| | GRANELLO DI SABBIA
(n°80) Bollettino
elettronico settimanale di ATTAC -
Venerdì, 20-12-2002 |
Vi preghiamo di
diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Numero di abbonati
attuali: 5 183 ATTENZIONE: tutti i Granelli di
Sabbia sono a disposizione sul sito in versione .pdf e .rtf al seguente
indirizzo:
http://www.attac.org/italia/granello/indice.htm |
Indice
degli argomenti: |
1 -
Il II° Forum Sociale
PANAMAZÔNICO 2003 di Bélem di Giorgio Riolo (Associazione culturale
Punto Rosso, Forum Mondiale delle Alternative e Cn ATTAC Italia)
In Brasile, e ancor più a Belem do Parà, nell'Amazzonia,
il primo pensiero, la prima sensazione, la prima umile verità per noi
occidentali è la straordinaria "presenza" di corpi, di vivente e pulsante
carne, di pelli
scure, colorate, della
straordinaria presenza di abbondante materiale umano, di donne, uomini,
giovani, bambini.
2 -
Forum Sociale Mondiale 2003
di Miguel Ángel Ferrari
Fra qualche giorno le
strade di Porto Alegre, in Brasile, saranno nuovamente invase dai
partecipanti al Forum Sociale Mondiale (.) Traduzione a cura di Agnese
3 -
ATTAC Francia e il terzo FSM di
Porto Alegre nel contesto internazionale Dichiarazione di ATTAC
France dell'11 gennaio 2003 Il terzo Forum Sociale Mondiale (FSM) si
riunisce a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003 in un contesto segnato
contemporaneamente dall'aggressività bellicosa del governo degli Stati
Uniti, seguito da molti dei suoi omologhi e dalla crescita ed allargamento
di un movimento di rigetto della mondializzazione liberista che si esprime
un po' dappertutto con manifestazioni e raduni sempre più grandi, e, nel
caso dell'America Latina, con le recenti vittorie elettorali della sinistra
in Brasile e in Ecuador. Questa situazione rende il compito dei movimenti
sociali e militanti, fra cui ATTAC France, più difficile di quanto non fosse
nelle prime due sessioni del FSM: si tratterà di preparare le iniziative di
massa necessarie di fronte alla guerra e alle politiche neoliberiste e
contemporaneamente di discutere dei quadri delle alleanze indispensabili
sia per far riuscire queste mobilitazioni, sia per elaborare le alternative
a queste politiche. Traduzione a cura di Paola Albergamo
4 -
La "società civile" e il "potere
politico" di Denis Horman, Gresea (Gruppo di ricerca di strategie
economiche alternative), Bruxelles.
Quali dialoghi, quali relazioni fra società civile e
potere politico? Quali convergenze, quali complementarietà fra i movimenti
sociali e politici di "alternativa alla globalizzazione"? Quale rapporto fra
democrazia rappresentativa e democrazia diretta? Queste sono le domande
inevitabili che oggi possono essere esaminate alla luce del Forum sociale
mondiale di Porto Alegre, in Brasile.
___________________________________________________________
ATTENZIONE:
www.attac.info/poa2003 il Forum Sociale Mondiale on-line
Il terzo social forum
mondiale comincerà il 23 gennaio a Porto Alegre. Il MediATTAC seguirà
l'evento on-line con articoli, reportages, documenti, foto, audio e video.
Il tutto in sette lingue (italiano, spagnolo, portoghese, francese, inglese,
finlandese e giapponese)
Collegatevi al sito e
scegliete la lingua, il sito è già attivo!
Dal 23 al 28 gennaio,
gli/le abbonati al Granello di Sabbia riceveranno una sintesi giornaliera di
quanto pubblicato su
www.atta.info/poa2003
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1 -
Il II° Forum
Sociale PANAMAZÔNICO 2003 di Bélem
di Giorgio Riolo
(Associazione culturale Punto Rosso, Forum Mondiale delle Alternative e Cn
ATTAC Italia) |
|
José Saramago, e la
citazione è pertinente in quanto lusitano e come uno dei punti di
riferimento del movimento contadino brasiliano, da par suo, nella Terra
chiamata Alentejo, apriva con la sorprendente e umile verità che il
paesaggio, la terra, è la cosa più abbondante nel mondo. In Brasile, e ancor
più a Belem do Parà, nell'Amazzonia, il primo pensiero, la prima sensazione,
la prima umile verità per noi occidentali è la straordinaria "presenza" di
corpi, di vivente e pulsante carne, di pelli scure, colorate, della
straordinaria presenza di abbondante materiale umano, di donne, uomini,
giovani, bambini. I figli, gli esseri umani come ricchezza, come la
ricchezza. Belem: "citade criança", la città dei bambini, per i bambini, per
la dignità dell'umano alla sua fonte e scaturigine. La sovrabbondante
presenza dell'elemento "popolare" di indios, neri, meticci, di contadini, di
lavoratori. Vocianti, allegri, passionali nelle assemblee, i neri e meticci
dei Sem Terra-Via Campesina, silenziosi e seri gli indios.
Il Forum Panamazonico
è nato come Forum tematico-regionale del Forum Sociale Mondiale. Fortemente
voluto da Edmilson Rodrigues, sindaco di Belem e dai suoi giovani
collaboratori, in un lavoro duro e paziente di convergenza, di tessitura di
rapporti e di legami, delle numerosissime comunità indie dell'area (indie
sì, ma che spesso non si conoscono affatto), dei vari paesi afferenti a
questo cuore pulsante mondiale, Brasile, Venezuela, Colombia, Bolivia,
Ecuador, Perù, Suriname, Guyana ecc. Solo in un'unica occasione storica si
compì il miracolo dell'unione tra neri, indios, contadini, sparuti gruppi di
lavoratori, a Belem nel lontano 1835, nella vittoriosa "rivoluzione cabana",
poi repressa nel sangue. Il lavoro necessario per attirare l'attenzione
mondiale dei movimenti su un'area cruciale, strategicamente fondamentale per
il controllo delle risorse decisive (acqua, patrimonio genetico del vivente
ecc.) e per agire su Brasile, Venezuela, Colombia, Ecuador ecc., verso la
quale gli Stati Uniti e i potenti del mondo
hanno già rivolto
l'attenzione che hanno in programma di affrontare con più determinazione non
appena gli affari in Asia Centrale, Iraq ecc. non saranno "regolati".
