomento:

La prima: che una parte degli esseni i più votati all’ascetismo praticavano il celibato in quanto perseguivano un ideale di castità. Peraltro la condizione matrimoniale non vietava l’accesso alla comunità.
La seconda: In nessuna parte della Bibbia (nuovo testamento) che riguarda il cristianesimo, compreso quindi i Vangeli, viene mai indicato di non praticare il matrimonio, anzi la parola casto o castità non viene mai citata.

Profanazioni del Sancta Sanctorum

 

Dal momento della sua costruzione (circa 940 a.C.), il Tempio di Salomone è stato saccheggiato e distrutto diverse volte, come diverse volte è stato ricostruito.

Per quanto riguarda l’argomento di questo “scritto” considererò le due profanazioni avvenute prima della nascita e dopo la morte di Gesù, poiché le ritengo di basilare importanza. Le cause di queste due distruzioni furono sempre gli antagonismi fra giudei.

Comincio con la prima distruzione del Tempio.

Nel 67 a.C. dopo la morte della regina Alessandra Salomé, vedova del re e sommo sacerdote Alessandro Janneo, della dinastia degli Asmonei, i figli Arcano II e Aristobulo II si combatterono ed Aristobulo ebbe la meglio impadronendosi del trono. Ci fu in seguito un periodo di guerra civile ed ambedue i fratelli chiesero l’aiuto dei romani. Nell’autunno del 63 a.C. intervenne nella disputa il generale Gneo Pompeo, che ne approfittò per mettere le mani sulla Palestina.

Pompeo, una volta entrato in Gerusalemme, massacrò i sacerdoti, saccheggiò il Tempio e ne distrusse una parte, entrò nel Sancta Sanctorum, alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza, ma lo trovò vuoto.

Quindi, prendiamo nota, che nel 63 a.C. il Sancta Sanctorum era vuoto.

Durante il regno di Erode detto il Grande (37 – 4 a.C.) furono costruiti nuovi palazzi e fu iniziata la ristrutturazione del Tempio (anno 20 a.C.), che terminò nel 63 d.C sotto la dominazione romana.

Durante la prima amministrazione romana della Giudea (6 – 41 d.C.) non si hanno notizie particolari sugli accadimenti del Tempio se non un breve cenno dello scrittore e storico Giuseppe Flavio che cita una profanazione del Tempio da parte di alcuni samaritani che vi introdussero delle ossa umane nel giorno di Pasqua. Di chi erano queste ossa?

Ma andiamo avanti con la storia e con la seconda distruzione del Tempio.

Siccome una gran parte dei Giudei mal tollerava le prepotenze romane, cominciò a metà dell’anno 66 ad attaccare dei capisaldi romani sì che, nello stesso anno, il legato romano in Siria, Cestio Gallio, fu costretto ad intervenire con una legione e si abbandonò a razzie e saccheggi tentando pure un assalto al Tempio, ma venne respinto dai Giudei i quali, durante la ritirata di Cestio, uccisero circa seimila soldati romani.
Quando l’imperatore Nerone venne a conoscenza della disfatta subita da Cestio, inviò, nel 67 Vespasiano coadiuvato da suo figlio Tito, per sedare i rivoltosi e riportare la pace nella regione. Ci furono due anni di lotte intestine fra i Giudei che si scannarono fra di loro e mentre Vespasiano, nel 69 fu proclamato imperatore e ritornò a Roma, il figlio Tito attaccò i contendenti e nel luglio del 70 occupò Gerusalemme. Il Tempio fu saccheggiato, devastato e bruciato mentre Tito entrava nel Sancta Sanctorum e diversamente da Pompeo trovò in detto luogo la Menorah il sacro candelabro d’oro a 7 braccia, simbolo dell’ebraismo, che fu dapprima custodito, assieme all’Arca dell’Alleanza, nel Sancta Sanctorum del Tempio di Re Salomone, ma che Pompeo nel 63 a.C. non trovò. Della Menorah portata in trionfo a Roma, ne abbiamo testimonianza visiva poiché è ancora oggi ben riconoscibile in un bassorilievo sull’arco di Tito proprio a Roma . Tito non trovò altro nel Sancta Sanctorum, altrimenti ne avremmo avuto conferma sia dai bassorilievi che da Giuseppe Flavio.

Dove erano finite le ossa che i samaritani avevano depositato precedentemente nel Tempio?

C’è da dire che nel 70 prima dell’occupazione romana di Gerusalemme, diverse centinaia di giudei esseni, zeloti e nazorei fuggirono portando con loro diverse cose prelevate dal Tempio, e si rifugiarono nella fortezza di Masada. Solamente nel 73 i romani riuscirono a espugnare la fortezza di Masada dopo un lungo assedio. Un certo numero di Zeloti fuggì, in parte ritornando a Gerusalemme, ed in parte in Egitto.

Perché una parte di Zeloti tornò a Gerusalemme col pericolo di essere uccisa? Cosa dovevano fare a Gerusalemme e cosa portavano con loro? Perché correre un simile rischio se non per qualcosa di molto importante o sacro?

Successivi eventi a Gerusalemme

Passano gli anni e di Gerusalemme si sente parlare sempre meno, fino a quando nel 360, Elena, madre di Costantino, si reca in Palestina a visitare i luoghi santi ormai entrati nelle memorie del cristianesimo.

Arrivata a Gerusalemme, Elena fa distruggere il tempio pagano di Venere, costruito secoli prima dai Romani ed “abilita” il Tempio di Salomone ai riti della cristianità ortodossa.

La leggenda dice poi che Elena trovasse la croce sulla quale fu crocefisso Gesù, assieme ad altre reliquie, si che Costantino iniziò la costruzione della chiesa dell’Anastasia per contenervi le reliquie che sua madre aveva portato da Gerusalemme.

Di queste reliquie e del fatti si diffonde la notizia in tutto il mondo cristiano. Gerusalemme (l’Aelia Capitolina dei romani) diventa meta di pellegrinaggi, e Costantino la dichiara città santa del cristianesimo greco-ortodosso.
L’anno successivo dopo aver occupato Costantinopoli, Giuliano si proclama imperatore per conto del Senato Romano. Preoccupato dalla potenza e dalla invadenza del Cristianesimo, Giuliano reintroduce il paganesimo come religione di stato pur senza procedere a persecuzioni contro i cristiani. I templi pagani sono riaperti ed ordina pure che le chiese cristiane restituiscano, ai templi, tutti i beni confiscati. Riedifica il tempio di Gerusalemme che diventa anch’esso tempio pagano.

Nel maggio del 614 d.C. i persiani occupano Gerusalemme, ma nel marzo del 629 l’imperatore bizantino Eraclio riconquista la città santa.

Nel 638, Gerusalemme viene assediata dall’esercito arabo del califfo Omar Ibn al-Kahttab ed i bizantini sono costretti a chiedere la resa. Da questo momento Gerusalemme diventa musulmana.

