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EMERGENZE MEGALITI
IN PERICOLO
I megaliti
esercitano un forte fascino e hanno un’ alta valenza estetica nel
paesaggio rurale di Terra d’Otranto, meritano di essere rispettati,
tutelati, restaurati e studiati, con cura e attenzione non inferiore a
quella che dedicheremmo ad una preziosa opera d’arte di epoca classica.
La loro
bellezza è nella loro semplicità;
una semplicità
che affonda le sue radici nel pensiero religioso arcaico, così tanto
vicino alla natura, che noi oggi, troppo sovra-strutturati e lontani da
essa non sappiamo più ascoltare! O. C.
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COMUNE DI
MAGLIE - ‘Menhir Franite’, |
Estratto da un articolo
inviato a diversi giornali locali
il ‘menhir Franite’, un gigante
di pietra ammalato!
Monumento di inestimabile valore,
l’antico monolite richiede un rapido intervento di restauro.
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Menhir Franite. Vista da Sud-Est. Le giunture di restauro son evidenziate
dal colore arancione del legante utilizzato.
Ai decenni passati risale la recinzione in metallo che fu posta intorno al
monolite a sua protezione. Segno di una cura e attenzione per questo
monumento, oggi abbandonato a se stesso, e oggetto di sfregi e attacchi
vandalici!
Sul lato ad Est ad esempio si notano alcuni graffi recenti da atto
vandalico, che mi auguro verranno accuratamente coperti nell’intervento di
restauro!
Foto di O. Caroppo.
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La mattina del
19 febbraio, mentre analizzavo attentamente le superfici del menhir
Franite, alla ricerca di antichi petroglifi (decori e simboli incisi o
scolpiti a rilievo sulla pietra), il signor De Jaco, un mastro muratore
residente in prossimità del monumento, ha indirizzato la mia attenzione su
alcune pericolose crepe, che hanno fessurato l’ antica pietra. Il signor
De Jaco abita nei pressi del menhir e ogni qualvolta passeggia per quei
luoghi, non manca di osservare ammirato quella vetusta e imponente opera a
lui ormai famigliare. Grazie alla perizia che gli discende dalla sua
decennale attività di mastro muratore, si è repentinamente accorto delle
lesioni che si son generate negli ultimi mesi.
Il menhir è
stato restaurato nel 1958, congiungendo i tre tronconi in cui si era
frammentato il lungo blocco monolitico.
Probabilmente
come ipotizza il saggio muratore, all’ interno i tronconi lapidei sono
stati collegati con dei perni di ferro, coperti poi dal cemento, che si
osserva in corrispondenza delle due giunture tra i tre blocchi. |
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una crepa visibile nella parte bassa del lato Sud del menhir.
Si nota accanto un’ antica croce greca incisa con puntinature.
Foto di O. Caroppo.
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Il diverso
coefficiente di dilatazione termica dei tre materiali, cemento, pietra
calcarea (la ‘pietra leccese’ di cui è costituito il menhir), e l’ acciaio
del perno interno, comporta, a seguito delle variazioni di temperatura tra
notte e dì (escursione termica diurna), e tra mesi invernali e estivi, una
dilatazione differente dei tre materiali posti a contatto. Questo effetto
ha portato alla rottura dei blocchi calcarei, come testimoniano le crepe,
evidenti soprattutto nel lato a Sud, all’ altezza della prima giuntura.
Una volta formatesi queste fessure il processo di alterazione accelera
rapidamente. Si aggiunge infatti il congelamento dell’ acqua piovana
infiltrata, con conseguente dilatazione, e la corrosione del perno di
ferro ad opera di acqua e ossigeno che giungono ora più facilmente in suo
contatto!
É necessario
un esame approfondito dello stato della pietrafitta ed eventualmente un
intervento di restauro, che auspico sia svolto con criteri più oculati,
rispetto a quanto è stato fatto nel secolo scorso, e possibilmente sotto
la consulenza scientifica del Dipartimento di Archeologia dell’ Università
di Lecce e la supervisione della Sovrintendenza alle Antichità, affinché
si possa procedere nel massimo rispetto del prezioso monumento.
