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Giordano Bruno

 

Chi fu veramente?

Uomo di scienza o mago imbroglione?

Profondo filosofo o millantatore senza scupoli?

 Profeta della pace universale o torbido cospiratore?

 Ma soprattutto: un autentico campione della libertà o un mito propagandistico costruito artificiosamente?

 

 

 

 Giordano Bruno (1548-1600) è uno dei grandi saggi che sapevano senza bisogno di conoscere; hanno compiuto "miracoli", fatto magie, intrapreso grandi avventure, sfidato la morte, espresso una sapienza più profonda ed ampia dei loro tempi e persino di quelli attuali: scienza eretica, ermetica così semplice da spiegare i più grandi misteri, le origini, la vita e la morte dell'uomo.
Il 17 febbraio 1600 in piazza Campo de' Fiori al centro di Roma fu arso vivo sul rogo. Era l'esecuzione di una sentenza pronunciata dopo un processo durato otto anni: la sua "colpa" era eresia, ovvero idee audaci, contrarie alla dottrina della chiesa cattolica. Si uccideva allora il suo corpo, ma non il suo pensiero, non la traccia di quella filosofia delle filosofie che unisce tutti i saperi e ha il dolce, sublime profumo della verità. 
Quale verità? L'immortalità dell'essere umano!
La sua vita ha segnato la storia del Rinascimento. L'eco della sua esistenza, del lungo processo e del rogo si è poi spenta per più di due secoli, sepolta negli archivi del vaticano. Fu la presa di Roma da parte delle truppe di Napoleone (1809) ad aprire gli archivi e a portare i documenti a Parigi, dove tutta la storia venne alla luce. 

      Indice

Chi era veramente?

Chi era veramente Giordano Bruno? Un campione del libero pensiero o un mago bestemmiatore? Facciamo chiarezza su una delle vicende più strumentalizzate dalla propaganda anticristiana

Come è noto, a partire dalla "guerra civile ideologica" che si apre nel corso dell'Ottocento fra élites massoniche e liberali e Chiesa Cattolica, la figura di Giordano Bruno svolge un ruolo tutt'altro che secondario, e questo difficile e oscuro pensatore viene trasformato nel simbolo del "libero pensiero", di una modernità "illuministica" ingiustamente ostacolata dalla Chiesa stessa.
Ma chi è veramente Giordano Bruno? Per capirlo occorre più che mai ricominciare da capo e considerare aspetti biografici normalmente poco conosciuti o abilmente celati.

Bruno nasce a Nola nel 1548 e, ancora molto giovane, a Napoli, per continuare gli studi, veste l'abito dei domenicani. Rimane per dieci anni in convento, laureandosi in teologia e ricevendo gli ordini sacri, ma ben presto si scontra con i superiori come sospetto di eresia, in quanto da tempo si è dedicato a pratiche e a letture proibite. Il giovane filosofo nel 1576 lascia il convento e fugge. Bruno, sulla base della lettura di testi ermetici e magici, sviluppa una sofisticata ars memoriae, una memoria artificiale cioè, che fa da fondamento a tutte le sue successive concezioni.

Elabora intanto una metafisica che concepisce l'universo come infinito e privo di centro, increato, dove Dio è pensato panteisticamente come coincidente con il mondo e con la natura; il cosmo è pertanto infinito e in esso tutto viene divinizzato.

Questa filosofia porta con sé la necessità di distruggere il cristianesimo, la sua morale, la sua concezione dell'uomo, segni per il filosofo di un'estrema decadenza e povertà del mondo.

