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GRANELLO DI SABBIA (n°80)

Bollettino elettronico settimanale di ATTAC - Venerdì, 20-12-2002


Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile.

Numero di abbonati attuali: 5 183

ATTENZIONE:

tutti i Granelli di Sabbia sono a disposizione sul sito in versione .pdf e .rtf al seguente indirizzo:

http://www.attac.org/italia/granello/indice.htm

 

    Indice degli argomenti:

1 - Il II° Forum Sociale PANAMAZÔNICO 2003 di Bélem di Giorgio Riolo (Associazione culturale Punto Rosso, Forum Mondiale delle Alternative e Cn ATTAC Italia)

In Brasile, e ancor più a Belem do Parà, nell'Amazzonia, il primo pensiero, la prima sensazione, la prima umile verità per noi occidentali è la straordinaria "presenza" di corpi, di vivente e pulsante carne, di pelli scure, colorate, della straordinaria presenza di abbondante materiale umano, di donne, uomini, giovani, bambini.

 

2 - Forum Sociale Mondiale 2003 di Miguel Ángel Ferrari

Fra qualche giorno le strade di Porto Alegre, in Brasile, saranno nuovamente invase dai partecipanti al Forum Sociale Mondiale (.) Traduzione a cura di Agnese

 

3 - ATTAC Francia e il terzo FSM di Porto Alegre nel contesto internazionale Dichiarazione di ATTAC France dell'11 gennaio 2003 Il terzo Forum Sociale Mondiale (FSM) si riunisce a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003 in un contesto segnato contemporaneamente dall'aggressività bellicosa del governo degli Stati Uniti, seguito da molti dei suoi omologhi e dalla crescita ed allargamento di un movimento di rigetto della mondializzazione liberista che si esprime un po' dappertutto con manifestazioni e raduni sempre più grandi, e, nel caso dell'America Latina, con le recenti vittorie elettorali della sinistra in Brasile e in Ecuador. Questa situazione rende il compito dei movimenti sociali e militanti, fra cui ATTAC France, più difficile di quanto non fosse nelle prime due sessioni del FSM: si tratterà di preparare le iniziative di massa necessarie di fronte alla guerra e alle  politiche neoliberiste e contemporaneamente di discutere dei quadri delle  alleanze indispensabili sia per far riuscire queste mobilitazioni, sia per elaborare le alternative a queste politiche. Traduzione a cura di Paola Albergamo

 

4 - La "società civile" e il "potere politico" di Denis Horman, Gresea (Gruppo di ricerca di strategie economiche alternative), Bruxelles.

Quali dialoghi, quali relazioni fra società civile e potere politico? Quali convergenze, quali complementarietà fra i movimenti sociali e politici di "alternativa alla globalizzazione"? Quale rapporto fra democrazia rappresentativa e democrazia diretta? Queste sono le domande inevitabili che oggi possono essere esaminate alla luce del Forum sociale mondiale di Porto Alegre, in Brasile.

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 ATTENZIONE: www.attac.info/poa2003 il Forum Sociale Mondiale on-line

Il terzo social forum mondiale comincerà il 23 gennaio a Porto Alegre. Il MediATTAC seguirà l'evento on-line con articoli, reportages, documenti, foto, audio e video. Il tutto in sette lingue (italiano, spagnolo, portoghese, francese, inglese, finlandese e giapponese)

 

Collegatevi al sito e scegliete la lingua, il sito è già attivo!

 

Dal 23 al 28 gennaio, gli/le abbonati al Granello di Sabbia riceveranno una sintesi giornaliera di quanto pubblicato su www.atta.info/poa2003

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1 - Il II° Forum Sociale PANAMAZÔNICO 2003 di Bélem di Giorgio Riolo (Associazione culturale Punto Rosso, Forum Mondiale delle Alternative e Cn ATTAC Italia)

 

José Saramago, e la citazione è pertinente in quanto lusitano e come uno dei punti di riferimento del movimento contadino brasiliano, da par suo, nella Terra chiamata Alentejo, apriva con la sorprendente e umile verità che il paesaggio, la terra, è la cosa più abbondante nel mondo. In Brasile, e ancor più a Belem do Parà, nell'Amazzonia, il primo pensiero, la prima sensazione, la prima umile verità per noi occidentali è la straordinaria "presenza" di corpi, di vivente e pulsante carne, di pelli scure, colorate, della straordinaria presenza di abbondante materiale umano, di donne, uomini, giovani, bambini. I figli, gli esseri umani come ricchezza, come la ricchezza. Belem: "citade criança", la città dei bambini, per i bambini, per la dignità dell'umano alla sua fonte e scaturigine. La sovrabbondante presenza dell'elemento "popolare" di indios, neri, meticci, di contadini, di lavoratori. Vocianti, allegri, passionali nelle assemblee, i neri e meticci dei Sem Terra-Via Campesina, silenziosi e seri gli indios.

Il Forum Panamazonico è nato come Forum tematico-regionale del Forum Sociale Mondiale. Fortemente voluto da Edmilson Rodrigues, sindaco di Belem e dai suoi giovani collaboratori, in un lavoro duro e paziente di convergenza, di tessitura di rapporti e di legami, delle numerosissime comunità indie dell'area (indie sì, ma che spesso non si conoscono affatto), dei vari paesi afferenti a questo cuore pulsante mondiale, Brasile, Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Perù, Suriname, Guyana ecc. Solo in un'unica occasione storica si compì il miracolo dell'unione tra neri, indios, contadini, sparuti gruppi di lavoratori, a Belem nel lontano 1835, nella vittoriosa "rivoluzione cabana", poi repressa nel sangue. Il lavoro necessario per attirare l'attenzione mondiale dei movimenti su un'area cruciale, strategicamente fondamentale per il controllo delle risorse decisive (acqua, patrimonio genetico del vivente ecc.) e per agire su Brasile, Venezuela, Colombia, Ecuador ecc., verso la quale gli Stati Uniti e i potenti del mondo

hanno già rivolto l'attenzione che hanno in programma di affrontare con più determinazione non appena gli affari in Asia Centrale, Iraq ecc. non saranno "regolati".