Non solo
motivi di carattere culturale rendono auspicabile l’ intervento. Il menhir
sorge in un’ area molto frequentata della campagna magliese, dove ci si
reca per piacevoli passeggiate o per praticare sport all’ aria aperta
sotto la bucolica ombra di imponenti pini ad ombrello (pino domestico, ’pinus
pinea’), e il crollo del menhir, per altro posto in prossimità dell’
area di parcheggio, rappresenterebbe un serio pericolo per l’ incolumità
delle persone. [...]
Oreste Caroppo |
COMUNE DI
CURSI - ‘Menhir Croce di Bagnolo’,
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Danneggiato il
menhir Croce di Bagnolo, urge restauro!
Lettera inviata il 7/03/2006
-
alla Sovrintendenza alle Antichità della Puglia (archeologica.taranto@libero.it)
-
al Sindaco di Cursi, Avvocato Edoardo Santoro,
-
al Presidente e Segretario della Protezione Civile del Comune di Cursi.
Nei giorni scorsi percorrendo la Cursi-Bagnolo in provincia di Lecce e non
mancando di guardare il menhir Croce di Bagnolo lì ubicato, mi son accorto
che qualcosa nel suo aspetto non rispondeva al ricordo che ne avevo.
Tornato sul posto nel pomeriggio del 7/03/2006, ho potuto constatare,
confrontando il menhir con alcune foto, che uno degli spigoli superiori
era assente.
Poste
le spalle a Bagnolo si osserva un piano di frattura recente in alto sullo
spigolo a destra.
Sul sottostante basso muretto a secco, ai piedi del menhir, ho notato una
grossa pietra con un evidentissimo piano di frattura anch’ esso molto
recente. La pietra non era integrata tra le altre del muretto, ma appariva
solo posta su questo.
Quella pietra è molto probabilmente il pezzo di menhir mancante, franato
per erosione o forse più probabilmente per un fulmine, dato che presenta
una frattura molto decisa.
Ho recuperato quella pietra e l’ ho portata nell’ ufficio dei vigili
urbani del comune di Cursi in cui il menhir ricade, informando questi
dell’ accaduto.
Sono sicuro di poter contare sul vostro interesse per l’ accurato restauro
del prezioso e suggestivo menhir.
É importante recuperare al più presto gli eventuali frammenti caduti in
prossimità del monolite, e vagliare la staticità ed eventuali altri danni
dell’ intera struttura. |
Menhir Croce di Bagnolo. Nella foto è indicato dove il menhir è più
evidentemente danneggiato, e il punto in cui ho ritrovato il frammento,
ora presso l’ ufficio dei Vigili di Cursi. |
COMUNI DI
BAGNOLO DEL
SALENTO E CURSI:
Danni da atti
vandalici sul Menhir Croce di Bagnolo e sul vicino Menhir Bagnolo |
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COMUNE DI CURSI - ‘Menhir Croce di
Bagnolo’,
-
COMUNE DI BAGNOLO DEL SALENTO -
‘Menhir Bagnolo’,
Segnalo anche che su uno dei lati, il menhir presenta segni di incisione
recente da atto vandalico.
Identica deturpazione è presente su uno dei lati del ‘menhir di Bagnolo’,
posto poco distante, sulla medesima strada e alla periferia dell’ centro
abitato di Bagnolo del Salento.
Auspico che durante il restauro si possa procedere con cura alla copertura
di quei segni deturpanti presenti sui due menhir, nel rispetto delle loro
antiche superfici di inestimabile importanza per la presenza di vetuste
croci e altri petroglifi.
Oreste Caroppo |
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Comune
di Giurdignano
La scomparsa di un importante e
poco noto monumento preistorico salentino:
La STATUA-STELE ANTROPOMORFA
ENEOLITICA di VICINANZE |
Accanto
ad un menhir di Giurdignano, il Vicinanze II, si scorgeva fino a
pochi anni fa, incastonata in un muretto a secco
(bordata sui lati dalle rocce informi di
questo), una stranissima pietra in calcare locale, alta 60
cm, dalle forme vistosamente umane.