La prima edizione del
2002 scontava l'essere l'inizio, ridotta nella partecipazione, nei seminari
e nelle attività, epperò, per il solo fatto di svolgersi, di grande impatto
simbolico. Questa seconda edizione 2003 si presenta già nelle dimensioni e
nella strutturazione come un Forum maturo, punto di riferimento ineludibile
del processo mondiale della costruzione delle alternative. 10.000 delegati
circa, vasta partecipazione mondiale, con presenza di tutti i continenti. La
marcia di apertura del Forum, contro l'Alca, si è svolta il 16 gennaio. I
lavori veri e propri delle aree tematiche, con i tanti seminari e dibattiti
e i tanti laboratori, hanno visto la partecipazione di Samir Amin, Riccardo
Petrella, Istvan Meszaros, François Houtart, Bernard Cassen ecc., degli
esponenti dei movimenti sociali come Joao Pedro Stedile, ma tante e tanti
esponenti di comunità, partiti, gruppi, associazioni dell'intera area e del
mondo. Da un di questi seminari è scaturita la proposta per un
appello-proclama all'umanità che, nel dichiarare l'acqua bene per tutti ,
contemporaneamente lanci il monito di "dichiarare illegale la povertà"
(vedi documento successivo).
Parallelamente al
Forum si è svolto negli stessi giorni il Congresso Generale della Città di
Belem, avente come tema la partecipazione popolare e il controllo sociale.
Un evento di straordinaria partecipazione, già visibile nella cerimonia di
apertura. Una esemplificazione della profonda verità della blochiana nozione
di "non-contemporaneità". Modalità europee della politica assieme alla
cultura popolare, fatta di canti, simboli, religiosità profonda e popolare,
cultura orale ecc. La gioia dello stare assieme di entità non contemporanee,
operai, contadini, indi, intellettuali, dirigenti politici ecc. Anche per
noi occidentali.
Al di là delle (poche)
e scarne cronache apparse sulla stampa italiana, è qui proprio il caso di
esporre il ruolo svolto dall'Associazione Culturale Punto Rosso-Forum
Mondiale delle Alternative, in questo Forum rappresentato da Josè Luiz Del
Roio, da Emilio Molinari, da Mario Agostinelli, oltre che dal presidente che
scrive. Siamo considerati dal Forum Panamazonico, dal governo della città,
interlocutori privilegiati. Già l'anno scorso abbiamo contribuito ai
seminari e, con la Cgil e le varie amministrazioni, sindaci, consiglieri dei
comuni italiani, soprattutto toscani, gemellati, siamo stati l'unico
organismo del movimento italiano presente. Quest'anno, oltre alle relazioni
svolte da Del Roio, Riolo, Molinari, Agostinelli nei vari seminari, nella
serata di venerdì 17 gennaio si è svolto un incontro voluto dal sindaco
Edmilson Rodrigues e i responsabili dell'amministrazione per ufficializzare
la nascita a Belem del primo Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative
fuori dell'Italia, in particolare come sede di una Libera Università
Popolare, nella rete della costituenda Rete Globale delle Università del
movimento, di cui riferiremo nel resoconto del prossimo FSM di Porto Alegre
2003. Uno scambio di esperienze e di relatori. Non solo dal nostro versante,
con i tanti corsi sulla globalizzazione, sulle alternative, sulla storia, la
filosofia, la politica ecc. ma anche come possibilità di organizzare
attività e corsi a Belem e in vari luoghi dell'Amazzonia ai quali far
convergere persone e quadri del movimento per formarsi, per apprendere sulla
questione indigena, sull'acqua, sulla biodiversità, sul multiculturalismo
ecc. A questo progetto aderisce da subito il Gta, Grupo de Trabalho
Amazonico, un organismo che raggruppa ben 570 comunità grandi e piccole
indigene dell'Amazzonia brasiliana. Una base popolare considerevole, che fa
impallidire le dimensioni italiane ed europee del Punto Rosso-Fma, come ha
sottolineato Samir Amin.
In conclusione,
un'importante tappa del nostro cammino. Con il doveroso richiamo all'umile
atteggiamento dell'apprendere, dell'ascoltare più che dell'impartire
lezioni, parlare.
Alcune considerazioni
finali. E' sempre più evidente la necessità di strutturare, di precisare le
proposte e le mobilitazioni delle alternative. Occorre procedere e andare
oltre. Fare proposte operative. Tuttavia è un processo, e il solo fatto di
iniziare a porre correttamente i compiti e i problemi è già la metà del
lavoro, del cammino. Come abbiamo più volte sottolineato, i tempi dei
potenti non coincidono con i tempi degli oppressi, delle alternative. Qui
sta la sfida ineludibile.
In ultimo, il Brasile
di Lula può costituire il centro dell'Asse del Bene, il retroterra di un
mondo che finalmente possa riconoscersi come casa dell'umano e della
felicità per tutti. Ma le sfide per uno stato-nazione così grande, così
ambizioso nel contrapporsi agli Usa e alle grandi agenzie mondiali del
neoliberismo, sono enormi. Il Cile di Allende operava in un contesto storico
affatto diverso. Qui l'esercito è antiamericano, profondamente
antimperialista in quanto nazionalista. Cosa farà il vero Asse del Male, lo
stato-canaglia per eccellenza?