La prima edizione del 2002 scontava l'essere l'inizio, ridotta nella partecipazione, nei seminari e nelle attività, epperò, per il solo fatto di svolgersi, di grande impatto simbolico. Questa seconda edizione 2003 si presenta già nelle dimensioni e nella strutturazione come un Forum maturo, punto di riferimento ineludibile del processo mondiale della costruzione delle alternative. 10.000 delegati circa, vasta partecipazione mondiale, con presenza di tutti i continenti. La marcia di apertura del Forum, contro l'Alca, si è svolta il 16 gennaio. I lavori veri e propri delle aree tematiche, con i tanti seminari e dibattiti e i tanti laboratori, hanno visto la partecipazione di Samir Amin, Riccardo Petrella, Istvan Meszaros, François Houtart, Bernard Cassen ecc., degli esponenti dei movimenti sociali come Joao Pedro Stedile, ma tante e tanti esponenti di comunità, partiti, gruppi, associazioni dell'intera area e del mondo. Da un di questi seminari è scaturita la proposta per un appello-proclama all'umanità che, nel dichiarare l'acqua bene per tutti , contemporaneamente  lanci il monito di "dichiarare illegale la povertà" (vedi documento successivo).

Parallelamente al Forum si è svolto negli stessi giorni il Congresso Generale della Città di Belem, avente come tema la partecipazione popolare e il controllo sociale. Un evento di straordinaria partecipazione, già visibile nella cerimonia di apertura. Una esemplificazione della profonda verità della blochiana nozione di "non-contemporaneità". Modalità europee della politica assieme alla cultura popolare, fatta di canti, simboli, religiosità profonda e popolare, cultura orale ecc. La gioia dello stare assieme di entità non contemporanee, operai, contadini, indi, intellettuali, dirigenti politici ecc. Anche per noi occidentali.

Al di là delle (poche) e scarne cronache apparse sulla stampa italiana, è qui proprio il caso di esporre il ruolo svolto dall'Associazione Culturale Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative, in questo Forum rappresentato da Josè Luiz Del Roio, da Emilio Molinari, da Mario Agostinelli, oltre che dal presidente che scrive. Siamo considerati dal Forum Panamazonico, dal governo della città, interlocutori privilegiati. Già l'anno scorso abbiamo contribuito ai seminari e, con la Cgil e le varie amministrazioni, sindaci, consiglieri dei comuni italiani, soprattutto toscani, gemellati, siamo stati l'unico organismo del movimento italiano presente. Quest'anno, oltre alle relazioni svolte da Del Roio, Riolo, Molinari, Agostinelli nei vari seminari, nella serata di venerdì 17 gennaio si è svolto un incontro voluto dal sindaco Edmilson Rodrigues e i responsabili dell'amministrazione per ufficializzare la nascita a Belem del primo Punto Rosso-Forum Mondiale delle Alternative fuori dell'Italia, in particolare come sede di una Libera Università Popolare, nella rete della costituenda Rete Globale delle Università del movimento, di cui riferiremo nel resoconto del prossimo FSM di Porto Alegre 2003. Uno scambio di esperienze e di relatori. Non solo dal nostro versante, con i tanti corsi sulla globalizzazione, sulle alternative, sulla storia, la filosofia, la politica ecc. ma anche come possibilità di organizzare attività e corsi a Belem e in vari luoghi dell'Amazzonia ai quali far convergere persone e quadri del movimento per formarsi, per apprendere sulla questione indigena, sull'acqua, sulla biodiversità, sul multiculturalismo ecc. A questo progetto aderisce da subito il Gta, Grupo de Trabalho Amazonico, un organismo che raggruppa ben 570 comunità grandi e piccole indigene dell'Amazzonia brasiliana. Una base popolare considerevole, che fa impallidire le dimensioni italiane ed europee del Punto Rosso-Fma, come ha sottolineato Samir Amin.

In conclusione, un'importante tappa del nostro cammino. Con il doveroso richiamo all'umile atteggiamento dell'apprendere, dell'ascoltare più che dell'impartire lezioni, parlare.

Alcune considerazioni finali. E' sempre più evidente la necessità di strutturare, di precisare le proposte e le mobilitazioni delle alternative. Occorre procedere e andare oltre. Fare proposte operative. Tuttavia è un processo, e il solo fatto di iniziare a porre correttamente i compiti e i problemi è già la metà del lavoro, del cammino. Come abbiamo più volte sottolineato, i tempi dei potenti non coincidono con i tempi degli oppressi, delle alternative. Qui sta la sfida ineludibile.

In ultimo, il Brasile di Lula può costituire il centro dell'Asse del Bene, il retroterra di un mondo che finalmente possa riconoscersi come casa dell'umano e della felicità per tutti. Ma le sfide per uno stato-nazione così grande, così ambizioso nel contrapporsi agli Usa e alle grandi agenzie mondiali del neoliberismo, sono enormi. Il Cile di Allende operava in un contesto storico affatto diverso. Qui l'esercito è antiamericano, profondamente antimperialista in quanto nazionalista. Cosa farà il vero Asse del Male, lo stato-canaglia per eccellenza?

 

 2 - Forum Sociale Mondiale 2003 di Miguel Ángel Ferrari

 

