I Protocolli
dei Savi (Anziani) di Sion sono un'opera letteraria che, nella
forma di un presunto "documento" segreto, descrive un ipotetico
piano per la conquista del dominio del mondo da parte degli ebrei.
A partire
dalla prima pubblicazione nell'Impero Russo nel 1903, diverse
ricerche obiettive hanno - in più di un'occasione - dimostrato che
si tratta di un falso; in particolar modo, una serie di articoli
pubblicati sul The Times di Londra nel 1921 ha provato che
gran parte del materiale è frutto di plagio da precedenti opere di
satira politica, non correlate agli ebrei. A dispetto di ciò
alcuni continuano a considerare il testo autentico, soprattutto in
quelle aree dove l'antisemitismo, l'antigiudaismo o l'antisionismo
sono diffusi. Frequentemente citato e pubblicato da antisemiti,
tuttora il testo viene considerato una prova della cospirazione
ebraica, soprattutto in Medio Oriente.
I Protocolli
sono considerati la prima opera della moderna letteratura
cospirativa. Presentata come una esposizione di un piano operativo
degli "anziani" ai nuovi membri, descrive i metodi per ottenere il
dominio del mondo attraverso il controllo dei media e la finanza e
la sostituzione dell'ordine sociale tradizionale con un nuovo
sistema, basato sulla manipolazione delle masse. L'opera è stata
divulgata inizialmente da coloro i quali si opponevano al
movimento rivoluzionario russo, e diffusa ulteriormente dopo la
rivoluzione russa del 1905. Dopo la rivoluzione d'ottobre l'idea
che il bolscevismo fosse una cospirazione ebraica per il dominio
mondiale segnò un rinnovato e più diffuso interesse per i
Protocolli. Anche se dopo la seconda guerra mondiale l'uso
sistematico dei Protocolli come strumento di propaganda
antisemita è diminuito, il testo è tuttora un'arma largamente
diffusa, nell'arsenale dell'antisemitismo contemporaneo.
Nel 1999 le ricerche di un importante storico russo, Mikhail
Lepekhine, negli archivi da poco aperti al pubblico, hanno portato
alla scoperta che il falso è stato opera di Mathieu Golovinski,
rampollo di una famiglia aristocratica ma ribelle, che si dedicò
ad una vita di spionaggio e propaganda. Dopo aver lavorato per il
servizio segreto zarista, cambiò sponda e si unì ai Bolscevichi.
La scoperta di Lepekhine, pubblicata nella rivista francese
L'Express sembrerebbe chiarire l'ultimo mistero che ancora
circondava i Protocolli. |
Indice:
VI
PROTOCOLLO VII
PROTOCOLLO VIII
PROTOCOLLO IX
PROTOCOLLO X
PROTOCOLLO XI
PROTOCOLLO XII
PROTOCOLLO XIII
PROTOCOLLO XIV
PROTOCOLLO XV
PROTOCOLLO XVI
PROTOCOLLO XVII
PROTOCOLLO
XVIII
PROTOCOLLO XIX
PROTOCOLLO XX
PROTOCOLLO XXI
PROTOCOLLO XXII
PROTOCOLLO
XXIII
PROTOCOLLO XXIV
EPILOGO DI
SERGYEI NILUS
Appendice:
RESOCONTO
DEGLI AVVENIMENTI ISTORICO-POLITICI
AVVERATISI
NEGLI ULTIMI DIECI ANNI
III
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INTRODUZIONE |
Uomini siate,
e non pecore matte,
Sì che 'l
giudeo tra voi di voi non rida.
(Dante: Par.
c. V; v. 80, 81)
Il Times
di Londra l'8 maggio 1920 dava un largo sunto dei "Protocolli
dei Savi Anziani di Sion", annunziando che questi furono
pubblicati in Russia a Tsarkoye Sielo nel 1905 e che la biblioteca
del British Museum ne possedeva una copia col timbro di entrata
del 10 agosto 1906, n. 3926 d 17.
L'autorità
del giornale richiamava sulla pubblicazione l'attenzione degli
studiosi e degli uomini politici, l'opinione pubblica ne fu
commossa e le edizioni si vennero moltiplicando mentre quelle
esistenti si diffondevano rapidamente. Tra queste le più notevoli
sono: quella tedesca di Gottfried Zur Beek:
Die Geheimnisse der Weisen von Zion
(I misteri dei saggi di Sion) edita a Charlottenburg dall'Auf
Vorposten (1919, 4° piccolo pp. 256) con una importante
bibliografia sulla questione ebraica, e due edizioni inglesi, la
prima edita sui primi del 1920 a Boston (Small Majnard and C.), la
seconda edita a Londra (The Britons: 62 Oxford Street)
Protocols of the Learned Elders of
Zion. Sono poi seguite numerose edizioni in Francia, Polonia,
ecc. Una grave questione si è dibattuta recentemente
sull'autenticità dei Protocolli. Noi non vogliamo dissimularla,
sia per omaggio alla verità, sia perché i poco scrupolosi non ne
abusino. Anzi noi eviteremo di voler risolvere quella quistione
nel senso formale, e d'altronde la discussione è troppo lunga e
complessa perché qui possiamo riprodurla, tanto più che vi sono
sempre convinti sostenitori d'ambo le parti. A mo' di esempio
rammenteremo questo punto: il fatto indiscutibile innanzi
accennato che i Protocolli furono pubblicati in Russia nel 1905
(l'anno seguente il British Museum ne registrava una copia) è
citato dagli assertori dell'autenticità come una prova, giacché
nessuno potrà dire che la prodigiosa realizzazione odierna dei
Protocolli sia il volgare trucco di una opera stampata
après coup con una data
anteriore. I negatori dell'autenticità citano questo stesso fatto
per la loro tesi, dicendo che quando in Russia comparvero i
Protocolli, e poi furono ripubblicati, essi non furono presi in
considerazione dagli stessi giornali e circoli antisemiti russi
che pur avevano tutto l'interesse di farlo: segno, dicono i
negatori della autenticità, che si sapeva esser quello un prodotto
della celebre "Okhrana". Come vedono i nostri lettori, c'è da
continuare per un pezzo sulla stessa strada. Ebbene noi taglieremo
corto con questa semplice affermazione: il suddetto dibattito
verte materialmente sull'autenticità propriamente detta del
documento, cioè se realmente gli "Anziani di Sion" si siano
radunati nel tale anno e luogo, ed abbiano redatto, parola per
parola, quei Protocolli. Ma un'altra quistione, meno formale e più
sostanziale, s'impone:
quella della loro veridicità.
Nessuno nega che un programma reso pubblico nel 1905 abbia oggi il
suo pieno, stupefacente, spaventoso adempimento, e non solo in
genere ma in molti punti particolari. O il documento è formalmente
autentico, od esso fu compilato su varii documenti autentici e su
informazioni sicure, dando a queste membra sparse una unità di
corpo. Ora, ogni onesto e intelligente lettore troverà che
nell'uno e nell'altro caso il documento è prezioso. E come tale lo
presentiamo al pubblico italiano.
Quando nel
1905 il professor Sergyei Nilus rivelava, con la pubblicazione dei
Protocolli, il piano di conquista politica del Sionismo ribelle ed
oppresso, era ben lungi dal supporre che - quindici anni dopo - la
sua pubblicazione sarebbe apparsa come la voce profetica alla
quale il mondo ebbe il torto di non dare a suo tempo ascolto. Oggi
una parte del terribile piano è attuata. |
PREFAZIONE ALLA
TRADUZIONE INGLESE
|
Londra, 2
dicembre 1919.
In questo
momento in cui tutta l'Europa Occidentale si occupa dei benefici
derivanti dai governi costituzionali e discute da un lato i meriti
e dall'altro le iniquità del Massimalismo (Bolscevismo), ritengo
di poter presentare con profitto al pubblico la traduzione di un
libro stampato a Tsarkoye Sielo in Russia, nell'anno 1905. Si può
vedere una copia del documento originale alla biblioteca del
British Museum, sotto il N. 3926 d 17, che porta il bollo di
entrata: "10 agosto 1906 British Museum".
Quante altre
copie di questo libro si trovino per il mondo non sono in grado di
dire, giacché sembra, che poco dopo la sua comparsa, nel I905,
quasi tutte le copie esistenti siano state comperate
simultaneamente ed apparentemente con uno scopo prefisso. Debbo
inoltre prevenire i miei lettori, che non devono portare una copia
di questa traduzione in Russia, giacché chiunque ivi ne fosse
trovato in possesso sarebbe immediatamente fucilato dai
Bolscevichi, quale portatore di "propaganda reazionaria". Il libro
fu presentato al popolo russo dal professore Sergyei Nilus. Esso
consiste di::
1)
Un'introduzione al testo principale, scritta dal Sergyei Nilus nel
1905;
2) Appunti
su conferenze fatte a studenti ebrei a Parigi nell'anno 1901;
3) Una parte
di un epilogo scritto dallo stesso Sergyei Nilus
che non ho
ritenuto necessario riprodurre totalmente, giacché in gran parte
non interesserebbe il pubblico e non riguarda il tema che mi
propongo e cioè: il Pericolo Ebraico.
Chiedo ai
miei lettori di tener presente, che le conferenze sopra accennale
furono fatte nel 1901, e che l'introduzione di Nilus, nonché
l'epilogo furono scritti nel 1905. È impossibile leggere qualsiasi
parte di questo volume, oggi, senza esser colpiti dalla nota
fortemente profetica che lo domina; non solo per quanto riguarda
la ex Santa Russia, ma anche rispetto a talune sinistre evoluzioni
che si osservano in tutto il mondo nel momento attuale. Gentili. -
In guardia! |
INTRODUZIONE DEL PROF. SERGYEI
NILUS (1905) |
Mi è stato
dato, da un amico personale ora defunto, un manoscritto il quale,
con una precisione e chiarezza straordinaria, descrive il piano e
lo sviluppo di una sinistra congiura mondiale, che ha il preciso
scopo di. determinare lo smembramento inevitabile del mondo non
rigenerato [Dal punto di vista ebraico, s'intende. - N. d. t.].
Questo documento venne nelle mie mani circa quattro anni fa (1901)
insieme con l'assoluta garanzia che è la traduzione verace di
documenti (originali), rubati da una donna ad uno dei capi più
potenti, e più altamente iniziati della Massoneria [Massoneria
Orientale]. Il furto fu compiuto alla fine di un'assemblea segreta
degli "Iniziati" in Francia - paese che è il nido della
"cospirazione massonica ebraica". A coloro che desiderano di
vedere e udire oso svelare questo manoscritto col titolo di
"Protocolli degli Anziani di Sionne". Chi esamina questi appunti
può, a prima vista, riportarne l'impressione che essi contengano
ciò che di solito chiamiamo assiomi; vale a dire delle verità più
o meno conosciute, quantunque espresse con un'asprezza ed un
sentimento d'odio che di solito non accompagnano le manifestazioni
di simili verità. Ribolle fra le righe quell'arrogante e profondo
odio di razza e di religione che per lungo tempo è riuscito a
nascondersi; ora questo odio gorgoglia, si riversa e sembra che
trabocchi da un recipiente colmo di furore e di vendetta, odio
pienamente conscio della meta agognata che si avvicina!
Debbo
avvertire che il titolo di questo libro non corrisponde
esattamente al contenuto. Non si tratta precisamente di verbali di
adunanze, ma bensì di. un rapporto, diviso in sezioni non sempre
logicamente seguentisi, presentate da un potente personaggio. Il
documento dà l'impressione di essere una parte di un complesso
minaccioso e di maggiore importanza, del quale manca il principio.
L'origine,
già menzionata, di questo documento è evidente. Secondo le
profezie dei Santi Padri, le gesta degli Anti-Cristo devono sempre
essere una parodia della vita di Cristo, ed essi pure debbono
avere il loro Giuda. Ma, ben inteso, dal punto di vista terrestre
questo Giuda non raggiungerà il suo scopo; e perciò, - benché di
breve durata, - una vittoria completa di questo "Sovrano del
mondo" (l'Anti-Cristo) è assicurata. Si comprende che questo
accenno alle parole di W. Soloviev non è adoperato qui come prova
della loro autorità scientifica. Dal punto di vista escatologico,
non è la scienza che lavora, ma bensì il destino che eseguisce la
propria parte importante. Soloviev ci fornisce il canovaccio, sarà
il manoscritto che eseguirà il ricamo. Ci si potrà rimproverare la
natura apocrifa di questo documento, ma se fosse possibile di
provare l'esistenza di questo complotto mondiale per mezzo di
lettere e di testimonianze, e di smascherare i capi tenendone i
fili sanguinolenti per le mani, i "Misteri dell'iniquità"
sarebbero violati. Secondo la tradizione non devono essere
smascherati completamente sino al giorno della incarnazione del
"Figlio della perdizione" (l'Anticristo). Non
possiamo,
nell'attuale complicazione di procedimenti delittuosi, sperar di
avere prove dirette, ma dobbiamo contentarci della certezza
acquistata mediante l'insieme delle circostanze, per cui non
rimarrà alcun dubbio nella mente di ogni osservatore cristiano.
Ciò che segue dovrebbe esser prova sufficiente per tutti coloro
che hanno "orecchi per sentire": è lo scopo che ci siamo prefissi,
di spingere tutti a proteggersi a tempo e a tenersi in guardia. La
nostra coscienza sarà soddisfatta se, coll'aiuto di Dio, potremo
raggiungere il nostro scopo, senza tuttavia suscitare ira contro
il popolo accecato d'Israele. Confidiamo che i Gentili non
nutriranno sentimenti di odio verso la massa credenzona degli
israeliti, inconsapevole del peccato satanico dei suoi capi - gli
Scribi e i Farisei - i quali hanno di già una volta dato la prova
di essere la distruzione di Israele. Per scansare l'ira di Dio
rimane una sola via - l'unione di tutti i cristiani in Nostro
Signore Gesù Cristo, il pentimento nostro e degli altri - oppure
lo sterminio totale. Ma è questo possibile date le condizioni
attuali del mondo non rigenerato? Non è possibile per il mondo, ma
lo è ancora per la Russia credente. La condizione politica degli
Stati Europei Occidentali e dei loro possedimenti o domini in
altri continenti, fu profetizzata dal Principe degli Apostoli.
L'umanità che aspira al perfezionamento della sua vita
terrestre va
in cerca di una realizzazione maggiore dell'idea di potenza, che
dovrebbe assicurare il benessere di tutti; e brama un regno di
sazietà universale, essendo questo diventato il più alto ideale
della vita umana. Essa ha cambiato l'indirizzo dei suoi ideali,
dichiarando completamente screditata la Fede Cristiana perché essa
non ha giustificato le speranze che si riponevano in essa.
L'umanità rovescia i suoi idoli di ieri, ne crea dei nuovi,
innalza nuovi Dei sugli altari, erige loro tempî, più lussuosi e
magnifici gli uni degli altri; poi li depone e li distrugge
nuovamente. Il genere umano ha perduto perfino il concetto del
potere dato da Dio ai suoi Eletti e si avvicina sempre più allo
stato di anarchia. Fra poco il pernio della bilancia repubblicana
e costituzionale sarà consumato; la bilancia crollerà, e crollando
trascinerà tutti i Governi nell'abisso dell'anarchia furente.
L'ultima barricata, l'ultimo rifugio del mondo contro l'uragano
che viene è la Russia. In essa la vera fede vive ancora e
l'Imperatore consacrato rimane il suo protettore sicuro.
Tutti gli
sforzi di distruzione dei servi sinistri e palesi dell'Anticristo,
tutti gli sforzi dei suoi lavoratori coscienti e incoscienti, sono
concentrati contro la Russia. Le ragioni di questo sforzo sono
conosciute, l'obiettivo è conosciuto e deve essere conosciuto
dalla Russia fedele e credente. Quanto più è minaccioso il momento
che si approssima e più spaventevoli sono gli avvenimenti che si
avvicinano nascosti nelle dense nubi, tanto più devono battere con
coraggio e determinazione sempre maggiore i cuori russi intrepidi
ed audaci. Devono coraggiosamente unirsi intorno allo stendardo
sacro della loro Chiesa ed al Trono del loro Imperatore. Fintanto
che vive l'anima, fintanto che il cuore batte nel petto non deve
trovar posto lo spettro mortale della disperazione; tocca a noi
con la nostra fede di ottenere la misericordia dell'Onnipotente e
di ritardare l'ora della caduta della Russia. |
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PROTOCOLLO I |
Parleremo
apertamente, discuteremo il significato di ogni riflessione e, per
mezzo di paragoni e deduzioni, arriveremo a dare una spiegazione
completa esponendo così il concetto della nostra politica e di
quella dei Goys (parola ebraica per definire tutti i Gentili). Si
deve anzitutto notare che gl'individui corrotti sono assai più
numerosi di coloro che hanno nobili istinti, perciò nel governare
il mondo i migliori risultati sono ottenuti colla violenza e
l'intimidazione, anziché con le discussioni accademiche. Ogni uomo
mira al potere, ognuno vorrebbe essere un dittatore e sono, in
vero, assai rari coloro che non sono pronti a sacrificare il
benessere altrui pur di raggiungere le proprie finalità. Che cosa
ha frenato quelle belve che chiamiamo uomini? Che cosa li ha
governati? Nei primordi della civiltà si sono sottomessi alla
forza cieca e brutale, poi alla legge la quale - in realtà - è la
stessa forza, ma mascherata. Da ciò debbo dedurre che, secondo la
legge della natura, il diritto sta nella forza. La libertà
politica non è un fatto, ma una idea.
Si deve
sapere come applicare questa idea quando necessita, allo scopo di
servirsene come di un'esca per attirare la forza della plebe al
proprio partito, se detto partito ha deciso di usurpare il potere
di un rivale. Il problema viene semplificato, se questo rivale
diventa infetto da idee di "libertà" - dal cosiddetto liberalismo
- e se per questo ideale cede una parte del suo potere. In queste
circostanze trionfa il nostro concetto. Una nuova mano afferra le
abbandonate redini del Governo, secondo vuole la legge vitale,
perché la forza cieca del popolo non può esistere per un solo
giorno senza un Capo che la guidi, ed il nuovo Governo non fa che
sostituire il vecchio indebolito dal suo liberalismo.
Oggi giorno
la potenza dell'oro ha sopraffatto i regimi liberali. Vi fu un
tempo in cui la religione governava. Il concetto della libertà non
è realizzabile perché nessuno sa adoperarla con discrezione.
Basta dare
l'autonomia di governo ad un popolo, per un periodo brevissimo,
perché esso diventi una ciurmaglia disorganizzata. Da quel momento
stesso cominceranno i dissidi, i quali presto si trasformano in
guerre civili, l'incendio si appicca ovunque e gli Stati cessano
virtualmente di esistere.
Lo stato,
sia che si esaurisca in convulsioni interne, sia che la guerra
civile lo dia in mano a un nemico esterno - può considerarsi
definitivamente e totalmente distrutto e sarà in nostro potere. Il
dispotismo capitalista, che è interamente nelle nostre mani, gli
tenderà un fuscello al quale lo Stato dovrà inevitabilmente
aggrapparsi per evitare di cadere inesorabilmente nell'abisso.
Se qualcuno
per motivo di liberalismo asserisce che simili discussioni sono
immorali farò una domanda: perché non è immorale per uno Stato che
ha due nemici, uno esterno e l'altro interno, il servirsi contro
l'uno di mezzi difensivi diversi da quelli che usa contro l'altro,
formando cioè piani segreti di difesa, e di attacco di notte o con
forze superiori? Dunque, perché dovrebbe essere immorale per lo
Stato di servirsi di questi medesimi mezzi contro ciò che rovina
le sue fondamenta ed il benessere della sua stessa esistenza? Può
una mente sana e logica sperare di governare una massa con
successo per mezzo di argomenti e ragionamenti, quando sussiste la
possibilità che essi siano contraddetti da altri i quali, anche se
assurdi e ridicoli, vengano presentati in guisa attraente a quella
parte della plebe, che non è capace di ragionare o di
approfondire, guidata come è interamente da piccole passioni e
convenzioni, o da teorie sentimentali?
Il grosso
della plebe, non iniziata ed ignorante, assieme a coloro che sono
sorti e saliti da essa, vengono avviluppati in dissensi di
partito, che rendono impossibile qualsiasi accordo anche sulla
base di argomenti sani e convincenti. Ogni decisione della massa
dipende da una maggioranza casuale o predisposta la quale, nella
sua totale ignoranza dei misteri politici, approva risoluzioni
assurde, seminando in questo modo i germi dell'anarchia. La
politica non ha niente di comune con la morale; un sovrano che si
lascia guidare dalla morale non è un accorto politico,
conseguentemente non è sicuramente assiso sul trono. Chi vuol
regnare deve ricorrere all'astuzia ed all'ipocrisia. L'onestà e la
sincerità, grandi qualità umane, diventano vizi in politica. Esse
fanno perdere il trono più certamente che non il più acerrimo
nemico. Queste qualità devono essere gli attributi delle nazioni
Gentili, ma noi non siamo affatto costretti a lasciarci andare da
esse. Il nostro diritto sta nella forza. La parola "diritto"
rappresenta un'idea astratta senza base alcuna, e significa né più
né meno che: "datemi quello che voglio perché io possa dimostrarvi
in conseguenza che io son più forte di voi".
Dove
principia il diritto e dove termina? In uno Stato dove il potere è
male organizzato, ove le leggi e le personalità del regnante sono
resi inefficaci dal continuo liberalismo invadente, io mi servo di
una nuova forma di attacco usando del diritto della forza per
distruggere i canoni e i regolamenti già esistenti, impadronirmi
delle leggi, riorganizzare tutte le istituzioni, e diventare così
il dittatore di coloro i quali hanno spontaneamente rinunciato al
loro potere conferendolo a noi. La nostra forza, nelle attuali
traballanti condizioni dell'autorità civile, sarà maggiore di
qualsiasi altra, perché sarà invisibile, sino al momento che
saremo diventati tanto forti da non temere più nessun attacco per
quanto astutamente preparato. Dal male temporaneo, al quale siamo
obbligati a ricorrere, emergerà il benefizio in un regime
incrollabile che reintegrerà il funzionamento dell'esistenza
naturale, distrutto dal liberalismo.
Il fine
giustifica i mezzi.
Nel
formulare i nostri piani, dobbiamo fare attenzione non tanto a ciò
che è buono e morale, quanto a ciò che è necessario e vantaggioso.
Abbiamo
davanti un piano dove è tracciata una linea strategica dalla quale
non dobbiamo deviare, altrimenti distruggeremo il lavoro di
secoli. Per stabilire uno schema d'azione adeguato, dobbiamo tener
presente la meschinità, l'incostanza e la mancanza di equilibrio
morale della folla, nonché l'incapacità sua di comprendere e di
rispettare le condizioni stesse del suo benessere e della sua
esistenza. Si deve comprendere, che la forza della folla è cieca e
senza acume; che porge ascolto ora a destra ora a sinistra. Se il
cieco guida il cieco, ambedue cadranno nella fossa.
Conseguentemente quei membri della folla che sono venuti su da
essa, non possono, anche essendo degli uomini d'ingegno, guidare
le masse senza rovinare la Nazione. Solamente chi è stato educato
alla sovranità autocratica può leggere le parole formate con
l'alfabeto politico. Il popolo abbandonato a sé stesso, cioè in
balìa di individui saliti su dalla plebe, viene rovinato dai
dissensi di partito che hanno origine dall'avidità di potere e
dalla bramosia di onori, generatrici di agitazioni e disordini.
È forse
possibile che le masse possano giungere tranquillamente ed
amministrare senza gelosia gli affari di Stato che non devono
confondere con i loro interessi personali? Possono le masse
organizzare la difesa contro il nemico esterno? Ciò è
assolutamente impossibile, perché un piano suddiviso in tante
parti quante sono le menti della massa, perde il suo valore e
quindi diventa inintelligibile ed ineseguibile. Soltanto un
autocrate può concepire piani vasti, assegnando la sua parte a
ciascun ente del meccanismo della macchina statale. Quindi
concludiamo essere utile per il benessere del paese, che il
governo del medesimo sia nelle mani di un solo individuo
responsabile. Senza il dispotismo assoluto la civiltà non può
esistere, perché la civiltà può essere promossa solamente sotto la
protezione del regnante, chiunque egli sia, e non dalla massa.
La folla è
barbara, ed agisce barbaramente in ogni occasione. La turba,
appena acquista la libertà, rapidamente la trasforma in anarchia,
la quale è per sé stessa la massima delle barbarie. Date uno
sguardo a quei bruti alcoolizzati ridotti all'imbecillità dalle
bevande il cui consumo illimitato è tollerato dalla libertà!
Dovremo noi permettere a noi stessi ed ai nostri simili di fare
altrettanto? I popoli della Cristianità sono fuorviati
dall'alcool; la loro gioventù è resa folle dalle orgie classiche e
premature alle quali l'hanno istigata i nostri agenti - e cioè i
precettori, i domestici, le istitutrici, gli impiegati, i commessi
e via dicendo -; dalle nostre donne nei loro luoghi di
divertimento; ed a queste ultime aggiungo anche le cosiddette
"Signore della Società" - loro spontanee seguaci nella corruzione
e nella lussuria.
Il nostro
motto deve essere: "Qualunque mezzo di forza ed ipocrisia!".
In politica
vince soltanto la forza schietta, specialmente se essa si nasconde
nell'ingegno indispensabile per un uomo di Stato. La violenza deve
essere il principio; l'astuzia e l'ipocrisia debbono essere la
regola di quei governi che non desiderano di deporre la loro
corona ai piedi degli agenti di una potenza nuova. Il male è
l'unico mezzo per raggiungere il bene. Pertanto non dobbiamo
arrestarci dinanzi alla corruzione, all'inganno e al tradimento,
se questi mezzi debbono servire al successo della nostra causa.