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2 -
Forum Sociale Mondiale
2003
di Miguel Ángel
Ferrari |
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Fra qualche giorno le
strade di Porto Alegre, in Brasile, saranno nuovamente invase dai
partecipanti al Forum Sociale Mondiale. Si ricorda molto brevemente che
questo incontro internazionale nacque come risposta al Forum Economico
Mondiale di Davos, in Svizzera, che da più di trenta anni riunisce -
ugualmente in gennaio - i più importanti rappresentati del neoliberismo su
scala mondiale: presidenti e capi di Governo di numerosi paesi, eminenti
funzionari degli organismi finanziari internazionali, impresari delle
multinazionali più in vista, intellettuali, professori e opinionisti, solo
per citare i più rilevanti. In opposizione a questo vertice annuale, che
riunisce i maggiori responsabili dello stato disastroso in cui si trovano la
maggior parte dei paesi del mondo, un gruppo di organizzazioni sociali
brasiliane convocò - nel 2001 - il primo Forum Sociale Mondiale a Porto
Alegre, capitale dello stato del Rio Grande do sul nel Sud del Brasile. La
prima edizione riunì più di 20 mila persone, fra delegati, osservatori,
personale organizzativo, traduttori e giornalisti. La seconda nel 2002
triplicò il numero dei partecipanti, che provenivano da quasi tutti i paesi
del mondo. E la terza edizione, che avrà ugualmente luogo nella capitale "gaucha",
aspira a diventare un evento di una grandezza tale vista poche volte prima a
livello mondiale. Gli organizzatori sono già in possesso delle prime cifre
provvisorie, che indicano l'immensa capacità di richiamo di questo
avvenimento politico-sociale, chiamato a invertire l'ondata di "pensiero
unico" che ha infettato il pianeta durante questi ultimi venti anni. Si
stima che parteciperanno - solamente in qualità di delegati - circa 100.000
delegati, rappresentando 4962 organizzazioni, provenienti da 121 paesi dei
cinque continenti, i quali prenderanno parte alle centinaia di conferenze,
gruppi di discussione, seminari, laboratori, concerti e tutte le attività
che si possono immaginare. A proposito dei gruppi, è prevista l'analisi e la
discussione di cinque aree tematiche, la cui ampiezza, potremmo azzardarci a
dire, abbraccia – per profondità ed estensione - la quasi totalità delle
problematiche dei popoli del mondo.
La prima area tematica
tratterà dello sviluppo democratico e sostenibile. Si analizzeranno le
questioni inerenti ad una nuova economia; la Carta della Organizzazione
Mondiale del Commercio; i debiti esteri e la sovranità dei paesi debitori;
la proprietà, il controllo e la gestione della biodiversità, dell'acqua e
dell'energia; il pieno impiego e la regolamentazione del lavoro; l'economia
solidale e tanti altri temi.
La seconda area
chiamata "Principi e valori, diritti umani, diversità e uguaglianza",
affronterà la lotta per l'uguaglianza fra l'uomo e la donna; la
discriminazione e l'intolleranza; l'effettiva attuazione di tutti i diritti
umani; il problema degli emigranti e dei rifugiati; il diritto all' acqua,
agli alimenti e alla terra; il pieno accesso all'educazione, la salute e la
sicurezza sociale.
La terza area si
concentra sui mezzi di comunicazione di massa, la cultura e la "controegemonia",
cioè la coscienza della necessità di affrontare il potere omnicomprensivo
dell'impero in materia di dominazione culturale. Tra gli aspetti più
salienti, si possono segnalare: globalizzazione, informazione e
comunicazione; la democratizzazione dei media; la cultura come pratica
politica e le garanzie per una diversità linguistica e culturale.
Nella quarta area, il
Forum Sociale Mondiale si propone di analizzare il potere politico, la
società civile e la democrazia. Perciò si progetta di "democratizzare la
democrazia" a partire dalla costruzione di nuovi paradigmi; le nuove
dimensioni dello Stato democratico, la protesta dei cittadini contro
l'ordine prestabilito; strategie per un controllo da parte dei cittadini;
altri temi.
La quinta area ha a
che fare con la situazione internazionale. Ha come titolo: "Ordine mondiale
democratico, contro la militarizzazione e per la promozione della pace". I
temi più importanti che verranno trattati sono:
potere, guerra e
unilateralità;
resistenza alla
militarizzazione;
ordine mondiale: la
sovranità e la Carta dei governi e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;
strategie democratiche
per risolvere i conflitti internazionali e la cooperazione democratica:
integrazione, multilateralità e pace.
Occorre segnalare che
nei giorni precedenti e/o in simultanea con il III Forum Sociale Mondiale,
si realizzeranno numerose attività. Fra le più significative possiamo
segnalare il III Forum delle Autorità Locali, che riunirà sindaci,
consiglieri comunali e altre autorità municipali del mondo. Il terzo Forum
Parlamentare Mondiale, che ha come obiettivo la costituzione di una rete
internazionale di parlamentari impegnati a congiungere le loro azioni
legislative con la mobilitazione della società civile e dei movimenti
sociali. Il Forum Mondiale della Educazione, che si propone di riunire gli
educatori del mondo in un dibattito ampio, plurale e democratico. Il II
Forum Mondiale dei Giudici, dove il tema principale sarà "il Potere
Giudiziale e l'universalizzazione dei Diritti." Il II Forum Sindacale
Mondiale del lavoro, che farà affidamento sulla partecipazione della
Confederazione Internazionale delle Organizzazioni Sociali Libere, la
Confederazione Mondiale del Lavoro e la Confederazione Europea dei
Sindacati.
Un evento molto
speciale sarà costituito dal Forum Mondiale Corale. Si tratta di più di 500
cantanti provenienti da tutte le parti del pianeta, professionisti o
dilettanti, il cui impegno supera l'ambito della musica corale, la loro
volontà è cantare e parlare della Pace nel Mondo, tema di questa terza
edizione del Forum Sociale Mondiale.
E, alla fine, un
classico: il Forum Sociale dei bambini. Uno spazio educativo alternativo per
dare visibilità alle azioni e alle pratiche che hanno come scenario le
scuole e le comunità. L'obiettivo del Forumzinho (il piccolo Forum) è
favorire l'incontro di bambini di differenti parti del mondo, affinché
insieme possano convivere, apprendere e insegnare. Oltre a tutto questo si
aggiunge il fatto molto importante che questa terza edizione del Forum
inizierà a soli 23 giorni dall'elezione de Luiz Inázio "Lula" da Silva alla
presidenza della Repubblica Federale del Brasile. Un'esperienza inedita, in
cui il 61% dei cittadini ha eletto un operaio, militante sindacale e
fondatore del Partito dei Lavoratori (Pt), per occupare la carica più
importante nel paese più grande dell'America Latina.
In sintesi, il Forum
Sociale Mondiale sarà - un volta ancora di più - l'espressione
dell'intelligenza, tenacia, audacia e volontà di unità nella diversità, di
fronte ad un potere deciso a distribuire piombo e bugie ai popoli del mondo.
Un altro mondo è
assolutamente necessario affinché gli esseri umani possano vivere con
dignità e non nell'ambito di questo sistema economico di povertà che - come
dice l'economista Jorge Beinstein - è basato sullo sfruttamento,
sull'esclusione, sulla disinformazione e sulla repressione dei popoli che
lottano per liberarsene. Questo "altro mondo possibile" diventerà tale -
come dice la canzone del Forum - solamente se le persone lo vorranno.
