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i giovani ricercatori:

Oreste Caroppo

Comunicazioni

Discussione ed analisi sul megalitismo

a cura di Paolo Malagrinò

 


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Emergenze
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Comune di Maglie:
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Il ‘menhir Franite’, un gigante di pietra ammalato!

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Comune di Cursi:
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Danneggiato il menhir Croce di Bagnolo, urge restauro!

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Comune di Bagnolo del Salento:
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Danni da atti vandalici sul Menhir Croce di Bagnolo e sul vicino Menhir Bagnolo

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Comune di Giurdignano:
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La scomparsa di un importante e poco noto monumento preistorico salentino: La STATUA-STELE ANTROPOMORFA ENEOLITICA di VICINANZE

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Il Menhir Santu Lasi da oltre dieci anni versa distrutto al suolo, in attesa di un restauro che si rinvia da troppo tempo!

 

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Segnalazioni di megaliti e di emergenze;

 

 


EMERGENZE  MEGALITI IN PERICOLO

 

I megaliti esercitano un forte fascino e hanno un’ alta valenza estetica nel paesaggio rurale di Terra d’Otranto, meritano di essere rispettati, tutelati, restaurati e studiati, con cura e attenzione non inferiore a quella che dedicheremmo ad una preziosa opera d’arte di epoca classica.

La loro bellezza è nella loro semplicità;

una semplicità che affonda le sue radici nel pensiero religioso arcaico, così tanto vicino alla natura, che noi oggi, troppo sovra-strutturati e lontani da essa non sappiamo più ascoltare! O. C.


 

 

 

 COMUNE DI MAGLIE - ‘Menhir Franite’,

Estratto da un articolo inviato a diversi giornali locali

il ‘menhir Franite’, un gigante di pietra ammalato!

Monumento di inestimabile valore, l’antico monolite richiede un rapido intervento di restauro.


Menhir Franite. Vista da Sud-Est. Le giunture di restauro son evidenziate dal colore arancione del legante utilizzato.

Ai decenni passati risale la recinzione in metallo che fu posta intorno al monolite a sua protezione. Segno di una cura e attenzione per questo monumento, oggi abbandonato a se stesso, e oggetto di sfregi e attacchi vandalici!

Sul lato ad Est ad esempio si notano alcuni graffi recenti da atto vandalico, che mi auguro verranno accuratamente coperti nell’intervento di restauro!

Foto di O. Caroppo.

 

La mattina del 19 febbraio, mentre analizzavo attentamente le superfici del menhir Franite, alla ricerca di antichi petroglifi (decori e simboli incisi o scolpiti a rilievo sulla pietra),  il signor De Jaco, un mastro muratore residente in prossimità del monumento, ha indirizzato la mia attenzione su alcune pericolose crepe, che hanno fessurato l’ antica pietra. Il signor De Jaco abita nei pressi del menhir e ogni qualvolta passeggia per quei luoghi, non manca di osservare ammirato quella vetusta e imponente opera a lui ormai famigliare. Grazie alla perizia che gli discende dalla sua decennale attività di mastro muratore, si è repentinamente accorto delle lesioni che si son generate negli ultimi mesi.

Il menhir è stato restaurato nel 1958, congiungendo i tre tronconi in cui si era frammentato il lungo blocco monolitico.

Probabilmente come ipotizza il saggio muratore, all’ interno i tronconi lapidei sono stati collegati con dei perni di ferro, coperti poi dal cemento, che si osserva in corrispondenza delle due giunture tra i tre blocchi.

una crepa visibile nella parte bassa del lato Sud del menhir.

Si nota accanto un’ antica croce greca incisa con puntinature.

Foto di O. Caroppo.