In politica
dobbiamo saper confiscare le proprietà senza alcuna esitazione, se
con ciò possiamo ottenere l'assoggettamento altrui e il potere per
noi. Il nostro Stato, seguendo la via della conquista pacifica, ha
il diritto di sostituire agli orrori della guerra le esecuzioni,
meno appariscenti e più utili, che sono i mezzi necessari per
mantenere il terrore, producendo una sottomissione cieca. La
severità giusta ed implacabile è il fattore principale della
potenza dello Stato. Non solo perché è vantaggioso, ma altresì per
dovere e per la vittoria, dobbiamo attenerci al programma della
violenza e dell'ipocrisia.
I nostri
principi sono altrettanto potenti quanto i mezzi coi quali li
mettiamo in atto. Questo è il motivo per cui non solo con questi
mezzi medesimi ma anche con la severità delle nostre dottrine,
trionferemo ed assoggetteremo tutti i Governi al nostro
Super-Governo. Basta che si sappia che siamo implacabili per
prevenire ogni recalcitranza. Anche nel passato noi fummo i primi
a gettare al popolo le parole d'ordine: "Libertà, uguaglianza,
fratellanza". Parole così spesso ripetute, da quel tempo in poi,
da pappagalli ignoranti accorrenti in folla da ogni dove intorno a
quest'insegna. Costoro, ripetendole, tolsero al mondo la
prosperità ed all'individuo la vera libertà personale, che prima
era stata così bene salvaguardata, impedendo alla plebaglia di
soffocarla.
I Gentili
sedicenti dotti e gli intelligenti, non percepirono quanto fossero
astratte le parole che pronunciavano e non si accorsero che queste
parole non solo non si accordavano, ma si contraddicevano
addirittura.
Essi non
seppero vedere che l'eguaglianza non esiste nella natura, la quale
crea calibri diversi e disuguali di mente, carattere e capacità.
Così è d'uopo assoggettarsi alle leggi della natura. Questi
sapientoni non seppero intuire che la massa è una potenza cieca e
che coloro i quali, emergendo da essa, vengono chiamati al
governo, sono ugualmente ciechi in fatto di politica; che un uomo
destinato a regnare può governare, anche se sia uno sciocco, ma
che un uomo il quale non è stato preparato a tale compito, non
comprenderebbe nulla di politica anche se fosse un genio. I
Gentili hanno messo da parte tutto ciò, mentre è su questa base,
che fu fondato il governo dinastico.
Il padre
soleva istruire il figlio nel significato e nello svolgimento
delle evoluzioni politiche in maniera tale che nessuno, fuorché i
membri della dinastia, potesse averne conoscenza e che pertanto
nessuno potesse svelarne i segreti al popolo governato. Col tempo
il significato dei veri insegnamenti politici, quali erano
trasmessi nelle dinastie da una generazione all'altra, andò
perduto, e questa perdita contribuì al successo della nostra
causa. Il nostro appello di: "libertà, uguaglianza, fratellanza",
attirò intiere legioni nelle nostre file dai quattro canti del
mondo attraverso i nostri inconsci agenti, e queste legioni
portarono i nostri stendardi estaticamente. Nel frattempo queste
parole rodevano, come altrettanti vermi, il benessere dei
Cristiani e distruggevano la loro pace, la loro costanza, la loro
unione, rovinando così le fondamenta degli Stati. Come vedremo in
seguito, questa azione determinò il nostro trionfo. Esso ci dette,
fra l'altro, la possibilità di giocare l'asso di briscola, vale a
dire di ottenere l'abolizione di privilegi; ossia, in altre
parole, l'abolizione dell'aristocrazia dei Gentili, la quale era
l'unica difesa che le Nazioni ed i paesi possedevano contro di
noi. Sopra le rovine di una aristocrazia naturale ed ereditaria,
costruimmo un'aristocrazia nostra a base plutocratica. Fondammo
questa nuova aristocrazia sulla ricchezza, che noi controllavamo,
e sulla scienza promossa dai nostri dotti. Il nostro trionfo fu
facilitato dal fatto, che noi, mediante le nostre relazioni con
persone che erano indispensabili, abbiamo sempre agito sulla parte
suscettibile della mente umana; cioè sfruttando l'avidità di
guadagno delle nostre vittime, la loro ingordigia, la loro
instabilità, nonché profittando delle esigenze naturali dell'uomo,
poiché ognuna di queste debolezze, presa da sé, è capace di
distruggere l'iniziativa, ponendo così la potenza volitiva del
popolo in balìa di coloro che vorrebbero privarlo di tutto il suo
potere di iniziativa. Il significato astratto della parola libertà
rese possibile di convincere le turbe che il Governo non è altro
che un gerente rappresentante il possessore - vale a dire la
Nazione -; e pertanto può essere messo da parte come un paio di
guanti usati. Il fatto che i rappresentanti della Nazione possono
essere destituiti li diede in nostro potere e fece sì che la loro
nomina è praticamente nelle nostre mani. |
PROTOCOLLO II |
Per il
nostro scopo è indispensabile che le guerre non producano
modificazioni territoriali. In tal modo, senza alterazioni
territoriali, la guerra verrebbe trasferita sopra una base
economica. Allora le nazioni dovranno riconoscere la nostra
superiorità per l'assistenza che sapremo dare ad esse, e questo
stato di cose metterà entrambe le parti alla mercè dei nostri
intermediarii internazionali dagli occhi di lince, i quali hanno
inoltre mezzi assolutamente illimitati. Allora i nostri diritti
internazionali cancelleranno le leggi del mondo e noi governeremo
i paesi nello stesso modo che i singoli governi governano i loro
sudditi.
Sceglieremo
fra il pubblico amministratori che abbiano tendenze servili. Essi
non avranno esperienza dell'arte di governare, e perciò saranno
facilmente trasformati in altrettante pedine del nostro giuoco;
pedine che saranno nelle mani dei nostri astuti ed eruditi
consiglieri, specialmente educati fino dall'infanzia nell'arte di
governare il mondo. Come già sapete, questi uomini hanno studiato
la scienza del governo dai nostri piani politici, dall'esperienza
dataci dalla storia e dalla osservazione degli avvenimenti che si
susseguono. I Gentili non traggono profitto da costanti
osservazioni storiche, ma seguono una routine teorica senza
considerare quali possano esserne le conseguenze, quindi non
occorre prenderli in considerazione. Lasciamo che si divertano
finché l'ora suonerà, oppure lasciamoli vivere nella speranza di
nuovi divertimenti, o nel ricordo di godimenti che furono.
Lasciamoli nella convinzione che le leggi teoriche, che abbiamo
ispirato loro, siano per essi di suprema importanza.
Con questa
mèta in vista e coll'aiuto della nostra stampa, aumentiamo
continuamente la loro cieca fiducia in queste leggi. Le classi
istruite dei Gentili si vanteranno della propria erudizione e
metteranno in pratica, senza verificarle, le cognizioni ottenute
dalla scienza che i nostri agenti scodellarono loro allo scopo
prefisso di educarne le menti secondo le nostre direttive. Non
crediate che le nostre asserzioni siano parole vane: notate il
successo di Darwin, di Marx e di Nietsche, che fu intieramente
preparato da noi. L'azione demoralizzatrice di queste scienze
sulle menti dei Gentili dovrebbe certamente esserci evidente. Per
evitare di commettere errori nella nostra politica e nel nostro
lavoro di amministrazione, è per noi essenziale di studiare e di
tener presente l'attuale andamento del pensiero, le
caratteristiche e le tendenze delle nazioni.
Il successo
del nostro piano consiste nella sua adattabilità al temperamento
delle nazioni colle quali veniamo a contatto. Esso non può
riuscire se la sua applicazione pratica non è basata
sull'esperienza del passato, integrata con le osservazioni
dell'ora presente. La stampa è una grande forza nelle mani dei
presenti Governi, i quali per suo mezzo controllano le menti
popolari. La stampa dimostra le pretese vitali della popolazione,
ne rende note le lagnanze e talvolta crea lo scontento nella
plebe. La realizzazione della libertà di parola nacque nella
stampa, ma i governi non seppero usufruire di questa forza ed essa
cadde nelle nostre mani. Per mezzo della stampa acquistammo
influenza pur rimanendo dietro le quinte. In virtù della stampa
accumulammo l'oro: ci costò fiumi di sangue ed il sacrificio di
molta gente nostra, ma ogni sacrificio dal lato nostro, vale
migliaia di Gentili nel cospetto di Dio. |
PROTOCOLLO III |
Oggi vi
posso assicurare che siamo a pochi passi dalla nostra mèta. Rimane
da percorrere ancora una breve distanza e poi il ciclo del
Serpente Simbolico - emblema della nostra gente - sarà completo.
Quando
questo ciclo sarà chiuso, tutti gli Stati Europei vi saranno
costretti come da catene infrangibili.
La bilancia
sociale ora esistente andrà presto in isfacelo, perché noi ne
alteriamo continuamente l'equilibrio, allo scopo di logorarla e
distruggerne l'efficienza al più presto possibile.
I Gentili
credettero che tale bilancia fosse forte e resistente e
confidavano di tenerla sempre accuratamente in equilibrio, ma i
suoi sostegni, cioè i capi degli Stati, trovano un impedimento nei
loro servitori i quali non giovano nulla ad essi, perché sono
trascinati dalla loro illimitata forza d'intrigo, causata dai
terrori che prevalgono nelle Corti. Il Sovrano, siccome non ha i
mezzi per penetrare nel cuore del suo popolo, non può difendersi
contro gli intriganti avidi di potere. Dacché noi abbiamo scisso
il potere vigile dal potere cieco della popolazione, entrambi
hanno perduto il loro significato, perché una volta divisi, sono
spersi l'uno e l'altro come un cieco al quale manchi il suo
bastone. Per indurre gli amanti del potere a fare cattivo uso dei
loro diritti, aizzammo tutte le Potenze, le une contro le altre,
incoraggiandone le tendenze liberali verso l'indipendenza. Abbiamo
fomentato ogni impresa in questo senso, ponendo così delle armi
formidabili nelle mani di tutti i partiti, e abbiamo fatto sì che
il potere fosse la mèta di ogni ambizione. I governi li abbiamo
trasformati in arene dove si combattono le guerre di partito. Fra
poco il disordine ed il fallimento appariranno ovunque.
Chiacchieroni irrefrenabili trasformarono le assemblee
parlamentari ed amministrative in riunioni di controversia.
Giornalisti audaci, e sfacciati scrittori di opuscoli, attaccano
continuamente i poteri amministrativi. L'abuso del potere
preparerà definitivamente il crollo di tutte le istituzioni e
tutto cadrà sotto i colpi della popolazione inferocita. Il popolo
è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un
modo assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da
quest'ultima i popoli poterono affrancarsi in un modo o in un
altro, mentre nulla li potrà liberare dalla tirannide della
completa indigenza. Ponemmo cura di inserire nelle costituzioni
molti diritti che per le masse sono puramente fittizi. Tutti i
cosidetti "diritti del popolo" possono esistere solo in teorie le
quali non sono praticamente applicabili. Qual vantaggio deriva ad
un operaio del proletariato, curvato dalle sue dure fatiche ed
oppresso dal destino, dal fatto che un ciarlone ottiene il diritto
di parlare, od un giornalista quello di stampare qualsiasi
sciocchezza? A che giova una costituzione al proletariato, se da
essa non riceve altro benefizio che le briciole che gli gettiamo
dalla nostra tavola quale ricompensa perché dia i suoi voti ai
nostri agenti? I diritti repubblicani sono un'ironia per il
povero, perché la dura necessità del lavoro quotidiano gli
impedisce di ricavare qualsiasi beneficio da diritti di tal genere
e non fa che togliergli la garanzia di uno stipendio fisso e
continuo rendendolo schiavo degli scioperi, di chi gli dà lavoro e
dei suoi compagni. Sotto i nostri auspici la plebe ha
completamente distrutto l'aristocrazia, la quale sempre la
sovvenne e la custodì per il vantaggio proprio, che era
inseparabile dal benessere della popolazione. Oggi giorno il
popolo, avendo distrutto i privilegi dell'aristocrazia, è caduto
sotto il giogo di furbi sfruttatori e di gente venuta su dal
nulla. Noi abbiamo l'intenzione di assumere l'aspetto di
liberatori dell'operaio, venuti per affrancarlo da ciò che lo
opprime, quando gli suggeriremo di unirsi alla fila dei nostri
eserciti di socialisti, anarchici e comunisti. Sosteniamo i
comunisti, fingendo di amarli giusta i principii di fratellanza e
dell'interesse generale dell'umanità, promosso dalla nostra
massoneria socialista. L'aristocrazia, la quale - per diritto -
spartiva il guadagno delle classi operaie, si interessava perché
queste classi fossero ben nutrite, sane e robuste. Il nostro scopo
è invece l'opposto, vale a dire che ci interessiamo alla
degenerazione dei Gentili. La nostra forza consiste nel tenere
continuamente l'operaio in uno stato di penuria ed impotenza,
perché, così facendo, lo teniamo assoggettato alla nostra volontà
e, nel proprio ambiente, egli non troverà mai la forza e l'energia
di insorgere contro di noi. La fame conferirà al Capitalismo dei
diritti sul lavoratore infinitamente più potenti di quelli che il
legittimo potere del Sovrano potesse conferire alla aristocrazia.
Noi
governiamo le masse mediante i sentimenti di gelosia ed odio
fomentati dall'oppressione e dalla miseria. Ed è facendo uso di
questi sentimenti che togliamo di mezzo tutti coloro che ci
ostacolano.
Quando verrà
il giorno dell'incoronazione del nostro Sovrano Mondiale,
provvederemo con questi stessi mezzi, e cioè servendoci della
plebe, a distruggere tutto ciò che potrebbe ostacolare il nostro
cammino. I Gentili non sono più capaci di ragionare in materia di
scienza, senza il nostro aiuto. Per questo motivo essi non
comprendono la necessità vitale di certe condizioni, che noi ci
facciamo un dovere di tener nascoste sino al momento in cui
giungerà la nostra ora; specialmente, che nelle scuole si dovrebbe
insegnare la sola vera e più importante di tutte le scienze, e
cioè la scienza della vita dell'uomo e delle condizioni sociali,
le quali richiedono entrambe la spartizione del lavoro e
conseguentemente la classificazione degli individui in caste e
classi.
È
indispensabile che tutti sappiamo che la vera eguaglianza non può
esistere, data la natura diversa delle varie qualità di lavoro; e
che pertanto coloro i quali agiscono a detrimento di tutta una
casta incorrono in una responsabilità ben diversa, davanti alla
legge, di quelli che commettono un delitto nocivo soltanto al loro
onore personale.
La vera
scienza delle condizioni sociali, ai segreti della quale non
ammettiamo i Gentili, convincerebbe il mondo che il lavoro e gli
impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben distinte, allo scopo
di evitare insofferenze umane derivanti da una educazione non
corrispondente al lavoro che gli individui sono chiamati ad
eseguire. Se essi studiassero questa scienza, il popolo si
sottometterebbe volontariamente ai poteri governativi e alle caste
di governo classificate da essi.
Date le
condizioni attuali della scienza, che segue una linea tracciata da
noi, la plebe, nella sua ignoranza, crede ciecamente nelle parole
stampate e nelle illusioni erronee opportunamente ispirate da noi,
ed odia tutte le classi che crede più elevate della sua. Ciò
perché essa non comprende l'importanza di ogni singola casta.
Questo odio diventerà ancora più acuto quando si tratterrà di
crisi economiche, perché allora arresterà i mercati e la
produzione. Determineremo una crisi economica universale con tutti
i mezzi clandestini possibili coll'aiuto dell'oro, che è tutto
nelle nostre mani. In pari tempo getteremo sul lastrico folle
enormi di operai, in tutta l'Europa. Allora queste masse si
getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro ignoranza,
sono stati gelosi sin dall'infanzia, ne saccheggeranno gli averi e
ne verseranno il sangue. A noi non recheranno danno, perché il
momento dell'attacco ci sarà ben noto, e prenderemo le misure
necessarie per proteggere i nostri interessi. Siamo riusciti a
persuadere i Gentili che il liberalismo avrebbe dato loro il regno
della ragione. Il nostro dispotismo sarà di questa specie perché
avrà il potere di sopprimere le ribellioni e di sradicare con
giusta severità ogni idea liberale dalle istituzioni.
Quando la
plebe si avvide che in nome della libertà le venivano concessi
diritti di ogni genere, si immaginò di essere la padrona e tentò
di assumere il potere. Naturalmente s'imbatté come un cieco
qualsiasi, in ostacoli innumerevoli. Allora, non volendo tornare
al regime di prima, depose il suo potere ai nostri piedi.
Ricordatevi
della rivoluzione francese, che chiamiamo la Grande Rivoluzione:
ebbene, tutti i segreti della sua preparazione organica ci sono
ben noti, essendo lavoro delle nostre mani. Da allora in poi
abbiamo fatto subire alle nazioni una delusione dopo l'altra,
cosicché esse dovranno perfino rinnegarci, in favore del Re
Despota, uscito dal sangue di Sionne, che stiamo preparando al
mondo.
Nel momento
attuale noi come forza internazionale siamo invulnerabili, perché
quando siamo assaliti da uno dei governi dei Gentili, altri ci
sostengono. Nella loro immensa bassezza, i popoli Cristiani
aiutano la nostra indipendenza. Ciò fanno quando si prosternano
davanti alla forza; quando sono senza pietà per i deboli; crudeli
per le colpe e indulgenti per i delitti; quando si rifiutano di
ammettere le contraddizioni della libertà; quando sono pazienti
fino al martirio nel sopportare la violenza di una tirannia
audace.
Essi
tollerano da parte dei loro attuali dittatori, Presidenti dei
Consigli e Ministri, degli abusi per il più piccolo dei quali
avrebbero ucciso cento re. Come si spiega questo stato di cose?
Perché le masse sono tanto illogiche nel farsi un concetto degli
avvenimenti? La ragione è che i despoti persuadono il popolo, per
mezzo dei loro agenti, che l'abuso del potere con evidente danno
allo Stato è compiuto per uno scopo elevato, vale a dire per
ottenere la prosperità della popolazione e per l'amore della
fratellanza internazionale, dell'unione e dell'eguaglianza. Si
capisce che questi agenti non dicono al popolo, che tale
unificazione può essere ottenuta soltanto sotto il nostro dominio;
di modo che vediamo la popolazione condannare gl'innocenti ed
assolvere i colpevoli, convinta che potrà sempre fare ciò che le
pare e piace. La plebe, data questa sua condizione mentale,
distrugge tutto ciò che è stabile e crea lo scompiglio ovunque. La
parola "libertà" porta la società a lottare contro tutte le
potenze, persino contro le potenze della Natura e di Dio. Questo è
il motivo per cui, quando noi arriveremo al potere, dovremo
cancellare la parola "libertà" dal dizionario umano, essendo essa
il simbolo della forza bestiale che trasforma le popolazioni in
belve assetate di sangue. Occorre però tener presente che queste
belve si addormentano appena saziate di sangue e che in quel
momento è facile affascinarle e ridurle in ischiavitù. Se non si
procura ad esse del sangue, non si addormenteranno ma lotteranno
fra di loro. |
PROTOCOLLO IV |
Ogni
Repubblica attraversa varie fasi. La prima fase è rappresentata
dai primi giorni di furia cieca, quando le turbe annientano e
distruggono a destra e a sinistra. La seconda è il regno del
demagogo che promuove l'anarchia ed impone il potere assoluto.
Questo dispotismo non è ufficialmente legale ed è, pertanto,
irresponsabile; esso è nascosto ed invisibile, ma nel medesimo
tempo si fa sentire. Esso è generalmente controllato da una
organizzazione segreta la quale agisce dietro le spalle di qualche
agente ed è conseguentemente tanto più audace e senza scrupoli. A
questa forza segreta non importerà di mutare gli agenti che la
mascherano. Questi mutamenti aiuteranno persino l'organizzazione,
la quale con questo mezzo si sbarazzerà dei suoi vecchi servitori,
ai quali avrebbe dovuto dare un forte premio, data la durata del
loro servizio. Chi o che cosa può detronizzare una potenza
segreta? Ebbene tale è appunto il nostro Governo. La loggia
massonica in ogni parte del mondo agisce inconsciamente da
maschera al nostro scopo. Ma l'uso che faremo di questa potenza
nel nostro piano di azione, come i nostri quartieri generali,
restano perpetuamente sconosciuti all'universo.
La libertà
potrebbe non essere danno e sussistere nei governi e nei paesi
senza pregiudicare il benessere del popolo, se fosse basata sulla
religione, sul timore di Dio e sulla fratellanza umana, scevra da
quei concetti di uguaglianza che sono in contraddizione diretta
con le leggi della creazione che hanno ordinato la sottomissione.
Retto da una fede simile, il popolo sarebbe governato dalle
parrocchie e vivrebbe tranquillamente ed umilmente sotto la tutela
dei suoi pastori spirituali, sottomettendosi all'ordinamento da
Dio stabilito sulla terra. Ed è perciò che dobbiamo cancellare
persino il concetto di Dio dalle menti dei Cristiani,
rimpiazzandolo con calcoli aritmetici e bisogni materiali. Allo
scopo di stornare le menti Cristiane dalla nostra politica è
assolutamente necessario di tenerle occupate nell'industria e nel
commercio. Così tutte le nazioni lavoreranno incessantemente per
il loro proprio vantaggio, ed in questa lotta universale non si
accorgeranno del nemico comune. Ma perché la libertà sconnetta e
rovini completamente la vita sociale dei Gentili, dobbiamo mettere
il commercio sopra una base di speculazione. Il risultato di ciò
sarà che le ricchezze della terra, ricavate per mezzo della
produzione, non rimarranno nelle mani dei Gentili, ma passeranno,
attraverso la speculazione, nelle nostre casseforti. La lotta per
la supremazia e la speculazione continua nel mondo degli affari,
produrrà una società demoralizzata, egoista e senza cuore. Questa
società diventerà completamente indifferente e persino nemica
della religione e disgustata dalla politica. La bramosia dell'oro
sarà l'unica sua guida. E questa società lotterà per l'oro,
facendo un vero culto dei piaceri materiali che esso può
procacciarle. Allora le classi inferiori si uniranno a noi contro
i nostri rivali - cioè contro i Gentili privilegiati - senza
neppur fingere di essere animate da un motivo nobile, e neppure
per amore delle ricchezze, ma unicamente per il loro odio schietto
contro le classi più elevate. |
PROTOCOLLO V |
Che genere
di governo si può dare ad una società nella quale il subornamento
e la corruzione sono penetrate ovunque; dove le ricchezze si
possono ottenere solamente di sorpresa o con mezzi fraudolenti;
dove il dissenso prevale in tutto, e la moralità si mantiene
unicamente per mezzo del castigo e di leggi severe, e non in
conseguenza di principi volontariamente accettati; dove il
sentimento patriottico e religioso affoga nelle convinzioni
cosmopolitane? Quale altra forma di governo si può dare a simili
società, fuorché quella despotica che vi descriverò ora?
Organizzeremo un governo fortemente centralizzato, in modo da
acquistare le forze sociali per noi. Per mezzo di nuove leggi
regoleremo la vita politica dei nostri sudditi come se fossero
tanti pezzi di una macchina. Tali leggi limiteranno gradatamente
tutte le franchigie e le libertà accordate dai Gentili. In questo
modo il nostro regno si svilupperà in un dispotismo così possente,
da essere in grado di schiacciare i Gentili malcontenti o
recalcitranti in qualunque ora ed in qualunque luogo.
Ci diranno
che il genere di potere assoluto che suggerisco non si confà col
progresso attuale della civiltà, ma vi dimostrerò, invece, che è
proprio vero il contrario. Allorquando i popoli consideravano i
loro sovrani come l'espressione della volontà di Dio, si
sottomettevano tranquillamente al dispotismo dei loro monarchi. Ma
dal giorno in cui infondemmo nelle popolazioni il concetto dei
loro diritti, esse cominciarono a considerare i Re come semplici
mortali. Al cospetto della plebe la Santa unzione cadde dal capo
dei monarchi, e quando ad essa togliemmo anche la religione, il
potere fu gettato sulla via come pubblica proprietà e venne
afferrato da noi. Oltre a ciò, fra le nostre doti amministrative
contiamo quella di saper governare le masse e gl'individui per
mezzo di fraseologie astute, di teorie confezionate furbamente, di
regole di vita e di ogni altro mezzo d'inganno allettante. Tutte
queste teorie, che i Gentili non comprendono affatto, sono basate
sull'analisi e sull'osservazione unite ad una così sapiente
argomentazione, che non trova l'uguale fra i nostri rivali, così
come essi non possono competere con noi nella costruzione di piani
di solidarietà e di azione politica. L'unica società da noi
conosciuta che sarebbe capace di farci concorrenza in queste arti
potrebbe essere quella dei Gesuiti.
Ma siamo
riusciti a screditare i Gesuiti agli occhi della plebe stupida per
la ragione che questa società è un'organizzazione palese, mentre
noi ci teniamo dietro le quinte, mantenendo il segreto della
nostra. Al mondo, in fin dei conti, importerà poco se diventerà
suo padrone il capo della Chiesa Cattolica, oppure un tiranno del
sangue di Sionne. Ma per noi "popolo prediletto" la questione non
è indifferente.
Per un certo
periodo i Gentili potrebbero forse esser capaci di tenerci testa.
Ma a questo riguardo non abbiamo da temere perché siamo
salvaguardati dall'odio profondamente radicato che nutrono gli uni
verso gli altri e che non si può estirpare. Abbiamo messo in
contrasto gli uni con gli altri tutti gli interessi personali e
nazionali dei Gentili, fomentandone tutti i pregiudizi religiosi e
nazionali per quasi venti secoli. A tutto questo lavorìo si deve
il fatto, che nessun governo troverebbe appoggio nei suoi vicini,
se si appellasse ad essi per opporsi a noi, perché ognuno di essi
sarebbe convinto che un'azione contro di noi potrebbe essere
disastrosa per la sua esistenza individuale. Noi siamo troppo
potenti; il mondo intero deve fare i conti con noi. I Governi non
possono fare il più piccolo trattato senza il nostro intervento
segreto. "Per me reges regunt "- i sovrani regnano per
mezzo mio -.
