|
Quintino Toma Nasce a Casarano il 25 aprile 1906. Terzo di sei figli rimane orfano del padre a 13 anni, quando frequenta i primi anni del ginnasio presso il seminario diocesano di Nardò. In seguito attratto dall'insegnamento pedagogico di don Bosco, si trasferisce a Catania per il completamento degli studi liceali presso il locale seminario salesiano ed è a Catania che inizia a frequentare lo studio artistico di un pittore, apprendendone le prime arti. Nel 1929, trasferendosi a Napoli, decide di abbandonare completamente i Salesiani, per dedicarsi completamente alla pittura. Qui frequenta il Liceo artistico e l'Accademia di Belle Arti diventando discepolo di pittori famosi quali Vincenzo Ciardo e Uva. Contemporaneamente lavora in una ditta di ceramiche quale decoratore. Nonostante producesse opere di valore, gli viene negato il permesso di esporle in quanto non aderente al regime del tempo. Nel 1935, per amore dell'arte, cede alle pressioni e decide di aderire al fascismo. Nel 1936 espone alla mostra sindacale di Napoli ed alla Triennale di Venezia. L'anno successivo viene chiamato dagli organizzatori della quadriennale di Venezia che richiedono un suo dipinto che rappresentasse la bellezza della razza italiana. Il quadro, raffigurante un vecchio di Casarano con in braccio un bambino biondo, fu completato, ma non fu mai inviato a Venezia. L'unico dipinto pubblico, presente a Casarano, commissionatogli dal francescano Padre Dionisio e raffigurante delle rose da posizionare sull'altare di S. Francesco, fu distrutto durante gli ultimi lavori di ristrutturazione del Convento. Muore a Casarano il 3 aprile 1940, a 34 anni, stroncato da polmonite. |
|