 

Il diverso coefficiente di dilatazione termica dei tre materiali, cemento, pietra calcarea (la ‘pietra leccese’ di cui è costituito il menhir), e l’ acciaio del perno interno, comporta, a seguito delle variazioni di temperatura tra notte e dì (escursione termica diurna), e tra mesi invernali e estivi, una dilatazione differente dei tre materiali posti a contatto. Questo effetto ha portato alla rottura dei blocchi calcarei, come testimoniano le crepe, evidenti soprattutto nel lato a Sud, all’ altezza della prima giuntura. Una volta formatesi queste fessure il processo di alterazione accelera rapidamente. Si aggiunge infatti  il congelamento dell’ acqua piovana infiltrata, con conseguente dilatazione, e la corrosione del perno di ferro ad opera di acqua e ossigeno che giungono ora più facilmente in suo contatto!

É necessario un esame approfondito dello stato della pietrafitta ed eventualmente un intervento di restauro, che auspico sia svolto con criteri più oculati, rispetto a quanto è stato fatto nel secolo scorso, e possibilmente sotto la consulenza scientifica del Dipartimento di Archeologia dell’ Università di Lecce e la supervisione della Sovrintendenza alle Antichità, affinché  si possa procedere nel massimo rispetto del prezioso monumento.

Non solo motivi di carattere culturale rendono auspicabile l’ intervento. Il menhir sorge in un’ area molto frequentata della campagna magliese, dove ci si reca per piacevoli passeggiate o per praticare sport all’ aria aperta sotto la bucolica ombra di imponenti pini ad ombrello (pino domestico, ’pinus pinea’), e il crollo del menhir, per altro posto in prossimità dell’ area di parcheggio, rappresenterebbe un serio pericolo per l’ incolumità delle persone. [...]

Oreste Caroppo

COMUNE DI CURSI - ‘Menhir Croce di Bagnolo’,

Danneggiato il menhir Croce di Bagnolo, urge restauro!

Lettera inviata il 7/03/2006

  • alla Sovrintendenza alle Antichità della Puglia (archeologica.taranto@libero.it)

  • al Sindaco di Cursi, Avvocato Edoardo Santoro,

  • al Presidente e Segretario della Protezione Civile del Comune di Cursi.

 

Nei giorni scorsi percorrendo la Cursi-Bagnolo in provincia di Lecce e non mancando di guardare il menhir Croce di Bagnolo lì ubicato, mi son accorto che qualcosa nel suo aspetto non rispondeva al ricordo che ne avevo.

Tornato sul posto nel pomeriggio del 7/03/2006, ho potuto constatare, confrontando il menhir con alcune foto, che uno degli spigoli superiori era assente.

Poste le spalle a Bagnolo si osserva un piano di frattura recente in alto sullo spigolo a destra.

Sul sottostante basso muretto a secco, ai piedi del menhir, ho notato una grossa pietra con un evidentissimo piano di frattura anch’ esso molto recente. La pietra non era integrata tra le altre del muretto, ma appariva solo posta su questo.

Quella pietra è molto probabilmente il pezzo di menhir mancante, franato per erosione o forse più probabilmente per un fulmine, dato che presenta una frattura molto decisa.

Ho recuperato quella pietra e l’ ho portata nell’ ufficio dei vigili urbani del comune di Cursi in cui il menhir ricade, informando questi dell’ accaduto.

Sono sicuro di poter contare sul vostro interesse per l’ accurato restauro del prezioso e suggestivo menhir.

É importante recuperare al più presto gli eventuali frammenti caduti in prossimità del monolite, e vagliare la staticità ed eventuali altri danni dell’ intera struttura.

Menhir Croce di Bagnolo. Nella foto è indicato dove il menhir è più evidentemente danneggiato, e il punto in cui ho ritrovato il frammento, ora presso l’ ufficio dei Vigili di Cursi.

COMUNI DI BAGNOLO DEL SALENTO E CURSI:

Danni da atti vandalici sul Menhir Croce di Bagnolo e sul vicino Menhir Bagnolo

  • COMUNE DI CURSI - ‘Menhir Croce di Bagnolo’,

  • COMUNE DI BAGNOLO DEL SALENTO - ‘Menhir Bagnolo’,

Segnalo anche che su uno dei lati, il menhir presenta segni di incisione recente da atto vandalico.

Identica deturpazione è presente su uno dei lati del ‘menhir di Bagnolo’, posto poco distante, sulla medesima strada e alla periferia dell’ centro abitato di Bagnolo del Salento.