Leggiamo
nella Legge dei Profeti, che siamo prescelti da Dio per governare
il mondo. Dio ci ha dato l'ingegno e la capacità di compiere
questo lavoro. Se vi fosse un genio nel campo nemico, egli
potrebbe forse ancora combatterci, ma un nuovo venuto non potrebbe
competere con dei vecchi lottatori come noi, e il conflitto fra
lui e noi assumerebbe un carattere tale, che il mondo non ne
avrebbe ancora visto l'eguale. Oramai è troppo tardi per il loro
Genio. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da
una forza che è nelle nostre mani: l'oro!
La scienza
dell'economia politica studiata dai nostri grandi sapienti ha già
dimostrato che la forza del capitale supera il prestigio della
Corona.
Il capitale
per avere il campo libero, deve ottenere l'assoluto monopolio
dell'industria e del commercio.
Questo scopo
viene già raggiunto da una mano invisibile in tutte le parti del
mondo. Questo privilegio farà sì che tutta la forza politica sarà
nelle mani dei commercianti, i quali col profitto abusivo
opprimeranno la popolazione.
Oggi giorno
conviene disarmare i popoli piuttosto che condurli alla guerra. È
più importante sapersi servire per la nostra causa delle passioni
ardenti che spegnerle. Incoraggiare le idee altrui e farne uso pel
piano nostro piuttosto che disperderle. Il problema principale per
il nostro governo è questo: come indebolire il cervello pubblico
mediante la critica; come fargli perdere la facoltà di ragionare
che è fomite d'opposizione; come distrarre la mentalità del
pubblico per mezzo di fraseologie insensate.
In tutti i
tempi le nazioni, al pari degli individui, hanno preso le parole
per fatti, perché si contentano di quello che odono e ben di rado
si curano di verificare se le promesse siano state adempiute, o
pur no. Conseguentemente noi, soltanto per darla ad intendere,
organizzeremo delle istituzioni i cui membri dimostreranno e
loderanno, con eloquenti discorsi, le loro contribuzioni al
"progresso".
Prenderemo
un atteggiamento liberale per tutti i partiti e per tutte le
tendenze e lo comunicheremo a tutti i nostri oratori, i quali
saranno talmente loquaci, da stancare il pubblico, il quale sarà
stufo e ristucco di qualunque genere d'eloquenza e ne avrà
abbastanza.
Per
impadronirci della pubblica opinione dovremo anzitutto confonderla
al massimo grado mediante la espressione da tutte le parti delle
opinioni più contraddittorie, affinché i Gentili si smarriscano
nel labirinto delle medesime. Ed allora essi comprenderanno, che
la miglior via da seguire è quella di non avere opinioni in fatto
di politica; la politica non essendo cosa da essere intesa dal
pubblico, ma riservata soltanto ai dirigenti gli affari. E questo
è il primo segreto.
Il secondo
segreto, necessario al successo completo del nostro governo,
consiste nel moltiplicare ad un punto tale gli errori, i vizi, le
passioni e le leggi convenzionali del paese, che nessuno possa
vederci chiaro in simile caos. Quindi gli uomini cesseranno di
comprendersi a vicenda. Questa politica ci aiuterà pure a seminare
la zizzania in tutti i partiti; a dissolvere tutte le forze
collettive, a scoraggiare ogni iniziativa individuale, la quale
potrebbe in qualche modo intralciare i nostri progetti. Non vi è
nulla di più dannoso dell'iniziativa individuale: se è assecondata
dall'intelligenza essa ci può recare maggior danno dei milioni di
esseri che abbiamo aizzato a dilaniarsi vicendevolmente.
Dobbiamo
dare all'educazione di tutta la società cristiana un indirizzo
tale, che le cadano le braccia per disperazione in tutti i casi
nei quali un'impresa domandi dell'iniziativa individuale. La
tensione prodotta dalla propria libertà d'azione, perde di forza
quando incontra la libertà d'azione altrui. Ne conseguono le
scosse morali, le disillusioni ed i fallimenti. Con questi mezzi
opprimeremo i Cristiani ad un tale punto, che li obbligheremo a
chiederci di governarli internazionalmente. Quando raggiungeremo
una simile posizione, potremo immediatamente assorbire tutti i
poteri governativi del mondo e formare un Super-governo
universale; al posto dei governi ora esistenti, metteremo un
colosso che si chiamerà l'"Amministrazione del Supergoverno". Le
sue mani si allungheranno come immense tanaglie e disporrà di una
tale organizzazione, che otterrà certamente la completa
sottomissione di tutti i paesi. |
PROTOCOLLO VI |
Fra breve
principieremo ad organizzare vasti monopoli - serbatoi di
ricchezze colossali - nei quali persino le grandi fortune dei
Gentili saranno coinvolte in modo tale che crolleranno insieme al
credito del loro governo il giorno dopo che avrà avuto luogo la
crisi politica [L'intenzione degli Ebrei di ritirare il loro
denaro all'ultimo momento è evidente. (Nota del T. inglese)].
Coloro fra
gli astanti che sono economisti, calcolino l'importanza di questo
progetto.
Dobbiamo
adoperare ogni mezzo per sviluppare la popolarità del nostro
supergoverno, presentandolo come il protettore e il rimuneratore
di tutti coloro che volontariamente si sottometteranno a noi.
L'aristocrazia dei Gentili non esiste più quale potenza politica,
di modo non dobbiamo ulteriormente tenerne conto da questo punto
di vista. Però essa, in quanto proprietaria di terreni,
costituisce sempre un pericolo per noi, giacché le sue rendite le
assicurano l'indipendenza. Pertanto è essenziale per noi di
privare l'aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. Per
raggiungere questo scopo, il modo migliore è quello di aumentare
continuamente le tasse e le imposte, e con ciò il valore dei
terreni si manterrà al più basso livello possibile.
Gli
aristocratici dei Gentili, i quali, date le loro abitudini
ereditarie, sono incapaci di accontentarsi di poco, andranno
presto in rovina.
Nel medesimo
tempo dobbiamo dare con ogni impegno la massima protezione
possibile alle industrie ed al commercio e specialmente alla
speculazione, il cui compito principale è di agire come
contrappeso alle industrie. Senza la speculazione, l'industria
aumenterebbe il capitale privato e tenderebbe a sollevare
l'agricoltura, liberando le terre dai debiti e dalle ipoteche per
gli anticipi delle banche agricole. E' invece essenziale che
l'industria prosciughi la terra di tutte le sue ricchezze, e che
la speculazione concentri nelle nostre mani tutte le ricchezze del
mondo ottenute con questi mezzi. In questo modo tutti i Gentili
verranno ridotti nelle file del proletariato, ed allora essi si
piegheranno davanti a noi per ottenere il diritto di esistere.
Allo scopo
di rovinare le industrie dei Gentili e di aiutare la speculazione,
incoraggeremo l'amore pel lusso sfrenato, che abbiamo già
sviluppato. Aumenteremo i salari, ciò che non porterà beneficio
all'operaio, perché contemporaneamente accresceremo il prezzo
delle sostanze più necessarie, col pretesto dei cattivi risultati
dei lavori agricoli. Con astuzia mineremo le basi della
produzione, seminando i germi della anarchia fra gli operai ed
incoraggiandoli nell'abuso degli alcoolici. Nel tempo stesso
adopreremo tutti i mezzi possibili per iscacciare dal paese tutti
i Gentili intelligenti.
Per evitare
che i Gentili realizzino prematuramente il vero stato delle cose,
nasconderemo il nostro piano sotto l'apparente desiderio di
aiutare le classi lavoratrici alla soluzione dei grandi problemi
economici: questa nostra propaganda viene aiutata in tutto e per
tutto dalle nostre teorie economiche. |
PROTOCOLLO VII |
L'intensificazione del servizio militare, nonché l'aumento della
polizia sono pure essenziali alla riuscita dei progetti
sovraindicati. Per noi è essenziale aggiustare le cose in modo,
che oltre noi, in tutti i paesi non siavi altro che un enorme
proletariato, cioè altrettanti soldati e poliziotti fedeli alla
nostra causa.
In tutta
l'Europa, e con l'aiuto dell'Europa, sugli altri continenti
dobbiamo fomentare sedizioni, dissensi e ostilità reciproche. In
questo havvi un doppio vantaggio: in primo luogo, con tali mezzi
otteniamo il rispetto di tutti i paesi, i quali si rendono ben
conto che abbiamo il potere o di suscitare qualunque rivolta a
piacer nostro, oppure di ristabilire l'ordine. Tutti i paesi hanno
l'abitudine di rivolgersi a noi per la necessaria pressione quando
essa occorre. In secondo luogo, a furia di intrighi imbroglieremo
i fili tessuti da noi nei ministeri di tutti i Governi, non solo
mediante la nostra politica, ma altresì con i trattati di
commercio e le obbligazioni finanziarie. Per riuscire in quest'intento,
dobbiamo usare molta astuzia e sottigliezza durante le trattative
e gli accordi; ma in quello che chiamasi "il linguaggio
ufficiale", assumeremo la tattica opposta, vale a dire avremo
l'apparenza di essere onestissimi e disposti a sottometterci. Così
i governi dei Gentili, ai quali abbiamo insegnato a vedere
solamente la parte pomposa degli affari, pel modo come glieli
presentiamo, ci terranno perfino in conto di benefattori e di
salvatori dell'umanità. Dobbiamo metterci in condizioni tali da
poter rispondere ad ogni opposizione, con una dichiarazione di
guerra da parte del paese confinante a quello Stato che osasse
attraversarci la strada; e qualora tali confinanti alla loro volta
decidessero di unirsi contro noi, dovremo rispondere promuovendo
una guerra universale.
Il
principale successo in politica consiste nel grado di segretezza
impiegato nel conseguirlo. Le azioni di un diplomatico non devono
corrispondere alle sue parole. Per giovare al nostro piano
mondiale, che si avvicina al termine desiderato, dobbiamo
impressionare i governi dei Gentili mediante la cosidetta pubblica
opinione, che in realtà viene dovunque preparata da noi per mezzo
di quel massimo fra i poteri che è la stampa, la quale - fatte
insignificanti eccezioni di cui non è il caso tener conto - è
completamente nelle nostre mani. In breve: per dimostrare che
tutti i governi dei Gentili sono nostri schiavi, faremo vedere
il nostro potere ad uno di essi per mezzo di atti di violenza,
vale a dire, con un regno di terrore
[Notate lo stato attuale della Russia
(Nota del T. inglese)], e qualora tutti i governi insorgessero
contro di noi, la nostra risposta sarà data dai cannoni americani,
cinesi e giapponesi. |
PROTOCOLLO VIII |
Dobbiamo
impadronirci di tutti i mezzi che i nostri nemici potrebbero
rivolgere contro noi.
Ricorreremo
alle più intricate e complicate espressioni del dizionario della
legge, allo scopo di scolparci nella eventualità che fossimo
costretti a pronunciare decisioni che potessero sembrare
eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà sommamente
importante esprimere queste decisioni in guisa così efficace, che
si presentino alle genti come la massima manifestazione di
moralità, equità e giustizia. Il nostro governo deve essere
circondato da tutte le forze della civiltà in mezzo alle quali
esso dovrà agire. Attirerà a sé i pubblicisti, gli avvocati, i
praticanti, gli amministratori, i diplomatici ed infine gli
individui preparati nelle nostre scuole avanzate speciali.
Questi
individui conosceranno i segreti della vita sociale; saranno
padroni di tutte le lingue messe insieme con le lettere e le
parole politiche; avranno una perfetta conoscenza della parte
intima e segreta della natura umana, con tutte le sue corde più
sensibili, che essi dovranno far risuonare e vibrare secondo la
loro volontà. Queste corde costituiscono l'insieme del cervello
dei Gentili; delle loro qualità buone o cattive, delle loro
tendenze e dei loro vizi, nonché delle loro peculiarità di caste e
di classi.
S'intende
che questi sapienti consiglieri della nostra potenza non saranno
scelti fra i Gentili, che sono abituati a fare il loro lavoro
amministrativo senza tener presenti i risultati che devono
conseguire, e persino senza sapere lo scopo per cui tali risultati
sono richiesti. Gli amministratori dei Gentili formano i documenti
senza leggerli e prestano servizio o per amore o per ambizione.
Circonderemo
il nostro governo con un vero esercito di economisti. Questo è il
motivo per cui si insegna principalmente agli Ebrei la scienza
dell'economia. Saremo circondati da migliaia di banchieri, di
commercianti e, cosa ancora più importante, di milionarii, perché,
in realtà, ogni cosa sarà decisa dal danaro. Nel frattempo,
fintanto che non sarà prudente riempire gli incarichi di governo
con i nostri fratelli Giudei, affideremo i posti importanti a
individui la cui fama e il cui carattere siano così cattivi da
scavare un abisso fra essi e la Nazione, ed anche a gente di tal
risma, che abbia timore di finire in galera se ci disobbedirà. E
tutto questo allo scopo di obbligare costoro a difendere i nostri
interessi finché abbiano fiato in corpo. |
PROTOCOLLO IX |
Nell'applicare questi nostri principi dovete badare specialmente
alle caratteristiche della nazione nella quale vi trovate e nella
quale .dovete operare. Non dovete aspettarvi di applicare
genericamente con successo i nostri principi, fino a che la
nazione di cui si tratta non sarà stata rieducata secondo le
nostre dottrine. Procedendo con cautela nell'applicazione dei
nostri principi, vedrete, prima che siano passati dieci anni,
cambiati i caratteri più ostinati, e noi così avremmo aggiunto
un'altra nazione alle file di quelle che ci sono già sottomesse.
Alle parole
liberali della nostra divisa massonica: "libertà, uguaglianza e
fratellanza", sostituiremo, non quelle del nostro vero motto, ma
bensì delle parole esprimenti semplicemente un'idea, e diremo:
"il diritto
della libertà, il dovere dell'uguaglianza ed il concetto della
fratellanza" e così prenderemo il toro per le corna. In realtà noi
abbiamo già distrutto tutte le forze di governo fuorché la nostra,
benché esistano ancora in teoria. Al momento attuale, se un
Governo assume un atteggiamento a noi contrario si tratta di una
pura formalità; esso agisce essendo noi pienamente informati del
suo operato e col nostro consenso, accordato perché le
dimostrazioni anti-semitiche ci sono utili per mantenere l'ordine
fra i nostri fratelli minori. Non amplierò di più questo
argomento, perché lo abbiamo già discusso molte altre volte.
Il fatto sta
ed è, che non incontriamo ostacoli di sorta. Il nostro Governo
occupa una posizione così eccessivamente forte di fronte alla
legge, che quasi possiamo, per designarlo, adoperare la potente
parola: dittatura. Posso onestamente asserire che al
momento attuale noi siamo legislatori; giudichiamo e castighiamo,
giustiziamo e perdoniamo; siamo, per così dire, il comandante in
capo di tutti gli eserciti e cavalchiamo alla loro testa.
Governiamo
con una forza potentissima, perché abbiamo nelle mani i frammenti
di un partito che una volta fu forte ed è ora soggetto a noi.
Abbiamo
un'ambizione senza limiti,
un'ingordigia divoratrice, un desiderio di vendetta spietato ed un
odio intenso. Siamo
la sorgente di un terrore che esercita la sua influenza a grande
distanza. Abbiamo al nostro servizio individui di tutte le
opinioni e di tutti i partiti: uomini che desiderano ristabilire
le monarchie, socialisti, comunisti, e tutti coloro che aderiscono
ad ogni genere di utopie. Tutti costoro sono aggiogati al nostro
carro. Ciascuno di essi mina, a modo proprio, i residui del potere
cercando di distruggere le leggi tuttora esistenti. Con questi
procedimenti tutti i governi sono tormentati, urlano tranquillità
e per amor di pace sono disposti a qualunque sacrificio. Ma noi
negheremo ad essi tranquillità e pace finché non riconosceranno
umilmente il nostro super-governo internazionale.
Le plebi
proclamano a gran voce la necessità di risolvere il problema
sociale, mediante l'internazionale. I dissensi fra i partiti li
danno nelle nostre mani, perché, per condurre un'opposizione è
essenziale aver del denaro, e questo lo controlliamo noi.
Temevamo che
il potere esperimentato dei sovrani Gentili facesse alleanza con
la potenza cieca della plebe; ma abbiamo preso tutte le misure
preventive necessarie per evitare che ciò avvenisse. Fra queste
due potenze abbiamo edificato una muraglia che consiste nel
terrore che ambedue nutrono l'una verso l'altra. Di modo che il
potere cieco della plebe è diventato il sostegno del nostro
partito. Noi soli ne saremo i capi e lo guideremo verso
l'adempimento del nostro scopo. Perché la mano del cieco non si
liberi dalla nostra stretta, dobbiamo tenerci costantemente in
contatto colle masse, se non di persona, per lo meno mediante i
fedeli fratelli. Quando diventeremo una potenza riconosciuta,
arringheremo la popolazione di persona, nelle piazze, e la
istruiremo nella politica in quel modo e con quell'indirizzo che
giudicheremo conveniente.
Come potremo
verificare ciò che sarà insegnato al popolo nelle scuole di
campagna? In ogni caso le parole pronunciate dall'inviato
governativo o dal sovrano stesso, saranno conosciute certamente
dall'intera nazione, perché le diffonderà la voce stessa del
popolo.
Per non
distruggere prematuramente le istituzioni dei Gentili, noi vi
abbiamo posto sopra le nostre mani esperte impadronendoci delle
molle motrici dei loro meccanismi. Questi erano, una volta,
congegnati con severità e giustizia; ma noi abbiamo sostituito a
tutto ciò amministrazioni liberali e disordinate.
Abbiamo
messo le nostre mani ovunque: nella giurisdizione, nelle elezioni,
nell'amministrazione della stampa, nel promuovere la libertà
individuale, e, cosa ancor più importante, nell'educazione, che
costituisce il sostegno principale della libera esistenza.
Abbiamo
corbellato e corrotto la nuova generazione dei Gentili,
insegnandole principii e teorie di cui conoscevamo la falsità
assoluta, pur avendoli inculcati con assidua cura. Pur senza
veramente alterare le leggi in vigore, ma soltanto deformandone il
significato ed interpretandole in senso diverso da quello che
avevano in mente coloro che le formularono, abbiamo ottenuto dei
risultati estremamente utili. Si è potuto ciò ottenere
principalmente per il fatto, che l'interpretazione nostra nascose
il vero significato delle leggi, ed in seguito le rese talmente
incomprensibili, che diventò impossibile per i Governi il dipanare
un codice di leggi così confuso. Da ciò ebbe origine la teoria di
non badare alla lettera della legge, ma di giudicare secondo la
coscienza.
Ci si
contesta, che le nazioni possono insorgere contro di noi qualora i
nostri piani siano scoperti prematuramente; ma noi, anticipando
questo avvenimento, possiamo esser sicuri di mettere in azione una
forza talmente formidabile da far rabbrividire anche gli uomini
più coraggiosi.
In quel
tempo tutte le città avranno ferrovie metropolitane e passaggi
sotterranei: da questi faremo saltare in aria tutte le città del
mondo, insieme alle loro istituzioni e ai loro documenti
[Probabilmente è una affermazione da intendersi al figurato, con
allusione al bolscevismo (Nota del T. inglese)]. |
PROTOCOLLO X |
Oggi
comincerò ripetendo ciò che è stato già detto e vi prego tutti di
tener presente che i governi e le nazioni si contentano, in
politica, del lato appariscente di qualunque cosa.
E, dove
troverebbero il tempo di esaminare la parte recondita degli
avvenimenti se i loro rappresentanti non pensano che a divertirsi?
Per la
nostra politica è sommamente importante di tener presente il
particolare sopradetto, perché ci sarà di grande aiuto quando
discuteremo taluni problemi, come ad esempio la distribuzione del
potere, la libertà di parola, di stampa e di religione, il diritto
di fondare associazioni, l'eguaglianze di fronte alla legge,
l'inviolabilità della proprietà e del domicilio, la quistione
della tassazione (il concetto della tassazione segreta) e la forza
retroattiva delle leggi. Tutti gli argomenti di questo genere sono
di tale natura, che non è prudente di discuterli apertamente in
cospetto del pubblico. Ma nel caso in cui saremo obbligati di
farne cenno alla folla, gli argomenti non dovranno essere
enumerati bensì, senza entrare in particolari, si dovranno fare al
popolo delle dichiarazioni circa i principii del diritto moderno
riconosciuti da noi.
L'importanza
della reticenza sta nel fatto, che un principio il quale non sia
stato palesato apertamente, ci lascia una grande libertà d'azione;
mentre il principio stesso, una volta dichiarato, acquista il
carattere di una cosa stabilita.
La Nazione
tiene in considerazione speciale la potenza di un genio politico e
tollera tutte le sue prepotenze commentandole in questo modo: "Che
tiro birbone, ma con che abilità lo ha eseguito!".
Oppure: "Che
canagliata, ma come ben fatta, e con quanto coraggio!".
Noi speriamo
di attirare tutte le nazioni a lavorare per mettere le fondamenta
del nuovo edificio da noi progettato. Per questa ragione, dobbiamo
assicurarci i servizi di agenti audaci e temerarii, capaci di
abbattere qualunque ostacolo al nostro avanzare.
Quando
faremo il nostro colpo di Stato, diremo al popolo: "Tutto andava
in malora; tutto avete sofferto, ma ora noi distruggiamo le cause
delle vostre sofferenze; vale a dire le nazionalità, le frontiere,
e le monete nazionali. Certamente sarete liberi di condannarci, ma
il vostro verdetto non può esser giusto se lo pronunciate prima di
esperimentare ciò che possiamo fare per il vostro bene". Allora il
popolo, esultante e pieno di speranza, ci porterà in trionfo. La
potenza del voto, al quale abbiamo addestrato i membri più
insignificanti dell'umanità per mezzo di comizi organizzati e di
accordi prestabiliti, adempirà allora il suo ultimo compito.
Questa potenza, che è stato il mezzo con cui "ci siamo messi sul
trono", ci pagherà l'ultimo suo debito nella sua ansia di vedere
il risultato delle nostre proposte, prima di pronunciare il suo
giudizio in proposito. Per raggiungere la maggioranza assoluta
dobbiamo indurre tutti a votare senza distinzione di classe; una
maggioranza simile non si potrebbe ottenere dalle classi educate o
da una società divisa in caste.
Dunque,
avendo inculcato in ogni uomo il concetto della propria
importanza, distruggeremo la vita familiare dei Gentili e la sua
influenza educatrice. Impediremo agli uomini di cervello di farsi
avanti, ed il popolo, guidato da noi, non solo li terrà
sottomessi, ma non permetterà neppure ad essi di manifestare i
loro piani.
La turba è
abituata a darci ascolto, perché la paghiamo per avere
l'attenzione e l'obbedienza. Con tutti questi mezzi creeremo una
forza così cieca; che non sarà mai capace di prendere una
decisione senza la guida dei nostri agenti, incaricati di
guidarla.
La plebe si
sottometterà a questo stato di cose perché saprà che dal
beneplacito di questi capi dipenderanno i suoi salari, i suoi
guadagni e tutti gli altri benefizi.
Questo
sistema di governo deve essere il lavoro di una mente sola, perché
sarebbe impossibile di consolidarlo se fosse il lavoro combinato
di molte intelligenze. Questo è il motivo per cui ci è concesso
soltanto di conoscere il piano d'azione, .ma non dobbiamo in
nessuno modo discuterlo, per evitare di distruggerne l'efficacia,
il funzionamento delle sue singole parti ed il valore pratico di
ogni suo punto.
Tali piani,
se fossero posti in discussione e modificati in seguito a
successivi scrutini, essi verrebbero deformati dall'insieme dei
malintesi mentali, derivanti dal fatto che i votanti non ne
avrebbero penetrato profondamente il significato.
Pertanto è
necessario che i nostri piani siano decisivi e logicamente
ponderati. Questa è la ragione per cui dobbiamo evitare ad ogni
costo che l'opera grandiosa del nostro duce sia lacerata e fatta
in pezzi dalla plebe, o anche da una camarilla qualsiasi. Per ora
questi piani non sconvolgeranno le istituzioni esistenti; ne
altereranno soltanto le teorie economiche e conseguentemente tutto
il corso delle loro procedure, che dovranno seguire
inevitabilmente la via tracciata dai nostri piani.
In ogni
paese esistono le stesse istituzioni, quantunque sotto nomi
diversi, e sono le camere dei rappresentanti del popolo, i
ministeri, il senato, una qualunque specie di consiglio privato,
nonché tutti i dipartimenti legislativi e amministrativi.
Non occorre
che io vi spieghi il meccanismo connettente tutte queste
differenti istituzioni, perché ne siete perfettamente al corrente.
Notate solamente, che ciascuna delle sopraddette istituzioni
corrisponde a qualche importante funzione del governo. (Adopero la
parola "importante, "non in riguardo alle istituzioni
stesse, ma bensì riferendomi alle loro funzioni). Tutte queste
istituzioni si sono ripartite le varie funzioni governative, vale
a dire i poteri amministrativi, legislativi, ed esecutivi. E le
loro funzioni sono diventate simili a quelle dei singoli organi
del corpo umano.
Se
danneggiamo una qualunque parte del meccanismo governativo, tutto
lo Stato ne soffrirà e ne morirà, come accade per un corpo umano.
Quando inoculammo il veleno del liberalismo nell'organismo dello
Stato, la sua costituzione politica cambiò; gli Stati diventarono
infettati da una malattia mortale: la decomposizione del sangue.
Dobbiamo solo attendere la fine della loro agonia. Il liberalismo
fece nascere i governi costituzionali, che sostituirono
l'autocrazia, l'unica forma sana di governo dei Gentili. La forma
costituzionale, come ben sapete, non è altro che una scuola di
dissensioni, disaccordi, contese e inutili agitazioni di partito:
in breve, essa è la scuola di tutto ciò che indebolisce
l'efficienza del governo. La tribuna, come pure la stampa, hanno
contribuito a rendere i governanti deboli ed inattivi, rendendoli
in tal modo inutili e superflui; ed. è per questo motivo che in
molti paesi vennero destituiti.