Fra qualche giorno le strade di Porto Alegre, in Brasile, saranno nuovamente invase dai partecipanti al Forum Sociale Mondiale. Si ricorda molto brevemente che questo incontro internazionale nacque come risposta al Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera, che da più di trenta anni riunisce - ugualmente in gennaio - i più importanti rappresentati del neoliberismo su scala mondiale: presidenti e capi di Governo di numerosi paesi, eminenti funzionari degli organismi finanziari internazionali, impresari delle multinazionali più in vista, intellettuali, professori e opinionisti, solo per citare i più rilevanti. In opposizione a questo vertice annuale, che riunisce i maggiori responsabili dello stato disastroso in cui si trovano la maggior parte dei paesi del mondo, un gruppo di organizzazioni sociali brasiliane convocò - nel 2001 - il primo Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre, capitale dello stato del Rio Grande do sul nel Sud del Brasile. La prima edizione riunì più di 20 mila persone, fra delegati, osservatori, personale organizzativo, traduttori e giornalisti. La seconda nel 2002 triplicò il numero dei partecipanti, che provenivano da quasi tutti i paesi del mondo. E la terza edizione, che avrà ugualmente luogo nella capitale "gaucha", aspira a diventare un evento di una grandezza tale vista poche volte prima a livello mondiale. Gli organizzatori sono già in possesso delle prime cifre provvisorie, che indicano l'immensa capacità di richiamo di questo avvenimento politico-sociale, chiamato a invertire l'ondata di "pensiero unico" che ha infettato il pianeta durante questi ultimi venti anni. Si stima che parteciperanno - solamente in qualità di delegati - circa 100.000 delegati, rappresentando 4962 organizzazioni, provenienti da 121 paesi dei cinque continenti, i quali prenderanno parte alle centinaia di conferenze, gruppi di discussione, seminari, laboratori, concerti e tutte le attività che si possono immaginare. A proposito dei gruppi, è prevista l'analisi e la discussione di cinque aree tematiche, la cui ampiezza, potremmo azzardarci a dire, abbraccia – per profondità ed estensione - la quasi totalità delle problematiche dei popoli del mondo.

La prima area tematica tratterà dello sviluppo democratico e sostenibile. Si analizzeranno le questioni inerenti ad una nuova economia; la Carta della Organizzazione Mondiale del Commercio; i debiti esteri e la sovranità dei paesi debitori; la proprietà, il controllo e la gestione della biodiversità, dell'acqua e dell'energia; il pieno impiego e la regolamentazione del lavoro; l'economia solidale e tanti altri temi.

La seconda area chiamata "Principi e valori, diritti umani, diversità e uguaglianza", affronterà la lotta per l'uguaglianza fra l'uomo e la donna; la discriminazione e l'intolleranza; l'effettiva attuazione di tutti i diritti umani; il problema degli emigranti e dei rifugiati; il diritto all' acqua, agli alimenti e alla terra; il pieno accesso all'educazione, la salute e la sicurezza sociale.

La terza area si concentra sui mezzi di comunicazione di massa, la cultura e la "controegemonia", cioè la coscienza della necessità di affrontare il potere omnicomprensivo dell'impero in materia di dominazione culturale. Tra gli aspetti più salienti, si possono segnalare: globalizzazione, informazione e comunicazione; la democratizzazione dei media; la cultura come pratica politica e le garanzie per una diversità linguistica e culturale.

Nella quarta area, il Forum Sociale Mondiale si propone di analizzare il potere politico, la società civile e la democrazia. Perciò si progetta di "democratizzare la democrazia" a partire dalla costruzione di nuovi paradigmi; le nuove dimensioni dello Stato democratico, la protesta dei cittadini contro l'ordine prestabilito; strategie per un controllo da parte dei cittadini; altri temi.

La quinta area ha a che fare con la situazione internazionale. Ha come titolo: "Ordine mondiale democratico, contro la militarizzazione e per la promozione della pace". I temi più importanti che verranno trattati sono:

potere, guerra e unilateralità;

resistenza alla militarizzazione;

ordine mondiale: la sovranità e la Carta dei governi e dell'Organizzazione delle Nazioni Unite;

strategie democratiche per risolvere i conflitti internazionali e la cooperazione democratica: integrazione, multilateralità e pace.

Occorre segnalare che nei giorni precedenti e/o in simultanea con il III Forum Sociale Mondiale, si realizzeranno numerose attività. Fra le più significative possiamo segnalare il III Forum delle Autorità Locali, che riunirà sindaci, consiglieri comunali e altre autorità municipali del mondo. Il terzo Forum Parlamentare Mondiale, che ha come obiettivo la costituzione di una rete internazionale di parlamentari impegnati a congiungere le loro azioni legislative con la mobilitazione della società civile e dei movimenti sociali. Il Forum Mondiale della Educazione, che si propone di riunire gli educatori del mondo in un dibattito ampio, plurale e democratico. Il II Forum Mondiale dei Giudici, dove il tema principale sarà "il Potere Giudiziale e l'universalizzazione dei Diritti." Il II Forum Sindacale Mondiale del lavoro, che farà affidamento sulla partecipazione della Confederazione Internazionale delle Organizzazioni Sociali Libere, la Confederazione Mondiale del Lavoro e la Confederazione Europea dei Sindacati.

Un evento molto speciale sarà costituito dal Forum Mondiale Corale. Si tratta di più di 500 cantanti provenienti da tutte le parti del pianeta, professionisti o dilettanti, il cui impegno supera l'ambito della musica corale, la loro volontà è cantare e parlare della Pace nel Mondo, tema di questa terza edizione del Forum Sociale Mondiale.

E, alla fine, un classico: il Forum Sociale dei bambini. Uno spazio educativo alternativo per dare visibilità alle azioni e alle pratiche che hanno come scenario le scuole e le comunità. L'obiettivo del Forumzinho (il piccolo Forum) è favorire l'incontro di bambini di differenti parti del mondo, affinché insieme possano convivere, apprendere e insegnare. Oltre a tutto questo si aggiunge il fatto molto importante che questa terza edizione del Forum inizierà a soli 23 giorni dall'elezione de Luiz Inázio "Lula" da Silva alla presidenza della Repubblica Federale del Brasile. Un'esperienza inedita, in cui il 61% dei cittadini ha eletto un operaio, militante sindacale e fondatore del Partito dei Lavoratori (Pt), per occupare la carica più importante nel paese più grande dell'America Latina.

In sintesi, il Forum Sociale Mondiale sarà - un volta ancora di più - l'espressione dell'intelligenza, tenacia, audacia e volontà di unità nella diversità, di fronte ad un potere deciso a distribuire piombo e bugie ai popoli del mondo.

Un altro mondo è assolutamente necessario affinché gli esseri umani possano vivere con dignità e non nell'ambito di questo sistema economico di povertà che - come dice l'economista Jorge Beinstein - è basato sullo sfruttamento, sull'esclusione, sulla disinformazione e sulla repressione dei popoli che lottano per liberarsene.  Questo "altro mondo possibile" diventerà tale - come dice la canzone del Forum - solamente se le persone lo vorranno.