Auspico che durante il restauro si possa procedere con cura alla copertura di quei segni deturpanti presenti sui due menhir, nel rispetto delle loro antiche superfici di inestimabile importanza per la presenza di vetuste croci e altri petroglifi.            

Oreste Caroppo

 

Comune di Giurdignano

La scomparsa di un importante e poco noto monumento preistorico salentino:

La STATUA-STELE ANTROPOMORFA ENEOLITICA di VICINANZE

 

Accanto ad un menhir di Giurdignano, il Vicinanze II, si scorgeva fino a pochi anni fa, incastonata in un muretto a secco (bordata sui lati dalle rocce informi di questo), una stranissima pietra in calcare locale, alta 60 cm, dalle forme vistosamente umane.

Ricordo, che quella pietra colpì la mia incuriosita attenzione già da bambino, durante una gita scolastica. Seppi allora che qualcuno la definiva, scherzosamente, la ‘statuina dell’orante’, cioè di un omino in preghiera sotto la ieratica sagoma dell’alto menhir squadrato. Dopo anni di superficiali osservazioni, finalmente nel 1992, l’importanza della pietra, solo intuita da alcuni studiosi locali, fu riconosciuta da un archeologa, la dottoressa Laura Leone. Non era quella di Vicinanze una roccia informe casualmente antropomorfa, ma una vera e propria statua di fattura umana; per la precisione, una stele-statua dell’età del rame, risalente al III millennio a.C. o al più agli inizi del II. Una scoperta di fondamentale interesse, che stabiliva un legame più stretto tra l’antico Salento e le altre realtà megalitiche italiane (Sardegna, Valle d’ Aosta, Liguria ecc.) ed europee (Francia, Penisola Iberica, Svizzera, Ucraina, Caucaso ecc.) dove anche comparve in età del rame (anche detta calcolitico o eneolitico), il fenomeno delle stele-statue antropomorfe, anche chiamate in gergo tecnico statue-menhir, cippi configurati, in maniera stilizzata, in forme umane. Quella scoperta, per la sua intima correlazione con un menhir e per il suo ritrovamento in un contesto ad altissima concentrazione di dolmen e altri megaliti, permetteva anche una migliore comprensione di tutto il fenomeno megalitico in Terra d’ Otranto.

Stele-statua-antropomorfa di Vicinanze. Altezza circa 60cm. É qui osservata dallo stradina lambita dal muretto in cui la pietra era incastonata.

Si osservano sulle superfici grossolanamente lisciate alcuni fori, di cui uno più consistente in basso. La parte superiore semisferica, l’aspetto complessivo e l’ampia faccia piana, sono particolari comuni a molte stele calcolitiche meglio documentate, studiate e fortunatamente meglio datate grazie al loro ritrovamento, ‘in strato’.

Le stele-statue presentano a volte decori incisi. Sulla pietra di Giurdignano non si osservavano segni evidenti di antichi decori, che forse, oggi erosi, un tempo riportava.

 

 

Foto di Laura Leone, tratta da www.artepreistorica.it .

 

Nota: altre stele-statue antropomorfe eneolitiche in Puglia.

 

La Puglia ha restituito numerose stele-statue antropomorfe di età protostorica.

·         Nella Capitanata (provincia di Foggia): le statue-stele antropomorfe eneolitiche di Sterparo Nuovo nei pressi di Castelluccio dei Sauri e Bovino, risalenti alla seconda metà del III millennio a.C., alcune delle quali erano decorate e la statua-stele antropomorfa e decorata, di Mattinata, datata all’ età del bronzo.

·         In provincia di Bari, l’ archeologa Laura Leone ha individuato una piccola stele-statua, alta 40cm, nei pressi dei dolmen di Bisceglie, in località Abbazia, in un area i cui reperti affioranti suggeriscono una datazione eneolitica. Un contesto molto simili a quello di Giurdignano, che si caratterizza per la presenza di numerosi dolmen e di reperti riferibili all’eneolitico, non solo la stele di Abbazia presenta molte analogie con la stele di Vicinanze, quali la presenza di fori, la testa semisferica, la presenza d’una faccia piana e l’assenza di decori evidenti.