Allora
l'istituzione dell'era repubblicana diventò possibile, ed al posto
del Sovrano mettemmo una caricatura del medesimo nella persona di
un presidente, che scegliemmo nella ciurmaglia, fra le nostre
creature e i nostri schiavi.
Così minammo
i Gentili, o piuttosto, le nazioni dei Gentili.
In un
prossimo futuro faremo del presidente un agente responsabile.
Allora non avremo più scrupoli a mettere arditamente in esecuzione
i nostri piani, per i quali sarà tenuto responsabile il nostro
"fantoccio". Cosa c'importa se le fila dei cacciatori d'impieghi
s'indeboliscono; se l'impossibilità di trovare un presidente
genera delle confusioni che indeboliranno, in definitiva, il
Paese?
Per ottenere
questi risultati predisporremo le cose in modo che siano eletti
alla carica presidenziale individui bacati, che abbiano nel loro
passato uno scandalo tipo "Panama", o qualche altra transazione
losca e segreta. Un presidente di tale specie sarà un fedele
esecutore dei nostri piani, perché temerà di essere denunziato, e
sarà sotto l'influenza di questa paura la quale si impadronirà di
colui il quale, salito al potere, è ansioso di conservarsi i
privilegi e gli onori inerenti alla sua alta carica. Il Parlamento
eleggerà, proteggerà e metterà al coperto il presidente, ma noi
toglieremo al Parlamento la facoltà di introdurre nuove leggi,
nonché di mutare le esistenti.
Questo
potere lo conferiremo ad un presidente responsabile, il quale sarà
una semplice marionetta nelle nostre mani. Così il potere
presidenziale diventerà un bersaglio esposto ad attacchi di vario
genere, ma noi gli daremo dei mezzi di difesa conferendogli il
diritto di appellarsi al popolo direttamente, al disopra dei
rappresentanti della nazione, vale a dire, di appellarsi a quel
popolo che è nostro schiavo cieco: alla maggioranza della plebe.
Inoltre,
daremo al presidente la facoltà di. proclamare la legge marziale.
Spiegheremo questa prerogativa col fatto, che il presidente,
essendo il capo dell'esercito, deve averlo ai suoi comandi per
proteggere la nuova costituzione repubblicana, essendo questa
protezione un dovere per il rappresentante responsabile della
repubblica.
Naturalmente, in simili condizioni, la chiave della situazione
recondita sarà nelle nostre mani, e nessuno all'infuori di noi
controllerà la legislazione. Inoltre, quando introdurremo la nuova
costituzione repubblicana, col pretesto della segretezze di Stato
toglieremo al Parlamento il diritto di discutere l'opportunità
delle misure prese dal governo. Con questa nuova costituzione
ridurremo al minimo il numero dei rappresentanti la nazione,
diminuendo così di altrettanto le passioni politiche, e la
passione per la politica. Se malgrado ciò questi rappresentanti
diventassero ricalcitranti, li sostituiremo appellandoci alla
nazione. Il Presidente avrà la facoltà di nominare il presidente
ed il vice presidente della Camera dei deputati e del Senato.
Alle
continue sessioni parlamentari sostituiremo sessioni della durata
di pochi mesi. Inoltre il Presidente, quale capo del potere
esecutivo, avrà il diritto di convocare e di sciogliere il
Parlamento, e, nel caso di scioglimento, di rinviare la
convocazione del nuovo. Ma perché il Presidente non possa esser
tenuto responsabile delle conseguenze di questi atti - che,
parlando con precisione, sarebbero illegali - prima che i nostri
piani siano maturati, noi persuaderemo i ministri e gli altri alti
funzionarii amministrativi che circondano il presidente, a
contravvenire i suoi comandi emanando istruzioni di loro
iniziativa, ed in tal modo li obbligheremo a sopportarne la
responsabilità invece del Presidente.
Raccomanderemo. specialmente che questa funzione venisse assegnata
al Senato, al Consiglio di Stato, oppure al Gabinetto, ma non mai
a singoli individui.
Le leggi che
possono essere interpretate in diverse maniere saranno
interpretate a modo nostro dal Presidente il quale, inoltre,
annullerà le leggi quando lo riterremo utile, ed avrà anche il
diritto di proporne delle nuove temporanee, e persino di fare
modificazioni nel lavoro costituzionale del Governo, prendendo
come pretesto le esigenze del benessere del paese. Provvedimenti
di questa specie ci metteranno in grado di sopprimere a poco a
poco quei diritti e quelle concessione che fossimo stati costretti
ad accordare da principio, nell'assumere il potere. Tali
concessioni dovremo introdurre nella costituzione dei governi per
mascherare l'abolizione graduale di tutti i diritti
costituzionali, quando giungerà il momento di cambiare tutti i
governi esistenti sostituendovi la nostra autocrazia. Può darsi
che il riconoscimento del nostro autocrate avvenga prima
dell'abolizione delle costituzioni. Vale a dire che il
riconoscimento del nostro regno avrà inizio dal momento stesso che
il popolo, scisso dai dissensi e dolorante per il fallimento dei
suoi governanti (e tutto questo sarà stato preparato da noi),
griderà: "Destituiteli e dateci un autocrate che governi il mondo,
che ci possa unificare distruggendo tutte le cause di dissenso,
cioè le frontiere, la nazionalità, le religioni, i debiti dello
Stato ecc., un capo che ci possa dare la pace ed il riposo che non
abbiamo sotto il governo del nostro sovrano e dei nostri
rappresentanti".
Ma voi
sapete benissimo, che allo scopo di ottenere che la moltitudine
debba formulare a gran voce una richiesta simile, è tassativamente
necessario disturbare senza posa in tutti i paesi le relazioni
esistenti fra popolo e governo, promuovere ostilità, guerre, odii
e persino il martirio, mediante la fame, la carestia e
l'inoculazione di malattie, in tale misura che i Gentili non
vedano altro modo per uscire da tanti guai, che un appello per la
protezione al nostro denaro e alla nostra completa sovranità. Però
se diamo alla nazione il tempo di rifiatare, sarà difficile si
ripresenti per noi una circostanza ugualmente favorevole. |
PROTOCOLLO XI
|
Il Consiglio
di Stato accentuerà il potere del regnante. Nella sua posizione il
corpo legislativo ufficiale sarà, in certo qual modo, un comitato
per la promulgazione dei comandi del regnante.
Eccovi
dunque un programma della nuova costituzione che prepariamo al
mondo. Faremo le leggi, definiremo i diritti costituzionali, li
amministreremo con questi mezzi: 1) decreti della camera
legislativa, suggeriti dal Presidente; 2) ordini generici, ordini
del Senato e del Consiglio di Stato, e decisioni del Consiglio dei
Ministri; 3) quando il momento opportuno sarà giunto, promoveremo
un colpo di Stato.
Ora, avendo
abbozzato il nostro piano d'azione, discuteremo quei particolari
che potranno esserci necessari allo scopo di compiere
nell'organismo della macchina statale, la rivoluzione nel senso
che ho già indicato. Colla parola "particolari" voglio indicare la
libertà di stampa, il diritto di formare delle associazioni, la
libertà di religione, l'elezione dei rappresentanti del popolo e
moltissimi altri diritti che dovranno svanire dalla vita
quotidiana dell'uomo. Se non spariranno del tutto, dovranno subire
un cambiamento fondamentale dal giorno seguente l'annuncio della
nuova costituzione. Prima di quel momento preciso non sarebbe per
noi utile di annunciare tutti i cambiamenti che faremo e per la
seguente ragione: tutti i cambiamenti percettibili potrebbero
riuscire pericolosi in qualunque altro momento se fossero
applicati per forza esigendone severamente ed indistintamente
l'esecuzione, perché ciò potrebbe esasperare il popolo, che
paventerebbe nuovi cambiamenti nelle medesime direzioni. D'altra
parte, se i cambiamenti dovessero implicare delle tolleranze
ancora maggiori, il popolo direbbe che riconosciamo i nostri
errori e ciò potrebbe menomare il vanto di infallibilità del nuovo
potere. Il popolo potrebbe anche dire che siamo stati spaventati e
quindi obbligati a cedere; e se così fosse, nessuno ci sarebbe mai
riconoscente perché il popolo ritiene di aver il diritto di
ottenere sempre nuove concessioni. Sarebbe enormemente pericoloso
per il prestigio della nuova costituzione, che l'una o l'altra di
queste impressioni si facesse strada nella mente del pubblico.
Per noi è
essenziale, che dal primo momento della nuova proclamazione il
popolo, mentre soffrirà ancora le conseguenze del cambiamento
repentino e sarà in uno stato di terrore e di indecisione,
realizzi che siamo così potenti, così invulnerabili, e così pieni
di forza, che in nessun caso prenderemo in considerazione i suoi
interessi. Faremo capire al popolo, che non solo non ci daremo
nessun pensiero delle sue opinioni e dei suoi desiderii, ma
altresì che saremo pronti in qualunque momento ed in qualunque
luogo a sopprimere con una mano forte qualsiasi espressione o
accenno di. opposizione.
Faremo sì
che il popolo capisca che essendoci impadroniti di tutto quello
che desideravamo non gli permetteremo mai, in nessun modo, di
partecipare al nostro potere. Ed allora esso, preso dallo
sgomento, chiuderà gli occhi su tutto ed aspetterà pazientemente
lo svolgersi di ulteriori avvenimenti.
I Gentili
sono come un branco di pecore, noi siamo i lupi. Sapete cosa fanno
le pecore quando i lupi entrano nell'ovile? Chiudono gli occhi. A
questo saranno costretti anche i Gentili, perché prometteremo loro
la restituzione di tutte le loro libertà dopo che avremo
soggiogato i nemici del mondo e costretti tutti i partiti a
sottomettersi. Non occorre che vi dica quanto tempo dovranno
aspettare per riavere queste loro libertà!
Per qual
motivo fummo indotti a inventare la nostra politica e instillarla
nelle menti dei Gentili?
Noi
instillammo in essi questa politica senza permetter loro di
comprenderne l'intimo significato.
Che cosa ci
spinse ad adottare questa linea di condotta? Questo: che noi,
razza dispersa, non potevamo, come tale, conseguire il nostro
scopo con mezzi diretti, ma soltanto con mezzi indiretti, subdoli
e fraudolenti. Questa fu la vera causa ed origine della nostra
organizzazione massonica, che questi porci di Gentili non riescono
a scandagliare e di cui non sospettano neppure le mire. Noi li
prendiamo come lo zimbello delle nostre numerose logge, le quali
hanno l'apparenza di essere puramente massoniche, allo scopo di
gettare la polvere negli occhi dei loro camerati.
Per grazia
di Dio il suo Popolo prediletto fu sparpagliato, ma questa
dispersione, che sembrò al mondo la nostra debolezza, dimostrò di
essere la nostra forza, che ci ha ora condotto al limitare della
Sovranità Universale.
Ci rimane da
costruire ancora poco su queste fondamenta, per raggiungere la
nostra mèta. |
PROTOCOLLO XII |
La parola
libertà, suscettibile di diverse interpretazioni, sarà da noi
definita nel modo seguente: "La libertà è il diritto di fare ciò
che la legge permette". Tale definizione ci servirà in questo
senso, che sarà in nostro arbitrio di dire dove potrà esserci
libertà e dove no, per la semplice ragione che la legge permetterà
solamente quello che a noi piacerà.
Il nostro
atteggiamento verso la stampa sarà il seguente: Che cosa fa la
stampa attualmente? Essa serve a suscitare nel popolo passioni
furenti, oppure, talvolta, dissensi egoistici di partito; cause
entrambe che possono essere necessarie al nostro scopo. La stampa
è spesse volte vana, ingiusta e mendace, e la maggior parte della
gente non ne capisce affatto le sue vere intenzioni. Noi la
barderemo e ne terremo fermamente in pugno le redini. Inoltre
dovremo acquistare il controllo di tutte le altre ditte editrici.
Non ci
servirebbe a nulla il solo controllo dei giornali se restassimo
esposti ad attacchi con opuscoli e libri. L'attuale costosa
produzione libraria la trasformeremo in una risorsa vantaggiosa
per il nostro governo mediante una speciale tassa di bollo ed
obbligando gli editori ed i tipografi a versarci un deposito
cauzionale, allo scopo di garantire il nostro governo da qualunque
forma di attacco da parte della stampa. E qualora questo si
produca, imporremo multe a destra ed a sinistra. Da questi mezzi:
bolli, cauzioni e multe, il governo ricaverà una larga sorgente di
lucro. Naturalmente, i giornali di partito non si daranno pensiero
di pagare delle multe forti, ma noi li sopprimeremo senz'altro
dopo un secondo loro serio attacco. Nessuno potrà impunemente
attentare al prestigio della nostra infallibilità politica. Per
sopprimere qualunque pubblicazione prenderemo un pretesto: diremo,
per esempio, che eccita l'opinione pubblica senza ragione e senza
fondamento. Ma vi prego di tener presente, che fra le
pubblicazioni aggressive ve ne saranno anche talune istituite da
noi apposta con tale intento. Ma esse attaccheranno solo quei
punti della nostra politica, che abbiamo l'intenzione di cambiare.
Nessuna informazione giungerà al pubblico senza essere stata prima
controllata da noi. Stiamo già raggiungendo questo scopo anche
attualmente, per il fatto che tutte le notizie sono ricevute da
poche agenzie, nelle quali sono centralizzate da tutte le parti
del mondo. Quando giungeremo al potere, queste agenzie ci
apparterranno completamente e pubblicheranno solo quelle notizie
che noi permetteremo.
Se, date le
condizioni attuali, siamo riusciti a controllare la società dei
Gentili ad un punto tale che essa vede gli affari mondiali
attraverso le lenti colorate con le quali le copriamo gli occhi;
se anche ora nulla ci impedisce di conoscere i segreti di Stato,
come stupidamente li chiamano i Gentili; quale sarà la nostra
posizione, quando saremo ufficialmente riconosciuti come
governatori del mondo nella persona del nostro Imperatore
Universale?
Ritorniamo
all'avvenire della stampa. Chiunque desidererà diventare editore,
libraio o tipografo, dovrà ottenere un certificato ed una licenza,
che perderanno in caso di disubbedienza. I canali attraverso i
quali il pensiero umano trova la sua espressione, saranno con
questi mezzi posti nelle mani del nostro governo, che li userà
come organi educativi, e così impedirà che il pubblico sia messo
sulla falsa strada mediante l'idealizzazione del "progresso", o
con il liberalismo. Chi fra noi non sa, che questo fantastico
beneficio conduce direttamente all'utopia, da cui nacquero
l'anarchia e l'odio verso l'autorità? E ciò per la semplice
ragione che il "progresso", o piuttosto l'idea d'un progresso
liberale, diede al popolo differenti concetti della emancipazione,
senza mettervi alcun limite. Tutti i cosiddetti liberali sono
degli anarchici, se non per le loro azioni, certamente per le loro
idee.
Ognuno di
essi corre dietro il fantasma della libertà, credendo di poter
fare quello che vuole, vale a dire, cadendo in uno stato di
anarchia per l'opposizione che fa, unicamente per il gusto di
farla.
Discutiamo
ora la stampa editrice di libri ecc. Noi la tasseremo nello stesso
modo della stampa giornalistica, vale a dire per mezzo di bolli e
cauzioni. Ma sopra i libri con meno di 300 pagine metteremo una
tassa doppia, li classificheremo fra gli opuscoli per far
diminuire la pubblicazione dei periodici, che costituiscono la
forma più virulenta del veleno stampato. Queste misure
obbligheranno altresì gli scrittori a pubblicare delle opere così
lunghe, che avranno pochi lettori e principalmente a causa del
loro prezzo alto. Noi stessi pubblicheremo delle opere a buon
mercato per educare la mente del pubblico e avviarla nella
direzione da noi desiderata. La tassazione determinerà una
riduzione della letteratura dilettevole e senza scopo, e la
responsabilità che incontreranno di fronte alla legge darà tutti
gli autori nelle nostre mani. Nessuno che desideri attaccarci
colla sua penna troverebbe un editore.
Prima di
stampare qualsiasi genere di lavoro, l'editore o il tipografo
dovrà chiedere alle autorità un permesso speciale per pubblicare
il detto lavoro. In questo modo conosceremo anticipatamente
qualsiasi congiura contro di noi, e potremo colpirla prevenendola
e pubblicando una confutazione.
La
letteratura e il giornalismo sono le due più importanti forze
educative, e per questo motivo il nostro governo si accaparrerà il
maggior numero di periodici. Con questo sistema neutralizzeremo la
cattiva influenza della stampa privata ed otterremo un'influenza
enorme sulla mente umana. Se dovessimo permettere la pubblicazione
di dieci periodici privati, noi stessi dovremmo pubblicarne trenta
e così via.
Ma il
pubblico non deve avere il minimo sospetto di queste precauzioni;
perciò tutti i periodici pubblicati da noi, avranno apparentemente
vedute ed opinioni contraddittorie, ispirando così la fiducia e
presentando un'apparenza attraente ai nostri non sospettosi
nemici, che cadranno nella nostra trappola e saranno disarmati.
In prima
fila metteremo la stampa ufficiale. Essa sarà sempre in guardia
per difendere i nostri interessi, e perciò la sua influenza sul
pubblico sarà relativamente insignificante. In seconda fila
metteremo la stampa semi-ufficiale, la quale dovrà attirare i
tiepidi e gli indifferenti. In terza fila metteremo quella stampa
che farà finta di essere all'opposizione e che, in una delle sue
pubblicazioni, figurerà come nostra avversaria. I nostri veri
nemici confideranno in questa opposizione e ci mostreranno le loro
carte. Tutti i nostri giornali sosterranno partiti diversi:
l'aristocratico, il repubblicano, il rivoluzionario e persino
l'anarchico. Ma, naturalmente, questo sarà solamente fino a quando
dureranno le costituzioni. Questi giornali, come il dio indiano
Vishnu, avranno centinaia di mani, ognuna delle quali tasterà il
polso della variabile opinione pubblica.
Quando il
polso batterà più forte, queste mani faranno inclinare l'opinione
pubblica verso la nostra causa, perché un soggetto nervoso è
facile ad essere guidato e facilmente cade sotto un'influenza
qualsiasi. I chiacchieroni che crederanno di ripetere l'opinione
del giornale del loro partito, in realtà non faranno altro che
ripetere la nostra opinione, oppure quella che desideriamo far
prevalere; nella convinzione di seguire l'organo del loro partito,
costoro seguiranno in realtà la bandiera che faremo sventolare
d'innanzi ai loro occhi.
Perché il
nostro esercito giornalista estrinsechi il concetto intimo di
questo programma, avendo l'apparenza di appoggiare i diversi
partiti, dovremo organizzare la nostra stampa con la massima cura.
Col titolo
di "Commissione Centrale della Stampa", organizzeremo delle
riunioni letterarie, alle quali i nostri agenti, senza farsene
accorgere, daranno il segno di riconoscimento e la parola
d'ordine. I nostri organi discutendo e contrastando la nostra
politica, sempre superficialmente, s'intende, e senza toccarne i
lati importati, faranno finta di polemizzare con i giornali
ufficiali, allo scopo di fornirci il pretesto di definire i nostri
piani con maggior accuratezza di quanto avremo potuto fare coi
nostri programmi preliminari. Si capisce, però, che tutto questo
sarà fatto quando sia vantaggioso per noi.
Questa
opposizione da parte della stampa, servirà anche a far credere al
popolo che la libertà di parola esiste sempre. Essa darà ai nostri
agenti l'opportunità di dimostrare che i nostri avversarii ci
muovono accuse insensate, nell'impossibilità da parte loro di
trovare un terreno solido sul quale combattere la nostra politica.
Queste
misure, che sfuggiranno all'attenzione pubblica, saranno i mezzi
più proficui per guidare l'opinione pubblica ed inspirare fiducia
nel nostro governo.
Grazie a
queste misure potremo eccitare o calmare l'opinione pubblica circa
le quistioni politiche quando ci occorrerà di farlo. Potremo
persuaderla o confonderla stampando notizie vere o false, fatti o
contraddizioni, secondo quello che servirà al nostro scopo. Le
informazioni che pubblicheremo dipenderanno dal modo con cui il
pubblico sarà in quel tempo propenso ad accettare quel dato genere
di notizie; e staremo sempre molto attenti, scandagliando il
terreno prima di camminarci sopra.
Le
restrizioni che, come ho già detto, imporremo alle pubblicazioni
private ci daranno la certezza di sconfiggere i nostri nemici,
perché essi non avranno a loro disposizione organi della stampa
mediante i quali dare veramente libero e pieno corso alle loro
opinioni. Non ci occorrerà neppure di contraddire ufficialmente le
loro affermazioni. Se sarà necessario, le confuteremo semi
ufficialmente con dei "ballons d'essai", che faremo lanciare dalla
nostra stampa di terza fila.
Esiste già
nel giornalismo francese tutto un sistema di intese massoniche per
darsi il contrassegno.
Tutti gli
organi della stampa sono legati da segreti professionali
reciproci, a modo degli antichi oracoli.
Nessuno dei
suoi membri rivelerà mai di essere a conoscenza di un segreto
qualora non abbia ricevuto l'ordine di renderlo pubblico. Nessun
singolo editore avrà il coraggio di tradire un segreto
confidatogli, per la ragione che nessuno è ammesso nel mondo
letterario, il quale non abbia preso parte a qualche losco affare
nella sua vita passata. Pertanto, se qualcuno desse il minimo
segno di disubbidienza, il triste episodio del suo passato
verrebbe palesato immediatamente. Finché il passato losco di
questi individui è conosciuto da pochi, il prestigio di ogni
giornalista attira l'opinione pubblica di tutto il paese. Il
popolo lo segue e lo ammira.
I nostri
piani si debbono estendere principalmente alle provincie. È per
noi essenziale di creare certe idee e di infondere tali opinioni
nelle provincie, perché in qualunque momento possiamo servircene
lanciandole nella capitale come opinioni neutrali delle provincie.
Naturalmente, la fonte e l'origine delle idee non saranno
alterate, ma le idee saranno nostre. Per noi è assolutamente
necessario, prima di assumere il potere, che le città siano
qualche volta dominate dalle opinioni delle provincie; vale a
dire, che le città sappiano l'opinione della maggioranza, quale
sarà stata preparata da noi. È per noi necessario che le capitali,
giunto il momento critico psicologico, non abbiano il tempo
materiale di discutere un fatto compiuto, ma siano obbligate ad
accettarlo perché è stato approvato da una maggioranza nelle
provincie.
Quando poi
arriveremo al periodo del nuovo regime - cioè durante il periodo
transitorio che precederà la nostra sovranità - non permetteremo
alla stampa di pubblicare qualsiasi resoconto di delitti, essendo
essenziale che il popolo creda il nuovo regime talmente superiore,
d'aver soppresso perfino la delinquenza. I delitti che avverranno
saranno conosciuti soltanto dalla loro vittima e da gli eventuali
testimoni oculari e da nessun altro. |
PROTOCOLLO XIII |
La necessità
del pane quotidiano obbligherà i Gentili a tacere ed a rimanere
nostri umili servitori.
Quei Gentili
che potremo impiegare nella nostra stampa, discuteranno, dietro i
nostri ordini, quei fatti che non sarebbe conveniente per noi di
pubblicare nella nostra gazzetta ufficiale. E mentre avranno luogo
così discussioni e dispute d'ogni genere, noi promulgheremo le
leggi che ci occorrono e le presenteremo al pubblico quali fatti
compiuti. Nessuno oserà chiedere che queste leggi vengano
revocate, specialmente perché faremo credere che il nostro scopo
sia quello di promuovere il progresso. Poi la stampa svierà
l'attenzione del pubblico per mezzo di nuove proposte (sapete bene
che abbiamo sempre abituato le popolazioni a ricercare nuove
emozioni). Avventurieri politici senza cervello si affretteranno a
discutere i nuovi problemi: la stessa razza di gente che non
comprende neppure ora nulla di quello di cui parla. I problemi
politici non sono fatti per essere compresi, dalla gente comune,
ma solamente (come ho già detto) da quella classe di governanti,
che da secoli dirigono gli affari. Da tutto questo insieme di
fatti potete concludere, che quando useremo una certa deferenza
all'opinione pubblica, di tanto in tanto, avremo lo scopo di
facilitare il funzionamento del nostro meccanismo. Vi accorgerete
anche che cerchiamo di far approvare le varie quistioni soltanto a
furia di parole e non di fatti. Affermiamo continuamente, che
tutte le misure prese da noi sono ispirate dalla
speranza e
dalla certezza di aiutare il benessere comune.
Allo scopo
di distogliere la gente troppo irrequieta dalla discussione delle
quistioni politiche, la provvederemo di problemi nuovi; quelli
cioè dell'industria e del commercio. Su questi problemi potranno
eccitarsi fin che vorranno. Le masse acconsentono di astenersi e
di desistere da ciò che credono sia l'attività politica, solamente
se possiamo dar loro qualche nuovo svago; come, ad esempio, il
commercio. E tenteremo di dar da intendere ad esse, che anche il
commercio è un problema politico.
Noi stessi
inducemmo le masse a prender parte alla politica per assicurarci
il loro appoggio nella nostra campagna contro i governi Gentili.
Per impedire
che il popolo scopra da sé una qualsiasi nuova linea d'azione
politica, lo terremo distratto con varie forme di divertimenti:
ludi ginnici, passatempi, passioni di vario genere, osterie e via
discorrendo.
Fra poco
principieremo a mettere degli avvisi nei giornali invitando il
popolo a competere in ogni genere di nuove imprese, come ad
esempio alle gare artistiche, di sport, ecc.
Questi nuovi
interessi distoglieranno definitivamente l'attenzione del pubblico
dalle quistioni che potrebbero metterci in conflitto con la
popolazione. Il popolo, siccome perderà a poco a poco la facoltà
di pensare con la sua testa, griderà compatto insieme a noi, per
l'unica ragione che saremo i soli membri della società in grado di
promuovere nuove linee di pensiero. Questi nuovi concetti noi li
metteremo avanti per mezzo di agenti che il popolo non sospetterà
siano alleati nostri. La funzione degli idealisti liberali cesserà
repentinamente il giorno in cui il nostro governo sarà
riconosciuto. Fino allora essi ci renderanno dei buoni servizii.
