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di discussione e segnalazione. | | Si è voluto creare questo
forum di discussione, aperto a tutti, per sollevare critiche, commenti e
quant'altro venga ritenuto opportuno sull'argomento "pietre" sviluppato in
questa parte del sito. La necessità è venuta fuori
dopo una e-mail ricevuta da Toti Calò (vedasi bibliografia),
e-mail purtroppo persa in uno degli ultimi "attacchi virali", in cui mi
veniva sollevata la critica sull'uso del termine "men-an-tol" per alcuni
monoliti presenti nel catalogo. Quindi questo furum partirà, purtroppo,
dalla risposta alla prima e-mail. Per partecipare basta inviare
un'e-mail.
2 - da
Pino De Nuzzo a Toti Calò
3 - da
Toti Calò
4 - Da Oreste Caroppo
5 - Da Oreste Caroppo
6 - da
Aldo Micocci
7 - da
Luigi Panico
8 - da Vincenzo
Villani
9 - da
Antonio Martano
10 - da Alfredo Logoluso |
su | 2
- a Toti Calò | Per prima
casa La voglio ringraziare per i complimenti sul lavoro che, sinceramente,
giunti da Lei non sono poca cosa. L'uso (o
meglio l'aggiunta) del termine Men An Tol è basato su di una teoria che da
un po' di tempo mi sta circolando in testa, che potrebbe benissimo essere
una assurdità, ma sappiamo entrambi che molto spesso è proprio dalle
assurdità che nascono i flash intuitivi. Ora
consideriamo: a-
l'aspetto cultural-sociale - Il men an tol posto in Cornovaglia sino a
pochi decenni fa veniva usato dalla popolazione quale antidoto per la cura
delle malattie (vedasi notizie su:
http://www.bath.ac.uk/~prsrlp/kernunos/england/menantol.htm -
http://easyweb.easynet.co.uk/~aburnham/eng/menan.htm). Ora
prendiamo il caso della "pietra di S.Vito" posta nell'omonima chiesetta
rurale a Calmiera. Il giorno di pasquetta (consideriamo anche il metodo per
come viene stabilito il giorno di Pasqua dalla chiesa cattolica in funzione
delle lunazioni) la gente, devoti e non, ancora oggi si mette in fila per
attraversare strisciando, la pietra in segno di augurio di buona ventura e
per "curarsi" da eventuali sterilità. C'è da prendere anche in
considerazione del perché la pietra sia dedicata a San Vito, nell'atto del
cristianizzarla, in quanto protettore, fra le altre cose, anche della
fecondità. Infatti la sua "cristianizzazione è avvenuta costruendogli tutta
una chiesa attorno ed applicandoci sopra un affresco, quasi del tutto
scomparso, di S.Vito. b-
l'aspetto geografico - Consideriamo la posizione geografica dei luoghi.
Mentre la Cornovaglia è posta al 50° parallelo, abbiamo che il Salento è
attraversato dal 40°. Bene dalle carte tratte dall'IGM risulta che sul punto
più alto di attraversamento del 40° (171m. sul livello del mare) abbiamo un
menhir (Ruffano - Manfio) che ha un foro posto precisamente lungo l'asse
est-ovest. c-
L'aspetto etimologico - Se noi consideriamo il termine Men an tol non significa
altro che "pietra col buco", quindi perché solo quella di Morvah può essere
chiamata men an tol e non anche le altre pietre simili?. E' su
questi principi che ho basato l'uso del termine, e sarei grato di una sua
opinione in merito. Oltre
questo nella nostra provincia non esiste, non una catalogazione, ma neppure
un censimento esaustivo e completo dei megaliti, come non è mai stata fatta,
come nel caso della Cornovaglia un'analisi sul magnetismo. Tempo fa,
sempre volontariamente, qualcuno lo fece nella zona di Uggiano ed i livelli
sono risultati altissimi, quindi da qui si potrebbero aprire nuove fonti di
ricerca sull'argomento, come potrebbero anche nascere da questo pezzo di
terra la giustificazione sull'esistenza di queste opere. Comunque il lavoro che ha visto su
internet lo consideri solo l'inizio di una ricerca che dovrà avere i canoni
della interscambiabilità e del continuo aggiornamento. Dico questo in quanto
andando a verificare molti dati reperiti sui vari testi mi sono accorto che
molti di questi sono errati. Per esempio il menhir stazione di Zollino
che veniva riportato con la faccia principale posta lungo l'asse N-S è posto
lungo l'asse E-W. Ed oltre questo vi è una difficoltà enorme a localizzarli
che con le sole forze del volontariato portano ad enormizzare non la
semplice verifica dei dati, ma anche il trovarli in quanto son rari quelli
che hanno nei loro pressi un cartello con su scritto la tipologia del
megalite ed il nome, mentre di cartelli di indicazione stradale neppure a