Passa ancora un secolo e mezzo e Gerusalemme ritorna bizantina e quindi cristiana, rafforzandosi con un accordo fatto, ai primi dell’800, dal bizantino Niceforo con il Califfo d’Oriente.

Pure Carlomagno a difesa del Santo Sepolcro e della Chiesa gerosolimitana, sottoscrive un accordo con il Califfo Harun er-Rascid, con il quale si stabilisce la salvaguardia dei beni della chiesa e dei cristiani in Palestina.

Il periodo intermedio

Arriviamo agli anni che vanno dal 1070 al 1080 quando dopo diversi eventi precedenti, Gerusalemme torna in mano ai Musulmani.

In particolare, a seguito dei ripetuti attacchi dei Turchi Selgiuchidi alle città dell’Armenia, interviene l’esercito dell’ Impero Bizantino, ma nel 1071, l’imperatore Romano Diogene, viene sconfitto a Manzinkert, a seguito del tradimento da parte dei mercenari turchi ed anche da una parte degli altri mercenari scandinavi, franchi e normanni.

Questa sconfitta fa nascere nel mondo cristiano la volontà di porre sotto il dominio della cristianità le terre del medio oriente.

Si cerca di organizzare una crociata, quando l’imperatore Michele VII, che rappresenta pure la chiesa bizantina, chiede aiuto al Papa Gregorio VII affinché lo stesso affianchi le sue truppe per scacciare dalla Siria gli Arabi Selgiuchidi.

Il Papa immediatamente pensa ad una guerra santa scuotendo il mondo cattolico. In questo modo avrebbe portato la chiesa greca in grembo a quella romana, la Siria liberata dagli infedeli ed il vessillo con la Croce di Cristo di nuovo sul Tempio di Gerusalemme. Sarebbe stato anche per lui un passare alla storia.
Allora Gregorio cerca di convincere la nobiltà europea dicendo che è necessaria e giusta una guerra santa "Non per spargere il sangue dei Cristiani . Noi vogliamo radunare un numeroso esercito, ma perché i nemici, temendo di affrontarlo, cedano più facilmente. E nutriamo speranza che possa derivarne qualche altra utilità, che cioè, pacificati i Normanni, possiamo noi recarci a Costantinopoli a soccorrere i fedeli di Cristo, i quali, dilaniati dai morsi ferocissimi dei Musulmani, ci chiedono con ansia di aiutarli".

Ma nulla si fa, almeno in questo momento, mentre Turchi ed Arabi occupano l’Anatolia e la quasi totalità del Medio Oriente e, con altri gruppi Musulmani, premono ai confini di Bisanzio e dell’Europa occidentale.

La prima crociata

Fu durante il Concilio di Clermont d’Auvergne, nel 1095, che Papa Urbano II rivolge un’appello alla cristianità.
"...E’ impellente che vi affrettiate a marciare in soccorso dei vostri fratelli che abitano in Oriente... I Turchi e gli Arabi si sono scagliati contro di loro e hanno invaso le frontiere della Romania (Impero bizantino) fino al luogo del Mar Mediterraneo detto Braccio di S.Giorgio (stretto dei Dardanelli)... Hanno messo a soqquadro tutte le chiese e devastato tutti i paesi sottoposti alla dominazione cristiana.....A coloro che, partiti per questa guerra santa, perderanno la vita sia durante il percorso di terra, sia attraversando il mare, sia combattendo gli idolatri, saranno rimessi per questo stesso fatto tutti i peccati..... Niente dunque ritardi la partenza di quanti parteciperanno a questa spedizione: diano in affitto le terre, raccolgano tutto il denaro necessario al loro mantenimento e non appena l’inverno sarà finito e cederà alla primavera, si mettano in cammino sotto la guida del Signore..." (Testo riportato da Fulcherio di Chartres).

La crociata ha inizio ufficialmente il 15 agosto 1096 dopo che Ademaro de Monteuil, vescovo di Le Puy, viene nominato capo spirituale del “pellegrinaggio in Terrasanta” (non viene nominata la Crociata) e unico rappresentante del Papa e della Chiesa di Roma.

Vengono quindi inviate in Terrasanta quattro armate:

◦ La prima: composta da Normanni, è guidata da Roberto duca di Normandia, Stefano conte di Blois e Roberto II conte di Fiandra.

◦ La seconda: chiamata esercito dei crociati franchi (fra i quali c’erano pure dei tedeschi), è guidata da Goffredo di Buglione, duca di Lorena. Con lui partono pure i suoi fratelli Eustachio di Boulogne e Baldovino di Boulogne, oltre ad altri suoi parenti e diversi cavalieri dell’aristocrazia franca e tedesca.

◦ La terza: chiamata esercito crociato di Provenza, è guidata da Raimondo di Saint-Gilles, conte di Tolosa. Con lui parte pure il vescovo Ademaro di Monteuil delegato della Chiesa.

◦ La quarta: chiamata esercito crociato italo-normanno, è guidata da Boemondo I d’Altavilla, conte di Taranto e di Bari, primogenito di Roberto il Guiscardo.

Le quattro armate crociate giungono separatamente a Costantinopoli.

L’imperatore bizantino Alessio Comneno, mette a disposizione la sua flotta per trasportare le armate in Terrasanta.
Una parte dell’armata crociata prosegue via terra occupando la Cilicia (Armenia) e il Principato d’Antiochia.
Solo nel novembre 1098 il grosso dei crociati comincia a marciare dall’interno verso Gerusalemme, mentre Goffredo di Buglione segue un percorso lungo la costa.

Nel maggio 1099, i crociati occupano Tripoli, Beyruth, Sidone, Acri e si fermano a Cesarea. Dopo un riposo di una settimana riprendono la marcia verso Gerusalemme che ben presto viene cinta d’assedio.
Il 13 giugno effettuano un primo attacco, ma vengono respinti dagli Arabi comandati dal generale Iftikhar.
Nello stesso momento arriva una flotta genovese a dare manforte, portando vettovaglie, attrezzature militari e macchine da guerra.

Dopo diversi attacchi e tentativi di superare le mura di Gerusalemme, il 15 luglio, Goffredo di Buglione riesce a penetrare nella città incalzando gli arabi fino alla moschea di al-Aqsa dove vengono sopraffatti e si arrendono per poi essere imprigionati, compreso il generale Iftikhar.

Gli ebrei rifugiatisi nella sinagoga sono incolpati di aver aiutato i musulmani e così la sinagoga è data alle fiamme.
Il 22 luglio 1099 viene decretata la nascita del Regno di Gerusalemme, come Stato cristiano e nominato "Advocatus Sancti Sepulchri" Goffredo di Buglione. La presa di Gerusalemme fu un vero e proprio massacro di cristiani, musulmani ed ebrei.

Fra la prima crociata, terminata nel 1099 e l’inizio della seconda nel 1144, assistiamo ad una serie di eventi e quella che fu chiamata la Crociata di mezzo o Crociata ausiliaria del 1101, che in pratica fu un rafforzamento di truppe con il rincalzo di soldati franchi e tedeschi.