Per questa ragione cercheremo di indirizzare l'opinione pubblica
verso ogni specie di teoria fantastica che possa sembrare
progressiva, o liberale. Fummo noi che, col più completo successo,
facemmo girare le teste scervellate dei Gentili, colle nostre
teorie di progresso, verso il socialismo. Non si trova fra i
Gentili una mente capace di intuire che in ogni occasione, dietro
la parola "progresso" è nascosta una deviazione della verità,
eccezione fatta dei casi in cui la parola libertà si riferisce
alla materia delle scoperte scientifiche. Giacché esiste soltanto
una vera dottrina ed in essa non vi è posto per il "progresso". Il
progresso, come qualunque altro falso concetto, serve a nascondere
la verità, affinché essa non sia palese ad altri che a noi, popolo
prediletto da Dio, che Egli ha eletto a custode della verità.
Quando saremo al potere, i nostri oratori discuteranno i grandi
problemi che hanno agitato l'umanità, allo scopo finale e prefisso
di condurre il genere umano sotto il nostro governo benedetto.
Chi vorrà,
quindi, sospettare che tutti questi problemi furono sollevati da
noi, secondo un piano politico prestabilito che nessun uomo ha
compreso in tanti secoli? |
PROTOCOLLO XIV |
Quando ci
stabiliremo come Signori della Terra, non ammetteremo altra
religione che la nostra; cioè una religione che riconosce il Dio
solo, a Cui il nostro destino è collegato dall'averci Egli eletto,
e da Cui il destino del mondo è determinato.
Per questa
ragione dobbiamo distruggere tutte le professioni di fede. Se il
risultato temporaneo di questa distruzione sarà di produrre degli
Atei, ciò si frapporrà al nostro scopo, ma servirà come esempio
alle generazioni future, che ascolteranno i nostri insegnamenti
sulla religione di Mosè, la quale, con le sue dottrine risolute e
ponderate, ci impose come un dovere il mettere tutte le nazioni
sotto i nostri piedi.
Inoltre
insisteremo molto sulle verità mistiche degli insegnamenti
Mosaici, sui quali, diremo, è basata tutta la loro forza
educativa.
Di poi, ad
ogni momento pubblicheremo articoli paragonando il nostro governo
benefico a quello del passato. Lo stato di beatitudine e di pace
che esisterà allora, servirà anche ad illustrare il benefico
effetto del nostro governo, sebbene sia stato ottenuto mediante
disturbi secolari. Dimostreremo con colori intensi gli errori
amministrativi commessi dai Gentili. Provocheremo con tutto ciò un
tale sentimento di avversione per il regime precedente, che le
nazioni preferiranno uno stato di pace in condizioni di schiavitù,
ai diritti della tanta lodata "libertà", che le ha così
crudelmente torturate, esaurendone perfino le fonti dell'esistenza
umana, ed alla quale furono trascinate da una folla di
avventurieri che non sapevano quel che facevano. I cambiamenti
inutili di governo che abbiamo sempre suggerito ai Gentili, e che
sono stati il mezzo col quale abbiamo minato il loro edificio di
Stato, avranno in allora talmente stancato le nazioni, che esse
preferiranno sopportare qualunque cosa da noi, piuttosto che
ritornare ai tumulti ed alle disgrazie attraversate. Attireremo
specialmente l'attenzione su gli errori storici con i quali i
governi dei Gentili tormentarono l'umanità per tanti secoli, nella
loro mancanza di comprensione per tutto ciò che riguarda il vero
benessere della vita umana, e nella loro ricerca di piani
fantastici per la prosperità sociale. Giacché i Gentili non si
sono resi conto che i loro piani, invece di migliorare le
relazioni fra uomo e uomo, non hanno fatto altro che farle andare
di male in peggio. E queste relazioni sono la vera base
dell'esistenza umana. Tutta la forza dei nostri principi e delle
nostre misure consisterà nel fatto, che saranno spiegati da noi
quale un luminoso contrasto con le condizioni sociali esistenti
sotto l'antico regime da noi infranto.
I nostri
filosofi dimostreranno tutti gli svantaggi delle religioni
cristiane, ma nessuno potrà mai giudicare la nostra religione nel
suo vero significato, perché nessuno ne avrà mai una completa
cognizione fuorché i nostri che non si arrischieranno mai a
svelarne i misteri.
Nei
cosiddetti paesi dirigenti abbiamo fatto circolare una letteratura
squilibrata, sudicia e ripugnante.
Per un breve
periodo dopo il riconoscimento del nostro regno, continueremo a
incoraggiare questa letteratura, acciocché essa dimostri, più
esplicitamente che mai, il suo contrasto con le dottrine che
metteremo in circolazione dal nostro seggio elevato. I nostri
sapienti, educati allo scopo di guidare i Gentili, faranno
conferenze, concreteranno piani, scriveranno appunti e articoli,
per mezzo dei quali influiremo sugli spiriti degli uomini,
piegandoli verso quella scienza e quelle idee che ci converranno. |
PROTOCOLLO XV |
Quando,
infine, avremo ottenuto il potere per mezzo di numerosi colpi di
Stato, che saranno da noi preparati in modo che abbiano luogo
simultaneamente in tutti i paesi; e quando i governi di questi
saranno stati dichiarati ufficialmente incapaci di reggere la
pubblica cosa (potrà trascorrere un periodo di tempo considerevole
prima che tutto ciò avvenga: magari un secolo): faremo ogni sforzo
per impedire che siano fatte delle congiure contro di noi. Per
raggiungere questo intento applicheremo la pena capitale, senza
pietà, per coloro che prendessero le armi per impedire lo
stabilimento del nostro potere.
Sarà
passibile della pena capitale la fondazione di qualunque nuova
società segreta; scioglieremo, mandandone i membri in esilio nelle
parti più remote del mondo, le società segrete tuttora esistenti,
che ci sono ben conosciute e che servono ed hanno servito al
nostro scopo. L'esilio sarà la sorte di quei frammassoni Gentili
che per avventura sapessero più di quello che a noi convenga. E
quei massoni che, per una ragione o per un'altra potremo
perdonare, li terremo sempre nel continuo timore d'essere
esiliati. Decreteremo una legge per condannare tutti i
preesistenti membri delle società segrete all'esilio fuori di
Europa perché quivi noi avremo il centro del nostro governo.
Le decisioni
del nostro governo saranno definitive e nessuno avrà il diritto
d'appellarsi. Per mettere al dovere le società dei Gentili nelle
quali abbiamo profondamente inculcato i dissidi ed i dogmi della
religione protestante, prenderemo provvedimenti spietati i quali
dimostreranno alle nazioni che il nostro potere non può essere
violato. Non dobbiamo preoccuparci delle numerose vittime che
saranno sacrificate per ottenere una prosperità futura. Un governo
il quale è convinto che la propria esistenza dipende non solo dai
privilegi di cui gode, ma anche dall'adempimento del suo dovere,
ha l'obbligo di conseguire la prosperità anche a costo di molti
sacrifici. La condizione principale della sua stabilità consiste
nel rafforzamento del prestigio del suo potere, e questo prestigio
si ottiene soltanto per mezzo di una maestosa ed incrollabile
potenza, che deve mostrarsi inviolabile, nonché circondata da un
potere mistico. Ad esempio, dimostrare che sussiste per mandato
divino. Questi sono i requisiti goduti finora dall'Autocrazia
russa, l'unica nostra nemica pericolosa, se non teniamo conto
della Santa Sede.
Ricordate
che l'Italia. quando grondava sangue, non toccò un capello di
Silla: eppure egli era l'uomo che l'aveva dissanguata. Per la sua
forza di carattere, Silla diventò un Dio agli occhi della
popolazione, ed il suo ritorno intrepido in Italia lo rese
inviolabile. La plebe non nuocerà mai all'uomo che la ipnotizza
col suo coraggio e con la sua superiorità mentale.
Fino a
quando non avremo conseguito il potere, cercheremo di fondare e
moltiplicare le logge massoniche in tutte le parti del mondo.
Alletteremo a farne parte coloro che possono diventare, o sono di
già, animati da amore per il pubblico bene. Queste logge saranno
la fonte principale ove attingeremo le nostre informazioni;
saranno pure i nostri centri di propaganda. Centralizzeremo tutte
queste logge sotto una direzione unica, conosciuta a noi soli e
costituita dai nostri uomini più sapienti.
Queste logge
avranno anche i loro rappresentanti, per mascherarne la vera
direzione. Questa soltanto avrà diritto di decidere a chi spetti
di parlare e di preparare l'ordine del giorno. In queste logge
annoderemo tutte le classi socialiste e rivoluzionarie della
società. I piani politici più segreti. ci saranno subito noti
appena formulati e ne guideremo l'esecuzione. Quasi tutti gli
agenti della polizia internazionale segreta faranno parte delle
nostre logge. È per noi sommamente importante di assicurarci i
servizi della polizia, perché essi possono mascherare le nostre
imprese, inventare ragioni plausibili per spiegare il malcontento
delle masse, come pure colpire coloro che rifiutano di
sottomettersi a noi.
La maggior
parte degli individui che entrano nelle società segrete sono
avventurieri, i quali desiderano di farsi strada in un modo o in
un altro e non hanno serie intenzioni. Con gente simile, ci sarà
facile perseguire il nostro scopo: essi metteranno in moto il
nostro meccanismo. Se il turbamento diventerà mondiale, ciò
significherà soltanto che era necessario per noi di produrre
questa agitazione, allo scopo di distruggere la troppo grande
solidità del mondo. Se nasceranno congiure nel suo seno,
significherà che uno dei nostri agenti più fedeli è il capo di
questa cospirazione. E' naturale che noi dobbiamo essere gli unici
a dirigere le imprese massoniche. Noi soltanto sappiamo dirigerle.
Noi conosciamo lo scopo finale di ogni azione, mentre i Gentili
ignorano la massima parte di ciò che riguarda la massoneria: essi
non sono neppur capaci di vedere i risultati immediati di quello
che fanno.
Generalmente
essi considerano soltanto i vantaggi immediati; si contentano se
il loro orgoglio personale è soddisfatto per l'adempiersi del loro
intento; non si accorgono che l'idea originale era nostra e non
loro.
I Gentili
frequentano le Logge Massoniche per pura curiosità, o nella
speranza di ricevere la loro parte delle spoglie; alcuni di essi
vi entrano pure per poter discutere le loro stupide idee davanti
ad un pubblico qualunque. I Gentili vanno alla ricerca delle
emozioni procurate dal successo e dagli applausi; noi glie ne
diamo fin che ne vogliono. Questo è il motivo per cui permettiamo
ad essi di avere successi; cioè allo scopo di volgere a nostro
vantaggio gli uomini che credono orgogliosamente di valer qualche
cosa, e che senza accorgersene s'imbevono delle nostre idee,
fiduciosi di essere infallibili e convinti di non andar soggetti
alle influenze altrui. Non avete idea di quanto sia facile ridurre
anche il più intelligente dei Gentili in una condizione ridicola
di ingenuità agendo sulla sua presunzione, e quanto,
d'altra parte, sia fucile scoraggiarlo mediante il più piccolo
insuccesso, od anche semplicemente cessando di applaudirlo; oppure
anche di ridurlo in uno stato di servile sottomissione,
allettandolo con la promessa di qualche nuovo successo. Per quanto
il nostro popolo disprezza il successo, bramando soltanto la
realizzazione dei suoi piani, altrettanto i Gentili amano il
successo e sono disposti a sacrificare tutti i loro piani per
raggiungerlo. Questo lato del carattere dei Gentili rende facile
di fare d'essi quello che ci piace. Quelli che sembrano tigri,
sono invece stupidi come pecore, ed hanno la testa assolutamente
vuota.
Lasceremo
che cavalchino in sogno il corsiero delle vane speranze di poter
distruggere l'individualità umana mediante idee simboliche di
collettivismo. Essi non hanno ancora compreso, e non
comprenderanno mai, che questo sogno fantastico è contrario alla
principale legge della natura, la quale, fin dall'inizio del
mondo, creò ogni essere, diverso da tutti gli altri, perché
ciascuno avesse un'individualità. Il fatto che fummo capaci di far
concepire un'idea così errata ai Gentili, è la prova lampante del
meschino concetto che essi hanno della vita umana, paragonato a
quello che ne abbiamo noi. In questo consiste la maggiore speranza
del nostro successo. Quanto furono previdenti i nostri sapienti
d'un tempo quando ci dissero che, pur di raggiungere uno scopo
veramente grandioso, dovevamo ricorrere a qualunque mezzo senza
fermarci a contare le che si dovessero sacrificare al successo
della causa! E noi non abbiamo mai contato le vittime uscite dal
seme di quei bruti di Gentili, e pur avendo sacrificato molta
gente nostra, abbiamo dato al nostro popolo una posizione tale nel
mondo, che esso non si sarebbe mai sognato di raggiungere. Un
numero relativamente piccolo di vittime da parte nostra ha salvato
la nostra nazione dalla distruzione. Ogni uomo deve
inevitabilmente morire. E' preferibile affrettare la morte di
coloro che ostacolano la nostra causa, che di quelli che la
promuovono. Noi facciamo morire i frammassoni in maniera tale che
nessuno, fuorché gli adepti, può averne il minimo sospetto.
Neppure le stesse vittime ne sospettano prima del tempo. Muoiono
tutti, quando è necessario, di morte apparentemente naturale. E
neppure gli iniziati, conoscendo questi fatti, osano protestare!
Con questi mezzi abbiamo tagliato fino alle radici ogni velleità
di protesta contro i nostri ordini almeno per quanto riguarda i
frammassoni. Predichiamo il liberalismo ai Gentili, ma d'altra
parte teniamo la nostra propria nazione in assoluta sottomissione.
Per effetto della nostra influenza, le leggi dei Gentili vengono
osservate il meno possibile. Il prestigio delle loro leggi è stato
minato dalle idee liberali che vi abbiamo introdotto. Le più
importanti quistioni, sia politiche, sia morali, vengono decise
dai Tribunali nel modo stabilito da noi. Il Gentile amministratore
di giustizia, esamina le cause in quel modo che a noi pare e
piace. Questo risultato lo abbiamo ottenuto mediante i nostri
agenti e persone colle quali apparentemente non siamo in
relazione, e per mezzo di opinioni propagate con la stampa e con
altri mezzi. Persino i senatori ed altri funzionari elevati
seguono ciecamente i nostri consigli. La mentalità dei Gentili
essendo di natura puramente bestiale, è incapace di osservare e di
analizzare checchessia e più ancora di prevedere le conseguenze
alle quali può condurre una causa se presentata sotto una certa
luce. Ed è precisamente in questa differenza di mentalità tra noi
e i Gentili, che possiamo facilmente riconoscere di essere gli
eletti di Dio nonché la nostra natura sovrumana, in paragone con
la mentalità istintiva e bestiale dei Gentili. Costoro non vedono
che i fatti, ma non li prevedono e sono incapaci di inventare
qualsiasi cosa, eccetto le materiali. Da tutto questo risulta
nettamente, che la natura stessa ci ha destinato a guidare ed a
governare il mondo. Quando verrà per noi l'ora di governare
apertamente, sarà giunto il momento di dimostrare la bontà del
nostro governo. Allora miglioreremo tutte le leggi. Le nostre
leggi saranno brevi, chiare, e concise: non avranno bisogno di
interpretazioni; sicché tutti potranno conoscerle da cima a fondo,
dentro e fuori. La caratteristica predominante di queste leggi
sarà l'obbedienza dovuta all'autorità; e questo rispetto
all'autorità sarà spinto al massimo grado. Allora cesserà ogni
genere di abuso di potere, perché ognuno sarà responsabile di
fronte all'unico potere supremo, cioè a quello del sovrano.
L'abuso di potere da parte di chiunque, che non sia il sovrano,
sarà così severamente punito, che tutti perderanno la voglia di
provare la loro forza in tale direzione.
Sorveglieremo molto da vicino ogni atto del nostro corpo
amministrativo, da cui dipenderà il funzionamento della macchina
statale, perché se l'amministrazione diventa fiacca, il disordine
sorge dovunque. Non un singolo atto illegale, od abuso di potere
rimarrà impunito. Tutti gli atti di simulazione, o di volontaria
trascuratezza da parte degli impiegati amministrativi, cesseranno
dopo che costoro avranno veduto i primi esempi di punizione.
La grandezza
della nostra potenza esigerà che siano inflitte punizioni adeguate
ad essa. Ciò vuol dire che esse saranno durissime, anche nel caso
del più piccolo tentativo di violare il prestigio della nostra
autorità allo scopo di lucro personale. L'uomo che soffrirà per le
sue colpe, anche se troppo severamente, sarà come un soldato che
muore sul campo battaglia dell'amministrazione per la causa del
potere, dei principî e della legge, che non ammette alcuna
deviazione dal sentiero pubblico per un vantaggio personale,
neanche per coloro che guidano il carro dello stato. Per esempio,
i nostri giudici sapranno che, cercando di essere indulgenti,
violeranno la legge della giustizia, la quale è fatta per
infliggere punizioni esemplari agli uomini per le colpe che hanno
commesso, e non per dare ad un giudice l'occasione di mostrare la
sua clemenza. Questa buona qualità della clemenza dovrebbe essere
esibita soltanto nella vita privata, e non nella qualità ufficiale
di giudice, che influisce su tutta la base dell'educazione del
genere umano.
I membri
della magistratura non serviranno più nei tribunali dopo i
cinquantacinque anni di età, per le seguenti ragioni:
1° Perché i
vecchi sono più tenacemente attaccati alle idee preconcette e meno
capaci di ubbidire ai nuovi ordini.
2° Perché
una tale misura ci metterà in grado di fare dei cambiamenti
frequenti nel corpo della magistratura, che conseguentemente sarà
soggetta a qualunque pressione da parte nostra.
Chiunque
desideri mantenere il suo posto dovrà, per assicurarselo,
ubbidirci ciecamente.
Generalmente
sceglieremo i nostri giudici fra uomini i quali capiscano che il
loro dovere è di punire e di fare rispettare le leggi, e non di
permettersi il lusso di sognare il liberalismo, che potrebbe recar
danno al piano educativo del nostro governo, come succede ora con
i giudici Gentili. Il nostro progetto di mutare spesso i giudici,
ci gioverà anche per impedire la formazione di qualsiasi
associazione fra essi; quindi lavoreranno soltanto nell'interesse
del governo, ben sapendo che da ciò dipende il loro avvenire. La
futura generazione di giudici sarà educata in tal modo, che
preverranno istintivamente qualsiasi azione atta a danneggiare le
relazioni reciproche esistenti fra i nostri sudditi. Attualmente i
giudici dei Gentili sono indulgenti verso tutti i delinquenti,
perché non hanno il giusto concetto del loro dovere, ed anche per
il semplice fatto, che i governanti, quando nominano i giudici,
non imprimono in essi il concetto del dovere, come sarebbe
necessario.
I governanti
dei Gentili, quando nominano i loro sudditi a cariche importanti,
non si danno la pena di spiegar loro l'importanza delle medesime,
né per quale ragione dette cariche sono state istituite; essi
agiscono come le bestie quando mandano la loro prole in cerca dì
preda. In questo modo i governi dei Gentili vanno in pezzi per
opera dei loro stessi amministratori. Dai risultati del sistema
adottato dai Gentili ricaveremo ancora un insegnamento morale e ce
ne serviremo per migliorare il nostro governo.
Gradiremo le
tendenze liberali di ciascuna delle importanti istituzioni di
propaganda nel nostro governo, dalle quali possa dipendere
l'educazione di coloro che diventeranno i nostri sudditi. Questi
posti importanti saranno riservati esclusivamente a coloro che
furono da noi educati allo scopo prefisso per l'amministrazione.
Qualora si
osservasse, che il mettere in ritiro troppo presto i nostri
impiegati ci costerebbe troppo caro, risponderei, che anzi tutto
cercheremo di trovare una occupazione privata a questi pensionati,
per compensarli della perdita del loro posto governativo, ed in
secondo luogo che il nostro governo possiederà in ogni caso tutto
il denaro del mondo, e perciò la spesa non va presa in
considerazione.
La nostra
autocrazia sarà coerente in tutte le sue azioni, quindi il nostro
alto comando sarà sempre considerato con la massima deferenza e
obbedito senza riserva, qualunque sia la decisione che gli piacerà
di prendere. Ignoreremo qualunque espressione di rammarico o di
malcontento e puniremo così severamente chiunque mostrasse di non
essere soddisfatto, che gli altri, vedendo questo esempio, si
cheteranno. Aboliremo il diritto di appello, riservandolo per noi
stessi; e ciò per la ragione che non dobbiamo permettere al popolo
di credere che i nostri giudici possano sbagliare nelle loro
decisioni. E, nell'eventualità di un giudizio che richiede la
revisione, destituiremo immediatamente il giudice che lo avrà
emesso, castigandolo pubblicamente, affinché un errore simile non
abbia a ripetersi.
Ripeto
quello che ho già detto, cioè che uno dei nostri principî
fondamentali sarà l'attenta sorveglianza dei nostri impiegati
amministrativi: e questo si farà principalmente per soddisfare la
nazione, la quale ha pieno diritto di insistere che un buon
governo abbia buoni impiegati amministrativi.
Il nostro
governo avrà l'aspetto di una fede patriarcale nella persona del
suo sovrano. La nostra Nazione ed i nostri sudditi considereranno
il sovrano come un padre, il quale si cura di tutti i loro
bisogni, si occupa delle loro azioni, sistema le relazioni
reciproche dei suoi sudditi, nonché quelle di essi verso il
governo. Così che il sentimento di venerazione per il regnante si
radicherà tanto profondamente nella nazione, che questa non potrà
esistere senza le sue cure e la sua guida. Il popolo non potrà
vivere in pace senza il sovrano e finalmente lo riconoscerà come
autocrate. Il popolo nutrirà per il sovrano un sentimento di
venerazione talmente profondo da avvicinarsi alla adorazione,
specialmente quando si convincerà che i suoi dipendenti seguono i
suoi ordini ciecamente e che egli solo regna su di essi. Il popolo
si rallegrerà vedendoci regolare la nostra esistenza come se
fossimo genitori desiderosi di educare la propria prole in un
sentimento profondo del dovere e dell'ubbidienza.
Per quanto
poi riguarda la nostra politica segreta, tutte le nazioni sono in
uno stato d'infanzia ed i loro governi pure. Come potete vedere da
voi stessi, io baso il nostro dispotismo sul Diritto e sul Dovere.
Il diritto del governo di pretendere che la gente faccia il suo
dovere è in sé stesso un obbligo di chi regna, perché egli è il
padre dei suoi sudditi. Il diritto della forza gli viene concesso
perché conduca l'umanità nella direzione stabilita dalle leggi
naturali, vale a dire verso l'ubbidienza.
Ogni
creatura in questo mondo è in suggezione se non di un uomo, di
qualche circostanza, oppure della sua stessa natura: insomma di
qualche cosa che è più forte di lei. Quindi noi dobbiamo essere la
forza assoggettatrice, pel bene della causa comune. Dobbiamo
sacrificare senza esitazione quegli individui che possono violare
la legge esistente, perché la soluzione del grande problema
educativo sta nella punizione esemplare.
Il Re di
Israele, nel giorno che porrà sul suo capo consacrato la corona
che gli verrà presentata da tutta l'Europa, diventerà il Patriarca
Mondiale.
Il numero
delle vittime che il nostro Re dovrà sacrificare, non sorpasserà
mai quello delle vittime che i sovrani Gentili hanno sacrificato
nella loro ricerca di grandezza e per le loro rivalità reciproche.
Il nostro
sovrano sarà costantemente in contatto col popolo, al quale
parlerà dall'alto delle tribune. I suoi discorsi saranno
immediatamente messi in circolazione in tutto il mondo. |
PROTOCOLLO XVI |
Allo scopo
di distruggere qualunque specie di impresa collettiva che non sia
la nostra, annienteremo sul loro nascere le opere collettive; vale
a dire, che trasformeremo le università e le riedificheremo
secondo i nostri piani.
I rettori
delle università, nonché i professori di esse, saranno preparati
in modo speciale per mezzo di elaborati e segreti programmi
d'azione, nei quali saranno istruiti e dai quali non potranno
deviare impunemente. La massima cura sarà posta nella loro scelta,
e dipenderanno interamente dal governo.
Escluderemo
dal nostro sillabo ogni insegnamento di diritto civile, nonché
qualunque altra materia politica. Queste scienze saranno insegnate
soltanto a pochi uomini iniziati, scelti per le loro abilità
cospicue. Le università non potranno più lanciare nel mondo dei
giovani inesperti, imbevuti di idee circa nuove forme
costituzionali, come se queste fossero commedie o tragedie; oppure
dediti ad occuparsi di questioni politiche che neppure i loro
padri comprendevano. Quando la massa del popolo ha delle idee
politiche sbagliate, si volge a concezioni utopistiche con il
risultato di diventare un insieme di pessimi sudditi. Ciò potete
giudicare da voi vedendo il sistema educativo dei Gentili;
abbiamo
dovuto introdurre tutti questi principi nel sistema educativo allo
scopo di distruggere la loro struttura sociale: cosa che abbiamo
fatto con pieno successo; ma quando saremo al potere, toglieremo
dai programmi educativi tutte le materie che potrebbero turbare lo
spirito dei giovani, e li ridurremo ad essere dei bimbi
obbedienti, i quali ameranno il loro sovrano ed in lui
riconosceranno il sostegno principale della pace e del benessere
pubblico.
Invece di
far studiare i classici e la storia antica, che contengono più
esempi cattivi che buoni, faremo studiare i problemi del futuro.