Traduzione a cura di
Agnese.
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ATTAC Francia e il terzo FSM di Porto Alegre nel contesto internazionale
Dichiarazione di ATTAC France dell'11 gennaio 2003 |
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Il terzo Forum Sociale
Mondiale (FSM) si riunisce a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003 in un
contesto segnato contemporaneamente dall'aggressività bellicosa del governo
degli Stati Uniti, seguito da molti dei suoi omologhi e dalla crescita ed
allargamento di un movimento di rigetto della mondializzazione liberista che
si esprime un po' dappertutto con manifestazioni e raduni sempre più grandi,
e, nel caso dell'America Latina, con le recenti vittorie elettorali della
sinistra in Brasile e in Ecuador. Questa situazione rende il compito dei
movimenti sociali e militanti, fra cui ATTAC France, più difficile di quanto
non fosse nelle prime due sessioni del FSM: si tratterà di preparare le
iniziative di massa necessarie di fronte alla guerra e alle politiche
neoliberiste e contemporaneamente di discutere dei quadri delle alleanze
indispensabili sia per far riuscire queste mobilitazioni, sia per elaborare
le alternative a queste politiche.
1. - Prima
preoccupazione: la guerra annunciata
A poche settimane da
un'aggressione contro l'Iraq programmata dagli Stati Uniti e da una parte
dei loro alleati, lo sviluppo delle mobilitazioni contro la guerra è molto
importante: quasi mezzo milione di manifestanti si sono ritrovati a Londra a
settembre, più di 100.000 a Washington in ottobre e circa un milione a
Firenze in novembre. Anche se le minacce di invasione dell'Iraq sono ogni
giorno più forti, è ancora possibile impedire lo scoppio delle ostilità. La
pressione delle mobilitazioni e l'ostilità dell'opinione pubblica in
numerosi paesi (in particolare in Francia) hanno già avuto come primo
risultato di costringere alcuni governi a prendere una certa distanza dalla
logica americana. Negli Stati Uniti, si disegna una maggioranza per
rifiutare un intervento militare unilaterale contro l'Iraq. Per ATTAC France,
questa minaccia non è un argomento estraneo alle sue preoccupazioni ed assi
di intervento. Al momento attuale, il militarismo e la guerra permanente
sono diventati componenti essenziali di una mondializzazione liberista che
gli Stati Uniti, anche a costo di violare allegramente alcuni dogmi,
intendono riconfigurare a proprio esclusivo beneficio: inoltre, il
bellicismo della squadra di Bush rimanda sia al controllo dei giacimenti
strategici di idrocarburi, sia alla volontà di riaffermare l'egemonia di
Washington nella gestione degli affari mondiali, in particolare con
l'allargamento della NATO in Europa e l'attuazione di una Zona di libero
scambio delle Americhe (ZLEA, ALCA in spagnolo e portoghese). ATTAC France
si iscriverà quindi nei coordinamenti internazionali che, durante il FSM,
prepareranno le mobilitazioni necessarie. Pur partecipando a queste
strutture unitarie, ATTAC France continuerà a difendere le posizioni che le
sono proprie: il rifiuto incondizionato della guerra in Iraq non significa
affatto un assegno in bianco dato al regime dittatoriale di Saddam Hussein
che ha massacrato i Curdi ed i suoi oppositori; il sostegno ai Palestinesi
che lottano contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania e della
striscia di Gaza va di pari passo con l'affermazione dei diritti dei due
popoli a vivere in Stati sovrani dotati di frontiere sicure e riconosciute.
2. - Contro
l'Impero, la lotta per le alternative
L'amministrazione Bush
difende gli interessi delle società e lobbies statunitensi in modo più
diretto e brutale della squadra precedente. Le misure protezioniste
sull'acciaio, il dumping agricolo e, nel quadro del WTO, il rifiuto di un
accordo che dia ai paesi del Sud la possibilità di produrre o acquistare una
larga gamma di medicinali generici, ne sono qualcuno degli esempi più
recenti. Questa volontà di dominio senza spartizione - il termine di
imperialismo è apertamente utilizzato dalla nuova destra americana al potere
- rende ancora più fragili le istituzioni internazionali, a cui viene
intimato di sottomettersi ai diktat americani. Ciò moltiplica le fonti di
tensione con gli altri paesi dominanti e favorisce l'espressione di
disaccordi in seno agli stessi sostenitori del sistema, come mostrano le
prese di posizione di Joseph Stiglitz, ex capo economista e vice presidente
della Banca mondiale. Se non sarà più facile oggi rispetto a ieri guadagnare
consensi su una base rivendicativa, potrebbe, in compenso, essere più
agevole bloccare alcune decisioni nefaste, perché il rapporto tra le forze
militanti si combina con le contraddizioni e le divergenze fra gli Stati. La
definizione delle alternative è stato il tratto distintivo di Porto Alegre
2. Nel prossimo gennaio, il terzo FSM dovrà dare la priorità all'attuazione
di strategie comuni per farle concludere positivamente. A questo riguardo,
la presenza, nei Forum sociali mondiali o regionali, di componenti diverse
del movimento sindacale e di un numero crescente di associazioni e ONG di
settori molto diversi conferisce una responsabilità collettiva ancora più
grande ad ATTAC e all'insieme di questi movimenti. Per questi si tratta in
particolare di contribuire alla costruzione di piattaforme e coalizioni
regionali di resistenza alle politiche liberiste di sacrificio dei diritti
sociali e di alternative da opporre loro. Nel 2003, uno dei cantieri
internazionali prioritari sarà la lotta contro l'Accordo generale sul
commercio dei servizi (AGCS - GATS) del WTO. Alla fine di marzo, i governi
devono depositare ufficialmente le proprie offerte di liberalizzazione, in
prospettiva della conferenza ministeriale di Cancan (Messico) di settembre.
I settori della cultura, dell'educazione, della sanità dei servizi sociali,
dell'acqua, fra gli altri, saranno direttamente promessi alla
commercializzazione da parte del WTO. La posizione di ATTAC e quella delle
coalizioni di cui l'associazione fa parte è: né richieste, né offerte di
liberalizzazione.