Quegli anni, fino al momento che interessa questo scritto, possono così essere sintetizzati:

◦ nel 1100 Baldovino succede al fratello Goffredo di Buglione e prende il nome di Baldovino I re di Gerusalemme.
◦ nel 1102 Baldovino riconquista Ramla e Cesarea che erano state invase dai Turchi.

◦ nel 1103 i crociati riconquistano Acri e Byblos mentre i Turchi occupano Harran.

◦ nel 1109 i crociati occupano Tripoli e Beirut che erano cadute nelle mani dei Musulmani e viene fondata la contea di Tripoli.

◦ nel 1110 Baldovino I conquista Sidone.

◦ nel 1113 Baldovino I viene sconfitto dai Turchi a Tiberiade.

◦ nel 1118 diventa re di Gerusalemme Baldovino II, cugino di Baldovino I.

E’ sotto Baldovino II che nel 1118 nasce l’Ordine dei templari.

Il mistero dei nove cavalieri

 

La storia racconta…… che nell’anno 1118 nove cavalieri francesi di nobili origini, lasciarono le loro terre per dirigersi verso la Terra Santa. Giunti a Gerusalemme si presentarono al Re Baldovino II, rivelandogli che avevano deciso di riunirsi in comunità per proteggere i pellegrini e di custodire le strade pubbliche che portavano al Santo Sepolcro. Il re li accoglie nella sua residenza, come se già li conoscesse o avesse avuto credenziali per dare loro assistenza e mette a loro disposizione una parte dell’antico Tempio di Salomone. Da questo momento i cavalieri prendono il nome di “Cavalieri del Tempio” o Cavalieri Templari.
Ma chi erano questi cavalieri?

1)      Il Conte Hugues de Payns che diverrà poi il primo Gran Maestro dell’Ordine.

2)      2)   Geoffry de Saint-Omer di origine fiamminga.

3)      Andrè de Mont Bard, zio (sembra più cugino) di Bernardo, abate di Clairvaux.

4)      Nivar de Montdidier

5)      Archambaud de Saint-Aignan

6)      Gondemar de Savignac

7)      Rossal (forse Timbaud)

8)      Jacques de Martignac (o Montignac)

9)      Philippe de Bordeaux

Il fatto che si fossero recati a Gerusalemme per proteggere i pellegrini è alquanto improbabile poiché non erano uomini d’arme e risulterebbe che mai hanno partecipato ad azioni militari.

Restarono nel Tempio per alcuni anni ed intrapresero (o continuarono) dei lavori senza che alcuno chiedesse loro più di tanto. Perché?

Probabilmente avevano un compito segreto da svolgere (o dovevano continuare nello svolgerlo) cercando in quel luogo qualcosa di molto importante.

C’è chi asserisce che cercassero l’Arca dell’Alleanza ed altri il Santo Gral, ma era proprio questo che cercavano? Si perché un qualcosa cercavano (o forse in parte l’avevano già trovato).

Esiste anche un’altra versione dei fatti che alla fine risulta la più plausibile.

Da quanto in precedenza indicato, i primi europei a difesa dei pellegrini in Terrasanta furono i Franchi Crociati che erano uomini d’arme e quindi combattenti; diversamente dai famosi nove cavalieri.

Nel 1118, quando Ugo di Payns e gli altri 8 cavalieri decidono di fondare l’Ordine, con l’accordo di Bernardo di Chiaravalle, le crociate erano in atto da oltre 20 anni.

Perché la costituzione dell’ordine avviene solamente dopo 20 anni e con un riconoscimento ufficiale altri undici anni dopo? Qual è stato il motivo che ha indotto i Cavalieri, con l’intermediazione di Bernardo e la Chiesa Romana a darsi un regolamento? Perché anche Baldovino II, re di Gerusalemme premeva affinché l’Ordine fosse ufficializzato?

C’è da dire che Baldovino I già nel 1114-1115, aveva messo a disposizione di quattro Cavalieri francesi della Champagne, fra i quali Ugo di Payns, una parte del suo palazzo: il Tempio di Salomone.

Questi cavalieri francesi, inviati a Gerusalemme da Luigi VI re di Francia, scoprirono che i sotterranei del palazzo rappresentavano un altro palazzo pieno di cunicoli, camere, corridoi e labirinti che in minima parte, fino ad allora, erano stati esplorati, anche perché molti ingressi erano rimasti celati da pareti. Ottennero il permesso di Baldovino per esplorare i sotterranei ed aprire i cunicoli che fino ad allora erano rimasti segreti.

Dopo circa 3-4 anni di “scavi”, rinvenirono, sotto il luogo indicato come Sancta Sanctorum, un qualcosa che indicava Gesù quale IESUS NAZOREUS.

L’abate Sauniere troverà poi a Rennes le Château non quel “qualcosa” rinvenuto dai Templari (che nel momento del ritrovamento non si chiamavano ancora così), ma la documentazione che dimostrava il ritrovamento e l’esistenza di quel “qualcosa”.

Dopo questo rinvenimento, i Saggi di Sion, consigliarono Ugo e gli altri di trasferire il “tesoro” in Europa per paura che i musulmani lo trovassero e lo distruggessero. Però tutto ciò doveva avvenire come era avvenuto in principio, con la presenza delle sette pie donne.

Ugo di Payns, alla fine del 1117, rientra in Francia, rende edotto di ciò che è stato ritrovato, Bernardo di Chiaravalle ed assieme (solo loro due), in gran segreto, incontrano Papa Pasquale II, per riferire della loro scoperta. Alcuni hanno asserito, ma io sono di diverso parere, che Pasquale II, dopo aver appreso l’informazione, abbia subito uno scossone tale, che il 21 gennaio del 1118 lo ha portato alla morte.

Pochi giorni dopo, il 24 gennaio 1118, è eletto Papa, Gelasio II. Bernardo ed Ugo riferiscono quindi a papa Gelasio, quanto ritrovato. Assieme viene deciso di portare, in gran segreto, il rinvenimento, in terra europea, per non farlo cadere nelle mani degli infedeli. Dapprima si pensa di portarlo a Roma, ma considerando che il papato era in lotta con Enrico V e la famiglia Frangipani, viene deciso di portare il rinvenimento in Francia, a Cluny. Per non dare troppo nell’occhio si dispone che la scorta sia formata da 4 cavalieri e 7 dame (le sette sorelle), così nessuno avrebbe fatto caso ad un convoglio formato per lo più da donne. Ugo ed altri cavalieri ripartono quindi per la Terra Santa portando con loro diverse dame di origine franca. Altra cosa strana. Il Papa, a Roma, viene aggredito da alcuni sicari e fugge in Francia, proprio a Cluny. Perché? Il 17 gennaio 1119 sbarcano sul territorio francese i 4 Cavalieri e le 7 sorelle, portando quanto era stato rinvenuto nel Tempio di Gerusalemme.