Ricordo,
che quella pietra colpì la mia incuriosita attenzione già da
bambino, durante una gita scolastica. Seppi allora che qualcuno la
definiva, scherzosamente, la ‘statuina dell’orante’, cioè di un
omino in preghiera sotto la ieratica sagoma dell’alto menhir
squadrato. Dopo anni di superficiali osservazioni, finalmente nel
1992, l’importanza della pietra, solo intuita da alcuni studiosi
locali, fu riconosciuta da un archeologa, la dottoressa Laura Leone.
Non era quella di Vicinanze una roccia informe casualmente
antropomorfa, ma una vera e propria statua di fattura umana; per la
precisione, una stele-statua dell’età del rame, risalente al III
millennio a.C. o al più agli inizi del II. Una scoperta di
fondamentale interesse, che stabiliva un legame più stretto tra
l’antico Salento e le altre realtà megalitiche italiane (Sardegna,
Valle d’ Aosta, Liguria ecc.) ed europee (Francia, Penisola Iberica,
Svizzera, Ucraina, Caucaso ecc.) dove anche comparve in
età del rame
(anche detta calcolitico o eneolitico),
il fenomeno delle stele-statue antropomorfe, anche chiamate
in gergo tecnico statue-menhir, cippi configurati, in maniera
stilizzata, in forme umane. Quella scoperta, per la sua intima
correlazione con un menhir e per il suo ritrovamento in un contesto
ad altissima concentrazione di dolmen e altri megaliti, permetteva
anche una migliore comprensione di tutto il fenomeno megalitico in
Terra d’ Otranto.
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Stele-statua-antropomorfa di Vicinanze. Altezza circa 60cm. É
qui osservata dallo stradina lambita dal muretto in cui la
pietra era incastonata.
Si osservano sulle superfici grossolanamente lisciate alcuni
fori, di cui uno più consistente in basso. La parte superiore
semisferica, l’aspetto complessivo e l’ampia faccia piana,
sono particolari comuni a molte stele calcolitiche meglio
documentate, studiate e fortunatamente meglio datate grazie al
loro ritrovamento, ‘in strato’.
Le stele-statue presentano a volte decori incisi. Sulla pietra
di Giurdignano non si osservavano segni evidenti di antichi
decori, che forse, oggi erosi, un tempo riportava.
Foto di Laura Leone, tratta da
www.artepreistorica.it .
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Nota: altre
stele-statue antropomorfe eneolitiche in Puglia.
La Puglia ha restituito numerose
stele-statue antropomorfe di età protostorica.
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Nella Capitanata (provincia di Foggia): le
statue-stele antropomorfe eneolitiche di Sterparo Nuovo nei
pressi di Castelluccio dei Sauri e Bovino, risalenti alla
seconda metà del III millennio a.C., alcune delle quali erano
decorate e la statua-stele antropomorfa e decorata, di
Mattinata, datata all’ età del bronzo.
·
In provincia di Bari, l’ archeologa Laura
Leone ha individuato una piccola stele-statua, alta 40cm, nei
pressi dei dolmen di Bisceglie, in località Abbazia, in un
area i cui reperti affioranti suggeriscono una datazione
eneolitica. Un contesto molto simili a quello di Giurdignano,
che si caratterizza per la presenza di numerosi dolmen e di
reperti riferibili all’eneolitico, non solo la stele di
Abbazia presenta molte analogie con la stele di Vicinanze,
quali la presenza di fori, la testa semisferica, la presenza
d’una faccia piana e l’assenza di decori evidenti.
Spesso le antiche stele pugliesi sono state
impiegate, dai contadini di epoche successive, come materiale
lapideo per la realizzazione di costruzioni rurali e muretti a
secco in loco, come è accaduto anche per la stele-statua di
Giurdignano.
