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i giovani ricercatori:

Oreste Caroppo

Comunicazioni

Discussione ed analisi sul megalitismo

a cura di Paolo Malagrinò

 

 

Forum di discussione e segnalazione.

Si è voluto creare questo forum di discussione, aperto a tutti, per sollevare critiche, commenti e quant'altro venga ritenuto opportuno sull'argomento "pietre" sviluppato in questa parte del sito.

La necessità è venuta fuori dopo una e-mail ricevuta da Toti Calò (vedasi bibliografia), e-mail purtroppo persa in uno degli ultimi "attacchi virali", in cui mi veniva sollevata la critica sull'uso del termine "men-an-tol" per alcuni monoliti presenti nel catalogo. Quindi questo furum partirà, purtroppo, dalla risposta alla prima e-mail.

Per partecipare basta inviare un'e-mail.

2 - da Pino De Nuzzo a Toti Calò

3 - da Toti Calò

4 - Da Oreste Caroppo

5 - Da Oreste Caroppo

6 - da Aldo Micocci

7 - da Luigi Panico

8 - da Vincenzo Villani

9 - da Antonio Martano

10 - da Alfredo Logoluso

 

su

 2 - a Toti Calò

Per prima casa La voglio ringraziare per i complimenti sul lavoro che, sinceramente, giunti da Lei non sono poca cosa.

L'uso (o meglio l'aggiunta) del termine Men An Tol  è basato su di una teoria che da un po' di tempo mi sta circolando in testa, che potrebbe benissimo essere una assurdità, ma sappiamo entrambi che molto spesso è  proprio dalle assurdità che nascono i flash intuitivi.

Ora consideriamo:

a- l'aspetto cultural-sociale -  Il men an tol posto in Cornovaglia sino a pochi decenni fa veniva usato dalla popolazione quale antidoto per  la cura delle malattie (vedasi notizie su:

http://www.bath.ac.uk/~prsrlp/kernunos/england/menantol.htm   -

http://easyweb.easynet.co.uk/~aburnham/eng/menan.htm).

Ora prendiamo il caso della "pietra di S.Vito" posta nell'omonima chiesetta rurale a Calmiera. Il giorno di pasquetta (consideriamo anche il metodo per come viene stabilito il giorno di Pasqua dalla chiesa cattolica in funzione delle lunazioni) la gente, devoti e non, ancora oggi si mette in fila per attraversare strisciando, la pietra in segno di augurio di buona ventura e per "curarsi" da  eventuali sterilità. C'è da prendere anche in considerazione del perché la pietra sia dedicata a San Vito, nell'atto del cristianizzarla, in quanto protettore, fra le altre cose, anche della fecondità. Infatti la sua "cristianizzazione è avvenuta costruendogli tutta una chiesa attorno ed applicandoci sopra un affresco, quasi del tutto scomparso, di S.Vito.

 

b- l'aspetto geografico - Consideriamo la posizione geografica dei luoghi. Mentre la Cornovaglia è posta al 50° parallelo, abbiamo che il Salento è attraversato dal 40°. Bene dalle carte tratte dall'IGM risulta che sul punto più alto di attraversamento del 40° (171m. sul livello del mare) abbiamo un menhir (Ruffano - Manfio) che ha un foro posto precisamente lungo l'asse est-ovest.

 

c- L'aspetto etimologico - Se noi consideriamo il termine Men an tol non

significa altro che "pietra col buco", quindi perché solo quella di Morvah può essere chiamata men an tol e non anche le altre pietre simili?.

 

E' su questi principi che ho basato l'uso del termine, e sarei grato di una sua opinione in merito.

Oltre questo nella nostra provincia non esiste, non una catalogazione, ma neppure un censimento esaustivo e completo dei megaliti, come non è mai stata fatta, come nel caso della Cornovaglia un'analisi sul magnetismo.

Tempo fa, sempre volontariamente, qualcuno lo fece nella zona di Uggiano ed i livelli sono risultati altissimi, quindi da qui si potrebbero aprire nuove fonti di ricerca sull'argomento, come potrebbero anche nascere da questo pezzo di terra la giustificazione sull'esistenza di queste opere.

Comunque il lavoro che ha visto su internet lo consideri solo l'inizio di una ricerca che dovrà avere i canoni della interscambiabilità e del continuo aggiornamento. Dico questo in quanto andando a verificare molti dati reperiti sui vari testi mi sono accorto che molti di questi sono errati.