Sarà un altro caso, ma anche Gelasio II muore, nello stesso mese, dopo aver verificato quanto gli era stato mostrato. Cinque giorni dopo viene eletto nell’abbazia di Cluny (e non a Roma) papa Callisto II, ovvero il francese Guido di Borgogna. Si tratta di un altro caso, cioè che venga eletto un francese e per di più a Cluny?

Per ragioni di sicurezza e di segretezza, viene deciso, dal pontefice di nascondere, quanto trovato a Gerusalemme, nella piccola chiesa di Rennes le Château, luogo di venerazione di Santa Maria Maddalena.

Ripartono quindi i 4 cavalieri e le 7 dame alla volta di Rennes portando seco il segreto, composto da più reperti, che viene posto in un incavo all’interno della vecchia chiesuola (abbattuta e ricostruita a metà del 1200) e protetto da una lastra di marmo: quella (probabilmente) che poi sarà rinvenuta e chiamata “Dalle des Chevaliers”. Vengono impartite disposizioni che prevedono che almeno un cavaliere a turno con altri, vigili, in preghiera, all’interno della chiesuola, durante tutte le ore di luce e che le 7 sorelle restino sempre disponibili, presso la loro famiglia, per qualsiasi evento.

Per organizzare queste ultime ed averne un ricambio, sempre disponibile, viene fondato nel 1224, da Rodolfo di Worms (Cavaliere Templare), l’Ordine delle sorelle di Maria Maddalena, chiamato pure “Notre Dame du Refuge” ed un primo luogo monastico, guarda caso, realizzato nei pressi di Rennes.
Le prime sorelle assumono lo stesso nome delle altre 7 dame che a cavallo del 1118 e 1119 contribuirono al trasporto del “segreto”. E poi perché “du Refuge” che vuol dire del nascondiglio? L’Ordine delle Sorelle di Maria Maddalena era quindi nato per nascondere o celare qualcosa?

Cosa molto strana che la regola di un ordine para-religioso maschile quale era quello Templare, prevedesse pure norme per le “sorores templi”. In questo modo nessuno avrebbe fatto caso alle sorelle, non solo a quelle che accudivano i monaci-guerrieri, ma che con loro facevano carovana e si spostavano dall’Europa all’Oriente e viceversa. Perché solo la regola templare prevedeva questo?
Fu fatto un giuramento fra Templari e Chiesa che prevedeva che mai alcun Templare avrebbe rivelato il segreto, e qualora ciò fosse stato fatto, spettava solo ed esclusivamente al papa. Quindi solo i dignitari Templari ed il papa sapevano di cosa si trattasse. Da questo si possono capire tante altre cose, quali: la potenza economica dei Templari, l’esenzione degli stessi dal pagamento delle decime ed il perché nei loro confronti, sebbene incriminati (ingiustamente) per eresia, non sia mai stata pronunciata alcuna scomunica. Il “segreto” resta a Rennes fino al 1241 e viene spostato, in parte, in alcune grotte di Foix e di Niaux, per poi riprendere (ancora in parte) la via di Gerusalemme nel 1243, accompagnato da 6 Cavalieri e da 7 sorelle di quell’ordine fondato appositamente nel 1224. Viene decisa la partenza per Gerusalemme, perché il Sancta Sanctorum del Tempio della Città Santa è stato destinato quale luogo finale dove il “segreto” deve restare per l’eternità. Il convoglio si ferma a San Giovanni d’Acri, poiché Gerusalemme è assediata dai musulmani, che poi l’occupano (definitivamente) nel 1244. Visto che è difficile poter riprendere Gerusalemme, Luigi IX di Francia decide, nell’Agosto del 1248, di partire per una nuova crociata (la sesta), cercando l’appoggio dei Mongoli per poter rioccupare la Città Santa. Non riuscendo nel suo intento, Luigi IX, spinto anche dal Gran Maestro dei Templari, Renaud de Vichiers, dispone, nel 1251, la fortificazione di San Giovanni d’Acri per poter meglio difendere ciò che li era stato portato e occultato otto anni prima.

Considerato che San Giovanni d’Acri era continuamente presa d’assalto dai musulmani, viene deciso, dopo il furioso assalto da parte dei mamelucchi, di riportare in Europa il cosiddetto “tesoro” poiché l’oriente è considerato luogo non più sicuro.

A quel tempo, Patriarca di Gerusalemme è Jacques Pantaleon e Gran Maestro dei Templari Thomas Berault. Il Patriarca Pantaleon ha un ruolo importante in tutta la vicenda, non solo perché parte con la cassa contenente il “tesoro” unitamente a cinque cavalieri ed alle sempre presenti sette sorelle, ma anche per eventi successivi che fra breve indicherò. Il Patriarca, i Cavalieri e le sette sorelle approdano nella località di Fos, nei pressi di Marsiglia, nei primi giorni dell’aprile 1261. Da questo momento il “tesoro” non lascerà mai più L’Europa. Alcuni affermano che sia stato collocato in una nicchia sotto il pavimento della chiesa di Rennes, altri dicono invece che la chiesa sia quella di Rosslyn in Inghilterra, altri ancora che raggiunse l’Italia per essere consegnato alla Chiesa di Roma.

Ma cosa avevano trovato in realtà i Templari nel 1117 nel Sancta Sanctorum sotto il Tempio di Gerusalemme?

Che cosa trovò successivamente Saunière? Molti studiosi affermano che "avrebbe scoperto un segreto di tale gravità (io direi novità) da far tremare le fondamenta del mondo cristiano…". In effetti, Saunière, non aveva trovato il segreto, ma qualcosa che documentava detto segreto.

Ritorno al Patriarca di Gerusalemme Jacques Pantaleon che, dopo diverse peripezie, raggiunge la Francia nei primi giorni d’Agosto del 1261 con la cassa contenente il segreto dei Templari. Nel momento del suo rientro sono in corso le elezioni per il nuovo Papa che deve succedere ad Alessandro IV, morto a Viterbo il 25 maggio dello stesso anno. I casi della vita e le coincidenze possono essere molte in un lungo periodo, ma in un breve no. Che cosa successe?

Per eleggere il successore di Alessandro IV, i cardinali litigano per tre mesi, poi il 20 agosto 1261 compare a Viterbo Jacques Pantaleon che, non è candidato al trono papale ed incontra i maggiori dignitari della Chiesa per riferire di questioni che riguardavano la Terra Santa. Pochi giorni dopo, il 29 agosto, è consacrato papa, a Viterbo, Jacques Pantaleon che prende il nome di Urbano IV.

Perché i Cardinali elessero lui Papa? Quali furono i termini dell’incontro avuto il giorno prima? Di cosa si parlò? Sta di fatto che, come diciamo oggi, in quattro e quattr’otto il Patriarca Pantaleon divenne Papa.

Urbano IV rimase sempre fra Viterbo, Orvieto e Perugia e mai andò a Roma. Ampliò poi il collegio cardinalizio nominando sei francesi. Ma la cosa più importante ed interessante per il nostro argomento è che nel 1264 introdusse nella liturgia ecclesiastica la festa del “Corpus Domini”. Da allora il Corpus Domini non è la festa del Signore Dio onnipotente, ma del Signore Gesù il cui simbolo risiede nell’ostia consacrata come “corpo di Cristo”.