Traduzione a cura di Agnese.

 

 3 - ATTAC Francia e il terzo FSM di Porto Alegre nel contesto internazionale Dichiarazione di ATTAC France dell'11 gennaio 2003

 

Il terzo Forum Sociale Mondiale (FSM) si riunisce a Porto Alegre dal 23 al 28 gennaio 2003 in un contesto segnato contemporaneamente dall'aggressività bellicosa del governo degli Stati Uniti, seguito da molti dei suoi omologhi e dalla crescita ed allargamento di un movimento di rigetto della mondializzazione liberista che si esprime un po' dappertutto con manifestazioni e raduni sempre più grandi, e, nel caso dell'America Latina, con le recenti vittorie elettorali della sinistra in Brasile e in Ecuador. Questa situazione rende il compito dei movimenti sociali e militanti, fra cui ATTAC France, più difficile di quanto non fosse nelle prime due sessioni del FSM: si tratterà di preparare le iniziative di massa necessarie di fronte alla guerra e alle  politiche neoliberiste e contemporaneamente di discutere dei quadri delle  alleanze indispensabili sia per far riuscire queste mobilitazioni, sia per elaborare le alternative a queste politiche.

1. - Prima preoccupazione: la guerra annunciata

A poche settimane da un'aggressione contro l'Iraq programmata dagli Stati Uniti e da una parte dei loro alleati, lo sviluppo delle mobilitazioni contro la guerra è molto importante: quasi mezzo milione di manifestanti si sono ritrovati a Londra a settembre, più di 100.000 a Washington in ottobre e circa un milione a Firenze in novembre. Anche se le minacce di invasione dell'Iraq sono ogni giorno più forti, è ancora possibile impedire lo scoppio delle ostilità. La pressione delle mobilitazioni e l'ostilità dell'opinione pubblica in numerosi paesi (in particolare in Francia) hanno già avuto come primo risultato di costringere alcuni governi a prendere una certa distanza dalla logica americana. Negli Stati Uniti, si disegna una maggioranza per rifiutare un intervento militare unilaterale contro l'Iraq. Per ATTAC France, questa minaccia non è un argomento estraneo alle sue preoccupazioni ed assi di intervento. Al momento attuale, il militarismo e la guerra permanente sono diventati componenti essenziali di una mondializzazione liberista che gli Stati Uniti, anche a costo di violare allegramente alcuni dogmi, intendono riconfigurare a proprio esclusivo beneficio: inoltre, il bellicismo della squadra di Bush rimanda sia al controllo dei giacimenti strategici di idrocarburi, sia alla volontà di riaffermare l'egemonia di Washington nella gestione degli affari mondiali, in particolare con l'allargamento della NATO in Europa e l'attuazione di una Zona di libero scambio delle Americhe (ZLEA, ALCA in spagnolo e portoghese). ATTAC France si iscriverà quindi nei coordinamenti internazionali che, durante il FSM, prepareranno le mobilitazioni necessarie. Pur partecipando a queste strutture unitarie, ATTAC France continuerà a difendere le posizioni che le sono proprie: il rifiuto incondizionato della guerra in Iraq non significa affatto un assegno in bianco dato al regime dittatoriale di Saddam Hussein che ha massacrato i Curdi ed i suoi oppositori; il sostegno ai Palestinesi che lottano contro l'occupazione israeliana della Cisgiordania e della striscia di Gaza va di  pari passo con l'affermazione dei diritti dei due popoli a vivere in Stati sovrani dotati di frontiere sicure e riconosciute.

2. - Contro l'Impero, la lotta per le alternative L'amministrazione Bush difende gli interessi delle società e lobbies statunitensi in modo più diretto e brutale della squadra precedente. Le misure protezioniste sull'acciaio, il dumping agricolo e, nel quadro del WTO, il rifiuto di un accordo che dia ai paesi del Sud la possibilità di produrre o acquistare una larga gamma di medicinali generici, ne sono qualcuno degli esempi più recenti. Questa volontà di dominio senza spartizione - il termine di imperialismo è apertamente utilizzato dalla nuova destra americana al potere - rende ancora più fragili le istituzioni internazionali, a cui viene intimato di sottomettersi ai diktat americani. Ciò moltiplica le fonti di tensione con gli altri paesi dominanti e favorisce l'espressione di disaccordi in seno agli stessi sostenitori del sistema, come mostrano le prese di posizione di Joseph Stiglitz, ex capo economista e vice presidente della Banca mondiale. Se non sarà più facile oggi rispetto a ieri guadagnare consensi su una base rivendicativa, potrebbe, in compenso, essere più agevole bloccare alcune decisioni nefaste, perché il rapporto tra le forze militanti si combina con le contraddizioni e le divergenze fra gli Stati. La definizione delle alternative è stato il tratto distintivo di Porto Alegre 2. Nel prossimo gennaio, il terzo FSM dovrà dare la priorità all'attuazione di strategie comuni per farle concludere positivamente. A questo riguardo, la presenza, nei Forum sociali mondiali o regionali, di componenti diverse del movimento sindacale e di un numero crescente  di associazioni e ONG di settori molto diversi conferisce una responsabilità collettiva ancora più grande ad ATTAC e all'insieme di questi movimenti. Per questi si tratta in particolare di contribuire alla costruzione di piattaforme e coalizioni regionali di resistenza alle politiche liberiste di sacrificio dei diritti sociali e di alternative da opporre loro. Nel 2003, uno dei cantieri internazionali prioritari sarà la lotta contro l'Accordo generale sul commercio dei servizi (AGCS - GATS) del WTO. Alla fine di marzo, i governi devono depositare ufficialmente le proprie offerte di liberalizzazione, in prospettiva della conferenza ministeriale di Cancan (Messico) di settembre. I settori della cultura, dell'educazione, della sanità dei servizi sociali, dell'acqua, fra gli altri, saranno direttamente promessi alla commercializzazione da parte del WTO. La posizione di ATTAC e quella delle coalizioni di cui l'associazione fa parte è: né richieste, né offerte di liberalizzazione.