Per esempio il menhir stazione di Zollino che veniva riportato con la faccia principale posta lungo l'asse N-S è posto lungo l'asse E-W. Ed oltre questo vi è una difficoltà enorme a localizzarli che con le sole forze del volontariato portano ad enormizzare non la semplice verifica dei dati, ma anche il trovarli in quanto son rari quelli che hanno nei loro pressi un cartello con su scritto la tipologia del megalite ed il nome, mentre di cartelli di indicazione stradale neppure a parlarne. Consideri ancora che dall'attuale elenco dovrebbero mancare ancora almeno una trentina di menhir e chissà quanti dolmen. E' più facile inciamparci che vederne qualcuno posto nella sua giusta dignità! Si figuri che poche settimane fa ne abbiamo trovato uno gettato alcuni giorni prima in una discarica!

 

La ringrazio ancora e non esiti ad eventuali consigli, critiche o suggerimenti. Con stima Pino De Nuzzo

su 3 - da Toti Calò

Carissimo,

nel merito delle sue considerazioni: la sua idea è molto interessante, più che sul piano della pura teoresi su quello di ciò che io chiamo la "storiografia metastorica" (o, se preferisce, la metastoriografia), sulla quale ho basato il mio ultimo lavoro dato alle stampe (GRAAL - viaggio in Puglia tra invenzione storica e attualità anistorica), attraverso la quale si possono rintracciare infiniti nessi causali e casuali tra soggetti storici che di nessi dovrebbero invece essere privi, e che disegnano quasi una sincronicità storica, per dirla con Jung.

L'unico punto sul quale obietterei, è ancora quello dell'uso dell'etimo bretone, superati gli intenti del De Giorgi e del Pigorini, i quali (purtroppo) non hanno trovato riscontro nella contemporaneità di quest'Europa di tecnocrati monetaristi e non di popoli.

Il tema è comunque complesso, e sarebbe certamente auspicabile poterlo approfondire di persona.

Circa il magnetismo (ma infinite devono essere qui le cautele), tempo addietro fui contattato da due docenti universitari in astronomia (università di Bologna e Palermo) i quali mi prospettavano un'indagine archeo-astronomica sul territorio pugliese, quella sì, mai realizzata; il tutto è ancora in fase progettuale e forse per sempre lo rimarrà.

 

A proposito di Vitigliano, le riporto quanto è scritto nel mio libro:

"Vitigliano - Menhir di Vitigliano: una stele alta più di m. 3, che se pur ubicata in un¹area già oggetto di approfonditi studi archeologici (qui ha sede il celebre ³cisternale²), non risulta inserita in nessuna delle pubblicazioni ³storiche² sull¹argomento, nemmeno in quelle più recenti. Dopo il consueto abbattimendo ad opera di un mezzo in transito, è stata oggetto di restauri e ricollocata in sede, dietro sollecitazione degli abitanti del luogo, che pur riferiscono di un altro simile monumento, ubicato lì nei paraggi ed oggi scomparso. Per raggiungerne il sito, si imbocchi e si percorra Via dello Spirito Santo, una traversa della strada principale dell¹abitato." (pag. 69 scheda 1).

Le garantisco che non avrà alcuna difficoltà a pervenirvi.

A presto. Toti Calò

http://web.tiscalinet.it/ephoto

su 4 - Da Oreste Caroppo del 24.3.03

Sono un ragazzo di Maglie da diversi anni sono interessato al fenomeno del megalitismo pugliese,e ho scoperto, con gioia, l'esistenza di questo vostro sito. Già all'età di 15 anni cominciavo le mie ricerche di megaliti nelle campagne intorno a Maglie. Con grande gioia nell'estate del 1993 ritrovai dopo numerose ricerche, (attratto dalle caratteristiche morfologiche dei luoghi sulla dorsale rocciosa tra Maglie e Corigliano) i due dolmen che nel vostro elenco compaiono come dolmen senza nome nell'agro di Corigliano. Nel 1994 dopo averne informata la Sovrintendenza di Taranto e aver fatto un sopralluogo con un gruppo di studiosi che appurarono l'evidente valore del sito,ne fu data comunicazione alla stampa e con un lungo articolo del "Quotidiano di Lecce" si comunicava per la prima volta al grande pubblico la scoperta. Il primo testo in cui si accennò a questa scoperta è la monografia "Maglie" del professore Emilio Panarese. Qui insieme alle foto del sito vi si indica il mio nome,Oreste Caroppo (Maglie 22/03/1977) come quello del legittimo scopritore. Ma i risultati delle mie ricerche nel fruttuoso territorio salentino non si fermano qui. Sul "Gallo" giornale distribuito gratuitamente nella zona tra maglie Tricase e Casarano , ho segnalato negli ultimi anni in più articoli: una struttura dolmenica in agro di Giurdignano e un menhir in agro di Supersano dalla caratteristica sezione rettangolare e presentante numerose croci incise sulle sue facce, entrambi non ancora segnalati. Di questi ed altri ritrovamenti non ancora segnalati mi impegno a darvene comunicazione e materiale fotografico; nell'interesse della loro tutela il primo passo e' la conoscenza e il censimento di tutte queste strutture.