Il corpo di Cristo è forse da attribuirsi a ciò che scoprirono i futuri Templari nel 1117? Stando a diverse opinioni di studiosi di gnosi cristiana e templarismo, risulterebbe che i nobili cavalieri franchi comandati da Ugo di Payns, scoprirono i resti mortali di Gesù e Urbano IV, in un certo qual modo, lo rese pubblico nel 1264 con la festa del “Corpus Domini”.

Secondo diversi ricercatori ed autori, i futuri Templari trovarono nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme, un’urna di granito, contenente ossa umane con la scritta, in aramaico, su di un lato: “Yehoshuah ben Joseph Maestro di Giustizia”, oltre ad altra documentazione in rame e su pelle di capra che appunto documentava che Gesù, Maestro di Giustizia dei Nazorei era stato condannato da Hanna e Caifa ed ucciso dagli invasori Romani. Erano forse quelle ossa di cui racconta lo storico Giuseppe Flavio quando dice che durante la prima dominazione romana ci fu una profanazione del Tempio da parte di alcuni samaritani che vi introdussero delle ossa umane nel giorno di Pasqua?

Nei ritrovamenti dei rotoli del Mar Morto di Qumran, mancano due rotoli in rame, ma ci sono gli atti che descrivono la religione Esseno-nazirea. Questi rotoli ed altra documentazione, probabilmente è ciò che trovò l’Abate Saunière e che lo rese ricco, ma anche detestato ed avversato dalla chiesa ufficiale.

Saunière però non trovò l’urna con i resti mortali di Yeshua ben Joseph, anche dopo aver scavato tutto il pavimento della chiesa di Rennes e l’adiacente cimitero. Saunière trovò una parte dei documenti scritti da Ugo de Payns e dagli altri cavalieri dove era descritta tutta la storia (probabilmente dettata dai Saggi di Sion) di Maria Maddalena, della morte di Gesù, della sua inumazione, della sua esumazione e collocazione dei resti mortali nell’urna di granito. Veniva così messo in dubbio la resurrezione materiale di Gesù, ma non quella spirituale ritenendo ciò che lo stesso sia risorto con la rinascita del credo esseno da parte dei suoi seguaci e del successivo cristianesimo. Per dire e credere quanto da lui scoperto, Saunière non ebbe mai l’assoluzione, anche in punto di morte.

Dove è finito il corpo di Cristo ?

Meglio sarebbe chiedersi dove sono finiti i resti mortali di Gesù, contenuti nell’urna di granito, celata dai samaritani nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme durante la dominazione romana e ritrovata dai Cavalieri Templari nel XII secolo, riportata in Europa per la seconda volta nel 1261.
Come ho accennato in precedenza tre sono le congetture che però potrebbero essere anche possibilità.

La prima che siano stati sepolti in qualche luogo all’interno o nei pressi della chiesa di Rennes le Château.

La seconda che siano stati celati nei sotterranei della chiesa di Rosslyn vicino ad Edimburgo.

La terza che siano stati consegnati alla chiesa di Roma.

Per quanto riguarda Rennes le Château da circa un secolo e mezzo si è scavato in ogni parte ed in ogni luogo specialmente all’interno della chiesa, nei pressi della stessa e nell’attiguo cimitero. Di urne, teche od ossa con particolari indicazioni, nulla si è trovato.

Per quanto riguarda Rosslyn in essa poco si è scavato, ma è molto improbabile la presenza delle ossa di Gesù in quel luogo. Nel 1261 la cappella non esisteva ancora e fu fatta costruire da William de Saint Clair nel 1446. Alcuni dicono che Saint Clair la fece costruire sulle rovine di una piccola chiesa di campagna, quindi sconosciuta ai più ed ai Templari.

Rimane la terza ipotesi e cioè che sia stata consegnata alla chiesa di Roma; ma in che modo, dove e a chi?
In precedenza ho indicato che nell’agosto del 1261 è Jacques Pantaleon, patriarca di Gerusalemme, che rientra in Europa con quanto ritrovato dai Templari nel Sancta Sanctorum. Questi si reca a Viterbo dove la massima prelatura della chiesa romana era convenuta per eleggere un nuovo papa, e non trovava un accordo sul nome da scegliere. Ufficialmente Pantaleon aveva chiesto di poter essere ascoltato per questioni che riguardavano la Terra Santa. Non si sa come, ma Pantaleon, dopo aver colloquiato con le massime autorità della chiesa, viene scelto come nuovo papa e prende il nome di Urbano IV. Perché una persona, sebbene ecclesiastica, viene scelta per divenire papa, quando fino a quel momento il suo nome non era mai comparso?

Cosa può essere successo? Quale accadimento convinse i massimi esponenti della chiesa a consacrare papa Pantaleon.

A questo punto la storia si mischia alla supposizione e nasce l’ipotesi più plausibile.

Nell’agosto 1261 l’urna in granito, contenete le ossa di Gesù, sbarca nel porto francese di Fos (oggi Fos sur Mer) scortata da cinque Cavalieri Templari, dalle sette sorelle dell’Ordine di Maria Maddalena e dal patriarca di Gerusalemme Jacques Pantaleon.

Pantaleon, considerato che la reliquia non potrà mai più ritornare a Gerusalemme divenuta città instabile dal punto di vista politico e militare, pensa che la giusta collocazione sia a Roma vicino alla tomba di Pietro. Sarebbe come riunire i due massimi promotori del cristianesimo, insieme nella vita e insieme nella morte. Pantaleon attende sempre a Fos, la nomina del nuovo papa per potersi poi recare da lui con la lettera ricevuta da Alessandro IV. Passano due mesi ma il nuovo papa non è ancora eletto. Pantaleon allora decide di mettersi in marcia verso Viterbo certo che in quel frattempo sarà nominato il nuovo papa, poiché, come già detto, Alessandro IV era morto il 25 maggio 1261.

Partono da Fos, a fine luglio del 1261, dirigendosi verso l’Italia, tre carri con le sette sorelle, il patriarca Pantaleon, le reliquie portate da Gerusalemme ed una scorta di cinque cavalieri Templari. La carovana raggiunge Viterbo il 20 agosto. Pantaleon incontra il Cardinale Giovanni Gaetano Orsini, gli mostra le reliquie che i Templari avevano trovato sotto il Tempio di Gerusalemme e gli espone il suo progetto di collocare le ossa di Gesù vicino a quelle di San Pietro.