Giordano Bruno inizia quindi una serie di drammatiche peregrinazioni attraverso l'Europa. La sua prima tappa importante è a Ginevra, dove aderisce alla confessione calvinista dominante per venire ben presto processato, scomunicato e costretto a fuggire in Francia. Qui entra in contatto con Enrico III di Valois che forse, secondo la Yates, lo invia in Inghilterra con una precisa missione politico-culturale: cercare di convincere la regina Elisabetta e i circoli colti della corte inglese ad aderire alla nuova religiosità magica ed "egiziana" di cui Bruno si fa banditore e sacerdote. Lo scopo è smorzare la contrapposizione fra cattolici e protestanti trovando un comune terreno "ermetico" di intesa in funzione antispagnola. Un altro storico inglese, John Bossy, nel 1991 pubblica un testo fondamentale, "Giordano Bruno e il mistero dell'ambasciata", in cui avanza la tesi che Bruno a Londra si sia posto al servizio dei servizi segreti di Sir Walsingham, aiutandoli a sventare i complotti dei cattolici inglesi, giovandosi a questo scopo anche delle confessioni che carpisce in qualità di sacerdote all'ambasciata francese di cui è ospite.

Dopo l'esperienza inglese, e un breve e sfortunato ritorno in Francia, Bruno passa un lungo periodo in diversi stati tedeschi e a Wittenberg tesse uno strabiliante (e strumentale) elogio di Lutero, infarcito di accuse durissime contro il Papa. La sua adesione opportunistica al luteranesimo non gli impedisce però di essere scomunicato ancora una volta ad Helmstadt proprio dai protestanti locali. Bruno è infatti tradito dal suo carattere focoso e irascibile, dal suo senso smisurato del proprio valore. Nel 1591 è raggiunto da un invito di un nobile veneziano, il Mocenigo, che vorrebbe imparare da lui la mnemotecnica.

Perché il filosofo accetta il rischio di rientrare in Italia?

Secondo il Corsano lo si comprende se si considerano i testi di magia nera che Bruno ha scritto in Germania prima del rientro a Venezia: sono scritti terribili in cui il mago italiano sviluppa tecniche per realizzare "legamenti" magici e soggiogare così le persone che si intendono asservire ai propri scopi. Forte di queste tecniche Bruno intenderebbe nientemeno che recarsi a Roma e conquistare il Papa, spingendolo a riformare il cattolicesimo in senso magico-egiziano: un progetto incredibile che fa dire alla Yates, una studiosa solitamente molto prudente, che il filosofo è ormai ai confini della follia, del delirio conclamato.

Il Mocenigo però rimane sconvolto da quanto vede e sente fare dal suo ospite - in particolare dalle sue bestemmie - e lo denuncia all'Inquisizione con accuse molto precise; il tribunale veneziano lo arresta senza esitazioni.

Inizia in tal modo la fase veneziana del processo di Giordano Bruno che si conclude con una spettacolare e spontanea abiura da parte del filosofo di Nola, che ritratta le sue convinzioni - non si sa quanto sinceramente - e invoca il perdono dei giudici promettendo di ravvedersi. Il Sant'Uffizio romano ha però deciso di avocare a sé la causa e ottiene dalla Repubblica di Venezia il trasferimento dell'imputato: inizia così la seconda parte del processo, che si svolge a Roma a partire dal febbraio del 1593 per ben sette anni. L'Inquisizione romana si muove con una scrupolosità straordinaria: verbalizza minutamente numerosissimi interrogatori, fa analizzare da teologi esperti tutte le opere di Bruno, sottopone ripetutamente al filosofo elenchi di errori filosofici e teologici che gli chiede di abiurare, fornendo all'inquisito ampi mezzi di difesa.
Contrariamente a quanto si è abituati a pensare, la cella in cui Bruno viene rinchiuso e dove rimarrà per sette anni è - a detta del grande storico Luigi Firpo - un luogo abbastanza vivibile, ampio e luminoso, dove la biancheria viene cambiata due volte alla settimana e dove l'imputato può usufruire di vari servizi come il barbiere, i bagni, la lavanderia. Nei verbali rimane traccia, ad esempio, della richiesta avanzata da Bruno di avere un cappello di lana per l'inverno e una copia della Summa di Tommaso, richieste prontamente soddisfatte.

A Roma, nel corso del 1597, forse subisce una seduta di tortura; "forse" perché non va dimenticato che per l'Inquisizione la semplice minaccia di ricorrere alla tortura viene registrata nei verbali come tortura effettivamente somministrata.

