L'editoriale contiene immagini non
adatte ad un pubblico sensibile e a minori
Dalle ceneri del Vietnam risorge la tremenda realtà
7 novembre
2005
"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione
perché veniva usato il fosforo bianco su Fallujah. Nel gergo
militare viene chiamato Willy Pete. Il fosforo
brucia i corpi, addirittura li scioglie". E' questa la
tremenda testimonianza che Jeff Englehart,
veterano della guerra in Iraq, ha reso a Rai News 24. "Ho
visto i corpi bruciati di donne e bambini - ha aggiunto l'ex
militare statunitense - il fosforo esplode e forma una
nuvola. Chi si trova nel raggio di 150 metri è spacciato".
L'inchiesta di Rai News 24, "Fallujah: la strage nascosta"
dimostra con dati alla mano, ovvero con testimonianze di
militari statunitensi che hanno combattuto in Iraq, di
abitanti di Fallujah, di documenti filmati e fotografici
raccolti nella città irachena durante e dopo i bombardamenti
del novembre 2004, che l'Esercito statunitense ha utilizzato
agenti chimici: il cosiddetto "Fosforo Bianco", una versione
del Napalm, chiamata con il nome MK77. Le immagini
dimostrano il suo impiego contro la popolazione civile, in
spregio al divieto sancito dalle convenzioni O.N.U. del 1980
(non sottoscritte dagli USA) che proibisce l'uso di queste
sostanze incendiarie sui civili. Gli USA, dal canto loro,
nel 1997 firmarono invece una convenzione che vietava l'uso
di armi chimiche. Le testimonianze che riportiamo sollevano
atroci dubbi sulla veridicità della convenzione. Salvo che
incendiare corpi con agenti chimici piuttosto che
armi chimiche... faccia differenza.
Un'altra umiliazione per l'umanità intera, protagonista
della fiction missione di pace, è venuta a galla.
Tutti i cadaveri, prima o dopo riaffiorano, più o meno
decomposti...
Nell'inchiesta di Rai News 24, realizzata da
Sigfrido Ranucci e curata da Maurizio
Torrealta, vengono mostrati documenti filmati del
bombardamento al fosforo sui quartieri della città, e quelli
molto drammatici che riprendono gli effetti su militari, su
intere famiglie civili, sui tanti bambini di Fallujah,
alcuni dei quali sorpresi nel sonno (le foto sono veramente
terribili. Ma più terribile è che, se esistono, una foto
dimostra solo la tragedia di ciò che già è stato...)
|
"Avevo raccolto testimonianze sull'uso del
fosforo e del Napalm da alcuni profughi di Fallujah che
avrei dovuto incontrare prima di essere rapita" - ha
raccontato la giornalista del Manifesto, Giuliana
Sgrena, a Rai News 24 - "avrei voluto raccontare
tutto questo, ma i miei rapitori non me l'hanno permesso!".
1972.
Una manciata di anni fa. Storia che i nostri liceali ora
studiano sui libri, ma molti di noi la ricordano perché
vissuta, altri, molto più drammaticamente, la ricordano
perché patita. Marchiata a fuoco sulla propria pelle.
Un'immagine fa il giro del mondo: Kim Fuk, 9 anni, il
corpicino nudo, straziato dal Napalm, corre, le braccia
allargate nel tentativo disperato di fuggire alla morte. Una
morte da napalm, un'infame risposta al perché di una guerra
che nessuno ha vinto. Il napalm fu una specialità
di quella guerra. Gli archivi americani hanno vomitato
l'effetto di quei micidiali ordigni. I cameramen militari
hanno ripreso tutto, con particolare attenzione all'effetto
slow-motion per meglio documentare l'operatività
delle bombe. Quelle bombe erano lucide, al momento dello
sgancio l'attrito le avvolgeva circondandole di un'aurea
blu, subdola, perché, raggiunto l'obiettivo, scatenavano a
terra una tempesta di fuoco. I piloti sorvolavano a bassa
quota boschi, villaggi, guardando avanti, mentre alle loro
spalle tutto bruciava: dai piccoli Kim Fuk all'ultima delle
capanne... Anche la colonna sonora era studiata ad hoc.
Ricordava ai valorosi marines le loro terre californiane.