P.S.: gradirei che nell'interesse della storia dei Dolmen di Corigliano colmaste la lacuna relativa al nome dello scopritore:"Oreste Caroppo".Gli stessi dolmen sono stati battezzati "dolmen Caroppo I "il più grande e caratteristico per la presenza di più lastroni adiacenti e "dolmen Caroppo II" il più piccolo a struttura perfettamente trilitica.
Vi segnalo l'interesse di tutta la zona in cui sono ubicati i dolmen, per la presenza di numerosi lastroni e pietrame di antica cavatura, resto del tumulo che copriva i dolmen e di altri tumuli/dolmen presenti in quella che era una vera e propria necropoli megalitica. Interessanti sono anche i segni dell'antica estrazione in loco di materiale litico e interessante e' la morfologia del luogo che sorge su un altura nonché la presenza di un foro rettangolare ipotizzabile base di un antico menhir immediatamente di fronte al dolmen II.
Il sito merita una più attenta tutela, purtroppo dopo la mia scoperta il proprietario ha asportato dal sito alcuni degli antichi lastroni lì presenti e tumuli di pietrame di cui fortunatamente conservo alcune foto,e ha apportato terreno tufaceo che ha coperto lo strato roccioso precedentemente affiorante.
distinti saluti e grazie per l'attenzione che spero dedicherete a questa mia lette
ra.

vedi dolmen Caroppo I e II

agapi_mu@libero.it

su  5 - Da Oreste Caroppo del 26.3.03

La ringrazio per la rapidità con cui ha aggiornato il suo prezioso archivio telematico con i dati che le ho fornito sui dolmen in agro di Corigliano.

Le riporto per il momento, per intero, l'articolo pubblicato l'anno scorso sul "Il Gallo" relativamente ad un menhir da me individuato in territorio di Supersano.

Oggetto: segnalazione di “un nuovo menhir a Supersano"

Approfitto dello spazio gentilmente concessomi da "Il Gallo" per segnalare la scoperta di un nuovo menhir nell'agro di Supersano.Sono uno studente di ingegneria ,di Maglie,e da diversi anni mi occupo della ricerca e dello studio dei monumenti megalitici nel Salento. La scoperta che sto per annunciare risale al 4/12/1993 ma solo oggi nell'interesse della tutela di queste antiche testimonianze, che rischiano di scomparire prima ancora di essere conosciute, ho deciso di divulgarne la notizia e l'occasione è stata un'escursione condotta in zona domenica 4 novembre,con un gruppo di appassionati, alla scoperta delle antiche neviere salentine. Ma ritorniamo al menhir : il luogo dove è ubicato è la splendida piana  che si domina da Casale Sombrino,ad alcune centinaia di metri da questo in direzione NE , poco distante da un piccolo campo d'aviazione di proprità privata.La struttura è costituita da un parallelepipedo calcareo. La sezione rettangolare misura circa cm.37x23. Le superfici del monolite sono coperte da un vetusto strato di licheni. Sulle pareti maggiori ,orientate SSE-NNW,si contano numerose croci incise, probabile segno dell'opera di cristianizzazione attuata dai primi amministratori del culto cristiano in zona;e proprio a questi si deve forse l'abbattimento della parte superiore (oggi il menhir è alto circa 1,00m. Il monumento è inclinato a ENE ed è profondamente conficcato nel terreno. Sulla sommità si osserva una scanalatura profonda cm.10 circa che corre parallela ai lati minori. Fu uso diffuso cristianizzare questi simboli pagani anche apponendovi delle croci sulla parte superiore trasformandoli in "osanne" (questo forse il motivo della scanalatura).

