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Andrea Romanazzi
La
Dea Madre e il Culto Betilico
Antiche conoscenze
tra mito e folklore
Levante Editori - Bari
130pp. 7€ |
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(spese di spedizione incluse)
chiedendo il libro con un'e-mail all'autore:
andrji00@libero.it
La società e la cultura
moderna presentano oggi, con nuove vesti, antichi retaggi culturali e
rituali pagani, spesso assorbiti dalle attuali religioni, che però si
ripresentano con forza tra le pieghe del manto tessuto proprio per
nasconderli e coprirli. E' così che il vento della reminiscenza fa
gonfiare questi veli facendo loro assumere le forme di una antica figura
pagana la Dea Madre, divinità dai tanti nomi, Iside,
Isthar, Venere, Gaia, Epona, e che oggi
potremmo facilmente identificare con le numerose Vergini Nere
presenti in tutto il continente.
Per conoscere le sue reali origini e andare alla ricerca delle tracce che
la mater ha lasciato nel folklore e nella cultura popolare d'Italia
e d'Europa, Andrea Romanazzi si è addentrato tra le lande desolate di
miti e antiche leggende. La dea non è mai scomparsa,
essa si è solo ritirata nel profondo delle foreste e dei boschi, con il
suo compagno, il Dio, apparendo nelle fiabe e nelle tradizioni popolari,
lasciando come monito i suoi templi: le pietre. |
Sarà proprio il culto della roccia sacra o belitico, presente nel
folklore italiano, a guidarci come mistico filo d'Arianna tra le figure di
Artù e del paladino Orlando, di Teseo e il Minotauro, tra le Amazzoni e
le divinità arboree, passando poi per Ulisse ed Enea alla ricerca del
ramo d'oro che schiude la conoscenza, o della mistica mela dell'albero
dell'Eden che tanto ricorda i pomi di Avalon o del giardino delle
Esperidi. Ancora oggi si possono udire i menhir cantare e parlare
all'orecchio dell'uomo, sono suoni e vibrazioni d'eternità che riescono a
lacerare quel velo che oscura il nostro passato.
Il testo consta di 130
pagine ripartite in quattro parti.
Nella I parte l'Autore analizza il culto belitico o delle pietre
sacre addentrandosi tra miti e leggende, ascoltando il verbo di Giacobbe o
il canto di Esiodo su Zeus, la divin roccia, e la sua nutrice Amaltea.
Saranno questi racconti che lo condurranno nelle "foreste di
pietra" , tra menhir , dolmen e cromlech sparsi in tutta Europa.
In iter approfondirà il reale significato di questi sacri massi
affermando che "il culto delle pietre va ben oltre l'adorazione to
court di menhir e dolmen, esso è legato ad una serie di rituali naturali
spesso differenti tra loro ma tutti riconducibili all'idea della roccia
come tramite tra le divinità", una coniuctio tra
l'elemento femminile, il principio produttore, e quello maschile, il
principio ingravidatore.
L'Autore formula così una interessante ipotesi, "la roccia
infissa nel terreno diventa facile metafora dell'atto di fecondazione,
essa è il tramite attraverso il quale il dio può ingravidare la sua
sposa e renderla fertile". In una visione microcosmica "i
rituali di fertilità legati alla natura diventano riti legati alla
fecondità della donna", nasce così una vera e propria
"cerca", attraverso il fitto e intricato mondo delle tradizioni
e del folklore italiano dalla Val d'Aosta alla Puglia, di rituali per
assicurare la fertilità alle giovani donne spesso celati sotto le nuove
vesti della religione Cristiana "con una vera e propria opera di
sincretismo da parte dei sacerdoti…che sostituiscono la vecchia dea
madre con la Vergine Maria",e la cui ricerca su tutto il
territorio nazionale, porterà il lettore in luoghi e santuari "ove
ancora oggi si può ascoltare la magica atmosfera di antiche
tradizioni", echi di antiche reminiscenze mai sopite.
Ecco così, nascoste dietro la Virgo del Puteo o del pozzo, il ricordo del
culto delle grotte e delle sacre stalattiti, "immagine acheropita
del dio stesso che, generato esso stessa dalla dea, si materializza nel
ventre della sua sposa ingravidandola".
Nella II parte, suddivisa a sua volta in tre capitoli, ci propone
un mistico viaggio alla ricerca della dea tra le coste delle misteriose
isole del Mediterraneo ove le sue tracce sono rimaste ben conservate per
millenni a causa del naturale isolamento al quale queste zone son
soggette.
Seguendo così un invisibile filo d'Arianna il lettore partirà
dall'antica Ogygia omerica, l'isola di Malta e, come novello Ulisse,
incantato da una terra che ancora trasuda le magie della dea Calipso,
incontrerà negli intricati antri le sacerdotesse della dea, le famose
Smisurate.
Si salperà così per nuove mete fino a fermarsi lì dove si posson
guardare, usando le parole di Omero, "le opre dell'aurea Afrodite
Ciprigna, che risveglia la soave brama dei numi, soggioga le stirpi
mortali, gli uccelli alti in cielo e tutte le bestie". Qui tra
sacrifici umani e divinità androgine l'Autore spiegherà il mistero che
si cela dietro le Amazzoni e le spose di Adamo tra cui Eva, "colei
che sorveglia l'albero dei pomi, lo stesso delle terre iperboree, di
Avalon o del giardino delle Esperidi", la donna che poi le
divinità maschili han trasformato da "grande Dea in
peccatrice".