3. - Nuova
distribuzione in America Latina
Il fatto che il FSM si
tenga per la terza volta consecutiva in Brasile permette di dare abbastanza
visibilità internazionale ai cambiamenti intervenuti in America latina. La
caratteristica dominante è il fallimento di un modello liberista che ha
comportato la vittoria di una sinistra legata ai movimenti sociali alle
elezioni presidenziali brasiliane (con Lula) ed in Ecuador (con Lucio
Gutierrez), dopo il successo sorprendente della sinistra radicale in Bolivia
(Evo Morales). In questo contesto, la possibilità dell'arrivo al potere di
una coalizione di sinistra in Uruguay non è affatto da escludere. In
Venezuela, Hugo Chavez, che incarna la legalità democratica, è riuscito
finora a sormontare gli assalti golpisti di una coalizione eterogenea, di
cui sono punte di lancia l'organizzazione padronale Fedecamaras ed i grandi
media legati agli interessi transnazionali. Con in primo piano la volontà
americana di controllare il petrolio venezuelano e di incalzare l'OPEC. In
Argentina, per lungo tempo migliore allievo del FMI, l'affossamento in una
crisi che sconquassa la società non ha tuttavia ancora eliminato le
prospettive di un'alternativa progressista.
Coloro che non
accettano l'espressione della volontà popolare, che siano i mercati
finanziari (che, come scrive The Economist, votano tutti i giorni e non ogni
4 o 5 anni) o le potenze dominanti, in primo luogo gli Stati Uniti, faranno
tutto ciò che possono per bloccare delle evoluzioni suscettibili di
rimettere in questione i loro interessi. Tuttavia esiste l'opportunità di
cambiamenti sociali reali nei diversi paesi, nell'attaccare concretamente la
povertà, la fame e le diseguaglianze. A livello continentale, il progetto di
ricolonizzazione imperiale costituito dall'ALCA incontrerà una resistenza
maggiore.
ATTAC France deve
rafforzare il suo appoggio all'insieme dei movimenti sociali del
subcontinente, ed in primo luogo agli ATTAC dell'America Latina, in un
contesto più generale di consolidamento de suoi legami con gli ATTAC del
mondo. Questo sarà l'obiettivo della riunione degli ATTAC di tutti i paesi
prevista a Porto Alegre il 25 gennaio nel quadro del FSM. Vi sarà discusso
il progetto di dichiarazione del "G mondo" che dovrà essere reso pubblico
alla vigilia del G8.
4. - Necessità di
"un'altra Europa" per un "altro mondo"
L'anno 2003 dovrà
favorire il radicamento dei movimenti di resistenza alla mondializzazione
liberista ai livelli locali, nazionali e continentali, e l'espressione dei
rapporti di forza nei grandi incontri internazionali. I forum sociali
continentali e, da parte nostra, il forum sociale europeo di Parigi e
Saint-Denis del novembre 2003, saranno momenti privilegiati per mettere in
comune queste esperienze e per l'elaborazione di alternative e
rivendicazioni comuni a livello continentale. A questo riguardo, i movimenti
sociali europei hanno una responsabilità particolare. Un' "altra Europa"
potrà permettere di modificare i rapporti di forza mondiali e contribuire
all'attuazione di solidarietà internazionali, mentre l'attuale costruzione
europea è totalmente incapace di offrire un'alternativa progressista alla
politica imperiale. Fare emergere un'Europa dei diritti umani, politici e
sociali che contestino radicalmente le relazioni neocoloniali in vigore con
il Sud e l'Est, significa anche portare un appoggio decisivo alle resistenze
crescenti. Dovremo cercare di offrire, nel prossimo FSE, un posto più
importante ai movimenti sociali dell'Africa, a causa dei legami storici di
questo continente con l'Europa.
5. - La
preparazione comune dei grandi appuntamenti del 2003
I grandi appuntamenti
internazionali del 2003 sono determinati dal calendario istituzionale e
dall'attualità, ma anche per espressione di solidarietà con chi si trova in
prima linea contro il neoliberismo, ed in particolare i latino americani. In
questa prospettiva, per ATTAC France, la mobilitazione contro il G8 di Evian
(1-3 giugno) 2003 è una priorità, in particolare per l'esigenza di nuovi
rapporti Nord-Sud. A questo scopo, proponiamo agli ATTAC dei diversi paesi
di esprimerci e di agire in comune. La cancellazione del debito dei paesi
del Sud sarà ancora una volta il cuore delle nostre rivendicazioni.
Nell'immediato, la lotta contro la guerra in Iraq si esprimerà nelle
manifestazioni coordinate a livello internazionale. Per l'Europa, sarà il 15
febbraio.
A Porto Alegre, delle
riunioni di coordinamento dovranno permettere di stabilire un quadro comune
di mobilitazione a livello internazionale. Le mobilitazioni contro la
conferenza ministeriale del WTO prevista a Cancun, in Messico, nel
settembre 2003, saranno l'occasione di manifestare il nostro rifiuto della
commercializzazione del mondo. Questo appuntamento sarà preceduto da altre
riunioni, in particolare a marzo, a Bruxelles, alla vigilia della scadenza
delle consegne delle proposte di liberalizzazione dei servizi nel quadro
del GATS. In generale, per tutto il 2003, la solidarietà con i popoli e i
movimenti sociali latinoamericani, in primo luogo nella loro lotta contro
l'ALCA, figurerà fra le nostre principali preoccupazioni. il FSM ci darà
l'occasione di coordinarci con loro, come con i militanti di altri
continenti, per trovare le vie più efficaci che permettano l'espressione di
questa solidarietà.
6. - Far circolare
meglio l'informazione, coordinarci meglio
La realizzazione di
questi obiettivi richiederà una migliore informazione reciproca e un
migliore coordinamento tra le forze militanti. i Forum sociali, siano essi
mondiali, continentali o nazionali non sono, in effetti, entità deliberanti.
Sono spazi aperti di dialogo e di elaborazione di proposte, senza altro
impegno per i partecipanti di quelli che figurano nella Carta dei principi
del FSM, di cui si deve tuttavia ricordare il carattere chiaramente
antiliberista. Questa apertura è la condizione della riuscita di riunioni
tanto grandi. Le limitazioni istituzionali dei Forum lasciano ai movimenti
sociali che lo desiderano tutto lo spazio necessario per organizzarsi.