Per loro, evidentemente, le uniche degne di continuare a
esistere: il Vietnam e il suo popolo che andassero
all'inferno: inferno, appunto. |
Questi filmati uscirono dagli archivi dopo
decenni e, temendo le reazioni dei pacifisti, ne vennero
proiettati solo il 3%. Furono però sufficienti a scatenare
la sensibilità di moltissimi americani. Grazie anche a loro,
le Nazioni Unite nel 1980 sancirono il divieto dell'uso del
gas napalm contro i civili.
Nell'agosto 2003 qualche testata estera cominciò a
pubblicare notizie preoccupanti. The Indipendent -
Andrei Buncombe: "...gli USA ammettono di aver
usato il napalm in Iraq..." L'inchiesta era basata su
dichiarazioni di piloti graduati della marina americana. Il
Col. J. Alles, comandante dell'11° Marine
Air Group, dichiarò, sempre a Buncombe "...abbiamo
bombardato con il napalm i ponti sul canale Saddam e sul
fiume Tigri, nel sud di Bagdad... purtroppo c'erano delle
persone, li abbiamo visti nei video, erano dei soldati
iracheni. Non è un bel modo di morire. Ma i generali amano
il napalm. Ha un effetto psicologico molto forte..." Il
Pentagono negò. Alcuni suoi esponenti si limitarono a
dichiarare che erano operazioni chirurgiche, "a basso
impatto ambientale", eseguite non con il napalm
direttamente, ma con bombe derivate, le cosiddette bombe
incendiarie Mark 77.
Anche il "Sidney Morning Herald", il "San
Diego Union Tribune" riportano pesanti testimonianze. John
Pike del Global Security Group commenta "...puoi chiamarlo
in un altro modo, ma è sempre napalm. E' stato riformulato,
nel senso che ora utilizzano un differente distillato di
petrolio come base, ma al fondo è sempre quello. Gli USA
sono uno dei pochi paesi che abbiano fatto largo uso di
napalm, non ho notizie di altri che lo facciano..."
Alice Mahon, ex parlamentare
laburista, presentò in quell'anno numerose interpellanze al
Ministero della Difesa inglese chiedendo se fosse vero che
gli USA avessero utilizzato armi chimiche. Il Ministero negò
fino al giugno 2005 quando rispose di essere sinceramente
dispiaciuto, che non corrispondeva a verità. Che gli Usa
avevano distrutto nel 2001 il loro arsenale di napalm usato
in Vietnam, ma che dai rapporti dei marines in servizio in
Iraq nel 2003, si leggeva che era stato usato l'MK77. Questa
bomba incendiaria, pur non avendo la stessa composizione del
napalm, ha lo stesso effetto distruttivo. Il Pentagono ha
affermato che questi ordigni non vengono generalmente usati
in aree dove sono presenti civili.
La Mahon ha deciso di non ricandidarsi perché si rifiuta di
appoggiare chi si è reso protagonista di crimini di guerra.
Quando le viene chiesto se l'MK77 sia diverso dal napalm, dà
una risposta agghiacciante: "No. Non è per niente diverso.
Ha esattamente lo stesso effetto del napalm, ha solo
cambiato nome. Brucia ugualmente i corpi delle vittime.
Addirittura li scioglie. E' una vergogna che gli Stati Uniti
lo usino. E' una vergogna che il nostro Governo li copra". |
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Riportiamo dunque alcune testimonianze.
Jeff Eglehart (ex marine):
Ero in Missione a Fallujah. All'interno della ranger zone.
Ero a 150 metri da dove si svolgeva l'attacco. Abbiamo
ricevuto l'ordine diretto che qualsiasi individuo che
camminava o si muoveva era un obiettivo.
"E' vero che avevate ordine di
sparare anche a ragazi di dieci anni?"
Quando siamo arrivati in Iraq c'era uno standard di
combattenti: dai 18 ai 65 anni, ma quando siamo giunti a
Fallujah il target è sparito perché effettivamente in città
c'erano ragazzi di 10 anni che usavano il mitra.
A suo figlio cosa
racconterebbe della battaglia di Fallujah?