Citano le cronache di quel tempo: “Doppo la morte dunque del nostro Santo Pontefice Alessandro, li Cardinali, doppo haverli celebrate le solite solenni Esequie, et haverlo altresì sepellito nella Cattedrale di S. Lorenzo, si ridussero in Conclave, per sostituirli un Successore; ma come erano pochi di numero, perochè non erano più che 19 e ciascheduno haveva forse la sua pretensione, né alcuno voleva cedere al compagno, la suddetta Creatione però del nuovo Papa, s’andava viè sempre più prologando, a segno, che essendo già passati tre Mesi, e più, alla per fine Gio. Gaetano della nobillissima Casa Orsini, che era di singolar prudenza dotato, e molto zelo haveva dell’honore e dell’utile di S. Chiesa, si pose in cuore, già che vedeva, che l’elettione difficilmente poteva cadere sopra alcuno de’ Cardinali, di farla almeno cadere sopra qualche gran Prelato della Chiesa; e perchè in questo tempo, per gran fortuna, ritrovavasi nella Romana Corte il Patriarca di Gierusalemme, che era Giacomo Pantaleone di natione Francese, nato in Troies di basso Lignaggio in vero (come che dicono li Scrittori della Chiesa, e del Secolo, che suo Padre fosse un povero Rigattiero) ma però di nobili costumi, e di gran Dottrina, ricco, e dovitioso; questo gran Soggetto, per tanto, cominciò il saggio Cardinale, a proporre con molta destrezza a gli altri, e tanto s’adoprò, che finalmente, come piacque a Sua Divina Maestà, cadde la sospirata Elettione in esso lui, la quale fu da tutti approvata con grande applauso fuori, che da esso medesimo, che ne pianse amaramente; e ciò successe a’ 29 d’Agosto di quest’Anno.

Così Jacques Pantaleon diventa papa prendendo il nome di Urbano IV.

Trattiene presso di se le sette sorelle e lascia liberi i cinque cavalieri Templari di ritornare in Francia.

Racchiude le reliquie in un luogo sicuro del palazzo papale, nell’attesa di poterle fare trasportare a Roma.

Nomina inquisitore generale il cardinale Giovanni Gaetano Orsini in segno di riconoscenza per aver convinto gli altri cardinali ad eleggerlo papa.

Da notare che anche il cardinale Orsini, che era venuto direttamente a conoscenza del segreto Templare, sarà nominato papa, nella basilica di San Pietro, il 26 dicembre dell’anno 1277 e prenderà il nome di Niccolò III.

A quel tempo Roma era nelle mani di Manfredi e quindi era quasi impossibile portare le reliquie nella chiesa ove si trovava la tomba di San Pietro, Urbano decide quindi di far ritornare in Francia le sette sorelle presso il loro monastero.

Urbano pensa di contattare Carlo d’Angiò che aveva conosciuto a Gerusalemme nel 1248 durante la spedizione comandata da Luigi IX.

Il Villani descrive d’Angiò come: "Saggio, di sano consiglio e prode in arme, aspro e molto temuto e riguardato da tutti i re del mondo, magnanimo e d’alti intendimenti nel fare ogni grande impresa, sicuro, in ogni avversità, fermo, e veritiero d’ogni sua promessa, poco parlante e molto adoperante, non rideva quasi mai o pochissimo; onesto come un religioso; cattolico ma aspro in giustizia e spesso feroce; grande di persona, possente come corporatura, colore del viso olivastro con un gran naso; e più che un signore nella sua imponenza pareva proprio una maestà reale; molto vegliava e poco dormiva, e usava ricordare che, dormendo si perdeva tanto tempo; era largo con i cavalieri d’arme, ma sempre bramoso di conquistare terre e signorie, oltre che essere avido di denaro necessario per le sue imprese e le sue guerre; di gente di corte, di menestrelli o giocolieri lui non si dilettò mai"

Carlo, era un Templare provenzale e cioè di quella zona della Francia in cui era (ed è tutt’oggi) venerata Maria Maddalena.

Papa Urbano, con la complicità e l’astuzia dell’Arcivescovo Bartolomeo Pignatelli, riesce a concludere con il d’Angiò un trattato che prevede che lo stesso d’Angiò venga eletto senatore di Roma però dovrà riconoscere alla Santa Sede l’alta sovranità sul regno di Sicilia.

In questo modo, il papa, oltre ad avere sovranità sul regno di Sicilia ha la quasi certezza che il d’Angiò riesca, in poco tempo, a liberare Roma dai ghibellini, e quindi farvi ritorno portando le reliquie di Gesù .
Urbano si trasferisce ad Orvieto e lascia a Viterbo le reliquie sotto la sorveglianza e responsabilità del Cardinale Giovanni Gaetano Orsini, l’unico che a quel momento era a conoscenza dell’evento.

Carlo d’Angiò non prende possesso del senato, ma invia, quali suoi vicari, due suoi fidati, anch’essi provenzali, Jacques Gaucelin (che morirà dopo breve tempo) e Jacques Gantelme che diventerà un tenace oppositore ai ghibellini.

Urbano IV muore il 2 ottobre 1262 senza poter attuare nessuna delle sue iniziative. Gli succede, anche su pressioni di d’Angiò verso i cardinali riuniti a Perugia, un altro francese di origine provenzale (guarda caso) suddito di Carlo, anch’esso con un passato di Templare, che fu pure sposato e padre di due figli, ma dopo la morte della moglie si fece monaco fino a diventare vescovo. Si tratta di Guy Foulques che, consacrato papa il 5 febbraio del 1265, prende il nome di Clemente IV. Il Cardinale Orsini, dopo l’investitura di Clemente IV, lo informa di quanto aveva portato dalla Terra Santa il suo predecessore e che trovandosi le reliquie ancora nascoste a Viterbo, sarebbe stato necessario recarle a Roma che però era ancora pericolosa in quanto i ghibellini erano sempre presenti, seminando tumulti.

Clemente contatta Carlo d’Angiò invitandolo, secondo i patti sottoscritti con il suo predecessore, a marciare su Roma e scacciare i ghibellini. D’Angiò, dalla Francia, risponde che per organizzare una spedizione su Roma servono molti soldi e che quindi attende i fondi per potersi muovere. Il papa allora è costretto a chiedere contributi in denaro a tutte le curie comprese quelle più ricche di Inghilterra e Scozia.
Nell’aprile del 1265, Carlo d’Angiò, parte via mare ed approda a Ostia il 21 maggio. Un paio di giorni dopo con l’aiuto dei guelfi romani entra in Roma e si insedia in Laterano anziché in Campidoglio, guadagnandosi l’ira papale che prende il gesto come un affronto. Dopo di che, Carlo prima di partire verso la Sicilia, il 6 gennaio del 1266 viene incoronato, in San Pietro, re di Sicilia.

Mentre Carlo occupa Benevento, Napoli ed il Regno di Sicilia, Corradino di Svevia appoggiato dai ghibellini toscani marcia su Roma per occuparla. Il 23 agosto del 1268, a Tagliacozzo, nei pressi del lago Fucino, si scontra l’esercito guelfo di Carlo d’Angiò con quello ghibellino di Corradino di Svevia.

La battaglia è cruenta, Carlo ha la meglio e Corradino è costretto a fuggire verso Roma, ma non trova l’appoggio dei ghibellini e viene catturato da Carlo ed imprigionato. Nello stesso anno, Clemente IV muore a Viterbo senza aver potuto, anche lui, come Urbano IV, reinsediarsi in Roma e portare le reliquie in San Pietro.