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L’archeologa Laura Leone è
specializzata proprio nello studio delle stele-statue antropomorfe;
i suoi studi sulla stele-statua di
Vicinanze II, sono stati presentati nell’ articolo “MEGALITISMO
DOLMENICO DEL SUD-EST ITALIA NELL´ETA´ DEL BRONZO”, pubblicato in
Communication
in Bronze Age Europe. The Museum of National Antiquities Studies 9,
Stockolm 1999;
Atti del Simposio Communication in Bronze
Age Europe a Marcus Wallenberg Symposium;
svoltosi il 7-10 Settembre del 1995 a
Tanum, Bohuslän ( Svezia ) e su internet nel sito
www.artepreistorica.it
, e nell’ articolo
“STELE
ANTROPOMORFE DI PUGLIA”
anch’esso esposto nel medesimo sito
internet.
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Menhir
Vicinanze II (Giurdignano). Menhir a pilastro squadrato
ubicato in corrispondenza di un incrocio di strade su un alto
basamento roccioso naturale. Si osservi il muretto a secco a
sinistra del menhir; si nota evidente una pietra bianca che
rompe la continuità del muro. Si tratta della
stele-statua-antropomorfa di Vicinanze.
Il
menhir è osservato dalla stradina al margine della quale è
ubicato.
Foto
risalente agli anni ’90, tratta da
www.lapugliaperimmagini.it
.
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Recatomi sul posto in data
1/05/2006, per meglio documentale il reperto in relazione ad un mio
studio sulle stele-statue, ho amaramente osservato che il
muretto a secco che inglobava la stele è stato recentemente rifatto
e la statua è purtroppo scomparsa!
Informata della vicenda,
l’archeologa Laura Leone, rammaricata per l’accaduto, mi ha fatto
sapere che la scoperta fu da lei segnalata alla dottoressa
Gorgoglione della Soprintendenza alle Antichità di Taranto, tra il
1993 e il 1994, ma non pare quest’ultima sia intervenuta per
asportarla e conservarla presso qualche museo o istituto di ricerca,
dato che nel 2000, l’archeologa mi ha riferito che la stele era
ancora in situ.
Ho contattato l’organizzazione
culturale di Giurdignano Sant’Arcangelo de Casulis legata alla
proloco del paese. La direttrice, la professoressa Ada Accoto si è
interessata alla vicenda e ha condotto insieme a me delle ricerche
in loco, volte a stabilire se la stele sia stata impiegata in pezzi
o intera, nell’attuale muretto a secco, destino toccato al materiale
litico del vecchio muretto. Purtroppo le ricerche son state sin ora
infruttuose.
Dalla direttrice
dell’associazione culturale ho scoperto con meraviglia, che nessuno
nel paese di Giurdignano, sapeva nulla dell’esistenza e importanza
della bianca statuina, né alcuno studioso, né tanto meno gli
amministratori del paese; pertanto quando pochi anni fa, il Comune
di Giurdignano, si è avvalso di un contributo europeo, per l’
“abbellimento” di alcuni dolmen e menhir, e ha programmato in tale
occasione l’inutile rifacimento del muretto a secco posto accanto al
menhir Vicinanze II, non ha provveduto alla salvaguardia e al
rispetto dell’“anonima” pietra antropomorfa. In questo intervento
si è anche realizzata una discutibile piastrellatura dell’area ai
piedi del basamento roccioso della pietrafitta, con l’impiego di
piastrelle informi cementate tra loro. Del cemento è stato anche
apposto sul vicino muretto a secco di recente fattura!
Prima dell’intervento nel sito
del menhir Vicinanze II, pare sia stato fatto da alcuni archeologi
dell’Università di Lecce, un intervento di “archeologia preventiva”.
Purtroppo neppure loro erano stati messi al corrente dalla
Soprintendenza di Taranto, della presenza della statua-stele, né
ahinoi hanno avuto l’acutezza d’osservazione della loro collega,
l’archeologa Laura Leone, anch’essa laureatesi presso la medesima
università! |
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Foto attuale del sito del menhir
Vicinanze II (maggio 2006). Il cerchio rosso indica
l’ubicazione della stele-statua scomparsa. Si possono ben
notare le modifiche apportate nell’area dall’intervento di
“abbellimento”, che sebbene migliore di altri interventi
osservabili in corrispondenza di alcuni menhir salentini, ne
ha comunque alterato l’originario rustico aspetto.