 

Spesso le antiche stele pugliesi sono state impiegate, dai contadini di epoche successive, come materiale lapideo per la realizzazione di costruzioni rurali e muretti a secco in loco, come è accaduto anche per la stele-statua di Giurdignano.

 

L’archeologa Laura Leone è specializzata proprio nello studio delle stele-statue antropomorfe; i suoi studi sulla stele-statua di Vicinanze II, sono stati presentati nell’ articolo MEGALITISMO DOLMENICO DEL SUD-EST ITALIA NELL´ETA´ DEL BRONZO”, pubblicato in  Communication in Bronze Age Europe. The Museum of National Antiquities Studies 9, Stockolm 1999;
Atti del Simposio Communication in Bronze Age Europe a Marcus Wallenberg Symposium;
svoltosi il 7-10 Settembre del 1995 a Tanum, Bohuslän ( Svezia ) e su internet nel sito  www.artepreistorica.it  , e nell’ articolo STELE ANTROPOMORFE DI PUGLIA” anch’esso esposto nel medesimo sito internet.

Menhir Vicinanze II (Giurdignano). Menhir a pilastro squadrato ubicato in corrispondenza di un incrocio di strade su un alto basamento roccioso naturale. Si osservi il muretto a secco a sinistra del menhir; si nota evidente una pietra bianca che rompe la continuità del muro. Si tratta della stele-statua-antropomorfa di Vicinanze.

Il menhir è osservato dalla stradina al margine della quale è ubicato.

Foto risalente agli anni ’90, tratta da www.lapugliaperimmagini.it .

 

Recatomi sul posto in data 1/05/2006, per meglio documentale il reperto in relazione ad un mio studio sulle stele-statue,  ho amaramente osservato che il muretto a secco che inglobava la stele è stato recentemente rifatto e la statua è purtroppo scomparsa!

 

Informata della vicenda, l’archeologa Laura Leone, rammaricata per l’accaduto, mi ha fatto sapere che la scoperta fu da lei segnalata alla dottoressa Gorgoglione della Soprintendenza alle Antichità di Taranto, tra il 1993 e il 1994, ma non pare quest’ultima sia intervenuta per asportarla e conservarla presso qualche museo o istituto di ricerca, dato che nel 2000, l’archeologa mi ha riferito che la stele era ancora in situ.

 

Ho contattato l’organizzazione culturale di Giurdignano Sant’Arcangelo de Casulis legata  alla proloco del paese. La direttrice, la professoressa Ada Accoto si è interessata alla vicenda e ha condotto insieme a me delle ricerche in loco, volte a stabilire se la stele sia stata impiegata in pezzi o intera, nell’attuale muretto a secco, destino toccato al materiale litico del vecchio muretto. Purtroppo le ricerche son state sin ora infruttuose.

 

Dalla direttrice dell’associazione culturale ho scoperto con meraviglia, che nessuno nel paese di Giurdignano, sapeva nulla dell’esistenza e importanza della bianca statuina, né alcuno studioso, né tanto meno gli amministratori del paese; pertanto quando pochi anni fa, il Comune di Giurdignano, si è avvalso di un contributo europeo, per l’ “abbellimento” di alcuni dolmen e menhir, e ha programmato in tale occasione l’inutile rifacimento del muretto a secco posto accanto al menhir Vicinanze II, non ha provveduto alla salvaguardia e al rispetto dell’“anonima” pietra antropomorfa. In questo intervento si è anche realizzata una discutibile piastrellatura dell’area ai piedi del basamento roccioso della pietrafitta, con l’impiego di piastrelle informi cementate tra loro. Del cemento è stato anche apposto sul vicino muretto a secco di recente fattura!  