3. - Nuova distribuzione in America Latina Il fatto che il FSM si tenga per la terza volta consecutiva in Brasile permette di dare abbastanza visibilità internazionale ai cambiamenti intervenuti in America latina. La caratteristica dominante è il fallimento di un modello liberista che ha comportato la vittoria di una sinistra legata ai movimenti sociali alle elezioni presidenziali brasiliane (con Lula) ed in Ecuador (con Lucio Gutierrez), dopo il successo sorprendente della sinistra radicale in Bolivia (Evo Morales). In questo contesto, la possibilità dell'arrivo al potere di una coalizione di sinistra in Uruguay non è affatto da  escludere. In Venezuela, Hugo Chavez, che incarna la legalità democratica, è riuscito finora a sormontare gli assalti golpisti di una coalizione eterogenea, di cui sono  punte di lancia l'organizzazione padronale Fedecamaras ed i grandi media legati agli interessi transnazionali. Con in primo piano la volontà americana di  controllare il petrolio venezuelano e di incalzare l'OPEC. In Argentina, per lungo tempo migliore allievo del FMI, l'affossamento in una crisi che sconquassa la società non ha tuttavia ancora eliminato le prospettive di un'alternativa progressista.

Coloro che non accettano l'espressione della volontà popolare, che siano i mercati finanziari (che, come scrive The Economist, votano tutti i giorni e non ogni 4 o 5 anni) o le potenze dominanti, in primo luogo gli Stati Uniti, faranno tutto ciò che possono per bloccare delle evoluzioni suscettibili di rimettere in questione i loro interessi. Tuttavia esiste l'opportunità di cambiamenti sociali reali nei diversi paesi, nell'attaccare concretamente la povertà, la fame e le diseguaglianze. A livello continentale, il progetto di ricolonizzazione imperiale costituito dall'ALCA incontrerà una resistenza maggiore.

ATTAC France deve rafforzare il suo appoggio all'insieme dei movimenti sociali del subcontinente, ed in primo luogo agli ATTAC dell'America Latina, in un contesto più generale di consolidamento de suoi legami con gli ATTAC del mondo. Questo sarà l'obiettivo della riunione degli ATTAC di  tutti i paesi prevista a Porto Alegre il 25 gennaio nel quadro del FSM. Vi sarà discusso il progetto di dichiarazione del "G mondo" che dovrà essere reso pubblico alla vigilia del G8.

4. - Necessità di "un'altra Europa" per un "altro mondo"

L'anno 2003 dovrà favorire il radicamento dei movimenti di resistenza alla mondializzazione liberista ai livelli locali, nazionali e continentali, e l'espressione dei rapporti di forza nei grandi incontri internazionali. I forum sociali continentali e, da parte nostra, il forum sociale europeo di Parigi e Saint-Denis del novembre 2003, saranno momenti privilegiati per mettere in comune queste esperienze e per l'elaborazione di alternative e rivendicazioni comuni a livello continentale. A questo riguardo, i movimenti sociali europei hanno una responsabilità particolare. Un' "altra Europa" potrà permettere di modificare i rapporti di forza mondiali e contribuire all'attuazione di solidarietà internazionali, mentre l'attuale costruzione europea è totalmente incapace di offrire un'alternativa progressista alla politica imperiale. Fare emergere un'Europa dei diritti umani, politici e sociali che contestino radicalmente le relazioni neocoloniali in vigore con il Sud e l'Est, significa anche portare un appoggio decisivo alle resistenze crescenti. Dovremo cercare di offrire, nel prossimo FSE, un posto più importante ai movimenti sociali dell'Africa, a causa dei legami storici di questo continente con l'Europa.

5. - La preparazione comune dei grandi appuntamenti del 2003

I grandi appuntamenti internazionali del 2003 sono determinati dal calendario istituzionale e dall'attualità, ma anche per espressione di solidarietà con chi si trova in prima linea contro il neoliberismo, ed in particolare i latino americani. In questa prospettiva, per ATTAC France, la mobilitazione contro il G8 di Evian (1-3 giugno) 2003 è una priorità, in particolare per l'esigenza di nuovi rapporti Nord-Sud. A questo scopo, proponiamo agli ATTAC dei diversi paesi di esprimerci e di agire in comune. La cancellazione del debito dei paesi del Sud sarà ancora una volta il cuore delle nostre rivendicazioni. Nell'immediato, la lotta contro la guerra in Iraq si esprimerà nelle manifestazioni coordinate a livello internazionale. Per l'Europa, sarà il 15 febbraio.

A Porto Alegre, delle riunioni di coordinamento dovranno permettere di stabilire un quadro comune di mobilitazione a livello internazionale. Le mobilitazioni contro la conferenza ministeriale del WTO prevista  a Cancun, in Messico, nel settembre 2003, saranno l'occasione di  manifestare il nostro rifiuto della commercializzazione del mondo. Questo appuntamento sarà preceduto da altre riunioni, in particolare  a marzo, a Bruxelles, alla vigilia della scadenza delle consegne delle  proposte di liberalizzazione dei servizi nel quadro del GATS. In generale, per tutto il 2003, la solidarietà con i popoli e i  movimenti sociali latinoamericani, in primo luogo nella loro lotta  contro l'ALCA, figurerà fra le nostre principali preoccupazioni. il  FSM ci darà l'occasione di coordinarci con loro, come con i militanti di altri continenti, per trovare le vie più efficaci che permettano  l'espressione di questa solidarietà.

6. - Far circolare meglio l'informazione, coordinarci meglio

La realizzazione di questi obiettivi richiederà una migliore informazione reciproca e un migliore coordinamento tra le forze militanti. i Forum sociali, siano essi mondiali, continentali o nazionali non sono, in effetti, entità deliberanti. Sono spazi aperti di dialogo e di elaborazione di proposte, senza altro impegno per i partecipanti di quelli che figurano nella Carta dei principi del FSM, di cui si deve tuttavia ricordare il carattere chiaramente antiliberista. Questa apertura è la condizione della riuscita di riunioni tanto grandi. Le limitazioni istituzionali dei Forum lasciano ai movimenti sociali che lo desiderano tutto lo spazio necessario per organizzarsi. Questi si sono riuniti nei FSM del 2001 e del 2002 per elaborare gli "Appelli dei movimenti sociali" che prendevano posizione sui grandi avvenimenti occorsi durante l'anno passato e, soprattutto, che fissavano un quadro comune per i principali appuntamenti internazionali a venire, G8, assemblea del WTO  o del FMI e della Banca Mondiale, ecc.