Questi si sono riuniti nei FSM del 2001 e del 2002 per elaborare gli
"Appelli dei movimenti sociali" che prendevano posizione sui grandi
avvenimenti occorsi durante l'anno passato e, soprattutto, che fissavano un
quadro comune per i principali appuntamenti internazionali a venire, G8,
assemblea del WTO o del FMI e della Banca Mondiale, ecc.
Per la terza sessione
del FSM, sono state prese due iniziative che prolungheranno e sostituiranno
in un quadro più globale le decisioni sulle azioni comuni prese dai
movimenti sociali nei seminari tematici. (Questo sarà vero, in particolare,
per le conclusioni dei seminari organizzati o co-organizzati da ATTAC France,
che trattano rispettivamente di tasse globali, l'inquadramento dei mercati
finanziari, la preservazione della diversità culturale e linguistica, e la
democrazia partecipativa.) La prima iniziativa parte dalla CUT (Centrale
unica dei lavoratori, maggiore sindacato brasilianolegato al partito dei
lavoratori PT, N.d.C.) e dal MST (Movimento Sem Terra) del Brasile, da ATTAC
France, dalla Marcia mondiale delle donne, e da Focus on the Global South
(di base a Bangkok). Queste organizzazioni propongono di formalizzare un po'
di più la rete dei movimenti sociali e militanti presenti al FSM,
nell'ottica di migliorare l'efficacia nell'azione, e soprattutto per
favorire gli incontri e le riunioni ogni volta che nasca la necessità di un
coordinamento internazionale (lotta contro la guerra, contro summit ecc.).
La seconda nasce dal comitato gaucho (il comitato di appoggio al FSM di
Porto Alegre) che riunisce un centinaio di organizzazioni fra cui la CUT e
il MST dello Stato di Rio Grande do Sul e ATTAC Rio Grande do Sul. E'
un'iniziativa appoggiata dagli ATTAC dell'America latina, dagli ATTAC
d'Europa (fra cui ATTAC France) e da numerosi altri reti e movimenti sociali
mondiali. Si tratta di creare una "Rete sociale mondiale" di informazione
(RSM) a partire dalle reti esistenti. A Porto Alegre sono previsti una
riunione preparatoria e un seminario del RSM. ATTAC France è parte ricevente
di queste due iniziative complementari, se non convergenti, il cui successo
dipenderà dalla volontà di un numero significativo di movimenti sociali del
mondo intero di farsi coinvolgere.
7. - Un "eccesso"
di incontri?
La moltiplicazione
delle riunioni internazionali, ed in particolare dei Forum sociali, pone un
problema alle équipe di animazione dei movimenti sociali e militanti: per il
2003, per esempio, ATTAC France dovrà essere coinvolta in tre iniziative
internazionali importanti: il FSM, il contro G8 e il FSE. Un ritmo del
genere rende difficile il lavoro collettivo e la partecipazione efficace di
queste équipe a tutte le mobilitazioni. La questione da porsi è quella del
"pubblico" a cui si rivolgono queste iniziative. E' possibile che la
sensazione di eccesso non esista se non per i responsabili, perché i
militanti che hanno partecipato al FSM non sono per forza gli stessi che
stavano a Firenze o che sono andati a Evian. Bisogna ancora verificare
questo fatto, prima di proporre ai nostri partners delle eventuali
soluzioni di ricambio, come il passaggio ad un ritmo biennale per il FSM o
i Forum continentali.
Traduzione a cura di
Paola Albergamo
| 4 -
La "società
civile" e il "potere politico"
di Denis Horman,
Gresea (Gruppo di ricerca di strategie economiche alternative), Bruxelles. |
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Quali dialoghi, quali
relazioni fra società civile e potere politico?
Quali convergenze,
quali complementarietà fra i movimenti sociali e politici di "alternativa
alla globalizzazione"?
Quale rapporto fra
democrazia rappresentativa e democrazia diretta?
Queste sono le domande
inevitabili che oggi possono essere esaminate alla luce del Forum sociale
mondiale di Porto Alegre, in Brasile.
Dibattito polarizzato
In un'intervista
rilasciata al quotidiano francese "Le Monde" il 20 luglio 2001, il ministro
degli Esteri belga, Louis Michel, si è espresso in termini intransigenti
verso le organizzazioni non governative, «fenomeno totalmente
irresponsabile, che manca completamente di trasparenza e di
rappresentatività». «In nome di un qualche terrorismo morale», ha continuato
il ministro, «abbiamo effettivamente preso in ostaggio il potere politico» e
aggiunto, «il potere decisionale appartiene al potere politico che è
investito, rappresentativo ed eletto».
È naturale che questa
intervista abbia suscitato una reazione a catena all'interno delle ONG.
«Poiché sembra che il ministro Michel voglia attaccare la trasparenza delle
organizzazioni», sottolinea il CNCD, gruppo coordinatore delle ONG
francofone, «lo invitiamo a informarsi sulla rappresentatività democratica
delle istituzioni della Banca mondiale, del Fondo Monetario Internazionale
(FMI) o anche dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) e sul
controllo che i parlamenti nazionali operano attraverso quest'ultime».
Verso la fine di
settembre 2001, nel tentativo di correggere il tiro, il Primo ministro Guy
Verhofstadt indirizzava una «lettera aperta ai no global»: «I vostri timori,
in quanto oppositori della globalizzazione, sono corrette », precisava, «ma,
per dare risposte fattive alle vostre domande legittime, abbiamo bisogno di
più, e non meno, globalizzazione(.) La chiamerei globalizzazione etica, un
triangolo i cui lati sono costituiti dal libero scambio, dalla conoscenza, e
dalla democrazia». In un passo, il Primo Ministro dichiara chiaro e tondo
che «una parte consistente del movimento antiglobalizzazione, anche se non
ne è consapevole, flirta con l'estrema destra o la destra populista».
Dichiarazioni, queste, che non hanno mancato di irritare profondamente
numerose associazioni, ONG e organizzazioni umanitarie le quali si sono
trovate d'accordo sulla stessa constatazione:«Il suo governo invia messaggi
contraddittori al movimento associativo».
Nella scia di un
incontro sulla globalizzazione tenutosi a Gand alla fine del mese di ottobre
2001, su sua iniziativa e con la partecipazione di alcuni rappresentati
alquanto noti dei movimenti "di alternativa alla globalizzazione" , Guy
Verhofstadt suscitava grande scalpore, alla fine di gennaio 2002,
annunciando la sua partecipazione al Forum sociale mondiale di Porto Alegre
(FSM). Si immaginava già, lui, come oratore, dopo il suo passaggio al Forum
economico mondiale che, quest'anno si è eccezionalmente tenuto a New York.