 

Prima dell’intervento nel sito del menhir Vicinanze II, pare sia stato fatto da alcuni archeologi dell’Università di Lecce, un intervento di “archeologia preventiva”. Purtroppo neppure loro erano stati messi al corrente dalla Soprintendenza di Taranto, della presenza della statua-stele, né ahinoi hanno avuto l’acutezza d’osservazione della loro collega, l’archeologa Laura Leone, anch’essa laureatesi presso la medesima università!

Foto attuale del sito del menhir Vicinanze II (maggio 2006). Il cerchio rosso indica l’ubicazione della stele-statua scomparsa. Si possono ben notare le modifiche apportate nell’area dall’intervento di “abbellimento”, che sebbene migliore di altri interventi osservabili in corrispondenza  di alcuni menhir salentini, ne ha comunque alterato l’originario rustico aspetto.

Foto di O. Caroppo

Alcune possibili ipotesi sulla scomparsa della “pietra dalle forme umane”:

 

  • L’ipotesi più probabile è che la statuetta sia stata riutilizzata a pezzi o intera, nella muratura dell’ attuale muretto, o delle sua fondamenta. In tal senso stiamo cercando di essere messi in contatto dal Sindaco di Giurdignano, con la ditta esecutrice dei lavori di rifacimento del muretto e in particolare con i “mastri paritari” autori dell’intervento, nella speranza che possano fornirci ulteriori informazioni in merito all’ eventuale impiego della statuina, al fine di provvedere al suo recupero o al recupero dei frammenti in cui è stata frantumata.

 

  • L’altra ipotesi è che la statua-stele sia stata asportata da qualcuno per farne una pietra ornamentale, secondo un gusto molto diffuso nelle ville e giardini pubblici e privati del  Salento, dove fiorisce la moda dei “giardini rocciosi” e “megalitici”. Quella pietra per la sua particolare morfologia antropomorfa, esercitava un forte fascino estetico, che forse ha indotto qualcuno ad asportarla per le finalità decorative suddette. In tal caso spero che la crescente informazione sulla vicenda possa portare chi ha prelevato tale pietra, certamente ignaro del suo profondo valore, e che in tal caso, in qualche modo, avrebbe comunque involontariamente contribuito a preservare, a darne informazione.

 

 

  • L’ipotesi che sia stata trafugata come oggetto di valore archeologico, è poco probabile, dato che solo pochissimi sapevano della stele-statua e della sua importanza.  

 

 Ho segnalato via mail la vicenda

 alla Soprintendenza alle Antichità di Taranto (2/05/2006),

 Un mio articolo, intitolato “ANCHE ALLA STATUA PREISTORICA DI GIURDIGNANO,  DOBBIAMO DIRE ‘ADDIO!’ ?”, è stato pubblicato sul settimanale locale “Il Gallo” (16/30 giugno 2006).

 La vicenda sarà presto fatta presente anche alla direzione del Museo di Paletnologia di Maglie. 

 Invito tutti gli organi competenti in materia e il Sindaco di Giurdignano, al massimo impegno affinché sia interpellata al più presto, la ditta esecutrice dei lavori di rifacimento del muretto di Vicinanze, per la doverosa ricerca e il recupero della stele o dei frammenti in cui è stata rotta, e auspico il suo futuro restauro e protezione presso una adeguata struttura museale, quale potrebbe essere, quella della vicina città di Maglie, il Museo Civico di Paletnologia e Paleontologia Decio de Lorentiis!

Oreste Caroppo

 

Comune di Cannole:

Il Menhir Santu Lasi da oltre dieci anni versa distrutto al suolo, in attesa di un restauro che si rinvia da troppo tempo!

In seguito al mio impegno nello studio e tutela dei monumenti megalitici pugliesi, che mi ha visto anche più volte intervenire su giornali locali con articoli di denuncia sul grave stato di degrado o scomparsa di alcuni di questi, sono stato contattato dal signor Franco Belviso di Cursi, un fervido ambientalista originario di Martina Franca, che dedica tutto il suo tempo libero alla tutela del patrimonio culturale della città in cui attualmente risiede, Cursi e del territorio circostante. Questi ha voluto sottoporre alla mia attenzione la gravosa situazione del menhir  Santu Lasi di Cannole, che già conoscevo, ma che non avevo ancora approfondito. Condotto da Franco sul sito di insistenza, ho potuto constatare di persona la spiacevole situazione!