parlarne. Consideri ancora che dall'attuale elenco dovrebbero mancare ancora
almeno una trentina di menhir e chissà quanti dolmen. E' più facile
inciamparci che vederne qualcuno posto
nella sua giusta
dignità! Si figuri che poche settimane fa ne abbiamo trovato uno gettato
alcuni giorni prima in una discarica! La
ringrazio ancora e non esiti ad eventuali consigli, critiche o suggerimenti. Con stima
Pino De Nuzzo |
su | 3
- da Toti Calò |
Carissimo, nel
merito delle sue considerazioni: la sua idea è molto interessante, più che
sul piano della pura teoresi su quello di ciò che io chiamo la "storiografia
metastorica" (o, se preferisce, la metastoriografia), sulla quale ho basato
il mio ultimo lavoro dato alle stampe (GRAAL - viaggio in Puglia tra
invenzione storica e attualità anistorica), attraverso la quale si possono
rintracciare infiniti nessi causali e casuali tra soggetti storici che di
nessi dovrebbero invece essere privi, e che disegnano quasi una sincronicità
storica, per dirla con Jung. L'unico
punto sul quale obietterei, è ancora quello dell'uso dell'etimo bretone,
superati gli intenti del De Giorgi e del Pigorini, i quali (purtroppo) non
hanno trovato riscontro nella contemporaneità di quest'Europa di tecnocrati
monetaristi e non di popoli. Il tema è
comunque complesso, e sarebbe certamente auspicabile poterlo approfondire di
persona. Circa il
magnetismo (ma infinite devono essere qui le cautele), tempo addietro fui
contattato da due docenti universitari in astronomia (università di Bologna
e Palermo) i quali mi prospettavano un'indagine archeo-astronomica sul
territorio pugliese, quella sì, mai realizzata; il tutto è ancora in fase
progettuale e forse per sempre lo rimarrà. A
proposito di Vitigliano, le riporto quanto è scritto nel mio libro: "Vitigliano
- Menhir di Vitigliano: una stele alta più di m. 3, che se pur ubicata in
un¹area già oggetto di approfonditi studi archeologici (qui ha sede il
celebre ³cisternale²), non risulta inserita in nessuna delle pubblicazioni
³storiche² sull¹argomento, nemmeno in quelle più recenti. Dopo il consueto
abbattimendo ad opera di un mezzo in transito, è stata oggetto di restauri e
ricollocata in sede, dietro sollecitazione degli abitanti del luogo, che pur
riferiscono di un altro simile monumento, ubicato lì nei paraggi ed oggi
scomparso. Per raggiungerne il sito, si imbocchi e si percorra Via dello
Spirito Santo, una traversa della strada principale dell¹abitato." (pag. 69
scheda 1). Le
garantisco che non avrà alcuna difficoltà a pervenirvi. A presto.
Toti Calò
http://web.tiscalinet.it/ephoto
|
su |
4 - Da Oreste Caroppo del 24.3.03 |
Sono un ragazzo di Maglie da diversi anni sono interessato al fenomeno del
megalitismo pugliese,e ho scoperto, con gioia, l'esistenza di questo
vostro sito. Già all'età di 15 anni cominciavo le mie ricerche di megaliti
nelle campagne intorno a Maglie. Con grande gioia nell'estate del 1993
ritrovai dopo numerose ricerche, (attratto dalle caratteristiche
morfologiche dei luoghi sulla dorsale rocciosa tra Maglie e Corigliano) i
due dolmen che nel vostro elenco compaiono come dolmen senza nome
nell'agro di Corigliano. Nel 1994 dopo averne informata la Sovrintendenza
di Taranto e aver fatto un sopralluogo con un gruppo di studiosi che
appurarono l'evidente valore del sito,ne fu data comunicazione alla stampa
e con un lungo articolo del "Quotidiano di Lecce" si comunicava per la
prima volta al grande pubblico la scoperta. Il primo testo in cui si
accennò a questa scoperta è la monografia "Maglie" del professore Emilio
Panarese. Qui insieme alle foto del sito vi si indica il mio nome,Oreste
Caroppo (Maglie 22/03/1977) come quello del legittimo scopritore. Ma i
risultati delle mie ricerche nel fruttuoso territorio salentino non si
fermano qui. Sul "Gallo" giornale distribuito gratuitamente nella zona tra
maglie Tricase e Casarano , ho segnalato negli ultimi anni in più
articoli: una struttura dolmenica in agro di Giurdignano e un menhir in
agro di Supersano dalla caratteristica sezione rettangolare e presentante
numerose croci incise sulle sue facce, entrambi non ancora segnalati. Di
questi ed altri ritrovamenti non ancora segnalati mi impegno a darvene
comunicazione e materiale fotografico; nell'interesse della loro tutela il
primo passo e' la conoscenza e il censimento di tutte queste strutture.