Il comitato
organizzatore dell' FSM non tardava a mettere il suo veto: «Abbiamo una
Carta dei principi che stabilisce i criteri di accreditamento per essere
delegato o invitato», precisava il brasiliano Candido Grybowki, membro del
comitato. «Innanzitutto sono le associazioni della società civile che si
iscrivono a proporre i nomi delle persone chiamate a intervenire in qualità
di invitati. D'altra parte, bisogna essere contrari al neoliberalismo e alla
supremazia del capitale sul mercato. Il ministro Verhofstadt ha trovato
questa "clausola" troppo ideologica. È un suo diritto. Ma per noi, è la
nostra ragion d'essere». «Alcuni rifiutano il dialogo perché preferiscono
rimanere nella contestazione», ribatte il Primo ministro, che afferma di
rimanere aperto al dialogo tanto da volere istituzionalizzarlo invitando,
d'ora in poi, una volta all'anno nella sua città di Gand, dei rappresentanti
dei movimenti no-global.
Dialogo, pressione, rapporti di
forza
«Sembrerebbe che il
Primo ministro belga», osserva Bernard Cassen, presidente di Attac Francia,
«non abbia colto la vera essenza del Forum sociale mondiale, che è
innanzitutto tutto un forum antiliberista. Le politiche messe in atto dal
Primo ministro belga sono lontane dal soddisfare questa definizione, anzi
sono esattamente agli antipodi». Questa riflessione che rinvia alla Carta
dei principi dell' FSM, spiega la decisione presa contro il Primo ministro
Verhofstadt. Non gli è stato vietato di partecipare nelle vesti di
osservatore. Tuttavia, il suo intervento in qualità di invitato ufficiale
avrebbe duramente intaccato la credibilità del Forum che è, prima di tutto,
l'incontro di movimenti della società civile (movimenti sociali,
organizzazioni sociali e sindacali, ONG «che si oppongono al neoliberalismo
e a un mondo dominato dal capitale».
Il modo di agire del
FSM apporta elementi chiarificatori sui rapporti fra movimenti sociali e il
«mondo» politico. Non si tratta di rifiutare a priori qualsiasi dialogo o
dibattito con i politici. Si tratta di sapere bene quale ruolo si vuole
giocare.
L' FSM, come affermato
più volte, è stato chiaro sul significato delle sue regole, dei suoi
obiettivi e della sua composizione sociale. Nelle sue relazioni con il
«mondo politico» ha dato prova di discernimento. Eppure non intende
«escludere dai suoi dibattiti i responsabili politici eletti dal popolo che
decidono di assumere gli impegni che ne derivano» (estratto dalla Carta). Ma
da ciò a dare ufficialmente la parola a rappresentati di governi che portano
avanti una politica neoliberista!
Si tratta quindi di
rifiutare ogni proposta di incontro, di dibattito con il mondo politico
"istituzionale"? Bisogna, per esempio, declinare l'offerta di dialogo e di
discussione proposta dal Primo ministro belga? Certamente non a priori. A
condizione, tuttavia, di evitare i pericoli della strumentalizzazione, del
recupero. E proprio per questo esistono dei limiti invalicabili. La cosa
importante per la "società civile", per i movimenti sociali, non è forse di
sottolineare con forza la loro autonomia, di discutere e interpellare sulla
base delle proprie rivendicazioni, di prendere slancio dalle mobilitazioni
sociali, fattore determinante nel cambiamento dei rapporti di forza.
Al di là delle
iniziativi puntuali di incontro e discussione, ci si interroga anche sulla
partecipazione delle organizzazioni sociali, delle ONG negli organi di
concertazione permanente con istituzioni internazionali. Si pensi, per
esempio, alla lettera di dimissioni di Pierre Galand, ex segretario generale
di Oxfam-Belgio, del comitato di collegamento ONG-Banca mondiale: «Dopo aver
preso parte al dialogo con la Banca mondiale per tre anni e mezzo,
all'ambito del gruppo di lavoro delle ONG, è mio desiderio dare le
dimissioni dal gruppo, poiché mi sembra evidente che non c'è spazio per
umanizzare la Banca». Pur rispettando la posizione dei membri delle ONG che
«considerano il dialogo con la Banca un modo giusto per modificare il
comportamento di quella istituzione», per Pierre Galand sarebbe stato più
efficace formare dei gruppi sociali e condurre una battaglia per la
trasformazione delle istituzioni di Bretton Woods.
La creazione di un nuovo potere
«La forza di coloro
che si riuniscono a Davos (quest'anno a New York) risiede nel fatto che
possiedono il potere economico e l'influenza politica principale, mentre il
Forum sociale mondiale di Porto Alegre non dispone di forze veramente capaci
di influenzare direttamente le linee politiche mondiali. Da qui, ovviamente,
il problema di un'espressione politica del movimento, certamente non nella
forma di un partito politico internazionale unico, ma nella forma di
convergenze. Si tratta di una sfida a lungo termine la cui concretezza è
confermata dall'improvviso interesse di numerose famiglie politiche nei
confronti del Forum sociale mondiale».
Questa riflessione di
François Houtart, uno dei membri del comitato organizzatore dell' FSM,
circoscrive bene il dibattito in corso sui rapporti, le relazioni -
differenziazione, indipendenza e complementarietà - fra i movimenti sociali
e la rappresentanza politica. Polarizza l'attenzione sulla convergenza dei
movimenti e delle forze sociali e politiche attraverso le quali si esprimono
le vittime del capitalismo neoliberista globalizzato. Pone, infine, la
domanda del necessario prolungamento, sul terreno politico, delle
aspirazioni e rivendicazioni dei movimenti sociali che si oppongono al
neoliberismo e alla dominazione del mondo da parte dei capitali o, in altri
termini, di un'espressione politica di questi movimenti sociali attraverso
la costruzione di una sinistra alternativa.
Il Forum parlamentare
mondiale (FPM), che si riunisce per la seconda volta, quest'anno a Porto
Alegre, parallelamente al Forum sociale mondiale, in qualche modo si colloca
già in questa articolazione dinamica con il FSM le cui alternative «sono in
opposizione al processo di globalizzazione capitalistica diretto dalle
grandi corporazioni multinazionali e dai governi e dalle istituzioni
internazionali che sono al servizio degli interessi di queste corporazioni».