Foto di O. Caroppo |
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Alcune possibili ipotesi sulla
scomparsa della “pietra dalle forme umane”:
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L’ipotesi più probabile è che la statuetta sia stata riutilizzata
a pezzi o intera, nella muratura dell’ attuale muretto, o delle
sua fondamenta. In tal senso stiamo cercando di essere messi in
contatto dal Sindaco di Giurdignano, con la ditta esecutrice dei
lavori di rifacimento del muretto e in particolare con i “mastri
paritari” autori dell’intervento, nella speranza che possano
fornirci ulteriori informazioni in merito all’ eventuale impiego
della statuina, al fine di provvedere al suo recupero o al
recupero dei frammenti in cui è stata frantumata.
-
L’altra
ipotesi è che la statua-stele sia stata asportata da qualcuno per
farne una pietra ornamentale, secondo un gusto molto diffuso nelle
ville e giardini pubblici e privati del Salento, dove fiorisce la
moda dei “giardini rocciosi” e “megalitici”. Quella pietra per la
sua particolare morfologia antropomorfa, esercitava un forte
fascino estetico, che forse ha indotto qualcuno ad asportarla per
le finalità decorative suddette. In tal caso spero che la
crescente informazione sulla vicenda possa portare chi ha
prelevato tale pietra, certamente ignaro del suo profondo valore,
e che in tal caso, in qualche modo, avrebbe comunque
involontariamente contribuito a preservare, a darne informazione.
Ho segnalato via mail la
vicenda
alla Soprintendenza alle
Antichità di Taranto (2/05/2006),
Un mio articolo, intitolato
“ANCHE ALLA STATUA PREISTORICA DI GIURDIGNANO, DOBBIAMO DIRE
‘ADDIO!’ ?”, è stato pubblicato sul settimanale locale “Il Gallo”
(16/30 giugno 2006).
La vicenda sarà presto fatta
presente anche alla direzione del Museo di Paletnologia di Maglie.
Invito tutti gli organi
competenti in materia e il Sindaco di Giurdignano, al massimo
impegno affinché sia interpellata al più presto, la ditta esecutrice
dei lavori di rifacimento del muretto di Vicinanze, per la doverosa
ricerca e il recupero della stele o dei frammenti in cui è stata
rotta, e auspico il suo futuro restauro e protezione presso una
adeguata struttura museale, quale potrebbe essere, quella della
vicina città di Maglie, il Museo Civico di Paletnologia e
Paleontologia
Decio de Lorentiis!
Oreste Caroppo |
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Comune
di
Cannole:
Il Menhir
Santu Lasi da oltre dieci anni versa distrutto al
suolo, in attesa di un restauro che si rinvia da troppo tempo! |
In seguito al mio
impegno nello studio e tutela dei monumenti megalitici pugliesi, che mi ha
visto anche più volte intervenire su giornali locali con articoli di
denuncia sul grave stato di degrado o scomparsa di alcuni di questi, sono
stato contattato dal signor Franco Belviso di Cursi, un fervido
ambientalista originario di Martina Franca, che dedica tutto il suo tempo
libero alla tutela del patrimonio culturale della città in cui attualmente
risiede, Cursi e del territorio circostante. Questi ha voluto sottoporre
alla mia attenzione la gravosa situazione del menhir Santu Lasi di
Cannole, che già conoscevo, ma che non avevo ancora approfondito. Condotto
da Franco sul sito di insistenza, ho potuto constatare di persona la
spiacevole situazione!
Figura
1:
Menhir Santu Lasi durante un mio sopralluogo in data 12
novembre 2006. Si osservano distesi in sequenza, i quattro tronconi in cui
il menhir si è frantumato.
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L’antico e
suggestivo monolite di “pietra leccese”, ubicato in una gradevole area
rurale, all’ombra di secolari ulivi, tra banchi di rossissima terra rossa
bauxitica punteggiata da levigati scogli affioranti, è crollato al suolo e
nell’impatto si è frantumato in alcuni grossi blocchi, quattro per la
precisione, che si osservano ancora in sequenza.