P.S.: gradirei che nell'interesse della storia dei Dolmen di Corigliano
colmaste la lacuna relativa al nome dello scopritore:"Oreste Caroppo".Gli
stessi dolmen sono stati battezzati "dolmen Caroppo I "il più grande e
caratteristico per la presenza di più lastroni adiacenti e "dolmen Caroppo
II" il più piccolo a struttura perfettamente trilitica.
Vi segnalo l'interesse di tutta la zona in cui sono ubicati i dolmen, per
la presenza di numerosi lastroni e pietrame di antica cavatura, resto del
tumulo che copriva i dolmen e di altri tumuli/dolmen presenti in quella
che era una vera e propria necropoli megalitica. Interessanti sono anche i
segni dell'antica estrazione in loco di materiale litico e interessante e'
la morfologia del luogo che sorge su un altura nonché la presenza di un
foro rettangolare ipotizzabile base di un antico menhir immediatamente di
fronte al dolmen II.
Il sito merita una più attenta tutela, purtroppo dopo la mia scoperta il
proprietario ha asportato dal sito alcuni degli antichi lastroni lì
presenti e tumuli di pietrame di cui fortunatamente conservo alcune foto,e
ha apportato terreno tufaceo che ha coperto lo strato roccioso
precedentemente affiorante.
distinti saluti e grazie per l'attenzione che spero dedicherete a questa
mia lettera.
vedi dolmen Caroppo
I e II
agapi_mu@libero.it |
su |
5 - Da Oreste Caroppo del
26.3.03 |
La ringrazio per la rapidità con cui ha
aggiornato il suo prezioso archivio telematico con i dati che le ho
fornito sui dolmen in agro di Corigliano.
Le riporto per il
momento, per intero, l'articolo pubblicato l'anno scorso sul "Il Gallo"
relativamente ad un menhir da me individuato in territorio di Supersano.
Oggetto:
segnalazione di “un nuovo menhir a Supersano"
Approfitto dello spazio gentilmente
concessomi da "Il Gallo" per segnalare la scoperta di un nuovo menhir
nell'agro di Supersano.Sono uno studente di ingegneria ,di Maglie,e da
diversi anni mi occupo della ricerca e dello studio dei monumenti
megalitici nel Salento. La scoperta che sto per annunciare risale al
4/12/1993 ma solo oggi nell'interesse della tutela di queste antiche
testimonianze, che rischiano di scomparire prima ancora di essere
conosciute, ho deciso di divulgarne la notizia e l'occasione è stata
un'escursione condotta in zona domenica 4 novembre,con un gruppo di
appassionati, alla scoperta delle antiche neviere salentine. Ma ritorniamo
al menhir : il luogo dove è ubicato è la splendida piana che si domina da
Casale Sombrino,ad alcune centinaia di metri da questo in direzione NE ,
poco distante da un piccolo campo d'aviazione di proprità privata.La
struttura è costituita da un parallelepipedo calcareo. La sezione
rettangolare misura circa cm.37x23. Le superfici del monolite sono coperte
da un vetusto strato di licheni. Sulle pareti maggiori ,orientate SSE-NNW,si
contano numerose croci incise, probabile segno dell'opera di
cristianizzazione attuata dai primi amministratori del culto cristiano in
zona;e proprio a questi si deve forse l'abbattimento della parte superiore
(oggi il menhir è alto circa 1,00m. Il monumento è inclinato a ENE ed è
profondamente conficcato nel terreno. Sulla sommità si osserva una
scanalatura profonda cm.10 circa che corre parallela ai lati minori. Fu
uso diffuso cristianizzare questi simboli pagani anche apponendovi delle
croci sulla parte superiore trasformandoli in "osanne" (questo forse il
motivo della scanalatura).