Per la terza sessione del FSM, sono state prese due iniziative che prolungheranno e sostituiranno in un quadro più globale le decisioni sulle azioni comuni prese dai movimenti sociali nei seminari tematici. (Questo sarà vero, in particolare, per le conclusioni dei seminari organizzati o co-organizzati da ATTAC France, che trattano rispettivamente di tasse globali, l'inquadramento dei mercati finanziari, la preservazione della diversità culturale e linguistica, e la democrazia partecipativa.) La prima iniziativa parte dalla CUT (Centrale unica dei lavoratori, maggiore sindacato brasilianolegato al partito dei lavoratori PT, N.d.C.) e dal MST (Movimento Sem Terra) del Brasile, da ATTAC France, dalla Marcia mondiale delle donne, e da Focus on the Global South (di base a Bangkok). Queste organizzazioni propongono di formalizzare un po' di più la rete dei movimenti sociali e militanti presenti al FSM, nell'ottica di migliorare l'efficacia  nell'azione, e soprattutto per favorire gli incontri e le riunioni ogni volta che nasca la necessità di un coordinamento internazionale (lotta contro la guerra, contro summit ecc.). La seconda nasce dal comitato gaucho (il comitato di appoggio al FSM di Porto Alegre) che riunisce un centinaio di organizzazioni fra cui la CUT e il MST dello Stato di Rio Grande do Sul e ATTAC Rio Grande do Sul. E' un'iniziativa appoggiata dagli ATTAC dell'America latina, dagli ATTAC d'Europa (fra cui ATTAC France) e da numerosi altri reti e movimenti sociali mondiali. Si tratta di creare una "Rete sociale mondiale" di informazione (RSM) a partire dalle reti esistenti. A Porto Alegre sono previsti una riunione preparatoria e un seminario del RSM. ATTAC France è parte ricevente di queste due iniziative complementari,  se non convergenti, il cui successo dipenderà dalla volontà di un  numero significativo di movimenti sociali del mondo intero di farsi coinvolgere.

7. - Un "eccesso" di incontri?

La moltiplicazione delle riunioni internazionali, ed in particolare dei Forum sociali, pone un problema alle équipe di animazione dei movimenti sociali e militanti: per il 2003, per esempio, ATTAC France dovrà essere coinvolta in tre iniziative internazionali importanti: il FSM, il contro G8 e il FSE. Un ritmo del genere rende difficile il lavoro collettivo e la partecipazione efficace di queste équipe a tutte le mobilitazioni. La questione da porsi è quella del "pubblico" a cui si rivolgono queste iniziative. E' possibile che la sensazione di eccesso non esista se non per i responsabili, perché i militanti che hanno partecipato al FSM non sono per forza gli stessi che stavano a Firenze o che sono andati a Evian. Bisogna ancora verificare questo fatto, prima di proporre  ai nostri partners delle eventuali soluzioni di ricambio, come il  passaggio ad un ritmo biennale per il FSM o i Forum continentali.

Traduzione a cura di Paola Albergamo

 

 4 - La "società civile" e il "potere politico" di Denis Horman, Gresea (Gruppo di ricerca di strategie economiche alternative), Bruxelles.

 

Quali dialoghi, quali relazioni fra società civile e potere politico?

Quali convergenze, quali complementarietà fra i movimenti sociali e politici di "alternativa alla globalizzazione"?

Quale rapporto fra democrazia rappresentativa e democrazia diretta?

Queste sono le domande inevitabili che oggi possono essere esaminate alla luce del Forum sociale mondiale di Porto Alegre, in Brasile.

Dibattito polarizzato

In un'intervista rilasciata al quotidiano francese "Le Monde" il 20 luglio 2001, il ministro degli Esteri belga, Louis Michel, si è espresso in termini intransigenti verso le organizzazioni non governative, «fenomeno totalmente irresponsabile, che manca completamente di trasparenza e di rappresentatività». «In nome di un qualche terrorismo morale», ha continuato il ministro, «abbiamo effettivamente preso in ostaggio il potere politico» e aggiunto, «il potere decisionale appartiene al potere politico che è investito, rappresentativo ed eletto».

È naturale che questa intervista abbia suscitato una reazione a catena all'interno delle ONG. «Poiché sembra che il ministro Michel voglia attaccare la trasparenza delle organizzazioni», sottolinea il CNCD, gruppo coordinatore delle ONG francofone, «lo invitiamo a informarsi sulla rappresentatività democratica delle istituzioni della Banca mondiale, del Fondo Monetario  Internazionale (FMI) o anche dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) e sul controllo che i parlamenti nazionali operano attraverso quest'ultime».

Verso la fine di settembre 2001, nel tentativo di correggere il tiro, il Primo ministro Guy Verhofstadt indirizzava una «lettera aperta ai no global»: «I vostri timori, in quanto oppositori della globalizzazione, sono corrette », precisava, «ma, per dare risposte fattive alle vostre domande legittime, abbiamo bisogno di più, e non meno, globalizzazione(.) La chiamerei globalizzazione etica, un triangolo i cui lati sono costituiti dal libero scambio, dalla conoscenza, e dalla democrazia». In un passo, il Primo Ministro dichiara chiaro e tondo che «una parte consistente del movimento antiglobalizzazione, anche se non ne è consapevole, flirta con l'estrema destra o la destra populista». Dichiarazioni, queste, che non hanno mancato di irritare profondamente numerose associazioni, ONG e organizzazioni umanitarie le quali si sono trovate d'accordo sulla stessa constatazione:«Il suo governo invia messaggi contraddittori al movimento associativo».