Che è stato un genocidio, è stato bombardato tutto il
bombardabile. Non è stata una guerra, ma un omicidio di
massa - e ancora - il fosforo bianco..., quando esplode si
disperde come una nuvola, se colpisce un essere umano lo
consuma fino all'osso, ma non necessariamente brucia i
vestiti, perché agisce sulle molecole acquose. Brucia
l'ossigeno e inalandolo, si muore...
Lei ha visto l'effetto di
queste armi?
Si, ho visto dei corpi bruciati. La differenza tra le altre
armi e il fosforo bianco si vede. Brucia sciogliendo la
carne e deformando il corpo, lo scioglie. Durante i
bombardamenti sono stati colpiti sia i civili che
combattenti. Sono stati uccisi donne e bambini. Anche gli
animali. L'effetto di questa nuvola colpisce fino a 150
metri di diametro e chi è in quel raggio è spacciato.
Alcuni filmati testimoniano
violazioni all'interno delle moschee, di croci dipinte sui
muri e sul Corano. Lei sa qualcosa in merito?
Ho sentito di molti vandalismi da parte di soldati...
E' vero che avete aspettato il
risultato delle elezioni, la conferma della vittoria di Bush,
per bombardare Fallujah?
E' andata esattamente così. Abbiamo avuto direttamente
l'ordine dal Pentagono di non attaccare fino al risultato
delle elezioni. Questo ha fatto innervosire molto i
militari.
Lei ha partecipato all'attacco
nel novembre 2004, quello più terribile. Da parte degli
Stati Uniti?
Assolutamente si. Sicuramente il fosforo bianco,
probabilmente il napalm, chiamato MK77.
Ne è sicuro?
Si.
Come fa ad esserne certo?
Ho sentito per radio l'ordine di fare attenzione perché
veniva usato il fosforo bianco. Nel linguaggio militare
viene chiamato Willy Pete.
Fallujah
è ormai una città spettrale, una macchia nera. Un rapporto,
a lungo tenuto segreto, redatto dall'UNAMI, ufficio ONU
iracheno, usa l'aggettivo "scioccante". Le case colpite sono
circa 37mila. Gli americani marchiano con una X rossa le
case "ripulite" o "disinfestate", come scrivono sui loro
rapporti. Sui morti non ci sono ancora cifre ufficiali. il
generale dei Marines, J. Sattler il 18 novembre disse
"...posso onestamente dire che non sono a conoscenza di
alcun civile ucciso..."
Le immagini girate i giorni seguenti all'attacco pare lo
smentiscano: le vittime furono centinaia. Si sparava a tutto
ciò che si muoveva, compresi i drappi bianchi, simbolo di
resa. Negli ospedali si raccolgono drammatiche
testimonianze. Il dott. M. Hadded accompagnato da una sua
equipe è riuscito a entrare in Fallujah, autorizzato dagli
americani. Il suo compito fu quello di riconoscere e
seppellire i morti. Corpi di civili uccisi, massacrati,
consumati fino alle ossa, lembi di pelle staccati dalla
carne... Non si vedevano segni di proiettili. Alcuni volti
erano letteralmente fusi, così come alcune parti del corpo.
Solo i vestiti si presentavano incredibilmente intatti. Fu
così che furono riconosciuti i morti civili. I combattenti
indossavano giubbotti da combattimento...
Anche gli animali morti non presentavano apparenti ferite da
arma da fuoco.
Mohamad Tareq Al-Derajl, laureato in biologia, è direttore
del centro studi per i diritti umani, un'organizzazione nata
a Fallujah nel 2004. Mohamad è stato invitato al Parlamento
Europeo da alcuni deputati della sinistra, per raccontare
ciò che accadde nella sua città:
"...In un quartiere ci sono stati corpi di persone uccise
sicuramente da armi particolari. Non c'erano proiettili, si
sono bruciati solo i corpi... non i vestiti...è strano! Le
ferite erano particolari. Quali tipi di armi abbiano usato
non lo sappiamo esattamente." Alla domanda "in quale stato
avete trovato i morti?" Mohamad ha risposto :"...in
differenti modi, molti sono stati uccisi nel sonno, altri
mentre cucinavano,altri ancora mentre pregavano...Quando
siamo entrati a Fallujah ci hanno detto che i soldati
americani avevano dato fuoco a corpi di iracheni morti per
coprire le prove..."