Dimenticato il suo
originale significato i contadini lo hanno utilizzato per legarvi gli
animali nelle pause durante l'aratura dei campi; un taglio su uno spigolo
per meglio assicurare una ipotetica fune fa supporre questo.
Propongo che il nuovo
menhir sia chiamato con il nome dell'antica palude che sorgeva nella zona
: Menhir Sombrino.
Distinti saluti e
grazie alla redazione de "Il Gallo" ,sempre attento alle segnalazione
delle nuove scoperte che arricchiscono il nostro patrimonio
culturale.
Oreste Caroppo
P.S.: tale menhir
potrebbe avere un più ampio interesse per la studio del significato di
questi monoliti per le evidenti correlazioni spaziali con gli altri menhir
di Supersano, penso al menhir di Coelimanna con il quale forma un
interessante allineamento parallelo alla vicina "serra".
Segnalo anche come
nei pressi del menhir era presente una buca rettangolare di ampie
dimensione e profonda più di un metro e mezzo provvista di una scalinata
che ne permetteva la discesa. Oggi purtroppo è stata riempita di rifiuti e
coperta da terreno. Ma almeno è ancora lì benché coperta e sarà
interessante studiare anche questa struttura quanto si procederà ad una
rilettura dell' intero sito.
Sui dolmen di
Corigliano le invierò la particella catastale in mio possesso e alcune
foto che mostrano il sito prima dei dannosi lavori effettuati dal
proprietario nonché alcuni dati dimensionali e di orientamento cardinale
dei megaliti.
Per il momento mi
limito ad osservare quanto sia originale il Dolmen Caroppo I: consta di
ben 4 lastroni delimitanti altrettante celle,un sorta di dolmen galleria
più propri questi del barese e della Sardegna, ma in cui le celle sono
raggruppate intorno ad un fulcro centrale al fine di riprodurre una pianta
ellittica o vagamente circolare della quale sarà interessante lo studio
dell'orientazione dell'asse maggiore.
Nel sito vi è una pagliara a pochi metri dai
dolmen ,all'ingresso della quale è presente una struttura dalle
caratteristiche dolmenica probabilmente coetanea della pagliara ma che
forse è stata costruita con un lastrone locale, anticamente copertura di
un altro dolmen. Il piccolo lastrone quasi perfettamente circolare
presenta un piccolo foro passante sul margine forse la struttura fu usata
come canile e il foro fu praticato per assicurarvi una corda; ma non
escudo altre interpretazioni.
La invito a
masterizzare tutte le preziose informazioni che sta raccogliendo nel suo
archivio telematico per evitare che incivili navigatori danneggino con
stupidi virus tale materiale. In un epoca in cui l'ignoranza sta
distruggendo quanto secoli di storia ci hanno tramandato la meritevole
opera di persone come lei che affannosamente e amorevolmente si impegnano
nel raccogliere ogni informazione che possa essere importante per gettare
luce sul nostro passato e sulle nostre origini ha un valore così grande
che stentiamo a rendercene conto!
Appena avrò a
disposizione in formato digitale le foto su altri miei ritrovamenti mi
impegnerò a recapitargliele con le relative informazioni.
Distinti saluti e
ancora grazie per il suo lavoro.
vedi menhir Sombrino
agapi_mu@libero.it |
su |
6
- da Aldo Micocci |
.Complimenti per il sito, lo trovo molto interessante ed istruttivo
Visto che non ci sta la foto del menhir Monte Bianco in Botrugno mi
permetto di inviarglieLa, così se di suo gradimento può inserirla. Questa
foto è stata fatta da me per la presentazione del progetto di recupero di
detto menhir nell'agosto scorso.
Cordiali Saluti Aldo Micocci
vedi menhir
Montebianco |
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7
- da Luigi Panico del 18.6.03 |
Questa E-mail per segnalarvi che ormai da tempo
risultano scomparsi i menhir di Frigole:
Basciucco1,
Basciucco 2 e
Podere 30 Ente Riforma.
Che nel Data-base non vengono riportati i menhir
Vela ad Otranto (De Giorgi Menhir in T d'O.)
Della Cava a Lecce (Palumbo inventario delle pietrefitte salentine)
entrambe distrutte.
Vardare (Diso)
Quattromacine o Croce caduta (Giuggianello)
Pivataro(Tutino).
Menhir PIVATARO Tutino (Tricase)
Posto in un quadrivio su di un basamento
circolare rivestito in pietra locale, a protezione di eventuali
abbattimenti.