Nella scia di un incontro sulla globalizzazione tenutosi a Gand alla fine del mese di ottobre 2001, su sua iniziativa e con la partecipazione di alcuni rappresentati alquanto noti dei movimenti "di alternativa alla globalizzazione" , Guy Verhofstadt suscitava grande scalpore, alla fine di gennaio 2002, annunciando la sua partecipazione al Forum sociale mondiale di Porto Alegre (FSM). Si immaginava già, lui, come oratore, dopo il suo passaggio al Forum economico mondiale che, quest'anno si è eccezionalmente tenuto a New York.

Il comitato organizzatore dell' FSM non tardava a mettere il suo veto: «Abbiamo una Carta dei principi che stabilisce i criteri di accreditamento per essere delegato o invitato», precisava il brasiliano Candido Grybowki, membro del comitato. «Innanzitutto sono le associazioni della società civile che si iscrivono a proporre i nomi delle persone chiamate a intervenire in qualità di invitati. D'altra parte, bisogna essere contrari al neoliberalismo e alla supremazia del capitale sul mercato. Il ministro Verhofstadt ha trovato questa "clausola" troppo ideologica. È un suo diritto. Ma per noi, è la nostra ragion d'essere». «Alcuni rifiutano il dialogo perché preferiscono rimanere nella contestazione», ribatte il Primo ministro, che afferma di rimanere aperto al dialogo tanto da volere istituzionalizzarlo invitando, d'ora in poi, una volta all'anno nella sua città di Gand, dei rappresentanti dei movimenti no-global.

Dialogo, pressione, rapporti di forza

«Sembrerebbe che il Primo ministro belga», osserva Bernard Cassen, presidente di Attac Francia, «non abbia colto la vera essenza del Forum sociale mondiale, che è innanzitutto tutto un forum antiliberista. Le politiche messe in atto dal Primo ministro belga sono lontane dal soddisfare questa definizione, anzi sono esattamente agli antipodi». Questa riflessione che rinvia alla Carta dei principi dell' FSM, spiega la decisione presa contro il Primo ministro Verhofstadt. Non gli è stato vietato di partecipare nelle vesti di osservatore. Tuttavia, il suo intervento in qualità di invitato ufficiale avrebbe duramente intaccato la credibilità del Forum che è, prima di tutto, l'incontro di movimenti della società civile (movimenti sociali, organizzazioni sociali e sindacali, ONG «che si oppongono al neoliberalismo e a un mondo dominato dal capitale».

Il modo di agire del FSM apporta elementi chiarificatori sui rapporti fra movimenti sociali e il «mondo» politico. Non si tratta di rifiutare a priori qualsiasi dialogo o dibattito con i politici. Si tratta di sapere bene quale ruolo si vuole giocare.

L' FSM, come affermato più volte, è stato chiaro sul significato delle sue regole, dei suoi obiettivi e della sua composizione sociale. Nelle sue relazioni con il «mondo politico» ha dato prova di discernimento. Eppure non intende «escludere dai suoi dibattiti i responsabili politici eletti dal popolo che decidono di assumere gli impegni che ne derivano» (estratto dalla Carta). Ma da ciò a dare ufficialmente la parola a rappresentati di governi che portano avanti una politica neoliberista!

Si tratta quindi di rifiutare ogni proposta di incontro, di dibattito con il mondo politico "istituzionale"? Bisogna, per esempio, declinare l'offerta di dialogo e di discussione proposta dal Primo ministro belga? Certamente non a priori. A condizione, tuttavia, di evitare i pericoli della strumentalizzazione, del recupero. E proprio per questo esistono dei limiti invalicabili. La cosa importante per la "società civile", per i movimenti sociali, non è forse di sottolineare con forza la loro autonomia, di discutere e interpellare sulla base delle proprie rivendicazioni, di prendere slancio dalle mobilitazioni sociali, fattore determinante nel cambiamento dei rapporti di forza.

Al di là delle iniziativi puntuali di incontro e discussione, ci si interroga anche sulla partecipazione delle organizzazioni sociali, delle ONG negli organi di concertazione permanente con istituzioni internazionali. Si pensi, per esempio, alla lettera di dimissioni di Pierre Galand, ex segretario generale di Oxfam-Belgio, del comitato di collegamento ONG-Banca mondiale: «Dopo aver preso parte al dialogo con la Banca mondiale per tre anni e mezzo, all'ambito del gruppo di lavoro delle ONG, è mio desiderio dare le dimissioni dal gruppo, poiché mi sembra evidente che non c'è spazio per umanizzare la Banca». Pur rispettando la posizione dei membri delle ONG che «considerano il dialogo con la Banca un modo giusto per modificare il comportamento di quella istituzione», per Pierre Galand sarebbe stato più efficace formare dei gruppi sociali e condurre una battaglia per la trasformazione delle istituzioni di Bretton Woods.

La creazione di un nuovo potere

«La forza di coloro che si riuniscono a Davos (quest'anno a New York) risiede nel fatto che possiedono il potere economico e l'influenza politica principale, mentre il Forum sociale mondiale di Porto Alegre non dispone di forze veramente capaci di influenzare direttamente le linee politiche mondiali. Da qui, ovviamente, il problema di un'espressione politica del movimento, certamente non nella forma di un partito politico internazionale unico, ma nella forma di convergenze. Si tratta di una sfida a lungo termine la cui concretezza è confermata dall'improvviso interesse di numerose famiglie politiche nei confronti del Forum sociale mondiale».

Questa riflessione di François Houtart, uno dei membri del comitato organizzatore dell' FSM, circoscrive bene il dibattito in corso sui rapporti, le relazioni - differenziazione, indipendenza e complementarietà - fra i movimenti sociali e la rappresentanza politica. Polarizza l'attenzione sulla convergenza dei movimenti e delle forze sociali e politiche attraverso le quali si esprimono le vittime del capitalismo neoliberista globalizzato. Pone, infine, la domanda del necessario prolungamento, sul terreno politico, delle aspirazioni e rivendicazioni dei movimenti sociali che si oppongono al neoliberismo e alla dominazione del mondo da parte dei capitali o, in altri termini, di un'espressione politica di questi movimenti sociali attraverso la costruzione di una sinistra alternativa.