Contrariamente a quanto detto dal dipartimento di Stato
americano, il fosforo non è stato usato in campo aperto per
illuminare le truppe nemiche: per quello sono stati usati i
traccianti. La pioggia di fuoco scaraventata dagli
elicotteri americani sulla città di Fallujah dimostra che
l'agente chimico in questione è stato usato in maniera
massiccia e indiscriminata.
Ciò che viene definito omicidio di massa dal
marine Jeff Eglehart non l'abbiamo potuto vedere. Le
informazioni che escono da Fallujah, quelle autentiche,
possono costare care a chi le diffonde. I signori della
guerra hanno concesso l'ingresso nella città solo ai
giornalisti embedded. Se questi si attentano a scattare foto
"compromettenti" vengono immediatamente espulsi, come è
successo al giornalista dell'NBC che ha ripreso un marine
mentre sparava a un combattente ferito e disarmato nella
moschea.. Oppure, come racconta Paola Gasparoli (Un ponte
per..), il giornalista americano M. Manning che, dopo aver
girato alcune riprese a Fallujah, uscì dall'Iraq, andò in
Giordania, e da qui negli Stati Uniti. Depositò il materiale
in una camera d'albergo. Rientrando si trovò la porta
forzata e scoprì che gli era stato trafugato tutto il
filmato su Fallujah. Due giornalisti di Al Arabya sono stati
arrestati dalla polizia irachena lo scorso marzo. Il loro
materiale è stato sequestrato. Il collaboratore di "Diario"
Enzo Baldoni ha perso la vita, proprio a Fallujah.
Cominciamo a intravedere il probabile perché. Giuliana
Sgrena del Manifesto stava realizzando un'inchiesta sui
profughi della città e conosciamo tutti la sua storia.
Riportiamo alcune sue frasi
"...avevo ascoltato racconti da parte degli abitanti
sull'utilizzo di armi particolari,tipo napalm,a Baghdad
durante la battaglia dell'aeroporto, nell'aprile del 2003, e
poi avevo raccolto, poco prima di andare a intervistare i
profughi della città, testimonianze da altri abitanti di
Fallujah sull'uso di armi al fosforo bianco. In particolare
dalle donne che avevano cercato di rientrare nelle loro case
e avevano trovato delle polveri particolari disperse su
tutta la casa. Gli stessi americani avevano detto loro di
pulire la casa con detergenti,perché quelle polveri erano
molto pericolose. Infatti loro avevano avuto degli effetti
sul loro corpo, sanguinamenti, cose molto strane.Io avrei
voluto intervistare queste persone, ma purtroppo i miei
rapitori, che si dicevano appartenere alla resistenza di
Fallujah, mi hanno impedito di raccontare quello che avevo
saputo..." |
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E' estremamente difficile in questi casi, per
chi scrive, astenersi da commenti personali. Noi abbiamo il
dovere di informare nel rispetto, sacro, di chi ha il
diritto di conoscere la verità. Siano questi a valutarla e
dunque assumere posizione secondo la propria coscienza.
Proprio per questo ci siamo limitati a riportare, senza
commenti, alcuni brani e alcune foto dell'inchiesta
eccezionale realizzata dall'inviato Sigfrido Ranucci. Grazie
al direttore Morrione di Rainews24 e ai suoi collaboratori
riusciamo almeno a seguire la guerra in diretta, quella
vera. Quella che ci nascosero decenni fa e che ci viene a
quanto pare, ancora nascosta. La guerra sanguinaria e
misteriosa, la guerra spacciata per missione di pace, la
guerra contro i terroristi che Bush definisce "qualcuno che
uccide gente innocente" ( lo ricorda anche Cindy Sheehan in
un' intervista resa a T. Engelhardt, riportata su "la
domenica della non violenza" n.43), la guerra che gli
americani hanno condotto a Fallujah, rimettendo a nuovo le
loro maledette bombe al napalm! Quella guerra che fino ad
ora, millantata per "reality show", si sta invece rivelando
la peggior pagina della storia tra la fine del XX e l'inizio
del XXI secolo.
Nadia Redoglia |
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tratto da:
http://italy.peacelink.org/editoriale/articles/art_13408.html |