Figura 1: Menhir Santu Lasi durante un mio sopralluogo in data 12 novembre 2006. Si osservano distesi in sequenza, i quattro tronconi in cui il menhir si è frantumato.

 

L’antico e suggestivo monolite di “pietra leccese”, ubicato in una gradevole area rurale, all’ombra di secolari ulivi,  tra banchi di rossissima terra rossa bauxitica punteggiata da levigati scogli affioranti, è crollato al suolo e nell’impatto si è frantumato in alcuni grossi blocchi, quattro per la precisione, che si osservano ancora in sequenza.

Già da anni pericolosamente inclinato per un naturale cedimento della base, il crollo è avvenuto nel marzo del 1995. Molti dei frammenti e schegge distaccatesi dai quattro più grossi blocchi di ‘pietra leccese’ in cui il menhir si è rotto, furono recuperati dai vigili urbani di Cannole, e da allora conservati in alcune cassette, presso l’ufficio dei vigili del paese; i quattro frammenti maggiori da oltre dieci anni son ancora in situ, esposti al rischio di essere danneggiati dai mezzi agricoli, o rubati, come sta accadendo a moltissimi altri monumenti megalitici salentini, nel nostro tacito e colpevole consenziente silenzio!

Già prima del crollo, a nulla valsero le denunce fatte dal Prof. F. Piccinno, dal Dr. R. Aprile, come da numerosi altri studiosi e appassionati locali, affinché fossero avviati i necessari interventi di restauro della stele pericolosamente inclinata, né oggi a distanza di dieci anni, si è avviato alcun intervento di restauro del prezioso arcaico monumento, purtroppo ora più seriamente danneggiato, e questo nonostante le numerose voci di protesta che si sono sovrapposte negli anni, come quella del signor Toti Calò, o di varie proloco della zona, associazioni ambientaliste e di promozione turistica del territorio, tra cui il gruppo Guide di Cannole di cui fà parte lo studioso cannolese Francesco Villani, autore anche di alcuni brevi articoli sullo stato del Santu Lasi ecc.!

Già nel 2002, come ha ricordato, il sindaco di Cannole Adriana Petrachi al signor Franco Belviso, che l’ha interpellata nell’estate del 2006,  in merito al Santu Lasi, sono stati stanziati 20.000 euro per il restauro del menhir e per il ripristino di una struttura ipogea, un frantoio, poco distante dal Santu Lasi. Oggi però a distanza di quattro anni il menhir è ancora vergognosamente a terra, né il sindaco ha accennato ad alcun progetto di avvio dei lavori di recupero a breve come a lungo termine. E quei 20.000  euro già stanziati?

Quel monolite a pilastro squadrato, era un tempo tra i più alti menhir di Puglia con i suoi 4,5 metri di altezza; anche le dimensioni della sua sezione rettangolare, 50 cm per 28 cm, erano di tutto rispetto.

 

 

Tipologia del monumento: Menhir

Ubicazione: nell’agro di Cannole

Nome: Santu Lasi

Accessibilità: Strada vicinale che da Cannole conduce al villaggio medioevale di Anfiano, sede di uno scavo archeologico condotto dall’Università di Lecce.


altezza: m. 4.50

faccia principale: cm. 50

faccia laterale:   cm. 28

tipo di materiale: pietra leccese


Rinvenuto nell’anno: 1965. La scoperta fu segnalata su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 17/10/1965


foto da www.stonepages.com/apulia/sites/

 

 

Tabella : alcuni dati sul menhir Santu Lasi. http://www.pinodenuzzo.com/pietre/Cannole.htm

 

Già diversi menhir salentini e pugliesi sono stati restaurati dopo essere crollati o essersi rotti in più pezzi, ultimo esempio il menhir Polisano di Giuggianello, distrutto in un attacco vandalico nel 1978. Il menhir è stato restaurato presso i laboratori della Sovrintendenza di Taranto, grazie anche alle forti pressioni del Centro di Cultura Sociale e di Ricerca di Giuggianello presieduto dal professore ed ex sindaco di Giuggianello, Vincenzo Ruggeri, persona di altissima sensibilità culturale.