Dalla memoria degli uomini cancelleremo il ricordo dei secoli
passati, che potrebbe essere sgradevole per noi, ad eccezione di
quei fatti che mostrano a colori vivaci gli errori dei governi
Gentili. La base fondamentale del nostro programma educativo sarà
l'insegnamento di ciò che si riferisce alla vita pratica, alla
organizzazione sociale, alle relazioni fra uomo e uomo; faremo
pure conferenze contro i cattivi esempi egoistici, che sono
contagiosi e causa di mali; come anche su altre questioni simili
relative all'istinto. Questi programmi saranno tracciati in modo
differente per le differenti classi e caste, perché l'educazione
di esse dovrà essere ben distinta. Importa moltissimo di insistere
su questo punto, che ogni classe, o casta, dovrà essere educata
separatamente, secondo la sua speciale condizione ed il suo
lavoro. Eventualmente, un uomo di genio ha sempre saputo e saprà
sempre penetrare in una casta più elevata della sua; ma per amore
di un caso affatto eccezionale, non conviene mescolare
l'educazione delle varie caste e ammettere gli uomini di basso
ceto nelle classi più elevate, soltanto perché occupino i posti di
coloro che son chiamati dalla nascita ad occuparli. Sapete da voi
che i Gentili, quando cedettero all'idea assurda di non ammettere
differenza fra le diverse classi sociali, andarono incontro al
disastro.
Affinché il
sovrano abbia un posto sicuro nel cuore dei suoi sudditi, è
necessario che, durante il suo regno, siano insegnate nelle
pubbliche scuole e nei pubblici ritrovi, l'importanza della sua
attività e la buona intenzione delle sue imprese. Aboliremo ogni
specie di educazione privata. Nei giorni di vacanza gli scolari ed
i loro genitori avranno il diritto di intervenire nei loro
collegi, come se questi fossero dei "clubs", a riunioni nelle
quali alcuni professori faranno delle conferenze, apparentemente
libere, parlando sulle quistioni dei rapporti reciproci fra gli
uomini, delle leggi, dei malintesi che generalmente sono la
conseguenza di una concezione erronea intorno la posizione sociale
degli uomini. Infine essi faranno delle lezioni sulle nuove teorie
filosofiche, che non sono ancora state rivelate al mondo. Noi
faremo di queste dottrine degli articoli di fede, servendocene
come di gradini per l'ascendere della Fede nostra.
Quando avrò
finito di mettervi completamente al corrente del nostro programma,
e quando avremo finito di discutere i nostri piani per il presente
e l'avvenire, vi leggerò lo schema di tale nuova teoria
filosofica. L'esperienza di molti secoli ci insegna che gli uomini
vivono per le idee e ne sono guidati e che la gente viene ispirata
da tali idee soltanto per mezzo dell'educazione, che può essere
impartita con i medesimi risultati agli uomini di tutti i secoli,
ma naturalmente con mezzi diversi. Con una metodica educazione
sapremo eliminare i residui di quella indipendenza di pensiero
della quale ci siamo serviti per i nostri fini da molto tempo.
Abbiamo già istituito il sistema di soggiogare la mente degli
uomini col così detto metodo di educazione dimostrativa
(l'insegnamento oculare), il quale rende i Gentili incapaci di
pensare indipendentemente, e così essi - come animali ubbidienti -
attenderanno la dimostrazione di un idea prima di afferrarla. Uno
dei nostri migliori agenti in Francia è il Bouroy; egli vi ha già
introdotto il nuovo metodo d'insegnamento dimostrativo. |
PROTOCOLLO XVII |
La
professione il giureconsulto rende coloro che la esercitano
freddi, crudeli ed ostinati, li priva di tutti i principi e li
obbliga a formarsi un concetto della vita che non è umano ma
puramente legale. Si abituano anche a vedere le circostanze
soltanto dal punto di vista di quanto si può guadagnare facendo
una difesa, senza badare alle conseguenze che essa può avere sul
bene pubblico.
Un avvocato
non si rifiuta mai di difendere una causa. Egli farà di tutto per
ottenere l'assoluzione a qualunque costo, attaccandosi ai più
meschini cavilli della giurisprudenza, e con questi mezzi egli
demoralizza il tribunale.
Perciò noi
limiteremo la sfera d'azione di questa professione e metteremo gli
avvocati sulla stessa base dei funzionari esecutivi. Tanto gli
avvocati patrocinatori, quanto i giudici, non avranno il diritto
di intervistare i loro clienti e riceveranno il loro mandato
difensivo a seconda dell'assegnazione che ne farà il tribunale
[Vale a dire che i difensori saranno nominati d'ufficio e non
scelti dagli accusati. (N. d. T. inglese)]. Essi studieranno la
causa esclusivamente attraverso i documenti ed i rapporti, e
difenderanno i loro clienti dopo che questi saranno stati
interrogati in tribunale dal pubblico ministero, basando la difesa
di essi sui risultati di questo interrogatorio. Il loro onorario
sarà fisso senza tener conto se la difesa sia, o pur no, riuscita.
Essi diventeranno dei semplici relatori in favore della giustizia,
agendo in senso opposto al pubblico ministero, il quale sarà un
relatore in favore dell'accusa.
In questo
modo la procedura legale sarà considerevolmente abbreviata.
Inoltre, con questi mezzi otterremo una difesa onesta ed
imparziale, la quale non sarà promossa dagli interessi materiali,
ma bensì dalla convinzione personale dell'avvocato. Si avrà
inoltre il grande vantaggio di metter fine a qualunque forma di
subornamento e di corruzione, che all'epoca attuale può aver luogo
nei tribunali di alcuni paesi.
Abbiamo
messo molto impegno nello screditare il clero dei Gentili agli
occhi del popolo, e siamo così riusciti a nuocere alla sua
missione che avrebbe potuto ostacolare molto il nostro cammino.
L'Influenza
del clero sul popolo diminuisce di giorno in giorno.
Attualmente
la libertà di religione prevale ovunque, e l'epoca che il
Cristianesimo cadrà in frantumi non è oramai troppo distante. Sarà
ancora più facile per noi di distruggere le altre religioni. Ma è
prematuro per ora di discutere questo argomento.
Noi
ridurremo il clero e le sue dottrine a tener così poco posto nella
vita, e renderemo la loro influenza così antipatica alla
popolazione, che i loro insegnamenti avranno risultati opposti a
quelli che avevano una volta. Quando sarà arrivata l'ora di
annientare la Corte papale, una mano ignota, additando il
Vaticano, darà il segnale dell'assalto. Allorquando il popolo,
nella sua ira si scaglierà sul Vaticano, noi ci atteggeremo a suoi
protettori per evitare lo spargimento di sangue. Con questo atto
penetreremo fino al cuore di tale Corte, e nessuno potrà più
scacciarcene finché non avremo distrutto la potenza papale.
Il Re di
Israele diventerà il vero Papa dell'universo: il Patriarca della
Chiesa Internazionale.
Ma finché
non avremo compiuto la rieducazione della gioventù per mezzo di
nuove religioni temporanee, per condurla alla nostra, non
attaccheremo apertamente le Chiese esistenti, ma le combatteremo
con la critica, la quale ha già suscitato e continuerà a suscitare
dissensi fra esse.
Genericamente parlando, la nostra stampa denuncierà i governi e le
istituzioni dei Gentili, sia religiose che d'altro genere,
mediante articoli d'ogni specie spogli di qualunque scrupolo, allo
scopo di screditarli al massimo grado così come noi soli sappiamo
fare.
Il nostro
governo somiglierà al dio centimane Vichnu degli Indiani. Ognuna
delle sue cento mani terrà una delle molle della macchina sociale
dello Stato.
Sapremo
tutto senza l'aiuto della polizia ufficiale, che è stata così
insidiosamente corrotta da noi, da non servire ad altro che
impedire ai governi dei Gentili di venire alla conoscenza dei
fatti veri. Il nostro programma persuaderà una terza parte della
popolazione a sorvegliare il resto, per un alto senso di dovere ed
in base al principio del servizio governativo volontario. Allora
non sarà più considerato come un disonore, ma anzi come cosa
lodevole il fare la spia. D'altra parte, chi porterà notizie false
sarà veramente punito, per evitare che l'alto privilegio del
rapporto diventi un abuso. I nostri agenti verranno scelti tanto
fra le classi alte quanto fra le basse. Li prenderemo fra gli
amministratori, editori, stampatori, librai, impiegati, operai,
cocchieri, lacchè ecc. Questa forza poliziesca, non avrà nessun
potere indipendente di azione e nessun diritto di prendere
qualsiasi misura di sua iniziativa; quindi il dovere di questa
polizia impotente consisterà semplicemente nel fare dei rapporti e
delle testimonianze. La verifica dei suoi rapporti, e gli arresti,
dipenderanno da un gruppo di ispettori di polizia responsabili.
Gli arresti saranno fatti da gendarmi e da guardie di città.
Qualunque persona, che avendone l'incarico, ometta di far rapporto
d'una mancanza qualsiasi, anche piccola, in fatto di politica,
sarà punita per delittuoso nascondimento di delitto, se potrà
provarsi che ne è colpevole.
Analogamente
devono agire ora i nostri fratelli, devono cioè di loro iniziativa
denunziare alle autorità competenti tutti gli apostati, nonché
tutte le azioni che potrebbero essere contrarie alla nostra legge.
Nel nostro
Governo Universale, tutti i nostri sudditi avranno il dovere di
servire il nostro sovrano agendo nel modo suddetto.
Un'organizzazione come la nostra sradicherà ogni abuso di potere
nonché le varie forme di subornamento e di corruzione. Insomma,
essa distruggerà tutte le idee con le quali abbiamo contaminato la
vita dei Gentili mediante le nostre teorie sopra i diritti
sovrumani.
Come avremmo
potuto riuscire al nostro intento di creare il disordine nelle
istituzioni amministrative dei Gentili, se non con mezzi simili?
Fra i più importanti mezzi per corrompere le loro istituzioni, vi
è l'uso di quegli agenti che sono in grado - per la loro attività
distruttiva individuale - di contaminare gli altri, svelando e
sviluppando le loro tendenze corrotte, quali l'abuso del potere e
l'uso sfacciato della corruzione. |
PROTOCOLLO XVIII |
Quando verrà
per noi il momento di prendere delle misure speciali di polizia
imponendo l'attuale sistema russo dell'"Okhrana" (il più
pericoloso veleno per il prestigio dello Stato) susciteremo dei
tumulti fittizi fra la popolazione, oppure la indurremo a mostrare
una irrequietezza prolungata, al che riusciremo con l'aiuto di
buoni oratori i quali troveranno molti simpatizzanti, ciò che ci
fornirà la scusa di perquisire le abitazioni, nonché di sottoporre
le persone a restrizioni speciali, servendoci dei nostri
dipendenti che contiamo nella polizia dei Gentili.
Siccome la
più gran parte dei cospiratori sono spinti dalla passione che
hanno sia per la congiura, sia per le chiacchiere, non li
toccheremo fin tanto che non li vedremo sul punto di mettersi ad
agire contro di noi, e ci limiteremo ad introdurre fra essi un -
per così dire - elemento delatore. Dobbiamo ricordarci che un
potere perde di prestigio ogni qual volta scopre una congiura
pubblica diretta contro di esso. In simile rivelazione è implicita
la presunzione della sua debolezza, nonché, cosa ancora più
dannosa, l'ammissione dei suoi errori. Dovete sapere che abbiamo
distrutto il prestigio dei Gentili regnanti, mediante numerosi
assassini privati, compiuti dai nostri agenti, pecore cieche del
nostro gregge, che possono facilmente essere indotte a commettere
un delitto purché sia di carattere politico.
Obbligheremo
i governanti a riconoscere la propria debolezza coll'introdurre
apertamente delle misure speciali di polizia, tipo "Okhrana", e
così scuoteremo il prestigio del loro potere.
Il nostro
sovrano sarà protetto da una guardia segretissima, giacché non
permetteremo mai che si possa credere possibile una congiura
contro il nostro sovrano, che egli non sia in grado di sventarla
personalmente, o dalla quale egli sia costretto a nascondersi. Se
permettessimo che prevalesse un'idea simile, come prevale fra i
Gentili, firmeremmo la condanna a morte del nostro sovrano, e se
non di lui personalmente, della sua dinastia.
Il nostro
sovrano, osservando scrupolosamente le apparenze userà del suo
potere soltanto per il beneficio della nazione, e giammai per il
suo bene personale, o della sua dinastia.
Con questo
severo mantenimento del suo decoro, otterrà il risultato che la
sua potenza sarà onorata e protetta dai suoi stessi sudditi. Essi
adoreranno la potenza del sovrano, ben sapendo che ad esso è
collegato il benessere dello Stato perché da esso dipende l'ordine
pubblico. Far la guardia al Re apertamente, equivale ad ammettere
la debolezza del suo potere.
Il nostro
sovrano sarà sempre in mezzo al suo popolo ed avrà l'apparenza di
essere circondato da una folla indiscreta di uomini e di donne,
che per puro caso, in apparenza, occuperà sempre le file più
prossime a lui, tenendo così indietro il resto della gente,
soltanto per conservare l'ordine. Questo esempio insegnerà agli
altri la padronanza di sé stessi. Nel caso che un supplicante fra
il popolo, volendo presentargli una domanda, arrivi a farsi strada
attraverso alla folla, coloro che sono nelle prime file
prenderanno la sua petizione e la consegneranno al sovrano alla
presenza del supplicante stesso, acciocché ognuno sappia che tutte
le petizioni giungono al Sovrano e che egli stesso controlla tutti
gli affari. Il prestigio del potere deve, per sussistere, occupare
una posizione tale che il popolo possa dire: "Se il Re solamente
potesse sapere!" oppure: "Quando il Re lo saprà!".
Il
misticismo che circonda la persona del sovrano svanisce appena lo
si vede attorniato da una guardia di polizia. Quando viene fatto
uso di una simile guardia, qualunque assassino con una certa
audacia, può considerarsi più forte della guardia e quindi,
realizzando la sua forza, basta che egli attenda il momento
propizio e potrà assalire il re. Non predichiamo questa dottrina
ai Gentili; potete constatare da voi stessi il risultato che ha
avuto il sistema di circondare di guardie visibili i sovrani dei
Gentili. Il nostro Governo arresterà tutti gli individui che più o
meno giustamente sospetterà di essere delinquenti politici. Non è
prudente che, per il timore di giudicare erroneamente qualcuno, si
dia l'opportunità di fuggire alle persone sospette di tali delitti
verso di esse saremo spietati. Si potrà forse, in casi
eccezionali, prendere in considerazione alcune circostanze
attenuanti a favore di delinquenti comuni, ma non vi possono
essere attenuanti per un delitto politico; vale a dire che non
esiste giustificazione per un uomo che si lasci trascinare ad
occuparsi di politica, cosa che nessuno, fuorché il regnante, ha
il diritto di comprendere. Ed invero neppure tutti i governanti
sono capaci di comprendere la vera politica. |
PROTOCOLLO XIX |
Sarà
proibito a tutti di lasciarsi coinvolgere in faccende politiche;
ma d'altra parte incoraggeremo ogni genere di rapporti e di
petizioni sottoponenti all'approvazione del Governo proposte
relative a miglioramenti della vita sociale e nazionale. Con
questi mezzi conosceremo gli errori del nostro governo e le
aspirazioni dei nostri sudditi. Risponderemo a questi suggerimenti
accettandoli, oppure, se non saranno accettabili, confutandoli con
validi argomenti per dimostrare che la loro realizzazione è
impossibile e basata sopra una concezione miope degli affari.
La sedizione
non ha più importanza dell'abbaiare di un cane contro un elefante.
In un governo bene organizzato dal punto di vista sociale, ma non
dal punto di vista della sua polizia, il cane abbaia contro
l'elefante senza comprenderne la forza, ma basta che l'elefante
glie la dimostri dandogli una buona lezione, perché tutti i cani
smettano di abbaiare.
Per togliere
al colpevole politico la sua corona di eroismo, lo metteremo al
livello degli altri delinquenti, alla pari con i ladri, gli
assassini ed i più ripugnanti malfattori. Abbiamo fatto il
possibile per impedire ai Gentili di adottare questo sistema. Per
raggiungere lo scopo ci siamo serviti della stampa, di discorsi in
pubblico e di libri scolastici di storia ingegnosamente compilati;
abbiamo così fatto nascere l'idea che ogni assassino politico sia
un martire, morto per l'ideale del benessere umano.
Una
"reclame" così estesa ha moltiplicato il numero dei liberali e ha
ingrossato le file dei nostri agenti di migliaia di Gentili. |
PROTOCOLLO XX |
Oggi mi
occuperò del nostro programma finanziario, che ho riservato per la
fine della mia relazione, in quanto è il problema più difficile ed
anche perché costituisce la clausola finale dei nostri piani.
Prima di discuterlo, vorrei rammentarvi ciò che vi ho già
accennato, e cioè che tutta la nostra politica si riduce ad una
quistione di cifre.
Quando
assumeremo il potere, il nostro governo autocratico eviterà, per
il suo interesse personale, di imporre al popolo delle tasse
pesanti e terrà sempre presente la parte che deve rappresentare;
quella cioè, di un padre, di un protettore. Ma siccome
l'organizzazione del governo assorbirà vaste somme di denaro, sarà
tanto più necessario di procacciare i mezzi necessari per
mantenerla. Quindi dovremo studiare e risolvere questo problema
con la massima cura, procurando che il peso delle imposte sia
distribuito equamente.
Per mezzo di
una finzione legale il nostro sovrano sarà proprietario di tutti i
possedimenti dello Stato (ciò si mette in pratica colla massima
facilità). Egli potrà prelevare quelle somme di denaro che saranno
necessarie per regolare la circolazione monetaria del Paese.
Quindi il metodo più adatto per soddisfare le spese governative
sarà la tassazione progressiva della proprietà. Così le imposte
saranno pagate senza l'oppressione e la rovina del popolo, e
l'ammontare relativo dipenderà dal valore di ciascuna proprietà
individuale. I ricchi dovranno comprendere che hanno il dovere di
dare una parte della loro soverchia ricchezza al governo, perché
questo garantisce loro il possesso sicuro del rimanente, ed
inoltre dà loro di diritto di guadagnare del denaro onestamente.
Dico onestamente, perché il controllo della società impedirà i
furti sul terreno legale.
Questa
riforma sociale deve essere la prima e più importante del nostro
programma, essendo la garanzia principale della pace. Essa non
ammette indugi di sorta.
La
tassazione dei poveri è l'origine di tutte le rivoluzioni e
produce sempre un grave danno al governo, perché questo,
sforzandosi di estorcere denaro dal popolo, perde l'occasione di
ottenerlo dai ricchi. La tassazione del capitale farà diminuire le
ricchezze dei privati, nelle cui mani le abbiamo lasciate
accumulare sino ad ora appositamente, perché i plutocrati agissero
da contrappeso ai governi dei Gentili e alle loro finanze. La
tassazione progressiva applicata proporzionalmente alle fortune
individuali, produrrà assai più del sistema attuale di tassare
tutti egualmente. Questo sistema è, al momento attuale (1901)
essenziale per noi, perché genera il malcontento fra i Gentili [Si
noti che questa conferenza fu tenuta nel 19O1. (Nota del T.
inglese)]. Il potere del nostro sovrano si baserà principalmente
sul fatto, che egli sarà garante dell'equilibrio del potere e
della pace perpetua del mondo. Quindi, per ottenere questa pace, i
capitalisti dovranno rinunciare ad una parte delle loro ricchezze,
salvaguardando così l'azione del governo. Le spese dello Stato
devono essere pagate da coloro che sono meglio in grado di
sostenerle e col denaro che si potrà togliere ad essi. Tale misura
farà cessare l'odio delle classi popolari per i ricchi, perché
esse vedranno in costoro i necessari sostegni finanziari del
governo, riconosceranno in essi, inoltre, i sostenitori della pace
e del benessere pubblico. Le classi povere comprenderanno che i
ricchi forniscono i mezzi per i benefizi sociali.
Per evitare
che le classi intelligenti, vale a dire i contribuenti, si lagnino
soverchiamente del nuovo sistema di tassazione, daremo ad esse dei
resoconti particolareggiati, esponendo chiaramente il modo come il
loro denaro viene speso; eccettuato, si capisce, quella parte che
sarà impiegata per i bisogni privati del Sovrano e per le esigenze
dell'amministrazione.
Il Sovrano
non avrà alcuna proprietà privata, perché tutto ciò che è nello
Stato gli apparterà. Se al Sovrano fosse concesso di possedere
privatamente, sembrerebbe che non è di sua proprietà tutto ciò che
è nello Stato.
I congiunti
del Sovrano, eccettuato il Suo erede, il quale sarà anche
mantenuto a spese del governo, dovranno servire come funzionari
governativi, oppure lavorare, allo scopo di conservare il diritto
di possedere: il privilegio di essere di sangue reale non
concederà loro il diritto di vivere alle spalle dello Stato.
Vi sarà una
tassa di bollo progressiva su tutte le vendite e compere, nonché
tasse di successione. Qualunque contratto senza il bollo
necessario sarà considerato illegale, ed il proprietario
antecedente sarà obbligato a pagare al Governo una percentuale
sulla tassa dal giorno della vendita. Ogni documento di garanzia
del trasferimento di un diritto di una proprietà, ecc., da una
persona ad un'altra, dovrà essere portato ogni settimana
all'ispettore locale delle tasse, unendovi una dichiarazione con
nome e cognome del possessore attuale e del precedente, nonché
l'indirizzo permanente di ambedue. Simile procedura sarà
necessaria per i trasferimenti sorpassanti un certo valore;
eccedenti cioè l'ammontare della spesa media giornaliera. La
vendita delle cose più necessarie sarà soggetta soltanto ad una
marca da bollo di valore stabilito.
Calcolate
quante volte il valore di una simile tassazione sorpasserà la
rendita dei governi Gentili.
Lo Stato
dovrà tenere in riserva una certa quota di capitale, e nel caso
che la rendita proveniente della tassazione venisse a sorpassare
questa somma specificata, la somma risultante in più dovrà essere
rimessa in circolazione. Queste somme in eccesso saranno spese
organizzando ogni sorta di lavori pubblici.
La direzione
di questi lavori dipenderà da un dipartimento governativo, e
quindi gli interessi delle classi operaie saranno strettamente
collegati a quelli del governo e del loro Sovrano. Una parte di
questo denaro soverchio sarà destinato a premiare le invenzioni e
le produzioni.
È di prima
importanza d'impedire che la moneta rimanga inattiva nelle banche
dello Stato, al disopra di una somma specificata che possa essere
destinata a qualche scopo speciale; perché il denaro è fatto per
circolare, e qualunque congestione di denaro ha sempre un effetto
disastroso sul corso degli affari dello Stato, giacché la moneta
agisce quale lubricante del meccanismo statale, e se il lubricante
si condensa, il funzionamento della macchina si arresta in
conseguenza. Il fatto che le cartelle di rendita hanno sostituito
la moneta in gran parte, ha creato una congestione simile a quella
ora descritta. Le conseguenze di questo fatto sono abbastanza
evidenti.
Istituiremo
pure un dipartimento per la revisione dei conti, sicché il Sovrano
possa a qualunque momento ricevere un rendiconto completo delle
spese del governo e delle sue rendite. Ogni rendiconto sarà tenuto
rigorosamente al corrente, fuorché quelli del mese in corso e del
precedente. L'unica persona che non avrebbe alcun interesse a
derubare la banca dello Stato è il suo proprietario - il Sovrano
-. Per questa ragione il suo controllo impedirà qualunque
possibilità di perdite o di spese non necessarie.
Saranno
aboliti i ricevimenti di etichetta, che sciupano il tempo prezioso
del Sovrano, e ciò per dargli maggiori opportunità di attendere
agli affari dello Stato. Sotto il nostro governo il Sovrano non
sarà circondato da cortigiani, i quali generalmente si
pavoneggiano intorno alla sua persona soltanto per vanità, e si
preoccupano esclusivamente dei propri interessi, trascurando, come
fanno, il benessere dello Stato.
Tutte le
crisi economiche da noi combinate con tanta astuzia nei paesi dei
Gentili, sono state determinate ritirando il denaro dalla
circolazione. Lo Stato si è trovato nella necessità per i suoi
prestiti di fare appello alle grandi fortune che sono
congestionate pel fatto che la moneta è stata ritirata dal
governo. Questi prestiti hanno imposto dei pesanti carichi sui
governi, obbligandoli a pagare interessi, e così sono legati mani
e piedi.
La
concentrazione della produzione nelle mani del capitalismo ha
prosciugato tutta la forza produttrice del popolo insieme alle
ricchezze dello Stato. La moneta, al momento attuale, non può
soddisfare i bisogni della classe operaia, perché non è
sufficiente per tutti.
L'emissione
della moneta deve corrispondere all'aumento della popolazione, e
bisogna considerare i bambini come consumatori di moneta fino dal
giorno della loro nascita. Una verifica della moneta di tanto in
tanto è una quistione vitale per il mondo intero.
Sapete, io
credo, che la moneta aurea è stata la distruzione di tutti gli
Stati che l'hanno adottata, perché non poteva soddisfare ai
bisogni della popolazione; tanto più che noi abbiamo fatto del
nostro meglio, perché fosse congestionata e tolta dalla
circolazione.
Il nostro
governo avrà una moneta basata sul valore della potenza di lavoro
del paese; essa sarà di carta, e magari anche di legno. Emetteremo
una quantità di moneta sufficiente per ogni suddito, aumentandone
la quantità alla nascita di ogni bambino e diminuendola per la
morte di ogni individuo.
I conti
governativi saranno tenuti da governi locali separati e da uffici
provinciali. Per evitare ritardi nei pagamenti delle spese
governative, il Sovrano in persona emetterà ordini regolanti i
termini di pagamento di dette somme, mettendo così fine ai
favoritismi usati qualche volta dai ministri delle finanze ad
alcuni dipartimenti.
I resoconti
degli introiti e delle spese dello Stato saranno tenuti insieme,
perché si possa sempre confrontarli.
I piani che
faremo per la riforma delle istituzioni di finanza dei Gentili
saranno applicati in maniera tale che essi non se ne accorgeranno
mai. Metteremo in evidenza la necessità di riforme, come se siano
dovute allo Stato disordinato raggiunto dalle finanze dei Gentili.