Prima dell’insediamento del nuovo papa passano circa tre anni. La chiesa viene gestita dai cardinali che nel palazzo papale a Viterbo hanno continui litigi che innescano la sollevazione della città. Il primo settembre 1271 viene nominato papa Tebaldo Visconti da Piacenza che prenderà il nome di Gregorio X.

Sarà pure questo un caso, ma Tebaldo Visconti, nel momento in cui viene eletto papa si trova in Terra Santa ed è la guida spirituale dei Templari.

Il nuovo papa, rientra in Italia il primo gennaio del 1272 e non ancora consacrato, giunge a Viterbo. Il Cardinale Gaetano Orsini prende immediatamente contatto con lui, facendogli presente il contenuto di quanto era stato celato nel palazzo papale di Viterbo.

Tebaldo, essendo profondamente e sentimentalmente Templare, avendo vissuto alcuni anni a contatto diretto sia con i crociati che con i Templari ed avendo pure udito quella che lui credeva leggenda, senza alcun indugio chiama a se re Carlo.

Il 13 marzo dello stesso anno, Tebaldo, scortato da re Carlo e dai suoi migliori cavalieri, arriva a Roma, con un codazzo di cardinali, vescovi e preti, portando con se diversi carri di documenti, suppellettili, libri ed anche l’urna di granito che contiene il segreto templare.

Qualche giorno dopo, Tebaldo, assieme al Cardinale Orsini, aprono la teca di granito che contiene le ossa di Gesù, le avvolgono in un panno di porpora, simile alla tunica che aveva al momento della crocifissione, e gli danno una seconda sepoltura vicino alla tomba di San Pietro.

Il 27 marzo del 1272, Tebaldo viene consacrato papa, in San Pietro, e prende il nome di Gregorio X.


A questo punto faccio una piccola pausa, facendovi annotare l’anno (1272) e la chiesa dove è avvenuta la consacrazione di papa Gregorio X (San Pietro).

Qui finisce un pezzo della storia. Da questa storia abbiamo rilevato che il segreto templare, trovato nel Sancta Sanctorum del Tempio di Gerusalemme era contenuto in un’urna di granito. L’urna di granito conteneva le ossa di Gesù che nel 1272 furono sepolte vicino alla tomba di San Pietro e cioè nel Sancta Sanctorum di Roma. Ma andiamo oltre……………

La Basilica di San Pietro

A Roma già dal 35 d.C. era vigente un istituzione giuridica voluta da Tiberio, denominata “senatoconsulto” in base alla quale il Senato Romano era l’unico organismo preposto al riconoscimento della liceità del culto di Cristo. L’imperatore poteva appellarsi a questa norma per procedere contro i cristiani in quanto non riconosciuti dal Senato. Nell’anno 63, Nerone, appellandosi al “senatoconsulto” emette il cosiddetto “Editto di Nazareth” con il quale accusa i discepoli di Gesù ed i cristiani di aver sottratto dal sepolcro, il corpo di Cristo; incolpandoli pure dell’incendio di Roma e quindi perseguitandoli.
Come faceva Nerone, già a quel tempo, asserire che i discepoli avevano sottratto il corpo di Gesù ? Forse che i romani erano a conoscenza di quell’evento sin dai tempi di Ponzio Pilato?

Della repressione ci parla Tacito, nei suoi “Annali” : “Né gli sforzi umani, né le largizioni dell’imperatore, né i sacrifici espiatori agli dei poterono togliere la persuasione che l’incendio era stato comandato. Per questo motivo Nerone presentò dei responsabili e diede ai supplizi più raffinati, uomini odiosi per i loro crimini, che il volgo denominava cristiani. Colui dal quale prendevano il nome, un certo Cristo, era stato giustiziato sotto Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato. Dapprima soppressa, questa esecrabile superstizione di nuovo irrompeva non soltanto in Giudea, culla di questo flagello, ma anche a Roma, dove confluisce tutto quanto c’è altrove di più atroce e vergognoso. Furono arrestati dapprima quelli che confessano d’essere cristiani, poi, sulla loro deposizione, un’ingente moltitudine accusata non più per il crimine dell’incendio ma per il loro odio del genere umano” (Annales, XV,44).

Durante questa persecuzione (probabilmente avvenuta nel 64) trovano la morte anche gli apostoli Pietro (Simone il pescatore) e Paolo. Il “Liber Pontificalis”, scritto nel VI secolo, indica invece un’altra data: “Pietro fu coronato con il martirio insieme a Paolo, nell’anno trentottesimo dopo la passione del Signore. Venne sepolto sulla via Aurelia, presso il tempio di Apollo, accanto al circo di Nerone, in Vaticano, presso la località detta Trionfale, vicino al luogo dove era stato crocifisso, il 29 giugno”.

Quindi secondo il “Liber Pontificalis” la morte di Pietro sarebbe avvenuta nel 68 d.C. ma questa data non collima con gli eventi. Se consideriamo i 68 anni e cioè 30 (anno della crocifissione di Gesù) + 38 (dal Liber pontificalis) è molto improbabile che il 29 giugno di quell’anno, Nerone abbia fatto crocifiggere Pietro.
Tiberio Claudio Nerone Domiziano Cesare detto semplicemente Nerone muore suicida a Roma il 6 giugno del 68 e quindi è impossibile che venti giorni dopo abbia disposto la crocifissione di Pietro.
Documentazione di questi fatti avvenuti a Roma sono descritti nel III secolo da Tertulliano: Pietro fu crocifisso, Paolo decapitato. Nerone per primo insanguinò a Roma la fede nascente. Fu allora che Pietro ebbe i fianchi cinti da altri e non da sé, quando fu messo in croce, fu allora che Paolo ottenne, con il martirio, una nuova nascita”.

Si dice che Pietro fu crocifisso sul colle Vaticano, a testa in giù ed il suo corpo gettato in una fossa anonima, che cominciò ad essere meta segreta di pellegrinaggi da parte dei cristiani.
Papa Anacleto (76-88) fece erigere in quel luogo un primo “trofeo”, invitando la comunità cristiana ad iniziare la costruzione di quella che fu chiamata la “Fabbrica di San Pietro”.

Solamente nel 315 l’imperatore Costantino, dopo aver riconosciuto la religione cristiana quale religione ufficiale dell’impero romano, iniziò i lavori della prima basilica di San Pietro che si conclusero nel 326 con la consacrazione del luogo da parte di papa Silvestro II. La basilica composta da cinque navate, fu costruita sul colle Vaticano e per poter eseguire i lavori fu necessario spianare una buona parte di collina e quindi distruggere una parte della vecchia necropoli.

Questa prima basilica o nucleo comprendeva pure alcune catacombe e la parte residua della necropoli risalente a due secoli prima.

La basilica diventò il maggior luogo di culto della cristianità, venne ristrutturata diverse volte, pian piano ampliata, vi si edificarono sopra due altari, quello di Gregorio Magno (590-604) e quello di Callisto II (1123), ma solamente nel 1506 cominciarono i lavori per una riedificazione in termini moderni, che termineranno il 18 novembre del 1626.