Auspico un simile intervento con il coinvolgimento del Comune di Cannole e della Provincia di Lecce, sotto la guida attenta della Sovrintendenza Archeologica di Taranto, affinché il restauro del Santu Lasi sia eseguito nel massimo rispetto del bene culturale.

Sarà necessario raccogliere quante più foto possibile, del monolite prima del crollo, al fine di guidare i restauratori e fortunatamente molti amatori locali possiedono numerose foto del menhir scattate prima del marzo del 1995, e colgo l’occasione per invitare quanti ne siano in possesso ad inviarcele sia per una corretta documentazione del menhir sia per fornire ai restauratori quanti più dati possibile sull’originaria morfologia e corretta ubicazione e orientazione della pietrafitta. Ma ancor più importante è il recupero di tutti i frammenti ancora in situ e di quelli recuperati dai vigili di Cannole o da altri negli anni passati. Un cattivo recupero dei frammenti, dopo il crollo del menhir Polisano di Giuggianello, non ha permesso ad esempio un perfetto restauro di quel menhir, come è possibile osservare nella seguente sua foto, in cui gran parte di uno spigolo, nonostante i restauri, risulta mancante.

Figura 2: Menhir Polisano (agro di Giuggianello) dopo il restauro e la rielevazione compiuta nel 1998. Ampie porzioni dello spigolo centrale (in foto), mancanti, sono state integrate con del cemento di opportuno colore. Gravemente alterato è anche lo spigolo che nella foto compare sulla destra.

 

Foto scattata il giorno 11/08/2006.

L’intervento per il restauro del megalite di Cannole, è un “dovere civile” a cui chi di competenza non può continuare a sottrarsi! Basterebbe impegnare una porzione irrisoria dei finanziamenti che si spendono nel Comune di Cannole per l’estiva “Sagra della Municeddha” (“Festa della Lumaca”), o mettere da parte i faraonici progetti di interevento sul “Parco di Torcito” ricadente in agro di Cannole e gestito dalla Provincia di Lecce, un luogo troppo bello così com’ è da consentire che venga stravolto, in nome di deplorevoli speculazioni mascherate sotto falsi interessi culturali e ambientali, mentre sarebbe opportuno gestirlo semplicemente a mo’ di “riserva naturale integrale” come luogo di studio, protezione e ripopolamento della fauna e della flora salentina e di tutela di ogni altro aspetto naturale e archeologico di quell’area!

 Come raggiungere i resti del menhir Santu Lasi.

Si esca dal paese di Cannole in direzione di Palmariggi e si svolti quindi a sinistra dopo aver superato il passaggio a livello; si prosegua svoltando ancora  a sinistra una volta raggiunto il primo bivio; poche centinaia di metri e ancora a sinistra della carreggiata si scorgeranno tra la roccia affiorante e la terra rossa di un uliveto i resti del monolite.

Note sul lavoro di segnalazione su riportato.

Il lavoro di segnalazione del gravoso stato del menhir Santu Lasi, su riportato, è stato fatto oggetto di alcuni miei interventi e articoli di denuncia sulla penosa situazione del monumento, inviati nell’autunno del 2006 a:

 

  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali,

  • Soprintendenza Archeologica per le Antichità di Taranto,

  • Regione Puglia, Assessorato per i Beni Culturali,

  • Provincia di Lecce, Assessorato per i Beni Culturali,

  • giornalisti pugliesi Fabio e Mingo di “Striscia La Notizia”, servizio giornalistico di Canale5,

  • telegiornale della rete televisiva a diffusione salentina RTS,

  • giornale a diffusione provinciale “La Tribuna del Salento”,

  • giornale a diffusione provinciale “il Gallo”, articolo dal titolo “Cannole: Il Menhir della Vergogna”.

  

           Oreste Caroppo   20 /12/ 2006   

 

 

 


 

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