All'inizio del 1600 il Tribunale presieduto dal cardinale Bellarmino, che ha tentato in tutti i modi di convincere il filosofo dei suoi errori, dopo una lunga serie di ultimatum posti al Bruno, a cui egli risponde con la promessa di voler abiurare, per poi tornare sui suoi passi, decide di consegnarlo al braccio secolare: si arriva così al tragico rogo del 17 febbraio 1600.
Dunque la morte di Bruno, per quanto tragica, se contestualizzata nel momento e nelle condizioni storiche in cui avvenne, non ha nulla né di misterioso, né di barbaro; ed anzi si può affermare, senza essere temerari, che pochi altri processi - non solo cinquecenteschi - hanno visto da parte dei giudici mettere in atto un comportamento così scrupoloso e corretto, così moralmente e deontologicamente irrepresensibile.

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E' largamente noto come nessun altro processo inquisitoriale quanto quello di Giordano Bruno, sia stato usato, innanzitutto dalla massoneria ottocentesca, come strumento d'attacco alla Chiesa Cattolica. L'operazione è stata condotta presentando in modo distorto la natura del processo stesso.

Bruno in realtà, sospettato già in gioventù di crimini assai gravi, frate apostata e fuggiasco, in qualunque luogo abbia soggiornato in Europa è giunto immancabilmente a provocare aspre reazioni a lui avverse, in particolare nei paesi protestanti, dovendo a più riprese fuggire precipitosamente. Inoltre non è stato un pensatore puro e disinteressato, ma, al contrario, si è impegnato in progetti politici di fatto sovversivi svolgendo, probabilmente, attività di spionaggio, e sognando addirittura, prima dell'arresto, di sedurre il Papa e di rinnovare personalmente la religione cattolica per trasformarla in un nuovo culto "egiziano". Mago oltre che filosofo, il suo processo è uno dei più corretti e rigorosi che mai il Sant'Uffizio abbia condotto: al punto che i giudici giungono ad alterare le procedure pur di dargli un'ulteriore possibilità di ravvedimento.

alcuni suoi stralci

- "Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo."

- "Verrà il secolo in cui l'uomo scoprirà forze potenti nella Natura."

- "Dio è atto puro, luce purissima, è l'Uno da cui tutto origina e che è nel tutto. Tutto è Dio e Dio è il tutto..."

- "...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo."

- "...L'uomo che infligge morte è colui che più la teme; è un paradosso, ma chi procura la morte, cerca disperatamente di comprenderla, di penetrare la mente di Dio."

- "...Il tempo è l'interazione tra il concepimento di un'idea e la sua manifestazione."

- "...Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto."

- "...Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco..."

- "La morte è il dissolversi dei vincoli, tra il corpo composto da atomi e il corpo diafano e trasparente che è l'essere sustanziale."

- "Non è la materia che genera il pensiero...è il pensiero che genera la materia."

- "...Dio il Signore di tutta la natura, ha concepito tutti gli esseri e ha concesso a loro questo mistero della riproduzione eterna che comprende in sé l'affetto, la gioia, l'allegria, il desiderio e l'amore divino..."

- "...In nessuno modo un corpo può agire su un corpo, né la materia sulla materia, né parti della materia e del corpo possono agire su altre parti, ma ogni azione proviene dalla qualità, dalla forma ed in definitiva dall'anima..."

- "...L'anima infatti abbandona il suo corpo alla fine della vita, ma non può certo abbandonare il corpo universale, né essere abbandonata da questo..."

- "C'è un'unica vera Luce che illumina gli universi ed un unico Sole che li rende vivi."

- "...Chi perciò consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini..."

- "Il linguaggio degli astri è musica, è canto che si riflette anche nell'uomo perché...c'è un'aurea catena che collega la terra al cielo..."

 

Matteo D'AMICO

tratto da:

Il Timone, anno 5 (2003) maggio/giugno, n. 25, p. 22s.

http://www.storialibera.it/epoca_moderna/giordano_bruno/giordano_bruno_chi_era_veramente.html

 
 


 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento:

 29 ottobre 2006