Sappiamo però che quella Basilica era molto importante, infatti, come vi ho fatto “annotare”, nel 1272 in essa viene consacrato papa Gregorio X, oltre naturalmente ad altri papi in precedenza.
L’antica necropoli con la presunta tomba di Pietro, nonché le più recenti aree cimiteriali, oggi, si trovano nelle cosiddette Grotte vaticane e cioè tre metri sotto il pavimento della Basilica.

Le grotte hanno una fitta diramazione (come era nel Tempio di Salomone) e sono indicate come “Grotte vecchie” quelle relative alla necropoli e “Grotte nuove” quelle disposte a raggiera che partono dalla tomba di San Pietro.

Mi chiedo il perché la tomba di San Pietro non è più nella parte vecchia e quindi nella zona della necropoli, ma anche perché sia stata messa nella parte nuova. Se come si dice i resti mortali di San Pietro non hanno mai subito traslazioni non è che siamo di fronte a due tombe importanti per la cristianità e cioè quella di San Pietro rimasta nella parte vecchia e non più identificabile (semmai anche in tempi antichi sia stata identificata) e quella di Gesù nella parte nuova poiché avrebbe trovato collocazione solamente nel 1272?

Mai però si era veramente scavato (almeno ufficialmente) nei “sotterranei” segreti della Basilica ed i rinvenimenti e la documentazione di cui siamo a conoscenza derivano da scavi effettuati fra il 1939 ed il 1949, con la scoperta della necropoli, di urne cinerarie, di sarcofagi, di tombe familiari e del luogo che si dice fosse la tomba di Pietro.

Una delle più quotate ricercatrici ed epigrafiste “vaticane” è stata Margherita Guarducci, scomparsa nel 1999 a cui si devono ritrovamenti eccezionali fra i quali numerosi graffiti invocanti San Pietro e Gesù. Trovò pure, in una tomba chiamata “degli archeologi”, un piccolo ossario con un’iscrizione in greco che indicava ”Pietro è qui”, ma l’ossario era vuoto.

Nel 1953 furono ritrovate alcune ossa umane avvolte in un panno di porpora intessuto con fili d’oro. Dopo un primo esame fu specificato che si trattava di un uomo di circa 60 anni e quindi furono indicate come i resti mortali di Pietro. Questi resti, vennero chiusi in una scatola di plexiglas insieme ad un documento che indica che, “si pensa” siano dell’Apostolo Pietro.

Ma perché se si aveva la certezza che il corpo di Pietro si trovava in quel luogo non lo si era riesumato, in tempi precedenti, per dargli una più degna sepoltura? Il panno di porpora che avvolgeva le ossa che è stato ben indicato, ma non identificato temporalmente, a quale periodo risale?

Non è che si tratta di un panno ricavato da una cappa o mantello templare, di color rosso porpora, con bordature in filo dorato, che veniva indossato dai Cavalieri nelle grandi occasioni?

Stabilire poi che le ossa sono di un uomo di 60 anni non ha molto rilevanza e credibilità, non tanto nell’analisi del reperto, quanto nella costituzione e formazione dello stesso. L’ossatura di persone vissute nel primo secolo d.C. non è simile a quella di persone vissute nel medioevo oppure a quelle vissute nel 2000. Ciò deriva dai diversi tenori di vita ed in particolar modo dall’alimentazione. La composizione ossea degli antichi è molto più labile di quella delle persone del nostro tempo.

In altre ricerche durante le quali sono stati rinvenuti scheletri umani, dove ben evidentemente si trattava di fanciulli e la datazione li dava al III – IV secolo, gli esami ne stabilivano l’età dai 30 ai 40 anni, cosa impossibile per scheletri che non misuravano oltre il metro e quaranta centimetri.
Del resto anche di quel tempo altri resti di adulti indicano delle età dai 70 fin’anche a 90 anni, cosa quasi improbabile se si pensa che la vita media non raggiungeva i 40 anni e l’età sperata era di 50, massimo 55 anni.
Quindi, a mio avviso, sempre parlando di resti umani di quei tempi, hanno più certezza le datazioni, ma molto meno le presunte età dei deceduti.

Non vi è certezza che le ossa trovate sotto l’altare dei Papi e sulla perpendicolare del “cupolone” siano quelle dell’apostolo Pietro e così è sancito anche ufficialmente.

Allora quei resti se non fossero di Pietro di chi sono? Perché da un certo momento quei resti sono venerati ancor più di come fin ad allora erano venerati i presunti resti di Pietro?

Cosa vogliono dirci i Templari accennando che solo il primo papa franco eletto nel terzo millennio svelerà il segreto?

Che messaggio avrà voluto trasmetterci Malachia con le sue “Profezie” dove al motto 112 cita: "In persecutione extrema Sanctae Romanae Ecclesiae sedebit Petrus Romanus qui pascet oves in multis tribulationis, quibus transactis septicolis diruentur et Judex tremendus judicabat populum suum. Amen". (Durante la persecuzione estrema della Santa Romana Chiesa, siederà (sul trono) Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli verrà distrutta ed il tremendo giudice giudicherà il suo popolo).

Questo ultimo Papa dovrebbe quindi chiamarsi Pietro II.


Normalmente in un racconto, l’autore espone le conclusioni, in questo no.

Voglio che sia il lettore a trarre le sue conclusioni, rileggendosi questo scritto e ponendosi sin dall’inizio la domanda: dov’è finito il corpo di Cristo ?

Ugo Cortesi
XII-2005

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

 

tratto da:

http://www.scrivi.com/pubblicazioni.asp?id_pub=219171

 

 

Home | archeologia proibita | mu | la sfinge di Gavea | le leggi dei sumeri | Messapi | Come nacque la bibbia | i 10 Comandamenti | Magi | Vangeli | Maria nei vangeli | il discepolo senza nome | LA leggenda delle 7 sorelle | Garibaldi | i Mille | Nascita di una colonia | i 90 giorni siciliani | Banda Matese | Il brigante Venneri | Celestino V | Galileo Galilei | giordano bruno | S. Giuseppe da Copertino | Il brigante Venneri | Achille Starace | Tesla | Cayce | Berlusconi | Negroponte | L'abbazia di casole | i martiri di Otranto | La Comune di Parigi | Kronstadt | Le origini occultiste del Nazismo | Protocolli dei savi anziani di Sion | golpe in Italia | Piazza fontana | Il golpe Borghese | otranto | arca | I TEMPLARI | Graal | Sindone | La macchina del tempo | omicidio Kennedi | L'isola che non c'è | Gli indiani | Capo Seathl | Guernica | PNAC | Quell'11 settembre | tsunami | Falluja | Kankropoli | femminismo | l'ipotesi B | forza mafia | Aviaria | La storia dell'esplosivo liquido

 

Nedstat Basic - Free web site statistics

Ultimo aggiornamento:

 29 ottobre 2006