Già da anni
pericolosamente inclinato per un naturale cedimento della base, il crollo
è avvenuto nel marzo del 1995. Molti dei frammenti e schegge distaccatesi
dai quattro più grossi blocchi di ‘pietra leccese’ in cui il menhir si è
rotto, furono recuperati dai vigili urbani di Cannole, e da allora
conservati in alcune cassette, presso l’ufficio dei vigili del paese; i
quattro frammenti maggiori da oltre dieci anni son ancora in situ,
esposti al rischio di essere danneggiati dai mezzi agricoli, o rubati,
come sta accadendo a moltissimi altri monumenti megalitici salentini, nel
nostro tacito e colpevole consenziente silenzio!
Già prima del
crollo, a nulla valsero le denunce fatte dal Prof. F. Piccinno, dal Dr. R.
Aprile, come da numerosi altri studiosi e appassionati locali, affinché
fossero avviati i necessari interventi di restauro della stele
pericolosamente inclinata, né oggi a distanza di dieci anni, si è avviato
alcun intervento di restauro del prezioso arcaico monumento, purtroppo ora
più seriamente danneggiato, e questo nonostante le numerose voci di
protesta che si sono sovrapposte negli anni, come quella del signor Toti
Calò, o di varie proloco della zona, associazioni ambientaliste e di
promozione turistica del territorio, tra cui il gruppo Guide di Cannole di
cui fà parte lo studioso cannolese Francesco Villani, autore anche di
alcuni brevi articoli sullo stato del Santu Lasi ecc.!
Già nel 2002, come
ha ricordato, il sindaco di Cannole Adriana Petrachi al signor Franco
Belviso, che l’ha interpellata nell’estate del 2006, in merito al Santu
Lasi, sono stati stanziati 20.000 euro per il restauro del menhir e per il
ripristino di una struttura ipogea, un frantoio, poco distante dal Santu
Lasi. Oggi però a distanza di quattro anni il menhir è ancora
vergognosamente a terra, né il sindaco ha accennato ad alcun progetto di
avvio dei lavori di recupero a breve come a lungo termine. E quei 20.000
euro già stanziati?
Quel monolite a
pilastro squadrato, era un tempo tra i più alti menhir di Puglia con i
suoi 4,5 metri di altezza; anche le dimensioni della sua sezione
rettangolare, 50 cm per 28 cm, erano di tutto rispetto.
Tipologia del
monumento:
Menhir
Ubicazione: nell’agro di
Cannole
Nome:
Santu Lasi
Accessibilità:
Strada
vicinale che da Cannole conduce al villaggio medioevale di
Anfiano, sede di uno scavo archeologico condotto
dall’Università di Lecce.
altezza:
m.
4.50
faccia principale:
cm. 50
faccia laterale: cm.
28
tipo di materiale:
pietra
leccese
Rinvenuto nell’anno:
1965. La scoperta fu segnalata su “La Gazzetta del
Mezzogiorno” del 17/10/1965
foto da
www.stonepages.com/apulia/sites/ |
Tabella :
alcuni dati sul menhir Santu
Lasi.
http://www.pinodenuzzo.com/pietre/Cannole.htm |
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Già diversi menhir
salentini e pugliesi sono stati restaurati dopo essere crollati o essersi
rotti in più pezzi, ultimo esempio il menhir Polisano di Giuggianello,
distrutto in un attacco vandalico nel 1978. Il menhir è stato restaurato
presso i laboratori della Sovrintendenza di Taranto, grazie anche alle
forti pressioni del Centro di Cultura Sociale e di Ricerca di Giuggianello
presieduto dal professore ed ex sindaco di Giuggianello, Vincenzo Ruggeri,
persona di altissima sensibilità culturale.
Auspico un simile
intervento con il coinvolgimento del Comune di Cannole e della Provincia
di Lecce, sotto la guida attenta della Sovrintendenza Archeologica di
Taranto, affinché il restauro del Santu Lasi sia eseguito nel massimo
rispetto del bene culturale.