Sempre seguendo questo mistico filo il lettore giungerà a Creta, il
ventre della dea, ove come Teseo conoscerà il reale significato del
labirinto "l'utero della dea madre nel cui interno dimora il toro
universale".
La III parte del testo focalizza la sua attenzione sulle divinità
maschili delle foreste, gli sposi della dea che, rappresentando la
ciclicità della natura, muoiono e rinascono per assicurare la fertilità
della loro sposa: la Natura. Sul ricordo di antiche divinità come
Dioniso, Osiride, Adone, Pan, prenderan vita una serie di rituali di
smembramento, ancora oggi praticati in molte località italiane, in modo
che "ogni fedele possa partecipare alla forza del dio, acquisire
prima dalla pianta, poi dalla carne dell'animale e successivamente dalla
reliquia il suo potere".
La IV parte conclude lo studio effettuato soffermandosi sulle feste
del "fuoco" e i particolare sulle quattro festività celtiche,
tra cui la famosa Halloween, le tradizioni e il folklore contadino ad esse
legate in Italia e in Europa. Sarà tra rituali ancora oggi espletati che
faranno la loro comparsa divinità mai scomparse come il dio Lugh o la dea
Brigit poi trasformati nei santi Antonio e Brigida, le cui memorie sono
ben conservate nelle nuove immagini con le quali essi si presentano.
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Louis
Charpentier
I GIGANTI
E IL
MISTERO DELLE ORIGINI
IN
LIBRERIA DAL 19 GENNAIO 2007
Collana «Uomini, storia e misteri»
ISBN
978-88-7136-250-2 / pagg. 260 / euro 19,50 / illustrato
Traduzione dal francese di Fiorella Buzzi |
«C’è, vicino alla città di Tangeri, una collina isolata che
domina la baia coi suoi cento metri d’altezza e che porta il nome di Charf.
Charf, in arabo, significa collina. Tutte le altre colline
della zona hanno un nome. Sono il Charf el-Akab o il Charf el-Mediouna.
Quella collina non ha altra qualifica che sé stessa. È «la Collina»,
quella che non si deve confondere con nessun’altra.
A est del Charf, molto vicino, sorge un piccolo poggio chiamato
Tanja-Balia, «Vecchia Tangeri», le cui pendici sono tormentate come se lì,
sotto l’erba, fossero nascoste delle antiche mura…
Le leggende raccontano che un tempo, sul Charf, esisteva il
sepolcro del gigante Anteo, inumato nel luogo stesso in cui Ercole lo
soffocò tra le sue braccia; e le leggende narrano anche che Anteo avesse
fondato una città che portava il nome della moglie, Tingis, figlia di
Atlante. Nel luogo dove sarebbe sorta la Vecchia Tangeri, Tanja-Balia... »
Il suolo di Francia contiene un immenso gioco dell’oca, che si sviluppa a
spirale e le cui «caselle» sono contrassegnate da monumenti megalitici,
posti in luoghi che portano ancora il nome del dio Lug e della sua paredra
Lusina, la Melusina della leggenda. In quelle località il terreno possiede
degli strani poteri in grado di influenzare la vita degli uomini.
Sono i resti di un’antichissima civiltà molto evoluta, scopritrice
dell’agricoltura e dell’allevamento, che fu introdotta, ai tempi del
diluvio universale, da un popolo di grandi dimensioni – i «giganti» delle
fiabe. Di quella civiltà – alla base di tutte le successive – e di quei
saperi restano alcune tracce, che costituiscono i residui della Tradizione
e che sono tuttora visibili, sotto forma di simboli, nelle piramidi, nei
templi greci e nelle cattedrali.
L’autore, grazie a uno studio scrupoloso e a un’accurata documentazione,
anche geografica, arriva a sostenere la tesi di un Occidente europeo, tra
mesolitico e neolitico, altamente civilizzato, in netto contrasto con
quanto affermato dagli studiosi tradizionali, che lo vorrebbero primitivo
e popolato da ominidi vestiti di pelli e a caccia di uri.
Nel segno di un’unità primigenia, i dolmen, i menhir e i cromlech sono
accostati a Cheope, Chefren e Micerino, al Partenone, a Santiago di
Compostela: tutte testimonianze di quell’origine comune che lega il nostro
continente, e forse anche gli altri, a un unico, grande popolo, quello
degli atlanti.
Louis Charpentier
è uno dei grandi scrittori esoterici e della Tradizione. Tra i suoi
numerosi libri ricordiamo I misteri della Cattedrale di Chartres e
Il mistero di Compostela, recentemente pubblicati dalle Edizioni
L’Età dell’Acquario.
PER INFORMAZIONI E RICHIESTE:
EDIZIONI L’ETÀ DELL’ACQUARIO -
corso Re Umberto 37 - 10128 Torino - TO
T. + 39 011 517 53 24 -
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