Dimostreremo che la prima ragione di questa cattiva condizione
finanziaria, sta nel fatto che essi principiano il loro anno
finanziario facendo un calcolo approssimativo pel bilancio annuo
governativo, l'ammontare del quale aumenta di anno in anno, e per
la ragione seguente: si riesce a stento a far durare le somme
assegnate al bilancio governativo annuale sino alla metà
dell'anno; quindi si presenta un nuovo bilancio governativo
riveduto, e la somma relativa viene spesa generalmente in tre
mesi. Dopo questo viene votato un bilancio supplementare, e alla
fine dell'anno i conti sono sistemati mediante un bilancio di
liquidazione.
Il bilancio
di un anno è basato sulla spesa totale dell'anno precedente,
quindi in ogni anno avviene una deviazione di circa il 50 per
cento sulla somma nominale, ed il bilancio annuo alla fine di un
decennio è triplicato. Grazie a simile procedura, tollerata dai
Gentili negligenti, le loro riserve sono state prosciugate.
Quindi, quando giunse il periodo dei prestiti, questo periodo
vuotò le banche statali, portandole sull'orlo del fallimento.
Potete
facilmente comprendere, che un'amministrazione delle finanze di
questo genere, che abbiamo indotto i Gentili a seguire, non può
essere adottato dal nostro governo. Ogni prestito dimostra la
debolezza del governo e la sua incapacità a comprendere i suoi
diritti. Ogni prestito, come la spada di Damocle, pende sulla
testa dei governanti, che invece di prelevare certe somme
direttamente dalla nazione per mezzo di una tassazione temporanea,
vanno dai nostri banchieri col cappello in mano.
I prestiti
all'estero sono come sanguisughe che non si possono distaccare dal
corpo del governo, finché non cascano da sé, o finché il governo
non riesce a sbarazzarsene. Ma i governi dei Gentili non
desiderano di togliersi di dosso queste sanguisughe; al contrario
ne aumentano il numero, ed è perciò che il loro Stato è destinato
a morire dissanguato e per colpa loro. Perché, cosa è un prestito
all'estero se non un sanguisugo? Un prestito è una emissione di
carta governativa che implica l'impegno di pagare un interesse
ammontante ad una certa percentuale della somma totale di denaro
preso in prestito. Se un prestito è al cinque per cento, in venti
anni il governo avrà inutilmente pagato una somma equivalente a
quella del prestito per coprirne la percentuale. In 40 anni avrà
pagato due volte ed in 60 anni tre volte la somma iniziale, ma il
prestito resterà sempre un debito non pagato.
Da questo
calcolo è evidente che simili prestiti, dato l'attuale sistema di
tassazione (1901), toglieranno fino l'ultimo centesimo al povero
contribuente per pagare gl'interessi ai capitalisti stranieri, dai
quali lo Stato ha preso in prestito il denaro invece di
raccogliere dalla nazione, per mezzo di tasse, la somma necessaria
libera di interessi.
Fin tanto
che i prestiti erano interni, i Gentili non facevano che
trasferire il denaro dalle tasche dei poveri in quelle dei ricchi;
ma da quando riuscimmo, corrompendo chi di ragione, a far
sostituire prestiti all'estero a quelli all'interno, tutte le
ricchezze degli Stati affluirono nelle nostre casseforti, e tutti
i Gentili principiarono a pagarci ciò che si può chiamare tributo.
A causa
della loro trascuratezza nella scienza del governo, o a causa
della corruzione dei loro ministri, o della loro ignoranza in
fatto di finanza, i sovrani Gentili hanno reso i loro paesi
debitori delle nostre banche ad un punto tale, che non potranno
mai redimere le loro ipoteche. Dovete comprendere quante fatiche e
quante pene abbiamo sopportato per riuscire a produrre un simile
stato di affari.
Nel nostro
governo avremo grande cura che non succeda una congestione di
danaro e quindi non avremo prestiti di Stato, eccezione fatta di
buoni del Tesoro all'uno per cento, per impedire che il pagamento
della percentuale esponga il paese ad essere succhiato dalle
mignatte.
Il diritto
di emettere obbligazioni sarà concesso esclusivamente alle ditte
commerciali, le quali non avranno alcuna difficoltà a pagare le
percentuali con i loro profitti, perché prendono in prestito il
denaro per imprese commerciali. Ma il governo non può trarre
profitto da denaro preso in prestito, perché si rende debitore
unicamente per spendere ciò che si è fatto imprestare.
Il nostro
governo compererà anche azioni commerciali, diventando così un
creditore invece di esser come ora un debitore e pagatore di
tributi. Questa misura metterà fine all'indolenza e alla
negligenza, che ci furono utili fintanto che i Gentili furono
indipendenti, ma sarebbero dannose al nostro governo.
La vacuità
del cervello puramente animale dei Gentili è dimostrata dal fatto,
che quando prendevano denaro ad imprestito da noi con interessi
essi non riuscirono a capire, che ogni somma così ottenuta
avrebbero dovuto in ultima analisi farla uscir fuori dalle risorse
del loro paese, insieme coi relativi interessi. Sarebbe stato
assai più semplice di prelevare senz'altro tale danaro dal popolo,
senza doverne pagare gli interessi ad altri. Questo dimostra il
nostro genio ed il fatto che il nostro è il popolo eletto da Dio.
Siamo riusciti a presentare ai Gentili il problema dei prestiti
sotto una buona luce così favorevole, che essi hanno persino
creduto di ricavarne profitto.
I nostri
conti presuntivi, che produrremo al momento opportuno, che sono
stati elaborati coll'esperienza dei secoli, e che ponderavamo
mentre i Gentili governavano, differiscono da quelli di costoro
per la loro straordinaria lucidità, dimostreranno quanto siano
benefici i nostri piani. Questi metteranno fine ad abusi come
quelli per mezzo dei quali siamo diventati i padroni dei Gentili e
che non possono essere permessi nel nostro regno. Il nostro
bilancio governativo sarà sistemato in modo tale che nessuno, dal
regnante in persona all'impiegato più insignificante, potrà
stornarne la più piccola somma e servirsene per qualsiasi altro
uso diverso da quello primieramente prestabilito, senza essere
scoperto. È impossibile governare con successo senza un piano
definitivamente prestabilito. Persino i cavalieri e gli eroi
muoiono, quando prendono una strada senza sapere dove conduca e
quando partono per un viaggio senza essere bene equipaggiati.
I sovrani
dei Gentili, che furono, anche col nostro aiuto, indotti a
trascurare l'adempimento dei loro doveri governativi per mezzo di
rappresentazioni, divertimenti, pompe ed altri svaghi, non furono
altro che dei paraventi per nascondere i nostri intrighi.
Le relazioni
dei nostri seguaci, che venivano mandati a rappresentare il
Governo nei suoi doveri pubblici, furono compilate dai nostri
agenti. In ogni occasione queste relazioni riuscirono gradite alle
menti poco accorte dei Sovrani, perché erano sempre accompagnate
dai vari suggerimenti per future economie. Essi avrebbero potuto
domandarsi come fosse possibile far economie mettendo nuove tasse;
ma essi non chiesero nulla.
Voi sapete
in quali condizioni di caos finanziario si sono ridotti per colpa
loro, con la loro negligenza.
Essi hanno
finito per fallire malgrado le ardue fatiche dei loro sudditi. |
PROTOCOLLO XXI |
Aggiungerò
ora qualche parola a ciò che vi dissi alla nostra ultima
assemblea, e vi farò una spiegazione dettagliata dei prestiti
all'interno. Ma non discuterò ulteriormente i prestiti all'estero,
perché essi hanno riempito i nostri forzieri di denaro tolto ai
Gentili ed anche perché il nostro governo universale non avrà
vicini esteri dai quali esso possa prendere a prestito.
Ci siamo
serviti della corruzione degli amministratori e della negligenza
dei sovrani Gentili per raddoppiare e triplicare il denaro
imprestato da noi ai loro governi e del quale in realtà non
abbisognavano. Chi potrebbe fare altrettanto a noi? Quindi mi
occuperò soltanto dei prestiti all'interno.
Quando il
governo annunzia un prestito di questo genere, apre una
sottoscrizione per i certificati relativi. Questi, perché siano
alla portata di tutte le borse, saranno di tagli piccolissimi. I
primi sottoscrittori possono comprare sotto alla pari. Il giorno
seguente il prezzo dei titoli viene alzato, per dare l'impressione
che tutti desiderano comprarli.
Nel corso di
pochi giorni le casseforti dell'erario sono colme con tutto denaro
che è stato sottoscritto in più. (Perché continuare ad accettare
denaro per un prestito già soverchiamente sottoscritto?). La
sottoscrizione ha evidentemente sorpassato di molto la somma
richiesta; in questo consiste tutto il risultato; evidentemente il
pubblico ha fiducia nel governo.
Ma quando la
commedia è finita, rimane il fatto che vi è un grosso debito, e
che per pagarne gli interessi il governo deve ricorrere ad un
nuovo prestito, il quale alla sua volta non annulla il debito
dello Stato; ma anzi lo aumenta. Quando la capacità governativa di
prendere in prestito è esaurita, gli interessi dei nuovi prestiti
debbono essere pagati con nuove tasse; le quali non sono altro che
nuovi debiti contratti per coprirne altri.
Allora viene
il periodo di conversione dei prestiti; ma dette conversioni non
fanno che diminuire la quantità dell'interesse da pagare, senza
cancellare il debito. Inoltre si possono fare solamente col
consenso dei creditori. I Governi quando danno l'avviso di queste
conversioni, accordano ai creditori il diritto di accettarle, o di
essere rimborsati dei loro denari se non desiderano di accettarle;
ma se ognuno reclamasse il proprio denaro, i Governi sarebbero
presi nella propria rete e non potrebbero rimborsare tutto il
denaro. Fortunatamente i sudditi dei governi Gentili non si
intendono molto di finanza, ed hanno sempre preferito di subire un
ribasso nel valore dei loro titoli ed una diminuzione di
interessi, piuttosto che rischiare un nuovo investimento. Così
hanno spesse volte dato la possibilità ai loro governi di
sbarazzarsi di un debito, che probabilmente ammontava a parecchi
milioni.
I Gentili
non oserebbero fare una cosa simile con i prestiti all'estero, ben
sapendo che in tal caso noi tutti richiederemo il rimborso del
nostro denaro.
Con
un'azione simile il governo dichiarerebbe apertamente il suo
fallimento, e ciò dimostrerebbe chiaramente al popolo che i suoi
interessi non hanno nulla di comune con quelli del suo governo.
Desidero di
fermare la vostra attenzione in modo speciale su quanto ho detto,
ed anche sul seguente fatto, che attualmente tutti i prestiti
all'interno sono consolidati dai cosidetti prestiti temporanei;
vale a dire, da debiti a breve scadenza, formati dal denaro
depositato nelle Banche dello Stato e nelle Casse di Risparmio.
Questo denaro, essendo a disposizione del Governo per un periodo
di tempo considerevole, serve a pagare gli interessi dei prestiti
all'estero, ed il Governo deposita nelle Banche, invece di esso,
dei titoli di Stato, i quali coprono tutti i deficit nelle
casseforti statali dei Gentili.
Quando il
nostro sovrano sarà sul suo trono mondiale, tutte queste scaltre
operazioni finanziarie svaniranno. Distruggeremo il mercato dei
valori pubblici, perché non permetteremo che il nostro prestigio
sia scosso dal rialzo e ribasso dei nostri titoli, il cui valore
sarà stabilito per legge alla pari, senza possibilità alcuna di
qualsiasi variazione di prezzo. Il rialzo origina il ribasso, ed è
per mezzo dei rialzi che abbiamo cominciato a discreditare i
titoli pubblici dei Gentili.
Alle Borse
sostituiremo enormi organizzazioni governative, che avranno il
dovere di tassare le imprese commerciali in quel modo che il
governo crederà opportuno. Queste istituzioni saranno in grado di
gettare sul mercato milioni e milioni di azioni commerciali, o di
comperarle in un sol giorno. Quindi tutte le imprese commerciali
dipenderanno da noi, e vi potete immaginare quale forza sarà la
nostra. |
PROTOCOLLO XXII |
Con tutto
quello che ho detto sino ad ora, ho cercato di farvi un quadro dal
vero del mistero degli avvenimenti attuali nonché dei passati, i
quali scorrono tutti nel fiume del destino, e se ne vedranno le
conseguenze nel futuro prossimo. Vi ho mostrato i nostri piani
segreti, per mezzo dei quali agiamo sui Gentili, nonché la nostra
politica finanziaria: devo aggiungere ancora solo poche parole.
Nelle nostre
mani è concentrata la più grande potenza del momento attuale, vale
a dire la potenza dell'oro. In due soli giorni possiamo estrarre
qualsiasi somma dai depositi segreti dei nostri tesori.
È ancora
necessario per noi di provare che il nostro regno è voluto da Dio?
È possibile che, possedendo così vaste ricchezze, non riusciamo a
dimostrare che tutto l'oro da noi ammassato in tanti secoli, non
aiuterà la nostra vera causa per il bene, cioè per il
ripristinamento dell'ordine sotto il nostro regime? Forse
bisognerà ricorrere in certa misura alla violenza; ma tale ordine
sarà certamente ristabilito. Dimostreremo di essere i benefattori
che hanno restituito la libertà e la pace al mondo torturato.
Offriremo al mondo questa possibilità di pace e di libertà, ma
certamente ad una condizione sola, e cioè che il mondo aderisca
strettamente alle nostre leggi. Inoltre faremo chiaramente
comprendere a tutti, che la libertà non consiste nella
dissolutezza, né nel diritto di fare ciò che si vuole.
Dimostreremo
pure che né la posizione, né il potere, dànno ad un uomo il
diritto di propugnare principi perniciosi, come ad esempio la
libertà di religione, l'uguaglianza, o idee simili. Renderemo
inoltre ben chiaro, che la libertà individuale non dà il diritto a
chicchessia di eccitarsi o di eccitare altri facendo dei discorsi
ridicoli alle masse turbolenti. Insegneremo al mondo che la vera
libertà consiste unicamente nell'inviolabilità di persona, di
domicilio e di proprietà per chiunque aderisce onestamente a tutte
le leggi della vita sociale. Insegneremo che la posizione di un
uomo sarà in relazione al concetto che egli ha dei diritti altrui,
e che la sua dignità personale deve vietargli fantasticherie circa
sé stesso.
La nostra
potenza sarà gloriosa, perché sarà immensa e regnerà e guiderà e
certamente non darà ascolto ai caporioni popolari, o a qualunque
altro oratore vociferante parole insensate alle quali si
attribuisce l'altosonante titolo di "principii elevati", mentre
non sono altro che utopie. La nostra potenza sarà l'organizzatrice
dell'ordine in cui consiste la felicità dei popoli. Il prestigio
di questa potenza sarà tale, che avrà l'adorazione mistica, nonché
la soggezione di tutte le nazioni. Una potenza vera non si piega
ad alcun diritto, neanche a quello di Dio. Nessuno oserà
avvicinarsi ad essa allo scopo di toglierle sia pure un briciolo
della sua forza. |
PROTOCOLLO XXIII |
Perché il
popolo si abitui all'ubbidienza, deve essere educato alla modestia
e alla moderazione; quindi diminuiremo la produzione degli oggetti
di lusso. Con questi mezzi introdurremo per forza la moralità, che
ora viene corrotta dalla continua rivalità nel campo del lusso.
Patrocineremo le industrie casalinghe, per danneggiare le
fabbriche private. La necessità di tali riforme è anche nel fatto
che i padroni di grandi fabbriche private spesse volte incitano,
forse anche inconsciamente, i loro operai contro il governo.
La
popolazione impiegata nelle industrie locali non conosce il
significato delle parole: "senzalavoro" ; e questo fa sì che essa
è attaccata al regime esistente e la invoglia ad appoggiare il
governo. La disoccupazione è il più grande pericolo per il
Governo; essa avrà servito al nostro scopo appena, per mezzo suo,
saremo giunti al potere.
L'ubriachezza sarà pure proibita e considerata un delitto contro
l'umanità e come tale punita, perché sotto l'influenza dell'alcool
l'uomo somiglia alla bestia.
Le nazioni
si sottomettono ciecamente soltanto ad una potenza forte che sia
totalmente indipendente da esse e nelle cui mani esse vedano
scintillare una spada che serva come arma di difesa contro tutte
le insurrezioni sociali. Perché dovrebbero desiderare che il loro
sovrano abbia l'anima di un angelo?
Anzi, esse
devono vedere in lui la personificazione della forza e della
potenza. Deve sorgere un regnante che sostituisca i governi
esistenti, viventi sopra una folla che abbiamo demoralizzato colle
fiamme della anarchia. Questo regnante dovrà anzitutto spegnere
queste fiamme, che senza tregua sprizzano da ogni lato. Per
raggiungere questo scopo, egli dovrà distruggere tutte le società
che possono dar origine a queste fiamme, anche a costo di versare
il suo proprio sangue. Egli dovrà costituire un esercito bene
organizzato, che lotterà energicamente contro l'infezione
anarchica che può avvelenare il corpo del governo.
Il nostro
Sovrano sarà prescelto da Dio e consacrato dall'alto allo scopo di
distruggere tutte le idee influenzate dall'istinto e non dalla
ragione, da principî brutali e non dall'umanità. Al momento
attuale questi concetti prevalgono con grande successo, e le
conseguenze sono i furti e la violenza compiuti sotto lo stendardo
del diritto e della libertà.
Queste idee
hanno distrutto tutte le organizzazioni sociali, conducendo così
al regno del Re di Israele.
Ma la loro
azione nefasta sarà finita appena il regno del nostro Sovrano
comincerà. Allora le spazzeremo via tutte, perché sulla strada del
nostro Sovrano non possa esservi del fango.
Allora
potremo dire alla nazione: "Pregate Iddio e prosternatevi a Colui
che porta il segno della predestinazione del mondo, di Cui Iddio
in persona ha guidato la stella affinché nessuno fuorché Lui
potesse liberare l'umanità da ogni peccato". |
PROTOCOLLO XXIV |
Ora parlerò
del mezzo di cui ci serviremo per rafforzare la dinastia del Re
Davide, affinché essa possa durare fino al giorno del giudizio
finale.
Il nostro
modo di render sicura la dinastia consisterà, in massima,
nell'applicazione dei medesimi principii che hanno posto il
maneggio degli affari del mondo nelle mani dei nostri savi; cioè
la direzione e l'educazione dell'intera razza umana. Diversi
membri del seme di David prepareranno i Re ed i loro Successori, i
quali saranno eletti non per diritto ereditario, ma per la loro
capacità individuale.
Questi
successori saranno iniziati ai nostri misteri segreti politici ed
ai nostri piani di governo avendo massima cura perché nessun altro
possa averne conoscenza.
Queste
misure saranno necessarie perché tutti sappiano che sono degni di
regnare solamente gli iniziati ai misteri dell'alta politica. Solo
a tali uomini sarà insegnata l'applicazione pratica dei nostri
piani, servendosi dell'esperienza di molti secoli. Saranno
iniziati alle conclusioni dedotte dalle osservazioni sul nostro
sistema politico ed economico, nonché a tutte le scienze sociali.
Insomma, apprenderanno il vero spirito delle leggi che sono state
stabilite dalla natura stessa per governare l'umanità.
I successori
diretti del Sovrano saranno scartati, se durante la loro
educazione daranno prova di essere frivoli o di cuore mite, oppure
qualora mostrino qualche altra tendenza che potrebbe essere
deleteria al loro potere, che potrebbe renderli incapaci di
governare, o anche essere pericolosa al prestigio della corona.
Solamente
agli uomini capaci di governare con fermezza, benché forse con
crudeltà, saranno affidate le redini del governo dai nostri
anziani.
In caso di
malattia, o di perdita di energia, il nostro Sovrano sarà
costretto a cedere le redini del governo a quelli della sua
famiglia che avranno dimostrato di essere più capaci di lui. I
progetti immediati del Re, e tanto più quelli per il futuro, non
saranno conosciuti neanche dai suoi più intimi Consiglieri.
Solamente il nostro Sovrano ed i Tre che lo avranno iniziato,
conosceranno il futuro. Nella persona del Sovrano, che regnerà con
una volontà incrollabile, controllando sé stesso come l'umanità,
il popolo vedrà - per così dire - il destino personificato e le
sue vie umane. Nessuno conoscerà i fini dei Sovrano quando
emetterà i suoi ordini, quindi nessuno oserà ostacolare il suo
misterioso cammino.
S'intende
che il Sovrano dovrà essere capace di eseguire i nostri piani.
Quindi non salirà al trono fino a
che la sua
intelligenza non sia stata accertata dai nostri savi.
Perché tutti
i sudditi amino e venerino il loro Sovrano, egli dovrà spesso
parlare in pubblico. Questo farà armonizzare le due potenze, vale
a dire, quella della popolazione e quella del regnante, che
abbiamo scisso nei paesi gentili, facendo sì che si temessero
vicendevolmente questo noi facemmo perché queste due potenze, una
volta scisse, cadessero sotto la nostra influenza.
Il Re di
Israele non deve essere sotto l'influenza delle sue passioni e
specialmente di quelle dei sensi.
Egli non
deve permettere agli istinti animali di avere il sopravvento sullo
spirito. La sensualità, più di qualunque altra passione, distrugge
sicuramente tutte le forze mentali e di preveggenza; essa distrae
il pensiero degli uomini verso il lato peggiore della natura
umana.
Il Sostegno
dell'Universo nella persona del Regnante Mondiale, germogliato dal
Seme Santo di Davide, deve rinunciare a tutte le passioni
personali per il bene del suo popolo.
Il nostro
Sovrano deve essere irreprensibile.
Firmato dai
rappresentanti di Sion del 33° grado. |
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EPILOGO DI SERGYEI
NILUS |
Questi
appunti furono tolti clandestinamente da un grande libro di
appunti per conferenze. Il mio amico li trovò nella cassaforte del
quartiere generale della società di Sionne che attualmente è in
Francia.
La Francia
obbligò la Turchia a concedere vari privilegi alle scuole ed alle
istituzioni religiose di tutte le denominazioni, che saranno sotto
il protettorato del corpo diplomatico francese in Asia Minore.
Naturalmente
non sono comprese in queste le scuole e le istituzioni cattoliche,
che furono espulse dalla Francia dai governi passati. Questo fatto
dimostra semplicemente che la diplomazia della scuola di Dreyfus
si preoccupa solamente di proteggere gli interessi di Sionne e
lavora per la colonizzazione dell'Asia Minore per mezzo di Ebrei
francesi. Gli Ebrei hanno sempre saputo raggiungere l'intento per
mezzo di coloro che il Talmud chiama i loro "bruti lavoratori":
parole che indicano i Gentili in genere.
Secondo gli
archivi del Sionismo ebraico segreto, Salomone ed altri dotti
Ebrei, già sin dal 929 avanti Cristo studiarono in teoria un
progetto per la conquista pacifica dell'intero universo da parte
di Sionne.
Mentre la
storia si svolgeva, questo progetto fu studiato in tutti i suoi
particolari e completato da uomini che erano successivamente
iniziati a questo problema. Questi sapienti decisero di
conquistare il mondo per Sionne adoperando mezzi pacifici, e cioè
coll'astuzia del serpente simbolico, la cui testa doveva
rappresentare gli iniziati ai piani dell'Amministrazione Giudaica,
ed il corpo il popolo ebraico.
L'amministrazione fu sempre tenuta segreta, persino alla stessa
nazione ebraica.
Questo
serpente, penetrando a mano a mano nel cuore delle nazioni che
incontrava, scalzò e divorò tutto il potere non Ebraico di questi
Stati. È predetto che il serpente deve continuare il suo lavoro
seguendo strettamente il piano prestabilito, fino a che il cammino
che deve percorrere non sia chiuso col ritorno del suo capo a
Sionne, finché, con questo mezzo, il serpente non abbia completato
il suo anello intorno all'Europa, e - dopo aver incatenato
l'Europa - non abbia accerchiato il mondo intero.
Questo
compito deve condurre a termine sforzandosi di soggiogare gli
altri paesi con la conquista economica. Il ritorno della testa del
serpente a Sionne può aver luogo solennemente quando il potere di
tutti i Sovrani dell'Europa sia stato abbattuto; vale a dire
quando, per mezzo di crisi economiche e di distruzioni in massa,
effettuate ovunque, sarà avvenuta la demoralizzazione spirituale e
la corruzione
morale,
principalmente coll'aiuto di donne ebree, truccate da francesi,
italiane, spagnuole. Queste sono le più sicure spargitrici di
libertinaggio nella vita degli uomini più in vista ed alla testa
delle nazioni.
Le donne che
sono al servizio di Sionne servono da attrattiva a coloro che,
grazie ad esse, hanno sempre bisogno di denaro, e quindi sono
sempre pronti a vendersi per denaro, che in realtà è solo
imprestato dagli ebrei, perché ritorna, attraverso le stesse
donne, nelle mani dei giudaismo corruttore.
Ma mediante
queste transazioni, esso acquista schiavi per la sua causa.
È naturale
che per la riuscita di un'impresa simile né i funzionarii
pubblici, né gli individui privati, debbano sospettare la parte
rappresentata dalle donne impiegate dal Ghetto. Perché i direttori
della causa di Sionne formarono una specie di casta religiosa,
costituita da ardenti seguaci della legge mosaica e degli statuti
del Talmud. Tutto il mondo credette che la maschera della legge di
Mosè fosse la vera regola di vita degli Ebrei. Nessuno pensò di
indagare gli effetti di questa regola di vita, specialmente perché
tutti gli occhi erano rivolti all'oro che la casta poteva
provvedere e che le dava la più assoluta libertà per intrigare
economicamente e politicamente.
Un abbozzo
del percorso del serpente simbolico è il seguente: La sua prima
tappa in Europa avvenne nel 429 avanti Cristo, in Grecia, dove,
all'epoca di Pericle, il serpente cominciò a divorare la potenza
di quel paese. La seconda fu a Roma, al tempo di Augusto, circa
l'anno 69 a. C. La terza a Madrid, al tempo di Carlo quinto, nel
1552. La quarta a Parigi, nel 1700 circa, al tempo di Luigi XIV.
La quinta a Londra dal 1814 in poi (dopo la caduta di Napoleone).