Sarà necessario
raccogliere quante più foto possibile, del monolite prima del crollo, al
fine di guidare i restauratori e fortunatamente molti amatori locali
possiedono numerose foto del menhir scattate prima del marzo del 1995, e
colgo l’occasione per invitare quanti ne siano in possesso ad inviarcele
sia per una corretta documentazione del menhir sia per fornire ai
restauratori quanti più dati possibile sull’originaria morfologia e
corretta ubicazione e orientazione della pietrafitta. Ma ancor più
importante è il recupero di tutti i frammenti ancora in situ e di
quelli recuperati dai vigili di Cannole o da altri negli anni passati. Un
cattivo recupero dei frammenti, dopo il crollo del menhir Polisano di
Giuggianello, non ha permesso ad esempio un perfetto restauro di quel
menhir, come è possibile osservare nella seguente sua foto, in cui gran
parte di uno spigolo, nonostante i restauri, risulta mancante.
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Figura
2:
Menhir Polisano (agro di Giuggianello) dopo il restauro e la
rielevazione compiuta nel 1998. Ampie porzioni dello spigolo
centrale (in foto), mancanti, sono state integrate con del cemento
di opportuno colore. Gravemente alterato è anche lo spigolo che
nella foto compare sulla destra.
Foto scattata il giorno 11/08/2006. |
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L’intervento per
il restauro del megalite di Cannole, è un “dovere civile” a cui chi di
competenza non può continuare a sottrarsi! Basterebbe impegnare una
porzione irrisoria dei finanziamenti che si spendono nel Comune di Cannole
per l’estiva “Sagra della Municeddha” (“Festa della Lumaca”), o mettere da
parte i faraonici progetti di interevento sul “Parco di Torcito” ricadente
in agro di Cannole e gestito dalla Provincia di Lecce, un luogo troppo
bello così com’ è da consentire che venga stravolto, in nome di
deplorevoli speculazioni mascherate sotto falsi interessi culturali e
ambientali, mentre sarebbe opportuno gestirlo semplicemente a mo’ di
“riserva naturale integrale” come luogo di studio, protezione e
ripopolamento della fauna e della flora salentina e di tutela di ogni
altro aspetto naturale e archeologico di quell’area!
Come
raggiungere i resti del menhir Santu Lasi.
Si esca dal paese
di Cannole in direzione di Palmariggi e si svolti quindi a sinistra dopo
aver superato il passaggio a livello; si prosegua svoltando ancora a
sinistra una volta raggiunto il primo bivio; poche centinaia di metri e
ancora a sinistra della carreggiata si scorgeranno tra la roccia
affiorante e la terra rossa di un uliveto i resti del monolite.
Note sul lavoro di
segnalazione su riportato.
Il lavoro di
segnalazione del gravoso stato del menhir Santu Lasi, su riportato, è
stato fatto oggetto di alcuni miei interventi e articoli di denuncia sulla
penosa situazione del monumento, inviati nell’autunno del 2006 a:
-
Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
-
Soprintendenza Archeologica per le Antichità di Taranto,
-
Regione Puglia, Assessorato per i Beni Culturali,
-
Provincia di Lecce, Assessorato per i Beni Culturali,
-
giornalisti pugliesi Fabio e Mingo di “Striscia La
Notizia”, servizio giornalistico di Canale5,
-
telegiornale della rete televisiva a diffusione salentina
RTS,
-
giornale a diffusione provinciale “La Tribuna del
Salento”,
-
giornale a diffusione provinciale “il Gallo”, articolo
dal titolo “Cannole: Il Menhir della Vergogna”.
Oreste
Caroppo 20 /12/ 2006
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.SEGNALAZIONI
Non esitate a
inviare segnalazioni di PIETRE PARTICOLARI o di EMERGENZE per
megaliti in pericolo, oltre che completamento dei
dati mancanti ed eventuali suggerimenti sul
sito. Verranno valutati ed esaminati con attenzione. Vi preghiamo di segnalare:
Grazie
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