Dimenticato il suo originale significato i contadini lo hanno utilizzato per legarvi gli animali nelle pause durante l'aratura dei campi; un taglio su uno spigolo per meglio assicurare una ipotetica fune fa supporre questo.

Propongo che il nuovo menhir sia chiamato con il nome dell'antica palude che sorgeva nella zona : Menhir Sombrino.

Distinti saluti  e grazie alla redazione de "Il Gallo" ,sempre attento alle segnalazione delle nuove scoperte che arricchiscono il nostro patrimonio culturale.      

Oreste Caroppo

 

P.S.: tale menhir potrebbe avere un più ampio interesse per la studio del significato di questi monoliti per le evidenti correlazioni spaziali con gli altri menhir di Supersano, penso al menhir di Coelimanna con il quale forma un interessante allineamento parallelo alla vicina "serra".

Segnalo anche come nei pressi del menhir era presente una buca rettangolare di ampie dimensione e profonda più di un metro e mezzo provvista di una scalinata che ne permetteva la discesa. Oggi purtroppo è stata riempita di rifiuti e coperta da terreno. Ma almeno è ancora lì benché coperta e sarà interessante studiare anche questa struttura quanto si procederà ad una rilettura dell' intero sito.

 

Sui dolmen di Corigliano le invierò la particella catastale in mio possesso e alcune foto che mostrano il sito prima dei dannosi lavori effettuati dal proprietario nonché alcuni dati dimensionali e di orientamento cardinale dei megaliti.

Per il momento mi limito ad osservare quanto sia originale il Dolmen Caroppo I: consta di ben 4 lastroni delimitanti altrettante celle,un sorta di dolmen galleria più propri questi del barese e della Sardegna, ma in cui le celle sono raggruppate intorno ad un fulcro centrale al fine di riprodurre una pianta ellittica o vagamente circolare della quale sarà interessante lo studio dell'orientazione dell'asse maggiore.

Nel sito vi è una pagliara a pochi metri dai dolmen ,all'ingresso della quale è presente una struttura dalle caratteristiche dolmenica probabilmente coetanea della pagliara ma che forse è stata costruita con un lastrone locale, anticamente copertura di un altro dolmen. Il piccolo lastrone quasi perfettamente circolare presenta un piccolo foro passante sul margine forse la struttura fu usata come canile e il foro fu praticato per assicurarvi una corda; ma non escudo altre interpretazioni.

La invito a masterizzare tutte le preziose informazioni che sta raccogliendo nel suo archivio telematico per evitare che incivili navigatori danneggino con stupidi virus tale materiale. In un epoca in cui l'ignoranza sta distruggendo quanto secoli di storia ci hanno tramandato la meritevole opera di persone come lei che affannosamente e amorevolmente si impegnano nel raccogliere ogni informazione che possa essere importante per gettare luce sul nostro passato e sulle nostre origini ha un valore così grande che stentiamo a rendercene conto!

Appena avrò a disposizione in formato digitale le foto su altri miei ritrovamenti mi impegnerò a recapitargliele con le relative informazioni.

Distinti saluti e ancora grazie per il suo lavoro.

vedi menhir Sombrino

agapi_mu@libero.it

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 6 - da Aldo Micocci

.Complimenti per il sito, lo trovo molto interessante ed istruttivo

Visto che non ci sta la foto del menhir Monte Bianco in Botrugno mi permetto di inviarglieLa, così se di suo gradimento  può inserirla. Questa foto è stata fatta da me per la presentazione del progetto di recupero di detto menhir nell'agosto scorso.              Cordiali Saluti   Aldo Micocci

vedi menhir Montebianco

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 7 - da Luigi Panico del 18.6.03

Questa E-mail per segnalarvi che ormai da tempo risultano scomparsi i menhir di Frigole:

Basciucco1,

Basciucco 2 e

Podere 30 Ente Riforma.

Che nel Data-base non vengono riportati i menhir

Vela ad Otranto (De Giorgi Menhir in T d'O.)

Della Cava a Lecce (Palumbo inventario delle pietrefitte salentine) entrambe distrutte. 

Vardare (Diso)

Quattromacine o Croce caduta (Giuggianello)

Pivataro(Tutino).  