Il megalite presenta chiari segni di
deterioramento dovuto a fenomeni meteorici e di più abbattimenti
successivi;in pietra locale e sulla faccia rivolta a sud presenta
profondamente incisa una croce.
Le facce larghe risultano orientate NNW-SSE:
Nessuna menzione risulta essere stata fatta dal
De Giorgi nel suo censimento,che pure descrive quello di Santa Eufemia
posto a brevissima distanza.
Altezza m
1.23
Larghezza m. 0.42
Profondità m. 0.34
orientamento 11°W
Rapporto fra le facce 1:1.23
|
Vale la pena sottolineare che alcuni megaliti
riportati nel data-base sono considerati dubbi nella datazione già dai
loro scopritori,come nel caso del CUPA2 che il Palumbo stesso
dichiara di epoca successiva all'Eneolitico o quantomeno
rimaneggiato in maniera notevole (Le pseudo pietrefitte).
Resto a disposizione per eventuali ragguagli. LUIGI
PANICO
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8 - da Vincenzo Villani del 18.6.03 |
A proposito
dell'oggetto strano rappresentato nel sito ritengo che non si debba necessariamente
concludere per una significativa funzione di tutto ciò che si rinviene
nelle nostre pietraie.
Spesso alcune realizzazioni, data la
facilità di lavorazione della pietra. venivano fatte a caso. I pastori
soprattutto usavano così ingannare il tempo. E chiedersi che funzione
possa mai avere un oggetto frutto del caso, dell'assecondamento delle
proporzioni di una pietra, o della fantasia è decettivo.
Non concordo perciò con
l'affermazione che "L'unica conclusione che siamo riusciti a raggiungere è che forse
dovrebbe essere un lunario, a causa dei due segni (luna crescente e luna
calante) posti in un riquadro di base e del numero dei quadrati piccoli
superiori (14 per 2= 28). "
Se vogliamo a tutti i costi
ipotizzare una funzione mi ricordo che un grande vecchio del mio paese
d'origine (Cannole, ora vivo a Modena) mi aveva parlato dell'uso di pezzi
di parallelepipedo di pietra leccese quadrettati ed usati al posto della
... carta poiché ogni tacca incisa corrispondeva ad una transazione
(tipo: pagato l'affitto per l'annata agraria).
Del resto le tacche ed i segni sono
riconosciuti tutt'ora dal codice civile a documentazione delle
transazioni.
Non ho però mai visto un simile
oggetto, ma mi è stato raccontato che i contraenti usavano di comune
accordo ed a fiducia nasconderlo nella specchia.
Peraltro, per quanto sopra detto, non
posso affermare neanche fosse un vero uso diffuso o una consuetudine,
perchéè la cosa la ricordo come intermezzo di una controversia
(raccontatami dal defunto anziano) dove venendo meno la buona fede e la
fiducia comune uno dei due contraenti fece sparire ... il documento che
attestava i loro rapporti.
Quindi come parte di un accordo
individuale limitato a due persone e non quale uso generalizzato del
sistema.
Molti complimenti per il sito.
Visto che sono originario di Cannole
e che avete censito il menhir di Santu Lasi vi chiedo se potete
interessarvi per una sua salvaguardia: giace per terra e tra non molto
sparirà.
Ho minacciato il sindaco di fare una
denuncia penale (ma ovviamente solo a scopo provocatorio poiché il
sindaco è un caro amico e gli estremi non sussistono).
Ho mandato una mail al
soprintendente, ma non mi ha nemmeno risposto.
Ho dichiarato la mia disponibilità a
farmi carico di buona parte della spesa o far partire una raccolta di
fondi, ma tutto è stato vano.
Cordialmente Vincenzo Villani |
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9 - da Antonio Martano |
su |
sono un appassionato di pajari,conoscitore
anche dei segreti di costruzione degli stessi,avendo avuto l'onore
di lavorare con un maestro: D'Amanzo Giovanni Antonio. Questo nome
sconosciuto dai piu',ma gli si riconosce una creativita nel
costruire molti paiari, nella nostra zona pare ce ne siano 153,di
ottima fattura.
questo maestro nell'arte dei pajari,ha
anche lavorato nella zona di Cursi,Badisco facendo tutti i muretti a
secco dal 1948 fino al 1965.
per eventuali contatti,utilizzi la
e-mail.
saluti
Antonio Martano
le.acquaricadilecce@cia.it
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