(Carta dei principi dell'FSM).
«In quanto
parlamentari abbiamo il compito di garantire la maggior trasparenza
possibile e un dibattito pubblico allargato a tutta la società civile per
ciò che riguarda i negoziati e la ratifica degli accordi internazionali», si
poteva già leggere nella dichiarazione finale del primo Forum parlamentare
mondiale del 2001. «In quanto parlamentari abbiamo il compito di appoggiare
l'azione dei sindacati e delle associazioni a scopo sociale, democratico e
ambientalista, che insieme si impegnano ad attuare alternative all'ordine
neoliberista. È il nostro ruolo che ci impone nel tempo di agire con queste
organizzazioni affinché le loro lotte trovino una traduzione legislativa
concreta».
Democrazia partecipativa
«La decisione
appartiene al "potere politico" che è investito, rappresentativo ed eletto.
Non riconosco alla società civile il diritto di prendere decisioni, ma
unicamente quello di partecipare all'informazione prima della decisione».
Questa dichiarazione rilasciata al quotidiano Le Monde dal ministro degli
Esteri belga, Louis Michel, ha, quanto meno, avuto il merito di suscitare il
dibattito sul rapporto fra democrazia
"rappresentativa" e
democrazia "partecipativa" nonché, sull'interazione fra "società civile" e
"potere politico". La democrazia rappresentativa che conosciamo in Europa e
in tutti i paesi capitalisti sviluppati, si basa soprattutto sul principio
elettorale: ogni 4, 5, o 6 anni i cittadini delegano il loro "potere" a dei
politici di professione - e alle loro amministrazioni - i quali, una volta
eletti, sfuggono in gran parte al controllo diretto dei cittadini. E per di
più, nell'era della globalizzazione neoliberista, il potere decisionale si
concentra nelle mani di istituzioni politiche internazionali (G7,
Commissione europea, FMI, Banca mondiale, OMC) che per la maggior parte
sfuggono al controllo democratico, essendo sotto la pressione vigile dei
grandi gruppi industriali e finanziari. Potere economico e finanziario che,
forte della sua impunità, impone i suoi imperativi di profitto e regressione
sociale prima di qualsiasi considerazione sociale, ambientalista, umana. In
questo contesto, la lotta per la democrazia partecipativa e diretta diventa
un punto fondamentale per opporsi alla globalizzazione escludente e un
processo di riappropriazione radicale della politica da parte dei cittadini.
È esattamente uno
stato del Sud, il Brasile, a offrirci un esempio di democrazia
partecipativa, la cui eco è di proporzioni mondiali. Si tratta
dell'esperimento di "bilancio partecipativo" lanciato nel 1989 dal Partito
dei Lavoratori (PT), della città di Porto Alegre. «L'esperimento di
democrazia partecipativa a Porto Alegre non si limita a sviluppare una forma
di partecipazione popolare, e neppure a "oliare" i meccanismi di una
democrazia formale», ricorda l'attuale sindaco di Porto Alegre, Tarso Genro.
«Va molto più lontano. Costituisce una risposta reale a questa sfida di
rinnovamento della democratizzazione e dell'azione politica, creando un
nuovo spazio pubblico in cui i cittadini, il potere legislativo e il potere
esecutivo siedono fianco a fianco e si incontrano; è uno spazio pubblico
che diventa una vera e propria sede decisionale».
E così, a tredici anni
di distanza, la popolazione di Porto Alegre, capitale dello Stato brasiliano
di Rio Grande do Sul, vive l'esperimento riuscito di bilancio partecipativo.
Ogni anno, una percentuale sempre maggiore di abitanti di questa città che
conta circa un milione e trecento mila abitanti, partecipa alle assemblee
popolari di quartiere e alle assemblee tematiche. Con l'aiuto dei loro
delegati eletti (mandato di un anno rinnovabile una sola volta) e revocabili
all'interno del Forum dei delegati e del Consiglio di bilancio, sono loro a
decidere le priorità degli investimenti municipali e l'entità dei fondi da
destinarvi.
È al termine di questo
processo partecipativo che il consiglio comunale ratifica il bilancio
elaborato e votato nel corso delle assemblee successive (ad eccezione delle
spese che non possono essere decurtate). Autolimitando il loro potere,
relegando gli esperti alla loro funzione di assistenza e i funzionari alla
loro funzione di servizio, i delegati comunali e l'amministrazione comunale
di Porto Alegre non rinunciano alle loro responsabilità politiche. Al
contrario, danno prova di essere profondamente consapevoli delle loro
responsabilità. Permettono alla popolazione di essere artefice del proprio
destino, di sviluppare la propria creatività e di appropriarsi del servizio
pubblico.
Se questo sistema di
democrazia partecipativa è stato attuato a Porto Alegre e allargato allo
Stato di Rio Grande do Sul, è perché una forza politica, il PT, lo ha
promosso e sostenuto; è perché una forza della sinistra radicale ha fatto
della lotta contro la burocrazia e la corruzione, anche nelle proprie fila,
uno dei cardini del suo programma. Non c'è motivo per cui una forma di
democrazia diretta, che ha dimostrato la sua efficacia in un paese del terzo
mondo, non possa funzionare nei paesi industrializzati avanzati. Al
contrario, le risorse finanziarie, tecniche e umane sono molto più abbondati
qui che là. Già si moltiplicano gli effetti suscitati dalla notizia di
questo tipo di esperimento. Tuttavia c'è partecipazione e partecipazione.
Vantarsi della democrazia partecipativa di Porto Alegre non significa
limitarsi alle sue procedure di semplice consultazione o di concertazione
più o meno paternaliste, su argomenti più o meno secondari, che non hanno
peso sulle questioni scottanti più attuali. Come a Porto Alegre, il bilancio
partecipativo deve essere uno strumento di mobilitazione, di
consapevolizzazione della popolazione, di democrazia diretta, di
contestazione dei meccanismi generatori di disuguaglianza sociale, in una
prospettiva di vero cambiamento della società. Pratica che conduce - e Porto
Alegre ne è un esempio - al miglioramento immediato delle condizioni di vita
della maggioranza. |
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Il Granello di Sabbia è realizzato da
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