 

Menhir PIVATARO  Tutino (Tricase)

Posto in un quadrivio su di un basamento circolare rivestito in pietra locale, a protezione di eventuali abbattimenti.

Il megalite presenta chiari segni di deterioramento dovuto a fenomeni meteorici e di più abbattimenti successivi;in pietra locale e sulla faccia rivolta a sud presenta profondamente incisa una croce.

Le facce larghe risultano orientate NNW-SSE:

Nessuna menzione risulta essere stata fatta dal De Giorgi nel suo censimento,che pure descrive quello di Santa Eufemia posto a brevissima distanza.

 

Altezza      m   1.23

Larghezza  m.  0.42

Profondità   m. 0.34

orientamento 11°W

Rapporto fra le facce 1:1.23

 

Vale la pena sottolineare che alcuni megaliti riportati nel data-base sono considerati dubbi nella datazione già dai loro scopritori,come nel caso del CUPA2 che il Palumbo stesso dichiara di epoca successiva all'Eneolitico o quantomeno rimaneggiato in maniera notevole (Le pseudo pietrefitte).  

Resto a disposizione per eventuali ragguagli. LUIGI PANICO

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 8 - da Vincenzo Villani del 18.6.03

A proposito dell'oggetto strano rappresentato nel sito ritengo che non si debba necessariamente concludere per una significativa funzione di tutto ciò che si rinviene nelle nostre pietraie.

Spesso alcune realizzazioni, data la facilità di lavorazione della pietra. venivano fatte a caso. I pastori soprattutto usavano così ingannare il tempo. E chiedersi che funzione possa mai avere un oggetto frutto del caso, dell'assecondamento delle proporzioni di una pietra, o della fantasia è decettivo.

Non concordo perciò con l'affermazione che "L'unica conclusione che siamo riusciti a raggiungere è che forse dovrebbe essere un lunario, a causa dei due segni (luna crescente e luna calante) posti in un riquadro di base e del numero dei quadrati piccoli superiori (14 per 2= 28). "

Se vogliamo a tutti i costi ipotizzare una funzione mi ricordo che un grande vecchio del mio paese d'origine (Cannole, ora vivo a Modena) mi aveva parlato dell'uso di pezzi di parallelepipedo di pietra leccese quadrettati ed usati al posto della ... carta poiché ogni tacca incisa corrispondeva ad una transazione (tipo: pagato l'affitto per l'annata agraria).

Del resto le tacche ed i segni sono riconosciuti tutt'ora dal codice civile a documentazione delle transazioni.

Non ho però mai visto un simile oggetto, ma mi è stato raccontato che i contraenti usavano di comune accordo ed a fiducia nasconderlo nella specchia.

Peraltro, per quanto sopra detto, non posso affermare neanche fosse un vero uso diffuso o una consuetudine, perchéè la cosa la ricordo come intermezzo di una controversia (raccontatami dal defunto anziano) dove venendo meno la buona fede e la fiducia comune uno dei due contraenti fece sparire ... il documento che attestava i loro rapporti.

Quindi come parte di un accordo individuale limitato a due persone e non quale uso generalizzato del sistema.

Molti complimenti per il sito.

Visto che sono originario di Cannole e che avete censito il menhir di Santu Lasi vi chiedo se potete interessarvi per una sua salvaguardia: giace per terra e tra non molto sparirà.

Ho minacciato il sindaco di fare una denuncia penale (ma ovviamente solo a scopo provocatorio poiché il sindaco è un caro amico e gli estremi non sussistono).

Ho mandato una mail al soprintendente, ma non mi ha nemmeno risposto.

Ho dichiarato la mia disponibilità a farmi carico di buona parte della spesa o far partire una raccolta di fondi, ma tutto è stato vano.

Cordialmente Vincenzo Villani

9 - da Antonio Martano

su

sono un appassionato di pajari,conoscitore anche dei segreti di costruzione degli stessi,avendo avuto l'onore di lavorare con un maestro: D'Amanzo Giovanni Antonio. Questo nome sconosciuto dai piu',ma gli si riconosce una creativita nel costruire molti paiari, nella nostra zona pare ce ne siano 153,di ottima fattura.

questo maestro nell'arte dei pajari,ha anche lavorato nella zona di Cursi,Badisco facendo tutti i muretti a secco dal 1948 fino al 1965.

per eventuali contatti,utilizzi la e-mail.

saluti

Antonio Martano

le.acquaricadilecce@cia.it