Cinque secoli
addietro Theophrastus Paracelsus (1493-1541) insegnava i principi
di una medicina a misura d’uomo.
Egli, nel corso della sua vita travagliata, si occupò anche di
psicologia e di malattie mentali. Trattò e spiegò gli stati di
mania, il ballo di San Vito, l’epilessia
e le nevrosi nel De Morbis e nei Libri Philosophiae (I, De
Lunaticis).
Si occupò delle ossessioni e dei sogni nei Fragmenta Librorum
Philosophiae (II, De Daemoniacis et Obsessis; III, De Somniis et
Euntibus in somno; VI, De Virtute Imaginationis), dell’isteria
e di psicoterapia nel De Caduco matricis. Egli fu medico dell’anima
e del corpo. Insegnò ai suoi studenti che "...è la virtù che dovrà
sostenere il medico fino alla morte" e cioé l’assenza
di venalità e di presunzione. Non seguì affatto l’esempio
dei suoi colleghi, sempre pronti ad inginocchiarsi davanti ai
potenti dell’epoca,
per supplicare qualche favore. Egli non si sottomise ad alcuno,
coerente al suo motto: "Non sia di altri chi può esser di se
stesso". Ignoranti e invidiosi dei suoi successi in medicina gli
resero, veramente, la vita impossibile; lo attaccarono senza
ritegno accusandolo di essere solo un fanatico millantatore.
Paracelso, esasperato, aggredì la classe medica del suo tempo con
estrema durezza:
Fu accusato di
tutto e perseguitato. Si disse che era un mago, uno stregone,
lontano da Dio, che apparteneva alla chiesa riformata e quasi
tutti i suoi biografi questo scrissero di lui; ma non è vero.
Scrive Antonio Miotto che "negli ultimi anni della sua vita
errabonda Paracelso si sia accostato alla chiesa di Roma. ...Paracelso
volle essere sepolto nella chiesa di San Sebastiano e sappiamo che
il suo desiderio fu esaudito. ...Sappiamo, inoltre, che fu proprio
il Vescovo di Colonia che incaricò Giovanni Huser a curare la
prima edizione delle opere di Paracelso.
Egli affermò
che siamo "Angeli che dormono ancora il greve sonno della carne.
Se continueremo a dormire, rimarremo sordi all’appello
del Signore. L’uomo
deve destarsi, aprire gli occhi alla verità se non vuole correre
il rischio di attraversare la vita come un bruto incosciente. E -
dice Antonio Miotto - questa era la missione di Paracelso negli
anni del vagabondaggio nelle zone montane, quando egli affrontò la
miseria e la fame" (Ibid.).
Di seguito
riporto alcuni aforismi medici tratti dagli scritti di Paracelso (F.
Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, Mediterranee, Roma 1982):
"L'ambiente fisico
del paziente può avere una grande influenza sul corso della sua
malattia. Se è assistito da persone che sono in simpatia con lui,
sarà per lui tanto meglio che se sua moglie o chi gli è intorno
desiderano la sua morte".
"Io apprezzo i
medici spagirici (spagirica è detta la medicina praticata da
Paracelso e spagirici i suoi seguaci, N.d.A.), perché non vanno in
giro oziosamente e dandosi delle arie... ma sono pazientemente
occupati giorno e notte nel loro lavoro... Non fanno chiacchiere
né lodano le loro medicine...".
"La natura causa e
cura le malattie, ed è quindi necessario che il medico conosca i
processi della Natura, l'uomo invisibile al pari dell'uomo
visibile".
"Vi è nell'uomo un
duplice potere attivo: l'uno che agisce invisibilmente, o potere
vitale, e l'altro che agisce visibilmente o forza meccanica. Il
corpo visibile ha le sue forze naturali, e il corpo invisibile ha
le sue forze naturali egualmente; i rimedi di tutte le malattie o
lesioni che possono colpire la forma visibile sono contenuti nel
corpo invisibile...".
"L'Anatomia del
Microcosmo è duplice: 1) l'anatomia locale, che insegna la
costituzione del corpo fisico, le ossa, i muscoli, i veicoli del
sangue ecc.; 2) la più importante anatomia materiale, ossia
l'anatomia dell'uomo interiore vivente. Quest'ultima è il più
importante genere di anatomia che il medico deve conoscere... Se
conosciamo l'anatomia dell'uomo interiore, conosciamo la prima
materia, e possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari
dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l'ultima
materia. Dividendo e sezionando il corpo esterno, non possiamo
imparare nulla sull'uomo interno e distruggiamo semplicemente
l'unità del tutto".
"Il ciarlatano
studia le malattie negli organi colpiti, dove non trova altro che
effetti già avvenuti, e non arriverà mai a una fine; perché anche
se uccidesse mille persone per studiare questi effetti, rimarrebbe
sempre un ignorante per quello che riguarda le cause. Il vero
medico studia le cause delle malattie studiando l'uomo
universale".
"Coloro che si
limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono
come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno
spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che
causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve".
"L'origine delle
malattie è nell'uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne
agiscono sull'intimo e fanno sviluppare le malattie... Un
medico... dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza e non solo
nella sua forma esterna".
"Un uomo adirato non
è adirato solo nella sua testa o nei suoi pugni, ma dappertutto;
una persona che ama non ama solo con l'occhio, ma con tutto il suo
essere; in breve, tutti gli organi del corpo, e il corpo stesso,
sono solo forme-manifestazioni di stati mentali...".
"La vita che è
attiva negli organi è l'anima vegetativa (l'anima animale). E' un
fuoco invisibile (zolfo), che può facilmente divampare in fiamma
per il potere dell'immaginazione.
"L'immaginazione può
creare la fame e la sete, produrre secrezioni anormali e causare
malattie...".
"...conoscono solo
il cadavere dell'uomo, ma non la sua immagine viva quale è
presentata dalla natura; sono divenuti falsi e innaturali, e
quindi la loro arte è fondata sulle loro fantasie e sulle loro
speculazioni che essi credono scienza".
"Chi vuole conoscere
l'uomo deve guardarlo nel suo complesso e non come una struttura
messa su alla meglio. Se trova malata una parte del corpo, deve
cercare le cause che producono tale malattia e non limitarsi a
trattare gli effetti esterni".
"Un medico che, sul
suo paziente, non sa altro che quanto questi gli dice, conosce in
realtà molto poco. Egli deve saper giudicare dalle sue apparenze
esterne le sue condizioni interne. Deve saper vedere l'intimo
dell'uomo esterno...".
"...hanno fatto il
loro ingresso in medicina tutti quei corrotti e scellerati buffoni
che vendono i loro rimedi sia che funzionino oppure no. Basta che
uno sia capace di riempire di soldi la sua borsa per acquistare la
fama di essere un buon medico. (...). Così si sono procurati
catene e anelli d’oro,
girano in vesti di seta ed esibiscono apertamente di fronte al
mondo la loro vergogna, quasi fosse un onore e si addicesse
perfettamente a un medico. (...). Sono ladri e assassini... Tutta
la loro arte è solo un chiacchierare e borbottare".
"...il falso medico così viene dicendo a se stesso: se la cosa
dovesse mettersi male - ciò che appunto accadrà - tu puoi sempre
trovare una scusa, addossando su Dio o sul malato la colpa della
tua cialtroneria. Intanto ti si deve pagare, vada come vada. La
medicina è un’arte
che va esercitata con grande coscienza e grande esperienza, nonché
con grande timor di Dio; infatti chi non teme Dio uccide e ruba a
più non posso; chi non ha coscienza non può neppure vergognarsi di
se stesso".
tratto da:
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