La sesta a Berlino, nel 1871, dopo la guerra Franco Prussiana. La
settima a Pietroburgo, su cui è disegnata la testa del serpente
con la data 1881.
Tutti questi
Stati che il serpente ha attraversato, sono stati scossi nelle
fondamenta delle loro
costituzioni, non eccettuato la Germania, malgrado la sua
apparente potenza. Le condizioni
economiche
dell'Inghilterra e della Germania sono state risparmiate, ma solo
fino a quando il serpente non sarà riuscito a conquistare la
Russia, contro la quale tutti i suoi sforzi sono concentrati
attualmente (1905). La corsa futura del serpente non è segnata su
questa carta, ma delle freccie ci indicano il suo prossimo
movimento verso Mosca, Kieff e Odessa.
Sappiamo ora
perfettamente che queste ultime città costituiscono i centri della
razza Ebraica militante.
Su questa
carta Costantinopoli è segnata come l'ultima tappa del corso del
serpente, prima che esso raggiunga Gerusalemme [Notate che questa
carta fu disegnata molti anni prima della Rivoluzione in Turchia.
(Nota del T. inglese)].
Il serpente
deve percorrere ancora un breve cammino per completare il suo
corso, unendo la sua testa alla sua coda.
Per
facilitare il corso del serpente, Sionne prese le seguenti misure,
allo scopo di rimodellare la società e di convertire le classi
operaie. Anzitutto la razza Ebraica fu organizzata in maniera
tale, che nessuno vi potesse entrare e quindi svelarne i segreti.
Viene presupposto che Iddio stesso abbia detto agli Ebrei che essi
sono destinati a governare su tutta la terra in forma di un Regno
indivisibile di Sionne. È stato insegnato agli Ebrei, che essi
sono la sola razza meritevole di essere chiamata umana, tutte le
altre essendo destinate a rimanere "bestie da lavoro" e schiavi
degli Ebrei e che lo scopo ebraico deve essere la conquista del
mondo e l'erezione del Trono di Sionne sull'universo (Cfr. Sanh.
91, 21, 1051).
A gli Ebrei
venne insegnato che sono dei Super uomini e che si devono
mantenere distinti dalle altre nazioni. Queste teorie ispirò ad
essi il concetto dell'autoglorificazione perché, per diritto, sono
i figli di Dio. (Cfr. Jihal, 67, I; Sanh. 58, 2).
La razza
ebraica, vivendo separata dalle altre, aderisce strettamente al
sistema del "Kaghal", il quale fa obbligo ad ogni Ebreo di aiutare
i suoi consanguinei indipendentemente dall'assistenza che costoro
ricevono dalle amministrazioni locali di Sion che portano diversi
nomi: Kaghal, Concistori, Commissioni d'affari ebraici, Uffici per
esazioni di tasse ecc. Tutte queste amministrazioni servono a
mascherare il governo di Sionne agli occhi dei governi di quegli
Stati Gentili, che alla loro volta
difendono
sempre vigorosamente il diritto degli Ebrei di governarsi da sé,
perché li considerano
erroneamente
come una comunità puramente religiosa. Le suddette idee instillate
negli Ebrei, ne hanno anche considerevolmente influenzato la vita
materiale.
Quando
leggiamo delle opere come il "Gobayon" 14, pag. 1; "Eben Gaizar",
44, pag. 81; "XXXVI Ebamot", 98; "XXV Ketubat" 36; "XXXIV Sanudrip"
746; "XXX Kadushin", 68 A - che furono tutte scritte coll'intento
di glorificare la razza ebraica vediamo che esse trattano
realmente tutti i Gentili come se fossero delle bestie, create
unicamente per servire gli Ebrei. Costoro credono che i popoli, le
proprietà di essi e persino le loro vite, appartengono agli Ebrei
e che Iddio permette alla sua razza prediletta di farne l'uso che
vuole.
Secondo le
leggi ebraiche, tutti i maltrattamenti fatti subire ai Gentili son
perdonati nel giorno del Capodanno ebraico, nel quale gli Ebrei
ricevono anche il permesso di peccare nello stesso modo durante
l'anno entrante.
Per eccitare
l'odio dei loro contro tutti i Gentili, i capi degli Ebrei
agiscono da "agenti provocatori" durante le agitazioni
antisemitiche, permettendo ai Gentili di scoprire alcuni dei
segreti del Talmud. Le manifestazioni antisemitiche furono anche
molto utili ai caporioni Ebrei, perché destarono compassione nel
cuore di alcuni Gentili verso un popolo il quale, apparentemente,
veniva maltrattato.
Ciò servì ad
accaparrare conseguentemente molte simpatie tra i Gentili per la
causa di Sionne.
L'antisemitismo, che si manifestò con la persecuzione degli Ebrei
di basso ceto, ne aiutò i capi a controllarli e tenerli in
suggezione. Essi potevano permettere queste persecuzioni, perché
al momento opportuno intervenivano e salvavano i loro
correligionari. Notate che i capi Ebrei non soffrirono mai, né nei
loro progressi, né nelle loro posizioni ufficiali di
amministratori, durante le agitazioni antisemitiche. Questo fatto
non deve far meraviglia, perché furono questi stessi capi che
aizzarono i "mastini cristiani" contro gli Ebrei più umili. I
mastini mantenevano l'ordine nelle loro greggi e perciò aiutavano
a rafforzare la stabilità di Sionne.
Secondo la
loro opinione, gli Ebrei hanno già raggiunto la posizione di
Super-governo mondiale ed ora si tolgono la maschera.
Naturalmente, la maggior forza di conquista degli Ebrei era
costituita dal loro oro; pertanto essi non dovevano far altro che
lavorare per dargli un valore. L'alto valore dell'oro dipende
specialmente dal fatto che la moneta d'oro regola tutti gli
scambi. La sua accumulazione nelle mani degli Ebrei dipende dal
fatto che essi hanno saputo approfittare di qualunque crisi
internazionale per monopolizzarlo. Di questo si ha la prova nella
storia della famiglia Rothschild, pubblicata a Parigi dalla "Libre
Parole".
Per mezzo di
queste crisi, fu stabilita la potenza del capitalismo sotto lo
stendardo del liberalismo, proteggendolo con teorie economiche e
sociali astutamente congegnate. Gli Anziani di Sion ottennero un
successo straordinario dando un'apparenza scientifica a queste
teorie.
Il sistema
degli scrutinii di voto conferisce sempre agli Ebrei la
possibilità di introdurre, per mezzo della corruzione, quelle
leggi che possono essere utili allo scopo loro. La forma di
governo dei Gentili che più corrisponde ai desideri degli Ebrei è
la repubblicana, perché dove essa vige, riescono con più facilità
a comperarsi una maggioranza. Inoltre il sistema repubblicano
conferisce una libertà sconfinata ai loro agenti ed all'esercito
di anarchici che hanno al loro soldo. Questo è il motivo per cui
gli Ebrei sono così ardenti sostenitori del liberalismo; ed i
Gentili sciocchi, che essi abbindolano, ignorano il fatto, già
così evidente, che sotto una repubblica non vi è maggiore libertà
che sotto un'autocrazia, anzi si verifica il contrario, perché
avviene che i pochi sono oppressi dalla plebe la quale è sempre
istigata dagli agenti degli Ebrei.
Secondo il
testamento di Montefiore, Sionne non risparmia, né denaro, né
mezzi, per riuscire a questi intenti. Ogni giorno i governi di
tutto il mondo, incoscientemente, o scientemente, sono soggetti ai
comandi di quel grande Super-governo che è Sionne, perché tutte le
loro cartelle di rendita sono nelle mani degli Ebrei e tutti i
paesi sono talmente in debito con essi, da non potersene mai
liberare. Tutto il commercio, l'industria, come pure la
diplomazia, sono in mano degli Ebrei. Per mezzo dei suoi capitali
il Ghetto ha rese schiave tutte le nazioni dei Gentili. A forza di
un'educazione materialistica intensiva, gli Ebrei misero delle
pesanti catene a tutti i Gentili e con queste li legarono al loro
Supergoverno.
La fine
delle libertà nazionali è prossima, e quindi anche la libertà
individuale cesserà, perché la vera libertà non può esistere dove
la leva del denaro rende possibile al Ghetto di governare la plebe
e di regnare sulla parte più degna e più responsabile della
comunità.
….. "Coloro
che hanno orecchi ascoltino"!
- - - - -
Fra poco
saranno quattro anni che i "Protocolli degli Anziani di Sion" sono
in mio possesso. Dio solo sa quanto sono stati numerosi gli sforzi
che ho fatto per portarli alla luce, ed anche per mettere in
guardia coloro che sono al potere rivelando loro le cause della
tempesta che si addensa sulla Russia apatica, la quale,
disgraziatamente, sembra che abbia perso la conoscenza di ciò che
le sta succedendo intorno.
Solamente
ora, e temo che sia troppo tardi, sono riuscito a pubblicare il
mio lavoro, nella speranza che potrò mettere sull'avviso coloro
che ancora hanno orecchi per sentire ed occhi per vedere.
Non vi può
essere alcun dubbio. Con tutta la potenza ed il terrore di Satana,
il regno del Re trionfatore di Israel si avvicina al nostro mondo
non rigenerato; il Re nato dal sangue di Sionne, l'Anti Cristo, si
avvicina al trono della potenza universale.
Gli eventi
nel mondo precipitano con vertiginosa velocità, i dissensi, le
guerre, i rumori, le carestie, l'epidemie, gli sconquassi, tutto
ciò che fino a ieri era impossibile, oggi è compiuto. I giorni
volano, per così dire, a vantaggio del popolo prescelto. Non ho il
tempo di esaminare minuziosamente la storia dell'umanità dal punto
di vista dei "misteri di iniquità" che sono già stati messi a
nudo, per dimostrare storicamente l'influenza nefasta che gli
"Anziani di Israele" hanno avuto sulle disgrazie dell'umanità;
mi manca
anche il tempo di predire il prossimo destino del genere umano e
di svelare l'atto finale della tragedia mondiale.
La luce di
Cristo solamente, e quella della Sua Santa Chiesa Universale,
possono penetrare negli abissi Satanici e svelarne tutta
l'estensione malvagia.
Nel mio
cuore sento che l'ora è suonata per convocare l'ottavo Consiglio
Ecumenico, nel quale, dimentichi delle contese che li hanno divisi
per tanti secoli, si raccoglieranno i pastori e i rappresentanti
dell'intero Cristianesimo per affrontare la venuta
dell'Anticristo. |
|
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Appendice:
RESOCONTO DEGLI AVVENIMENTI
ISTORICO-POLITICI AVVERATISI NEGLI ULTIMI DIECI ANNI
|
(1880) -
Quanto segue è il primo documento che si trova nell'Appendice alla
versione italiana dei
" Protocolli
dei Savi Anziani di Sion,
"edita in Roma da "La Vita
Italiana" nel 1921.
Ancora un documento del
programma Giudaico
Esiste una
grande analogia tra i «Protocolli dei Savi Anziani di Sion» e un
documento che fu pubblicato nel Contemporain il 1° luglio
1886, da Sir John Readcliff col titolo: «Resoconto degli
avvenimenti istorico-politici avveratisi negli ultimi dieci anni».
Questo è un discorso-programma, tenuto a Praga nel 1880 dal
rabbino Reichhorn alla solenne adunanza dei rabbini, denominata «Caleb»,
sulla tomba del gran rabbino Simeon-Ben-Ihuda. In questo discorso
si vede, nel modo più patente, tracciata, in tutte le sue parti,
l'«atroce guerra mossa dai Giudei ai popoli Cristiani».
Crediamo di
somma importanza il farlo conoscere o almeno il ridestarne la
memoria ricordando che la pubblicazione di questo discorso costò
la vita a J. Readcliff. |
I |
I nostri
padri hanno legato agli eletti di Israele il dovere di riunirsi
una volta ogni secolo attorno alla tomba del gran maestro "Caleb",
santo rabbino, Simeon-Ben-Ihuda, la scienza del quale comunica
agli eletti di ogni generazione il potere sopra tutta la terra e
l'autorità sopra tutti i discendenti di Israele.
Sono
diciotto secoli da che dura la guerra di Israele con questa
potenza che era stata promessa ad Abramo, ma che gli è stata
rapita dalla Croce.
Calpestato,
umiliato da' suoi nemici, incessantemente minacciato di morte, di
persecuzioni, di ratti, di violenze d'ogni genere, il popolo di
Israele non è perito, e se è disperso sopra tutta la faccia della
terra, si è perché tutta la terra gli deve appartenere.
Da molti
secoli i nostri sapienti lottano coraggiosamente con una
perseveranza che nulla può frangere, contro della Croce. Il popolo
nostro s'innalza grado per grado, e la potenza Sua ingigantisce
ogni dì più. A noi appartiene quel Dio del giorno, che Aronne
innalzò nel deserto, quel vitello d'oro, che è la divinità
dell'epoca nostra.
Allorché
dunque ci saremo resi unici possessori di tutto l'oro della terra,
la vera potenza passerà nelle mani nostre, ed allora si compiranno
le promesse che sono state fatte ad Abramo. L'oro, la più grande
potenza della terra; l'oro, che è la forza, la ricompensa, l'istrumento
di ogni potenza; quel tutto, che l'uomo teme e desidera;
questo è il solo mistero, la più profonda scienza, lo spirito che
regge il mondo.
Questo è
l'avvenire.
Diciotto
secoli appartennero ai nostri nemici; il secolo presente ed i
secoli da venire hanno da essere nostri; a noi popolo d'Israele
devono appartenere, a noi apparterranno senza dubbio alcuno.
È questa la
decima volta lungo mille anni di lotta atroce ed incessante coi
nostri nemici, che si riuniscono in questo cimitero, presso la
tomba del nostro gran maestro "Caleb", santo rabbino
Simeon-Ben-Ihuda, gli eletti di ogni generazione del popolo di
Israele, per concertarsi sui mezzi di trar vantaggio per la causa
nostra, de' grandi sbagli e dei gran falli che non cessano di
commettere i nostri nemici, i cristiani. Ogni volta il nuovo
sinedrio ha proclamata e predicata la lotta senza tregua contro di
questi nemici; ma in nessuno de' precedenti secoli i nostri
antenati erano riusciti a concentrare nelle mani nostre tanto oro
e, per conseguenza, tanta potenza quanta ce ne legò il secolo
decimonono.
Possiamo
dunque lusingarci, senza temerità, di raggiungere ben presto lo
scopo nostro gittando uno sguardo sicuro sul nostro avvenire...
Diamo infatti un'occhiata allo stato materiale dell'Europa ed
analizziamo le forze che si sono procurate gli Israeliti dal
principio del secolo presente colla sola concentrazione nelle mani
loro degli immensi capitali de' quali dispongono in questo
momento... A Parigi, a Londra, a Vienna, a Berlino, a Amsterdam,
ad Amburgo, a Roma, a Napoli ecc... e presso tutti i Rothschild,
dapertutto gli Israeliti sono padroni della situazione
finanziaria, col possedere molti miliardi, senza tener conto che
nelle località secondarie ed anche di terzo ordine, essi pure sono
detentori dei fondi in circolazione e che dapertutto, senza dei
figliuoli d'Israele e senza della loro immediata influenza,
nessuna operazione finanziaria, nessun lavoro importante potrebbe
essere eseguito.
Al giorno
d'oggi, tutti gli imperatori, re, principi regnanti sono oppressi
da debiti, per tener in piedi eserciti numerosi e permanenti,
necessarii a sostenere i loro troni barcollanti. La borsa regola
quei debiti e noi siamo in gran parte padroni della Borsa su tutte
le piazze.
Convien
dunque cercare di moltiplicare gli imprestiti per renderci i
regolatori di tutti i valori, e per prendere - come garanzia dei
capitali che noi forniamo ai varii paesi - le ferrovie, le
miniere, le foreste, le grandi officine e fabbriche, come pure
tutti gli immobili ed anche la percezione delle imposte. |
II |
L'agricoltura
sarà sempre la grande ricchezza di ogni paese. Il possesso delle
grandi proprietà terriere apporterà sempre in ogni epoca grandi
onori e grande influenza ai loro titolari. Di qui segue che i
nostri sforzi devono tendere a ciò, che i nostri fratelli in
Israele facciano importanti acquisti terrieri. Noi dobbiamo
dunque, per quanto sia possibile, secondare il frazionamento delle
grandi proprietà, perchè ci si renda più facile e più pronto il
farle nostre. Col pretesto di venire in aiuto alle classi
lavoratrici convien far sopportare ai grandi proprietari di terre
tutto il peso delle imposte. Quando poi quelle proprietà saranno
giunte nelle mani nostre, il lavoro dei proletarii cristiani
diverrà per noi la sorgente di immense ricchezze. La Chiesa
cristiana essendo uno dei nostri più pericolosi nemici, noi
dobbiamo lavorare con perseveranza a diminuire l'influenza sua.
Convien dunque lavorare con perseveranza ad imprimere
nell'intelligenza di coloro i quali professano la religione
cristiana, le idee di libero pensiero, di scetticismo, di scisma e
provocare dispute religiose, così naturalmente feconde di
divisioni e di sette nel cristianesimo. Logicamente conviene
cominciare dal disprezzare i ministri di quella religione,
dichiarando loro guerra aperta, provocando sospetti sulla loro
divozione, sulla condotta loro privata; e col ridicolo e colla
satira si distruggerà quel rispetto che va congiunto collo stato e
coll'abito loro. Ogni guerra, ogni rivoluzione, ogni scotimento
politico o religioso ravvicina il momento in cui raggiungeremo lo
scopo al quale tendiamo. Il commercio e la speculazione, due rami
fecondi di benefizi, non mai debbono uscire dalle mani israelite,
ed anzitutto conviene accaparrare il Commercio dell'alcool, del
burro, del pane e del vino, giacché con queste cose ci renderemo
padroni assoluti di tutta l'agricoltura ed in generale di tutta
l'economia rurale. Noi saremo i dispensatori delle granaglie a
tutti; ma se sopravvengono malcontenti prodotti dalla miseria, ci
sarà facile di rigettarne la responsabilità sopra dei governi.
Tutti gli impieghi pubblici devono essere accessibili agli
Israeliti, ed una volta che ne siamo divenuti titolari, noi
sapremo coll'ossequiosità e colla perspicacia che sono nostre
doti, penetrare fino alle prime sorgenti della vera influenza e
del vero potere. Ben inteso che qui solo si tratta di quegli
impieghi a' quali vanno congiunti onori, potenza e privilegi;
giacché quanto a quelli che esigono sapere, fatica e pena, possono
e debbono essere lasciati ai cristiani. La magistratura è per noi
una istituzione di prima importanza. La carriera dei tribunali è
quella che meglio svolge la civiltà e ci mette a parte più
facilmente degli affari dei nostri nemici naturali, i cristiani;
ed è per mezzo di essa che noi possiamo ridurli in poter nostro. E
perché gli israeliti non diverrebbero ministri dell'istruzione
pubblica, quando essi ottengono così di frequente il portafoglio
delle finanze? Gli Israeliti debbono anche aspirare al grado di
legislatori, col fine di lavorare alla abrogazione delle leggi
fatte dai goims [Letteralmente infedeli. E' termine di spregio
dato a' cristiani] contro i figliuoli di Israele, i veri fedeli,
per la loro invariata fedeltà alle sante leggi di Abramo.
Del resto,
per ciò che riguarda questo punto, il nostro piano è vicino al più
perfetto compimento, giacché il progresso ci ha quasi dapertutto
riconosciuti e ci ha concesso gli stessi diritti cittadini dei
cristiani, ma ciò che importa di ottenere, ciò che deve essere
l'oggetto dei nostri incessanti sforzi, si è una legge meno severa
sulla bancarotta. Ne faremo per noi una miniera d'oro molto più
ricca che non lo furono già quelle di California. Il popolo
d'Israele deve dirigere la sua ambizione verso quell'alto grado di
potere dal quale sgorgano la considerazione e gli onori; il mezzo
più sicuro per giungervi si è di avere in pugno tutte le
operazioni industriali, finanziarie e commerciali, tenendosi
lontani da tranelli e da seduzioni le quali potrebbero esporli al
pericolo di processi dinanzi ai tribunali del paese. Nella scelta
dunque di queste speculazioni, si userà grande prudenza e tatto,
che sono la proprietà della nostra attitudine atavica agli affari.
Noi non dobbiamo essere alieni da nulla di ciò che conquista un
posto distinto nella società: filosofia, medicina, diritto,
economia politica, in una parola, tutti i rami della scienza,
dell'arte, delle belle lettere, sono un vasto campo in cui i
successi debbono farci una larga parte e mettere in mostra la
nostra attitudine. Queste vocazioni sono inseparabili dalla
speculazione. Così la produzione d'una composizione musicale,
fosse pure molto mediocre, presenterà a' nostri una ragione
plausibile per innalzare sopra di un piedistallo e per circondare
di aureola l'israelita che ne sarà l'autore. Quanto alle scienze,
medicina e filosofia, esse debbono fare ugualmente parte del
nostro dominio intellettuale. |
III |
~ Un medico è iniziato ai più intimi
segreti della famiglia ed ha come tale fra le mani la salute e la
vita dei nostri mortali nemici, i cristiani. Noi dobbiamo
incoraggiare le unioni matrimoniali fra israeliti e cristiani,
giacché il popolo di Israele, senza rischio di perdere alcun che
da quel contatto, non può che profittare di quelle alleanze;
l'introduzione di una certa quantità di sangue impuro nella nostra
razza, eletta da Dio, non può corromperla e le nostre figliuole
forniranno, con questi maritaggi, alleanze colle famiglie
cristiane che possiedono ascendente e potere. In cambio della
moneta che noi daremo, è giusto che noi otteniamo l'equivalente in
influenza sopra di quando ci circonda. I parentadi con i cristiani
non portano con sè una deviazione dalla via che noi ci siamo
prefissa; al contrario, con un po' di astuzia essi ci renderanno
arbitri dei loro destini. Sarebbe da desiderarsi che gli israeliti
si astenessero dall'avere per drude donne della nostra santa
religione, e che per tale ufficio scegliessero fra le vergini
cristiane. Supplire al sacramento del matrimonio in chiesa con un
semplice contratto davanti ad una autorità civile qualsiasi,
sarebbe per noi cosa di grande importanza, giacché allora le donne
cristiane pioverebbero nel campo nostro. Se l'oro è la prima
potenza di questo mondo, la seconda è senza dubbio la stampa. Ma
che cosa può la seconda senza la prima? Siccome noi non possiamo
ottenere quanto dicemmo di sopra, senza il soccorso della stampa,
conviene che i nostri presiedano alla direzione di tutti i
giornali quotidiani in tutti i paesi. Il posseder l'oro, la
sagacia nella scelta dei mezzi necessarii a far nostre le capacità
venali, ci renderanno gli arbitri dell'opinione pubblica e ci
daranno l'impero sulle masse. Camminando così grado per grado in
questa via, colla perseveranza che è la grande nostra virtù, noi
respingeremo i cristiani e renderemo nulla la loro influenza. Noi
detteremo al mondo ciò a cui deve credere, ciò che deve onorare e
ciò che deve maledire. Forse alcune individualità si leveranno
contro di noi, ma le masse docili ed ignoranti ascolteranno noi e
prenderanno le parti nostre. Una volta che saremo padroni assoluti
della stampa, noi potremo mutare le idee che corrono circa
l'onore, la virtù, la rettitudine del carattere, portando il primo
colpo a quell'istituzione tenuta fin qui per sacrosanta, la
famiglia, e ne compiremo la distruzione. Noi potremo estirpare le
credenze e la fede per tutto ciò che i nemici nostri, i cristiani,
hanno fino a questo momento venerato; facendoci un'arma della
forza delle passioni, noi dichiareremo guerra aperta a quanto
quelli rispettano e venerano. Che tutto ciò sia ben compreso,
notato e che tutti i figliuoli di Israele ben si compenetrino di
questi veri principii. Allora la potenza nostra crescerà come
albero gigantesco i cui rami porteranno quei frutti che si
chiamano ricchezza, godimento, potere, in compenso di quella
inferiore condizione, che per secoli fu l'eredità del popolo di
Israele. Allorché uno dei nostri fa un passo avanti, l'altro lo ha
da seguire dappresso; e se il piede sdrucciola sia egli soccorso e
rialzato da suoi correligionari. Se un israelita è citato davanti
ad un tribunale del paese che abita, i suoi fratelli in religione
hanno da dargli con sollecitudine aiuto ed assistenza, ma solo
quando l'accusato avrà agito secondo le leggi che Israele osserva
strettamente, e custodisce da tanti secoli. Il popolo nostro è
conservatore fedele delle cerimonie religiose e degli usi che ci
tramandarono i nostri antenati. Il nostro interesse richiede che
almeno noi simuliamo zelo per le quistioni sociali che corrono,
sopratutto che riguardano il miglioramento della sorte dei
lavoratori; ma in realtà gli sforzi nostri debbono tendere a
renderci padroni di quel movimento dell'opinione pubblica e a
dirigerlo. La cecità delle masse, la disposizione loro a darsi in
balìa dell'eloquenza, tanto vuota quanto sonora, che risuona nei
trivii, ne fanno una preda facile ed è per noi un doppio
istrumento di popolarità e di credito. Noi troveremo senza
difficoltà fra i nostri, l'espressione dei sentimenti fittizii e
tanta eloquenza quanta ne trovano i cristiani sinceri nel loro
entusiasmo. Conviene, per quanto è possibile, occuparci del
proletariato e sottometterlo a quelli che maneggiano il danaro.
Con questo mezzo noi solleveremo le masse a nostro piacere. Noi le
spingeremo agli sconvolgimenti, alle rivoluzioni ed ognuna di
queste catastrofi farà avanzare di un gran passo i nostri scopi e
ci ravvicinerà all'unico nostro fine, quello cioè di regnare sulla
terra, come ci era stato promesso dal nostro padre Abramo. |
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