Il Forum parlamentare mondiale (FPM), che si riunisce per la seconda volta, quest'anno a Porto Alegre, parallelamente al Forum sociale mondiale, in qualche modo si colloca già in questa articolazione dinamica con il FSM le cui alternative «sono in opposizione al processo di globalizzazione capitalistica diretto dalle grandi corporazioni multinazionali e dai governi e dalle istituzioni internazionali che sono al servizio degli interessi di queste corporazioni». (Carta dei principi dell'FSM).

«In quanto parlamentari abbiamo il compito di garantire la maggior trasparenza possibile e un dibattito pubblico allargato a tutta la società civile per ciò che riguarda i negoziati e la ratifica degli accordi internazionali», si poteva già leggere nella dichiarazione finale del primo Forum parlamentare mondiale del 2001. «In quanto parlamentari abbiamo il compito di appoggiare l'azione dei sindacati e delle associazioni a scopo sociale, democratico e ambientalista, che insieme si impegnano ad attuare alternative all'ordine neoliberista. È il nostro ruolo che ci impone nel tempo di agire con queste organizzazioni affinché le loro lotte trovino una traduzione legislativa concreta».

Democrazia partecipativa

«La decisione appartiene al "potere politico" che è investito, rappresentativo ed eletto. Non riconosco alla società civile il diritto di prendere decisioni, ma unicamente quello di partecipare all'informazione prima della decisione». Questa dichiarazione rilasciata al quotidiano Le Monde dal ministro degli Esteri belga, Louis Michel, ha, quanto meno, avuto il merito di suscitare il dibattito sul rapporto fra democrazia

"rappresentativa" e democrazia "partecipativa" nonché, sull'interazione fra "società civile" e "potere politico". La democrazia rappresentativa che conosciamo in Europa e in tutti i paesi capitalisti sviluppati, si basa soprattutto sul principio elettorale: ogni 4, 5, o 6 anni i cittadini delegano il loro "potere" a dei politici di professione - e alle loro amministrazioni - i quali, una volta eletti, sfuggono in gran parte al controllo diretto dei cittadini. E per di più, nell'era della globalizzazione neoliberista, il potere decisionale si concentra nelle mani di istituzioni politiche internazionali (G7, Commissione europea, FMI, Banca mondiale, OMC) che per la maggior parte sfuggono al controllo democratico,  essendo sotto la pressione vigile dei grandi gruppi industriali e finanziari. Potere economico e finanziario che, forte della sua impunità, impone i suoi imperativi di profitto e regressione sociale prima di qualsiasi considerazione sociale, ambientalista, umana.  In questo contesto, la lotta per la democrazia partecipativa e diretta diventa un punto fondamentale per opporsi alla globalizzazione escludente e un processo di riappropriazione radicale della politica da parte dei cittadini.

È esattamente uno stato del Sud, il Brasile, a offrirci un esempio di democrazia partecipativa, la cui eco è di proporzioni mondiali. Si tratta dell'esperimento di "bilancio partecipativo" lanciato nel 1989 dal Partito dei Lavoratori (PT), della città di Porto Alegre. «L'esperimento di democrazia partecipativa a Porto Alegre non si limita a sviluppare una forma di partecipazione popolare, e neppure a "oliare" i meccanismi di una democrazia formale», ricorda l'attuale sindaco di Porto Alegre, Tarso Genro. «Va molto più lontano. Costituisce una risposta reale a questa sfida di rinnovamento della democratizzazione e dell'azione politica, creando un nuovo spazio pubblico in cui i cittadini, il potere legislativo e il potere esecutivo siedono fianco a fianco e si incontrano;  è uno spazio pubblico che diventa una vera e propria sede decisionale».

E così, a tredici anni di distanza, la popolazione di Porto Alegre, capitale dello Stato brasiliano di Rio Grande do Sul, vive l'esperimento riuscito di bilancio partecipativo. Ogni anno, una percentuale sempre maggiore di abitanti di questa città che conta circa un milione e trecento mila abitanti, partecipa alle assemblee popolari di quartiere e alle assemblee tematiche. Con l'aiuto dei loro delegati eletti (mandato di un anno rinnovabile una sola volta) e revocabili all'interno del Forum dei delegati e del Consiglio di bilancio, sono loro a decidere le priorità degli investimenti municipali e l'entità dei fondi da destinarvi.

È al termine di questo processo partecipativo che il consiglio comunale ratifica il bilancio elaborato e votato nel corso delle assemblee successive (ad eccezione delle spese che non possono essere decurtate). Autolimitando il loro potere, relegando gli esperti alla loro funzione di assistenza e i funzionari alla loro funzione di servizio, i delegati comunali e l'amministrazione comunale di Porto Alegre non rinunciano alle loro responsabilità politiche. Al contrario, danno prova di essere profondamente consapevoli delle loro responsabilità. Permettono alla popolazione di essere artefice del proprio destino, di sviluppare la propria creatività e di appropriarsi del servizio pubblico.

Se questo sistema di democrazia partecipativa è stato attuato a Porto Alegre e allargato allo Stato di Rio Grande do Sul, è perché una forza politica, il PT, lo ha promosso e sostenuto; è perché una forza della sinistra radicale ha fatto della lotta contro la burocrazia e la corruzione, anche nelle proprie fila, uno dei cardini del suo programma. Non c'è motivo per cui una forma di democrazia diretta, che ha dimostrato la sua efficacia in un paese del terzo mondo, non possa funzionare nei paesi industrializzati avanzati. Al contrario, le risorse finanziarie, tecniche e umane sono molto più abbondati qui che là. Già si moltiplicano gli effetti suscitati dalla notizia di questo tipo di esperimento. Tuttavia c'è partecipazione e partecipazione. Vantarsi della democrazia partecipativa di Porto Alegre non significa limitarsi alle sue procedure di semplice consultazione o di concertazione più o meno paternaliste, su argomenti più o meno secondari, che non hanno peso sulle questioni scottanti più attuali. Come a Porto Alegre, il bilancio partecipativo deve essere uno strumento di mobilitazione, di consapevolizzazione della popolazione, di democrazia diretta, di contestazione dei meccanismi generatori di disuguaglianza sociale, in una prospettiva di vero cambiamento della società. Pratica che conduce - e Porto Alegre ne è un esempio - al miglioramento immediato delle condizioni di vita della maggioranza.

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